Paura di essere sessualmente inadeguato. E paura di essere tradito. Dietro la carica offensiva del termine “cornuto” si celano queste ansie, come raccontavo nella prima puntata. Ma non sono le uniche. Leggendo l’eccellente saggio “Adulteri e cornuti” di Maurice Daumas, docente di storia contemporanea all’università di Pau (Francia), ho scoperto un terzo, sorprendente risvolto culturale: la paura di scoprirsi omosessuali.
Ma come, direte voi???? Com’è possibile che dietro le storie di corna, che vedono protagonista un cornificatore, “gallo” e “macho” per eccellenza (al punto da riuscire a rubare la donna d’altri), si nascondano pulsioni gay?
Beh, intanto non bisogna sottovalutare un aspetto omosessuale, per quanto simbolico: rubare la donna d’altri significa “fottere” non solo lei, ma anche il suo uomo. Non bisogna dimenticare che, fra gli animali – soprattutto le scimmie – i rapporti di potere si giocano anche, gerarchicamente, con minacce di monta fra un maschio e l’altro: “se non ti sottometti, ti sodomizzo”, si potrebbe tradurre l’interazione.
Non a caso, nota Daumas, che ha esaminato 173 storie di corna nella letteratura medievale e rinascimentale, le storie di corna si giocano su 3 tipologie di copione ricorrente, pur tra molteplici varianti.
1) Innanzitutto, ci sono i “traditori”, i cornificatori seriali che sono ripagati dalla loro moglie con la loro stessa moneta: esprimono la paura degli infedeli di essere traditi a loro volta.
2) Poi ci sono i “troppo gelosi”, che con la loro paura di essere traditi finiscono per esserlo davvero. E’ il meccanismo della profezia che si autoavvera, ma anche un modo per esprimere l’impossibilità di controllare i rapporti umani. Su questo aspetto si gioca, in fondo, la tragedia di “Otello” di William Shakespeare e l’amara commedia “Il magnifico cornuto” (1964) di Antonio Pietrangeli, tratta dalla pochade “Le cocu magnifique” (1921) di Fernand Crommelynck.
3) La terza tipologia di cornuti sono i mariti che ricevono quanto meritano: mariti spesso ricchi ma quasi sempre vecchi, brutti, antipatici, distratti. Che, come tali, meritano che la loro moglie sia “fottuta” da altri, e quindi di essere, a loro volta, “fottuti”.
E qui scatta l’acuta analisi di Daumas: dietro la falsa ossessione per l’adulterio si agitano le difficoltà di identità sessuale maschile. E non è l’unico caso, come racconto in “Parolacce“….
“Le corna” scrive “sono anche un modo per esprimere un sogno inconfessabile: quello di una sessualità anarchicamente libera, in cui le donne sono pacificamente messe in comune (come avviene nel film “Butch Cassidy” in cui il protagonista divide la sua donna, l’insegnante Etta Place, con l’amico Sundance Kid, ndr) e gli uomini possono vivere anche storie omosessuali“.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nell’antichità non solo gli uomini tradivano regolarmente la partner, ma vivevano (almeno in gioventù) avventure omosessuali senza che questo scandalizzasse nessuno.
Ma la sacralizzazione del matrimonio, enfatizzata dal cattolicesimo, ha depenalizzato la sessualità (coniugale) gettando infamia su ogni forma di erotizzazione dei legami maschili. E a quel punto l’identità maschile è andata in crisi: come conciliare le relazioni omosessuali a cui gli uomini sono sempre stati avvezzi con il nuovo modello di matrimonio che si impone in occidente? Come accontentarsi di un solo partner sessuale, per di più femminile?
Il mito delle corna offre una soluzione per conciliare matrimonio e compagnonaggio, ovvero la fratellanza fra uomini, con valenze omosessuali. “Attraverso il matrimonio, si fornisce all’uomo la donna, la possibilità di condividerla e di sperimentare un rapporto omosessuale… Sedurre la donna d’altri dà una doppia soddisfazione erotica: una reale (il godersi la donna), e una simbolica (il possedere l’uomo). Ecco perché il marito tradito, in molte opere letterarie, si sente “fottuto” dal rivale. Le corna consacrano l’amicizia omosessuale – consapevole o inconsapevole – fra uomini: la donna, attraverso la condivisione del suo corpo, appare come la mediatrice di una relazione di seduzione reciproca fra due uomini. Ci si affratella mescolando, al posto del sangue, il proprio seme nel vaso comune dell’utero femminile: mescolare lo sperma per sigillare un’amicizia indefettibile: ecco il vero senso della condivisione di una donna”.
Sorprendente, vero? Ed ecco perché l’appellativo cornuto è diffuso nei Paesi dell’area mediterranea (e nell’est europeo) ma non nelle culture protestanti, dove la sessualità non è legata all’idea di peccato. Ecco perché un insulto del genere è assente in danese, in svedese, in norvegese, nel tedesco moderno e in molti Paesi africani a sud del Maghreb.
E nella stessa cultura anglosassone, “cornuto” si esprime con “bastard” (che ha tutt’altro senso) o “cuckold“, derivato dal francese cocu. Anche se il termine, oggi, designa per lo più, nel gergo erotico, il marito che volontariamente e consapevolmente induce la propria partner a vivere esperienze sessuali con altri uomini. Una sorta di guardone.
Qualcosa si è mosso nell’editoria italiana e internazionale. Da quando (2006) è uscito “Parolacce”,…