Si può capire la cultura di un Paese studiandone le parolacce? Certamente sì, dato che riflettono le ossessioni, i gusti, le paure di un popolo: una parola diventa una parolaccia quando è considerata portatrice di valori “infiammabili”, emotivamente carichi, da maneggiare con cura.
Dunque, galvanizzato dalla mia partecipazione al seminario internazionale di lingua all’università di Caxias do Sul, in Brasile, cercherò di fotografare, come avevo promesso, questo meraviglioso Paese attraverso le sue parolacce (palavrões). Senza la pretesa di dare un quadro esauriente, per il quale occorrerebbe un libro intero.
Innanzitutto, qualche numero: le parolacce brasiliane non hanno nulla da invidiare a quelle italiane. Lo scrittore brasiliano Mario Souto Maior, autore di uno dei pochi dizionari del turpiloquio in portoghese, ne ha elencate più di 3mila, per lo più a sfondo sessuale. Tante quante le espressioni del sesso che ho censito su questo blog.
Dunque, un lessico molto ricco. Il motivo? La storia di questo Paese: prima abitato da indigeni, poi invaso da conquistadores spagnoli e portoghesi, e infine – a cavallo fra 1872 e 1975 – da 5,5 milioni di immigranti provenienti da Italia, Germania, Giappone, Libano e Siria, Polonia. E anche le parolacce riflettono questa variopinta multietnicità: come l’italiano ha molti parolacce grazie all’apporto dei nostri numerosi dialetti, così il Brasile deve la sua ricchezza lessicale alle numerose influenze linguistiche di etnie diverse. Tanto che alcune espressioni che al nord del Brasile sono considerate neutre, al sud diventano parolacce e viceversa. E lo stesso vale col Portogallo: alcune parolacce brasiliane (boceta, vagina) sono considerate parole neutre in Portogallo, e viceversa. (Foto Shutterstock).

“Scopiamo via la corruzione”: protesta dell’Ong Rio para paz. Anche in brasiliano “varrer a casa” (scopare la casa) significa avere rapporti sessuali.
Inevitabile che mi abbia colpito la presenza di 34 parolacce italiane (o italo-spagnole) nel lessico brasiliano: aço (pronuncia: azo: cazzo); besugo (cazzo; ma in genovese è sinonimo di pesce, cretino), biscoito (biscotto, cazzo), bordel (bordello); carapanã (puttana, come carampana) ; cazzo; colhão (coglioni), colhudo (uomo coi coglioni), cornudo (cornuto), cu (culo), cu largo (culone, nel senso di fortunato), culo, encular (inculare), fazer pipi (fare pipì), fazer pupù (fare la pupù), filho da puta (figlio di puttana), foder (fottere), galinha (gallina, pollastrella), merda, mona (in Brasile ha però il significato di lesbica), nervo (cazzo), passarinha (passerina), pianculo (piglia in culo = ano), punheta (pugnetta), puttana, putanheiro (puttaniere), salame (cazzo), salsicha (cazzo), tetes (tette), traviata (puttana), trompar (trombare), vaca (vacca), verga (cazzo), zebedeu (da zebedei, ma qui nel senso di cazzo).
«Ma non solo» aggiunge Vitalina Frosi, docente di lettere e dialettologia all’università di Caxias do Sul. «Nella nostra lingua, in particolare nel sud del Brasile, terra di grande immigrazione italiana, si usano tuttora le bestemmie. Sia quelle esplicite (porco d**) che gli eufemismi (porco zio). Sono il retaggio dell’immigrazione veneta, che al sud del Brasile è stata molto rilevante». I veneti, infatti, sono bestemmiatori per tradizione, visti i rapporti storicamente conflittuali che la Serenissima ebbe con lo Stato pontificio nei secoli passati.
Il turpiloquio brasiliano mostra anche un certo maschilismo: le metafore spregiative verso prostitute (puta, quenga, rameira, ave, barca, baù, vaca) , cornuti (cabrão, guampa , haste , chifre, galheiro, chifrudo, ponta, cornudo, boi, desonrado …) e gay (chibungo, dador de ré, frango, fresco, maricas, garanhao, paninho, papa-pica, viado, che deriva da “desviado do comportamento normal” = deviato) sono numerosissime.
E non passa inosservata l’ossessione erotica per il deretano, ricco di soprannomi affettuosi o ironici: alvado, anel, anel de carne, anel de couro, apertante, apito, apolônio, argola, aro, ás-de-copas, assobieiro, berba, bile, biu-biu, boca de caçapa, boca de velha, bocal, boca murcha, boga, bomba, boréu, bosteiro, bostico, bostoque, botão, botão-de-couro, botico, bozó, brioco, brioso, brizu, broa, brote, bubu, bufante, bugueiro, bumbum, bunda, bundoca, buraco, busanfã, butão, butico, buzeco, buzigo….
Da segnalare, infine, il fatto che, all’opposto di quanto accade nell’italiano, in brasiliano i nomi della vagina (1.869) sembrano molto più numerosi rispetto a quelli del pene (429), stando al sito brazzil.com. Un omaggio alla femminilità?

Campagna pubblicitaria per l’edizione brasiliana di “Playboy”.
In ogni caso, in brasiliano il lessico del sesso è molto ricco. «Ma senza la sessuofobia tipica dell’italiano» sottolinea Aniello Angelo Avella, docente di letteratura Brasiliana e portoghese all’università di Roma Tor Vergata e oggi distaccato presso l’università dello Stato di Rio de Janeiro. «La letteratura e la lingua non hanno incontrato particolari censure espressive, perché la cultura cattolica, che pure in Brasile è molto presente, è stata per così dire mitigata dall’influenza della cultura africana, più tollerante e libertaria in fatto di sesso».
Il fatto di essere terra di immigranti, poi, non ha risparmiato al Brasile anche un certo grado di intolleranza e razzismo fra le varie etnie, come testimoniano molti insulti: baiano (abitante di Bahia: sinonimo di pigro e ignorante); carcamano (calca-mano sulla bilancia: italiano truffatore), chucrute (da sürkrüt, piatto a base di maiale e crauti: spregiativo nei confronti degli immigrati tedeschi), frufru, fanfreluche, ronronrom (spregiativo verso gli immigrati francesi, considerati disonesti), macumbeiro (seguace della macumba, spregiativo verso gli africani), macaco (spregiativo verso gli africani), polones (polacco, in senso spregiativo).
E ora, alcune curiosità. Innanzitutto, le parolacce più usate dai brasiliani: un sondaggio on line fra oltre 15mila internauti ha accertato quali sono le espressioni più usate (come imprecazioni nei momenti di rabbia: quando si urta qualcosa, quando si ha un rivale in amore, quando fischiano un rigore contro la propria squadra…):
1º. Caralho: cazzo
2º. Porra: sborra (anche nel senso di “persona sgradevole, senza valore” o “cosa da nulla”, o come rafforzativo enfatico)
3º. Puta que pariu: la puttana che ti ha partorito
4º. Filho da puta: figlio di puttana
5º. Merda: merda
6º. Vai tomar no cu: vai a prenderlo in culo
7º. Vai se foder: vai a farti fottere
8º. Viado: culattone
9º. Puta merda: puttana merda
10º. Cacete: mazza, cazzo
A parte alcune, più o meno sono le stesse che usiamo anche noi. Soprattutto “caralho”, che oltre a essere declinato anche al femminile (caralha, sinonimo di vagina) dà vita, come in Italia, a vari modi di dire:
caralho a 4 = cazzo a 4, di tutto (come nella nostra espressione “fare il diavolo a 4”)
caralho de asa = cazzo ad ala: cazzo volante (si dice anche “caralho alado”, cazzo alato): esclamazione che indica indignazione, frustrazione
caralho de rosca = cazzo a vite, a elica: persona seccante, insistente, fastidiosa
Caralhada = cazzata: mucchio di cose (di poco valore)
Caralhar = cazzare, nel senso di sfottere
Caralho mané = cazzo perdente: esclamazione di stupore
“Va sottolineato” commenta ancora il professor Avella “che in Brasile c’è una maggiore tolleranza, rispetto all’Italia, sull’uso delle parolacce: le dicono tutti i ceti sociali, compresi gli intellettuali. Che non perdono per questo il loro prestigio: c’è una separazione meno netta e meno classista fra cultura alta e cultura bassa”.
Ecco un’intervista scanzonata a José Wilker, celebre attore e regista brasiliano, che si esibisce goliardicamente in una serie di espressioni tipiche con due inviati di una trasmissione tv:
Per concludere, segnalo alcune espressioni divertenti, che mostrano l’ironia, il senso di gioco, la fantasia e in molti casi l’eleganza e la creatività dei brasiliani.
Carreta = vagina
Cartiera = vagina
Catena = prostituta di ultima classe
Fica = dal verbo ficar, essere, stare (alla terza persona singolare)
Gagà = impotente (e non bellimbusto, come in italiano)
Gala = sperma (e non festa solenne, ricevimento)
Mosca = prostituta, ano, vagina
gilete = omosessuale attivo e passivo (rasoio)
marmelar = fare l’amore
minestra = prostituta
paninho = uomo effeminato
piranha = prostituta
polaca = prostituta
pneu = preservativo
poltronas = culo grosso
pregada = atto sessuale
quiosque = culo
querosene = gay passivo
refrigerado = effeminato
tabacca = vagina
tapioca = vagina
taroque = vagina
telegrafar = defecare
Teresa = vagina
Torta = prostituta
Tromba = pene di grosse dimensioni
Vela = pene
Vento = peto
Afonso = Alfonso = peto
fazer choque-choque o foque-foque o fuque-fuque o tac-tac = fare sesso
fofar = fare sesso
quiquiriquinha = vagina
Aeroplano = posizione sessuale in cui la donna sta con braccia e gambe larghe
Afogar o gato = fare sesso
Boquiaberto = bocca aperta = stupido
Bolsa de valores (vagina),
bimba grande (vagina)
Cagada em ré maior (cagata in re maggiore): errore macroscopico
Cagado = persona molto fortunata
Cagar pela boca= cagare dalla bocca: dire bestialità
Canhão = donna repellente
Capricòrnio = capricorno, cornuto
Coisar = cosare = fare sesso
Colhão roxo = coglioni violetti = cazzuto
Comer, papar = mangiare= avere rapporti sessuali, farsi qualcuno
Cu de burro = omosessuale passivo
Cu roto = culo rotto: petomane
Domador de serpentes = omosessuale
droga: oltre a significare “sostanza stupefacente” è usato anche come esclamazione per esprimere rabbia, indignazione.
fazer um presidente = fare sesso
ferramenta = pene
garagem = culona
geladeira = donna frigida
gloriosa = masturbazione
pelar o ganso = spennare l’oca = masturbarsi
petardo = pene
provar do bacalhau = provare il baccalà = fare sesso
quarto sexo = lesbica
paneleiro = panettiere = gay
roda bolsinha = ruota borsetta = prostituta
rua da palma n° 5 = via del palmo n°5 = masturbazione
segòvia = masturbazione
sofrir de diarréia mental = essere mentalmente povero
ter teias de aranha no cu= avere le ragnatele nel culo, oziare
zero quilômetro = chilometri zero, donna vergine
BBC = Boca (bocca); boceta (vagina); cu (culo): donna che si concede senza limiti
BDC = boa de cama: “Bona da letto”, amante ideale
CDF = cu de ferro: culo di pietra, pigro
L’analisi potrebbe proseguire a lungo… Se volete approfondire le parolacce brasiliane, vi segnalo due risorse in Rete:
Il dizionario informale (colloquiale) brasiliano.
E una carrellata generale sulle parolacce.
Su queste ricerche, e sulla relazione che ho tenuto all’Università di Caxias do Sul, è uscito un bellissimo reportage su “Almanaque”, supplemento domenicale del quotidiano brasiliano “Pioneiro”. Potete leggerlo qui.
Gentile Tartamella mi congratulo innanzitutto per soddisfare tante curiosità e per l’eleganza. Non vorrei essere fuori tema ma leggendo questo articolo mi chiedo se saprebbe spiegare l’origine della pratica sessuale fatta tramite il seno: la spagnola! E perchè mai in Spagna si chiama la cubana? In altri paesi ispanofoni è la turca. E come mai quest’ultima si usa come epiteto del famoso bagno? Grazie!
Caro Tristan, non è fuori tema. Anzi, la sua curiosità è stata contagiosa. Ho fatto un’indagine. Trova i risultati qui:
https://www.parolacce.org/2014/12/01/spagnola-nome-sesso/
Saluti!
Vito Tartamella
Buonasera sign.Vito Tartamella,
Mi sono avvicinato alla lingua brasiliana recentemente. Trovo fantastiche le metafore,le parolacce ne sento fin troppe ,per cui….
Non riesco a trovare la traduzione in italiano della parola “Tchauzinho “.
Secondo lei?
grazie e,cordiali saluti.Peter (Pordenone)
A una prima occhiata, è un diminutivo di “ciao”: potremmo tradurlo come “salutino”. Non mi pare sia una parolaccia