Nel 2013 ha fatto incetta di premi e nominations. Ma “The wolf of Wall Street” (regia di Martin Scorsese) resterà negli annali per un altro record: quello del secondo film con più parolacce nella storia del cinema. Durante i suoi 180 minuti, ne contiene 687: quasi 4 al minuto. E l’83% (4 parolacce su 5, ovvero 569) sono varianti del verbo “fuck” (fottere, fanculo).
Il primato del film più volgare della Storia è stato battuto, l’anno successivo, da un film canadese che probabilmente non uscirà mai in Italia:”Swearnet: the move“. E’ la storia di 3 star della tv canadese (Mike Smith, John Paul Tremblay e Rob Wells) che interpretano se stessi mentre cercano di creare una rete Internet totalmente senza censure. Il film contiene 935 “fuck”: più di 8 al minuto.
Questi record sono interessanti perché stimolano alcune riflessioni. Prima di farle, una curiosità: chi si è preso la briga di contare tutte le parolacce del film uscito anche in Italia, ovvero “The wolf of Wall Street”?
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Ma torniamo ai film e alle parolacce. A che servono, perché se ne dicono così tante? “The wolf of Wall Street” racconta la storia (vera) di Jordan Belfort, un broker di Borsa: la sua mirabolante ascesa e il suo inevitabile declino, negli anni ’80 e ’90, trattandosi di un truffatore spregiudicato. Geniale e spericolato, Belfort accumula milioni, e passa le giornate tra affari, cocaina, eccessi e orge. Il film è classificato come “commedia nera”, ma ottiene rating “estremi” in quasi ogni campo: dall’uso di droghe al nudo, alla violenza, fino, ovviamente, al linguaggio scurrile:
Dunque, il linguaggio estremo è al servizio di una trama estrema: serve a dare realismo alla pellicola. Uno dei messaggi di Scorsese è che oggi il teatro delle violenze non sono tanto i bassifondi, quanto il luccicante mondo degli affari, che siano i giochi di Borsa o quelli delle scommesse.
D’altra parte, ciò è avvenuto anche per gli altri film con più fuck (su Wikipedia la classifica integrale): se guardiamo la “top ten”, 8 film su 10 sono film drammatici o thriller, tranne “The wolf of Wall Street” e “Straight Outta Compton” , classificati come film biografici.
Nella tabella qui sotto non ho inserito “Fuck” del 2005, un documentario di 93 minuti di Steve Anderson: l’ho escluso perché è un approfondimento monografico proprio sulla popolare parolaccia inglese. Non trovo corretto farlo competere con la fiction. Per la cronaca, comunque, ha 857 fuck in 93 minuti (9 al minuto).
Film | genere | anno | fuck | durata (minuti) | fuck/minuto |
Swearnet: the movie | commedia | 2014 | 935 | 112 | 8,35 |
The Wolf of Wall Street | biografico | 2013 | 569 | 179 | 3,18 |
Uncut gems |
thriller | 2019 | 500 | 135 | 3,70 |
SOS: Summer of Sam | drammatico | 1999 | 435 | 142 | 3,06 |
Niente per bocca | drammatico | 1997 | 428 | 128 | 3,34 |
Casinò | drammatico | 1995 | 422 | 178 | 2,40 |
Straight Outta Compton | biografico | 2015 | 392 | 167 | 2,35 |
Alpha Dog | drammatico | 2007 | 367 | 118 | 3,11 |
End of Watch – Tolleranza zero | thriller | 2012 | 326 | 109 | 2,99 |
Twin Town | drammatico | 1997 | 318 | 99 | 3,21 |
Running | thriller | 2006 | 315 | 122 | 2,58 |
Sweet sixteen | drammatico | 2002 | 313 | 106 | 2,95 |
Dunque, almeno a Hollywood, le parolacce servono a dare realismo ai film con contenuti violenti, più che a far ridere, come avviene in Italia (avete presente i film di Checco Zalone o i cinepanettoni?). E, guardando meglio la clasifica, emerge un altro dato interessante: sono presenti molti film d’autore, come “Summer of Sam” di Spike Lee, “Casinò” (sempre di Scorsese) e “Sweet sixteen” di Ken Loach. Nel cinema anglosassone, insomma, la parolaccia, più che a strappare una facile risata, è più usata per portare sullo schermo un crudo realismo.
Se volete sapere i film che contengono una parolaccia nel titolo, leggete questo altro articolo: sono quasi un centinaio.
Tornando ai record di “The wolf of Wall Street“, una curiosità: gran parte delle parolacce non sono pronunciate dal protagonista, Jordan Belfort, interpretato da Leonardo Di Caprio. Sono dette invece da Jonah Hill, l’attore con la faccia da bonaccione che veste i panni di Donnie Azoff, amico e socio d’affari di Belfort-Di Caprio. Tanto che, secondo uno studio, Hill ha superato Samuel L. Jackson come attore che ha pronunciato più volgarità nei film: ne ha dette 376 contro le 301 di Jackson.
Non sono molto d”accordo sul fatto che “il linguaggio estremo è al servizio di una trama estrema: serve a dare realismo alla pellicola”, specie dopo aver visto il film.
Alla fine tutte quelle parolacce (ma anche la violenza e il sesso), creano un forte senso di ridicolo. A metà film è subentrata la noia, perché a parte sesso e parolacce non succedeva niente di interessante: parecchie persone in sala hanno tirato fuori il telefonino e si divertivano su internet.
Uscita dalla sala mi è rimasto il dubbio che il linguaggio estremo non fosse al servizio di una trama estrema, quanto che il film fosse al servizio delle parolacce.
Dal blog dei fan dei Blink 182 (nota punk rock band statunitense):
“Per chi non lo sapesse, i Blink hanno dovuto aggiungere all’inizio della loro carriera il 182 a causa di un’omonimia con una band irlandese. Si sono fatte molte speculazioni sul significato di questo numero, nonostante i blink-182 avessero detto che era stato scelto a caso. Una dei significati più diffusi era che sia stato detto 182 volte “Fuck” nel film “Scarface” dove il protagonista è Al Pacino.”