È giusto che un dizionario di lingue straniere contenga anche le parolacce?
La questione, per me, non si pone: certo che sì.
Ma non tutti la pensano così: tempo fa, per esempio, un articolo de “Il Giornale” commentava, con toni indignati, il fatto che “Tedesco junior”, un dizionario italiano-tedesco e tedesco-italiano pubblicato dalla Loescher nel 2010 “sdogana la parolaccia e dà piena soddisfazione alle più gagliarde curiosità dell’età di passaggio. Senza censure (….) Nulla resterà intradotto, sembra lo slogan dei nuovi vocabolari per la gioventù italiana”.
Insomma: l’antica leggenda – dura a morire – che le parolacce corrompano i delicati animi degli adolescenti…
Ma non è l’unico mito da sfatare sul tema che – al di là dell’articolo in questione – esprime una miopia culturale abbastanza diffusa. Quindi, val la pena discuterne.
Procediamo con ordine.
1) Il dizionario, si dice con tono allarmato, è adottato da migliaia di studenti delle scuole medie italiane: e qui sta il primo errore. Il dizionario si rivolge a studenti fra i 14 e i 19 anni, e anche agli adulti principianti.
Ma anche se fosse stato anche un dizionario per studenti delle medie, non sarebbe stato un cattivo maestro, dato che le parolacce si imparano ben prima.
L’ho già detto nel libro, e anche in questo blog: le parolacce si imparano già a 2 anni d’età: e sapete da chi? Per lo più dai genitori, proprio gli stessi che, di solito, si ergono a facili moralisti.
Già a 11-12 anni d’età, dicono le ricerche scientifiche, si possiede un lessico di almeno 40-50 parolacce: dunque, non è certo un dizionario a insegnarne di nuove. Tanto più che le parolacce in sé non fanno danni ai minori: tutto dipende da come sono dette, in quali contesti, etc.
Ma anche di questo ho già parlato qui, e non voglio ripetermi.
2) Non è una novità, né una moda moderna, che la Loescher inserisca le parolacce nei dizionari. «Da anni i nostri dizionari le citano. Non solo quelli di lingue moderne, ma anche quelli di lingue antiche, latino e greco. E nessuno (genitori, alunni, docenti) si è mai lamentato di questo fatto» sottolinea l’ufficio stampa Loescher che ho interpellato sul caso.
Una risposta che dovrebbe far riflettere. La presenza di parolacce non è un segno di decadenza dei nostri tempi. Tanto più che già più di 2.000 anni fa si usavano e sono entrate in letteratura: chi ha letto il mio libro, peraltro, sa che le parolacce sono ancora più antiche…
3) Quand’anche, oggi, per acquietare le ansie dei benpensanti, i dizionari decidessero di diventare puritani (ricordo che Loescher non è, per fortuna, l’unico editore a riportare le parolacce: nella lista nera andrebbero inseriti anche la Zanichelli, la HarperCollins, la Garzanti e molti altri), gli animi “corrotti” degli adolescenti si rifarebbero con altri strumenti facilmente raggiungibili: dai traduttori Web alle app per telefonino. Dunque, togliere le parolacce dai dizionari sarebbe come tentare di svuotare il mare con un cucchiaino.
Video: un ragazzino di 10 anni si diverte a digitare parolacce sul traduttore di Google.
4) E veniamo al cuore della questione. E’ davvero inutile e insensato che un dizionario riporti la traduzione delle parolacce da una lingua all’altra? Tutt’altro. Anzi, non solo è utile, ma indispensabile, se si vuole uscire dall’artificiale contesto dell’aula scolastica ed entrare nella viva e vera cultura di un altro Paese. Le parolacce sono usate nel linguaggio quotidiano, in Italia come in Germania e in tutto il mondo: dunque, per capire che cosa dice un interlocutore straniero, è indispensabile conoscere il registro “basso”, colloquiale, volgare. Per difendersi da attacchi svilenti, per capire i colori emotivi di una frase, per non fare gaffe usando termini offensivi.
Se uno studente di lingue, poniamo, vorrà diventare un traduttore di romanzi o di film, come fa a non sapere come si dicono le parolacce in un’altra lingua? Dunque, le parolacce non solo dimostrano il pieno possesso di una competenza linguistica nella propria lingua madre, ma anche in una lingua straniera.
5) C’è poi un interesse scientifico nella traduzione delle parolacce. Un’operazione tutt’altro che facile, dato che variano da una lingua all’altra e non sempre hanno dei corrispettivi esatti: per esempio in tedesco non esiste un’espressione equivalente a “mortacci tua”. Ma proprio qui sta il fascino di un’operazione del genere: paragonare le parolacce di lingue diverse è un modo diretto ed efficace per identificare quali sono i tabù di una cultura rispetto a un’altra.
Ecco perché, al di là degli scopi ricreativi, sono molto preziosi i contributi, come quello di “The alternative dictionaries”, per la traduzione interlinguistica delle parolacce.
Insomma, per valutare se state per comprare un buon dizionario, accertatevi che abbia le parolacce. Scheiße!!!!
A mo”” di commento invio un mio componimento
SINCRONIA DEL SENTIMENTO
( Parte Seconda )
O
DELLA D/VISIONE
( Parte Prima )
Quel D/
in cui mia madre
per gran sollazzo
a progettar si mise
il qui presente
testa di cazzo (1)
ogni dubbio in me svanì
quando dolce mi sorrise
con gran gaudio del mio Io
d’una Donna grandi labbra
dall’odore travolgente
mi sconvolse
mi sorprese
mi stordì corpo e mente
tal /VISIONE
senza pari
dove oggi
sempre Io vivo
i momenti
a me più cari
Al cospetto del divino
che mi s’offriva
d’esplorare
in tal guisa io edotto
del Bello e Buono
sì tradotto
senza affatto esitare
la volli Io assecondare
Fu così
che con gran gioia
in mio cazzo raccolsi foia
da potere liberare
se di Donna
il grande solco
a me si dona
per godere
fra sue gambe
in suo potere
dove il glande
al sol pensiero
fassi grosso
di desiderio
acché porsi
bene in vista
lui da te
vuol farsi vedere
dove privo d’orizzonte
lambendo va
l’ameno monte
di Venere
di riccio pelo
ricoperto
il cui tocco
anche se lieve
mi fa gemere
e tanto godere
Del DUE espressione
è il tuo solco
fra le cosce posto
ove l’uccello
in guisa d’UNO
ad iniziar numerazione
fassi tosto
per scoprire
quel che è racchiuso
fra tue cosce
e tuo sedere
per seguirne il c-anale
mai avaro a dar piacere
ché se si fosse meno inetti
d’esso il metro si farebbe
di ciò che al mondo
veramente vale
è la Fica il gran Valore
senza pari senza eguale
forte e dolce il suo sapore
dà piacere sconfigge il male
ed attiva i coglioni
di vitali produzioni
Va da sé
che ai gran Coglioni
come sempre mi rivolgo
e giammai al gretto volgo
di stronzoni
che niente meritano
se Bello e Buono
questi evitano
perché privi
di conveniente D/segno
ai qual mal s’addice
pertanto
il vero impegno
al buon vivere
al sommo Bene
che dà pace
e fa ridere
come invece è
del vero saggio
mai rapace
sempre in viaggio
E come in grande
si conviene
l’istrumento
è il proprio pene
che alla Fica si congiunge
le mammelle
sapientemente munge
quando insomma
Donna e Uomo
ora-mai con-fusi
spersi sono
in ente nuovo
del primigenio
uovo equivalente
che è lo zero
che è il niente
che è il divino
o vero spasmo
che noi chiamiamo
Libero Orgasmo!
Aldo Pagano
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/05/10/in-mostra-erotismo.html