A volte la genialità si vede anche nei dettagli. Tra le tante innovazioni artistiche di Lucio Dalla, recentemente scomparso, ce n’è una che è passata quasi inosservata: l’uso di parolacce nelle sue canzoni. E dire che – mettendole insieme tutte, come vedrete più sotto – sono impressionanti per quantità e qualità. Ne voglio parlare in questo post, anche per un omaggio a un artista che ho apprezzato in tante canzoni.
Avevo parlato di lui nel mio libro, a proposito della celebre canzone “4 marzo 1943”, perché fu uno dei casi storici di censura nella storia della musica italiana. Il testo, scritto da Paola Pallottino, si intitolava in origine (tutto attaccato) “Gesubambino”, storia di una ragazza-madre: tema decisamente rivoluzionario per l’epoca. Lucio Dalla volle portare la canzone a Sanremo, correva il 1971, e i censori della Rai lo costrinsero a cambiare non solo il titolo, ma un’intera strofa, questa: “E adesso che bestemmio e bevo vino / per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino”. La strofa diventò “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino / per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.
Ne valse la pena: il brano rese celebre Dalla, che poi si rifece cantando la versione originale negli anni successivi (per esempio in Banana Republic, 1979, con Francesco De Gregori).
Ma il brano che più di ogni altro ha segnato una rottura rivoluzionaria nei testi della canzone italiana è un altro: “Disperato erotico stomp”. La canzone è del 1977, nell’album “Com’è profondo il mare”, e ha segnato il suo esordio come paroliere. Perché rivoluzionaria? È una canzone ironica e giocosa nella musica ma amara nel contenuto: parla della solitudine di un uomo tradito e disprezzato dalla sua donna, che gira a vuoto per Bologna e poi torna a casa a masturbarsi. La canzone fece epoca, non solo per i temi affrontati, ma soprattutto perché introduceva termini mai sentiti in un brano: fica (te ne sei andata via con la tua amica, quella alta, grande fica) e cappella (Prima di salir le scale mi son fermato a guardare una stella / sono molto preoccupato, il silenzio m’ingrossava la cappella). Ma non erano le uniche parolacce in quella canzone: Dalla immagina il protagonista fermarsi a parlare con una prostituta (A parte il vestito, i capelli, la pelliccia e lo stivale aveva dei problemi anche seri, e non ragionava male. Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra, ). E forse fu per questo accostamento fra politica e prostituzione che la sinistra lo attaccò: Sergio Saviane, su L’Espresso, scrisse: «Dalla, per fare troppo lo spiritoso o per far vedere che soffre, condisce i suoi spaghetti canori miliardari con i luoghi comuni della miseria e del sesso sottoproletario: siamo arrivati al populismo della masturbazione bolognese. Che bisogno c’è di tanti culi, fiche, peli o pippe per mandare un messaggio?». Val la pena, quindi, ascoltare il testo integrale della canzone:
Da segnalare anche due canzoni stravaganti: “Stronzo”, un brano strumentale funky in inglese maccheronico. Nessuno aveva mai usato questa parola come refrain, in una canzone no-sense.
E “Merdman”, storia di un marziano disgustoso che diventa una star dei talk show: una critica feroce (e profetica) alla tv spazzatura.
Messe tutte insieme (vedete tabella qui sotto: spero di non averne dimenticata nessuna!) le parolacce delle canzoni di Dalla fanno una certa impressione. Sono 56: “puttana” (presente in 6 canzoni) e “stronzo” (5) erano le sue preferite, seguite da culo (4) e merda (3). Gli album che ne contengono di più (6) sono Henna (1994) e 12.000 lune (2006), ma, come potete vedere nella tabella qui sotto, il lessico volgare è presente in tutto l’arco della sua carriera.
Eppure, chi l’avrebbe detto che sono così numerose?
Sono passate (quasi) inosservate perché avevano un senso espressivo nel contesto in cui Dalla le aveva inserite. E perché rispecchiavano il suo spirito ingenuo e giocherellone, e quello popolare bolognese, genuino e senza filtri. Un linguaggio crudo, usato per essere schietto e diretto.
Canzone (con link al testo integrale) | Album (anno) | Parolacce | strofa |
Disperato erotico stomp | Com’è profondo il mare (1977) | Fica | te ne sei andata via con la tua amica, quella alta, grande fica. |
Puttana (2) | non era tanto freddo, e normalmente ho incontrato una puttana Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra | ||
Deficiente | non abbiamo fatto niente, ma son rimasto solo, solo come un deficiente. | ||
cappella | sono molto preoccupato, il silenzio m’ingrossava la cappella | ||
Ma come fanno i marinai | Banana republic (1979) | puttana | sotto la luna puttana e il cielo che sorride |
Anna e Marco | Lucio Dalla (1979) | checca | c’è una checca che fa il tifo |
L’ultima luna | culo | toccava il culo a una signora e rideva e toccava sembrava lui il padrone |
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Mambo | Dalla (1980) | Puttana | non dormo da una settimana, per quel cuore di puttana |
Meri Luis | tette | ha benedetto il cielo come fosse un fratello per le sue belle tette e per l’amico che le vuole toccare |
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Telefonami tra vent’anni | Lucio Dalla – Q disc (1981) | stronzo | ah io sarei uno stronzo quello che guarda troppo la televisione ! |
Ciao a te | finocchio | Ciao a te e a tuo figlio finocchio | |
Stronzo | 1983 (1983) | Stronzo (12) | [coro ripetuto] |
1983 | culo | erano gli anni della guerra, tutti col culo per terra | |
Se io fossi un angelo | Bugie (1985) | piscerei | vi do due ore, due ore al massimo poi sulla testa vi piscerei |
Merdman | Henna (1994) | Merda (3) | merda sto precipitando c’è qualcuno lì
“Sono Merdman c’è qualcuno lì” |
Stronzo (2) | Sempre sporco con uno stronzo sulla fronte Non parliamo dei bambini anche i più belli Che si mettevano uno stronzo tra i capelli |
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Erosip
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Culo | Mi piace la bocca il tuo culo i tuoi piedi | |
casino | In mezzo al casino della stanza mentre parli con me | ||
Ballando ballando
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Canzoni (1996) | culo | ma vado a culo col mondo ballando ballando oh yeah |
figa | Ballando ballando vado a figa con Sandro |
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Io tra un’ora sono lì | Ciao (1999) | Stronzo
incazza |
c’e ‘sto stronzo che si incazza |
cagato | tu stai bene cagato così | ||
Trash
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merda
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Sono un disgraziato una merda sopra un prato |
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fuck you (3) | depression, fuck you now | ||
stronzo | non è detto che è uno stronzo, soprattutto di me | ||
Ciao
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Caro amico ti scrivo (2002) | puttana
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dello sforzo dei poeti, dei mezzi giornalisti puttane e kosovari, poi altri tipi misti |
coglione | il gelato e l’ombrellone abbronzati un coglione, |
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Canzone
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cesso | Nel cesso di una discoteca O sopra il tavolo di un bar |
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Dark Bologna
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12000 lune (2006) | casino (2)
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Bologna, sai mi sei mancata un casino
ma che casino, quanta gente |
busone
puttana |
cos’è sta confusione? c’è una puttana, anzi no: è un busone |
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maroni | ah no, c’è Sirio, ma che due maroni | ||
merda | così cammino per la piazza con una merda sul paletot | ||
pugnette | (le pugnette sui tetti, che belli quei cieli seduti là insieme) | ||
Rimini
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Il contrario di me (2007) | tette
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ricordo una donna con la faccia di latta/e le tette di gomma/ |
puttana | e una vecchia bambina puttana /mutilata, | ||
Malinconia d’ottobre | piscia
|
un cane passa, piscia e ride e aspetta insieme a me |
Questo post è stato recensito sull’inserto domenicale de “Il Sole 24 ore”. Potete leggere l’articolo qui.
Oggi, a 6 anni di distanza dalla scomparsa di Dalla, il sito di Repubblica esce con un’intervista a Ron, che descrive l’artista bolognese come “maestro di parolacce“. Ecco il ricordo di Ron: “Io ero un ragazzo che veniva da un paese del nord, abbastanza chiuso, con una grande passione per la musica, molto educato, e mi sono trovato di fronte una persona che era il mio opposto. Basta pensare che mi ha costretto a dire le parolacce, cosa che non avrei mai fatto per educazione, io mi rifiutavo e lui me lo chiedeva a tavola con tante altre persone, “di’ stronzo, di’ pezzo di merda”, cercava di non essere mai troppo serio, e anche quando faceva dei discorsi che avevano un peso riusciva sempre a trovare un modo per dire le cose con leggerezza“.
Mancano le “grandi tette” di Meri Luis!
Aggiornata la tabella! E grazie! 😉
l’uso della parolaccia nella musica italiana non è invenzione di Dalla, ma bensì del grande Piero Ciampi, con la canzone Adius del 1975, con il vaffanculo ripetuto più di dieci volte.
Non ho mai detto che Dalla sia stato il primo a inserire parolacce nelle canzoni: ho solo voluto ricordarlo approfondendo questo aspetto. La canzone di Ciampi la conosco, e infatti l’ho inserita nell’articolo che parla del significato della parola “vaffanculo”.
in Anna e Marco, Dalla utilizza la parola “checca” e “schifo”.
“Checca” mi era sfuggito. “Schifo” non lo considererei una parolaccia, anche se l’espressione è insultante. Grazie delle segnalazioni!