Costituzione, tricolore, resistenza? Sì, ma non solo. Tra le parole più rappresentative dei 150 anni d’Italia – le 3 che ho citato hanno vinto un sondaggio lanciato da Repubblica – non dobbiamo dimenticarne molte altre, decisamente meno nobili. Quelle che esprimono la frammentazione, il campanilismo e la chiusura del nostro Paese: ovvero, terrone, polentone e via insultando. In pratica, la “disunità” d’Italia.
Questo è un aspetto molto radicato, e molto antico del nostro Paese.
Ben prima che la Lega Nord facesse leva sul separatismo per cavalcare gli interessi economici dei piccoli imprenditori del settentrione, l’Italia era già avviata su questa strada. Lo dimostra la sua storia politica, fatta di numerosi ducati e città-stato, di schiere di invasori stranieri e di corruzione, e di conseguente diffidenza verso le istituzioni.
Un libro, uscito di recente, passa in rassegna proprio le parole della disgregazione: “Storia linguistica dell’Italia disunita” del linguista Pietro Trifone (Il Mulino, 2010).
Il libro offre una rassegna quasi completa (spiegherò poi perché “quasi”) degli spregiativi usati da settentrionali, meridionali e abitanti del centro Italia per designare, con disprezzo, i connazionali provenienti da altre regioni. Mostrando quanto sia antico e articolato il razzismo interno.
Non bisogna dimenticare, infatti, che gli spregiativi geografici sono particolarmente odiosi perché sono “giudizi a priori“, ovvero pre-giudizi: svalutano ed emarginano una persona solo perché proveniente da un’altra zona.
L’individuo non conta più in quanto tale, con i suoi pregi e i suoi difetti: conta – in senso negativo – solo in quanto portatore di una cultura diversa che non viene approfondita o conosciuta, ma disprezzata e rifiutata in blocco, come ho già avuto modo di spiegare in un altro post.
Un pregiudizio figlio della paura: la paura del rivale, del diverso, dell’altro. Dimenticando che, in molti casi, il benessere del nord, che tanto strenuamente difendono i politici settentrionali, è merito dei sacrifici di tanti immigrati del sud, che non sono, evidentemente, tutti ladri, ignoranti o parassiti.
Tornando all’analisi linguistica, Trifone ha identificato 32 insulti a sfondo geografico-sociale, che salgono a 35 con le mie integrazioni. Vale la pena passarli in rassegna tutti: in rosso ho segnato gli spregiativi di origine schiettamente geografica, in verde quelli di origine sociale (gli asterischi* contrassegnano le mie aggiunte).
• lumbard (= intollerante, leghista accanito);
• milanesemente (= pacchiano, ostentato, borioso);
• sbolognare (da Bologna, dove un tempo si fabbricavano oggetti d’oro falso o di bassa lega: = affibbiare qualcosa di sgradito, sbarazzarsi di qualcuno);
• venezia (nel calcio, “fare il venezia” significa giocare in modo individualistico, eccedere in preziosismi, passare poco il pallone);
• baluba (popolo di lingua bantu del Congo: = persona rozza e incolta, soprattutto del nord);
• buzzurro (= in origine, i montanari svizzeri che venivano in Italia a vendere caldarroste; poi i piemontesi trasferitisi a Roma dopo l’Unità d’Italia = zoticone);
• bauscia (= sbruffone: la bauscia è la bava);
• polentone o mangiapolenta (zotico, miserabile, ignorante, inetto; lento e impacciato);
• montanaro (ignorante);
• ruscone (sgobbone ignorante).
• ciociaro (dalla ciocia, umile calzatura di cuoio = zoticone);
• matriciano (da Amatrice, Rieti, patria del sugo alla matriciana;= rustico, rozzo);
• norcino (da Norcia, sinonimo di salumiere; = persona rozza, sgarbata, sudicia);
• pariolino (dai Parioli, quartiere-bene di Roma: = benestante, modaiolo, snob e reazionario);
• sgurgola (paese in provincia di Frosinone: = cafone, sempliciotto);
• burino (zoticone),
• borgataro (idem).
• napoletano (= cerimonioso, enfatico, ciarlatano, esibizionista, truffatore);
• napoli (= zotico, inferiore);
• sudico (ricalca la parola “nordico”, accostandolo a sudicio: sporco, zotico);
• beduino (nomadi arabi: = zotico, ignorante);
• extracomunitario (escluso, ignorante);
• mau mau (indipendentisti contro il colonialismo inglese in Kenya: = immigrati meridionali ignoranti);
• zulu (idem); cafone (contadino meridionale);
• terrone (contadino incrostato di terra, = sporco e ignorante);
• tamarro (venditore di datteri: = ignorante e rozzo);
• gabibbo (scaricatore di porto africano, = meridionale in senso più benevolo);
• mangiasapone (Garibaldi avrebbe portato in Sicilia il sapone, ma fu scambiato per cibo: = ignorante, zotico),
• mafioso* (criminale, violento, omertoso, superbo),
• camorrista* (idem),
• giargianese* (barbaro e incomprensibile nei modi di parlare = incolto, ignorante).
Questo elenco stimola varie osservazioni.
1) QUANTITA’. Il sud, tradizionalmente oggetto di razzismo ed emarginazione, vince per numero di insulti, ma non così tanto: gli spregiativi contro i meridionali sono numericamente quasi equivalenti a quelli contro i settentrionali. Segno non solo della reattività dei meridionali, che hanno ricambiato i nordici con la stessa moneta, ma anche della disgregazione interna al nord: tutti contro tutti, in nome dell’egoismo.
2) QUALITA’. Gli insulti più pesanti sono comunque quelli rivolti ai meridionali: fanno più paura perché, per problemi economici, sono migrati al nord e l’hanno “invaso” con cultura, abitudini e parlate diverse.
3) DIMENTICANZE. Gli aggettivi “mafioso” e “camorrista” rivolti ai meridionali non erano contenuti nell’elenco di Trifone, eppure sono tradizionalmente insulti rivolti ai meridionali. Anche se oggi la mafia non è più soltanto un fenomeno radicato al sud: anzi, come molti esperti hanno notato, l’Italia di oggi si è abbondantemente “meridionalizzata” (in senso deteriore) con mafie, clientelismi, usura, concezione familistica degli affari e della politica.
Dunque, il problema esiste, ed è proprio per questo che hanno tanto successo i film che esorcizzano queste divisioni, purificandole in un riso liberatorio: da Benvenuti al sud a Che bella giornata, fino a Qualunquemente. La lingua batte dove il dente duole...
Sempre a proposito di quantità, con i suoi 35 spegiativi geografici, l’Italia è probabilmente uno dei Paesi con più alta varietà linguistica in questo senso, come già avevo notato in un precedente post su parolacce e dialetti. Anche se le divisioni non mancano anche in altri Paesi.
Ecco un primo elenco, compilato grazie ad alcuni amici del blog “parolacce”:
GERMANIA
• Ostfriesen = abitante dell’est Frisia = scemo
• Scwaben = abitante della Svevia = tirchio
[grazie a Roland Jentsch]
FRANCIA
• auvergnat = abitante dell’Auvergne = tirchio
• plouc = bretone (in Bretagna molte località iniziano con “plou”) = contadino rozzo e incolto
• parigot = spregiativo per “parigino”
• doryphore = insetto parassita delle patate = spregiativo per indicare gli abitanti di Bordeaux
[grazie a Bertrand Girin e Frida Morrone]
REGNO UNITO
• doryphore = scozzese = tirchio
• paddy = versione irlandese del nome Patrick, Patrizio, santo patrono d’Irlanda = irlandese stupido
• taffy = versione gallese del nome Dafydd, David, santo patrono del Galles = gallese mascalzone, inaffidabile (c’è anche un’antica filastrocca “Taffy was a Welshman“)
[grazie a Jonathan W.]
SPAGNA
• maketo, koreano, pardela, pardillo
: termini spregiativi usati dai baschi verso gli altri spagnoli.
• cantabròn: spregiativo (giocato su un’assonanza con cabròn, cornuto, stronzo) in riferimento ai nati a Santander.
• charnego: spregiativo verso gli spagnoli immigrati in Catalogna e quindi “catalani non purosangue”.
[grazie a Laura Facchini]
BRASILE
• Cabeça-chata: soprannome che si dà agli abitanti degli stati del Nordest del Brasile (Ceará, Pernambuco, Paraíba, Alagoas ecc.): significa “testa arrotondata e schiacciata”.
• Pau-de-arara = legno di pappagallo: soprannome dato a chi è immigrato in São Paulo appeso nella carrozzeria di un camion.
• Barriga-verde: è il soprannome degli abitanti dello Stato di Santa Catarina.
• Caipira (= tagliatore di cespugli = campagnolo, contadino): soprannome che gli indigeni dello Stato di São Paulo usano nei confronti dei bianchi, dei mulatti e dei neri. E’ spesso sinonimo di rozzo e ignorante
• Tapuia (= barbaro, forestiero, nemico): termine spregiativo usato dagli indigeni verso altri indigeni residenti nelle zone più interne
• colono burro: fino a qualche decina d’anni una espressione molto negativa, sinonimo di contadino povero, contadino asino, ignorante, rozzo. Oggi è praticamente sparito, forse perché i contadini non sono più poveri, né ignoranti (hanno la tv, Internet, telefono ecc.).
• Papa-goiaba: era il soprannome degli individui nati a Rio de Janeiro.
[grazie a Vitalina Frosi]
Insomma, come diceva amaramente Luciano De Crescenzo nel film “Così parlò Bellavista“, commentando lo snobismo di una tedesca verso il marito milanese: «Si è sempre meridionali di qualcuno»…
Giargianese è un termine derivante dal lombardo del ”700 “Giargianés” (lo si ritrova nelle poesie di Carlo Porta) che significa lazzarone, scansafatiche .
Baluba è utilizzato per indicare inizialmente un italiano del sud e poi gli africani, con il significato di ignorante e arretrato.
Testa quadra utilizzato per indicare i bassaioli, quali chiassosi, rozzi, ignoranti e ottusi.
Terrone del Nord, utilizzato per indicare i Veneti (fuori dal veneto) e i Lagunari (in Veneto), col significato di chiassoso, rozzo e sporco.
Giauro è il termine con cui i turchi chiamavano coloro che non professavano l”Islam, assume il significato di straniero (spesso africano) in passato veniva usato in lombardia per indicare i meridonali.
Pellagra ora desueto, indicato per le persone proveniente dal Veneto o dal Friuli, vista la grande incidenza di tale malattia in queste terre, con il significato di miserabile e mentalmente tardo.
Aggiungerei “rital”, dispregiativo che i francesi usano contro gli immigrati italiani in Francia e Belgio.
“Rital” non è un termine italiano ma francese: per questo non lo trova nell’elenco degli spregiativi italiani. Lo trova invece in un altro mio post, quello dedicato ai nomignoli spregiativi con cui sono chiamati gli italiani negli altri Paesi