Un lancio di agenzia della AdnKronos ha portato sotto i riflettori il volgarometro.
La notizia è stata ripresa da Repubblica, La Stampa, il Quotidiano nazionale, l’Ansa,
Il Tempo, Yahoo notizie, Il Messaggero, Il Giornale, Libero, TgCom, La Voce d’Italia, City, Leggo, Agenzia Radicale, Agi. Il Giornale
E presentata in anteprima da Federico Taddia alla trasmissione “L’altro lato” di RadioRai2 (qui l’audio), e con un collegamento in diretta alla trasmissione “Cominciamo bene” di Rai3. Ne hanno parlato anche “Istruzioni per l’uso” (RadioRai1) e “Il ruggito del coniglio” (RadioRai2).
Segno dell’interesse per la ricerca – del tutto inedita in Italia –, che mette a nudo i valori considerati scottanti, delicati e tabù dai navigatori.
C’è però una precisazione importante da fare: in molti di questi resoconti si cita la parola “gay” come se nel volgarometro fosse considerata un insulto. Ma non è così: nel volgarometro, la parola “gay” non c’è. Il termine è, e resta, un termine neutrale per indicare gli omosessuali.
In realtà il volgarometro aveva sottoposto ai naviganti le parole insultanti e spregiative per riferirsi agli omosessuali: frocio, culattone, culo rotto, ricchione.
Sono state queste le parole giudicate ad alto tasso di offensività dai partecipanti al sondaggio, come si può leggere dalla puntata del blog in cui presentavo i risultati del sondaggio.
Probabilmente per il timore di usare termini “forti”, alcune testate hanno sostituito quei termini con uno più neutro, ingenerando però un equivoco sul termine usato nel sondaggio.
Non cambia, però, l’interpretazione di questo dato: questi termini spregiativi e volgari riflettono in ogni caso una mentalità omofobica, maschilista e intollerante.
Dunque, nulla da obiettare alle proteste degli attivisti gay sui risultati del sondaggio (da Franco Grillini a Gaynews) ma la precisazione sul termine usato era importante.
Oltre a quella che non sono “professore”: solo l’autore di “Parolacce“, il primo studio di psicolinguistica sul turpiloquio in Italia.
La classifica delle parolacce più gravi, voglari e scandalose