Per chi ama la musica italiana, la scomparsa – in contemporanea – di Enzo Jannacci e di Franco Califano è stata toccante: uniti nella morte (sono scomparsi a un giorno di distanza l’uno dall’altro, rispettivamente il 29 e il 30 marzo 2013). Ma anche nell’arte?
Me lo sono chiesto. E già che c’ero ho provato a rispondere a modo mio: studiando le parolacce che entrambi hanno inserito nelle loro canzoni. Ne hanno usate? Sì. Quante? Quali? Perché?
Già l’anno scorso, ricordando da queste pagine Lucio Dalla, un altro artista che ho amato, lo studio delle parolacce mi aveva fatto scoprire molte cose su di lui.
Questa volta la sfida era più complessa: dovevo ripercorrere più di 30 anni di carriera di due artisti. Mi sono appassionato. Dopo qualche notte in bianco ho scoperto che, nonostante le differenze evidenti, sia Jannacci che Califano hanno usato molte parolacce nelle loro canzoni: Jannacci ne ha usate 22 (la più frequente: “pacco“), Califano 37 (la più usata: “merda”). E l’hanno fatto perché avevano davvero qualcosa in comune. Che cosa?
Tutti e due alternavano una vena poetica lirica alta – Jannacci ha scritto con De Andrè “Via del campo”, e Califano “La nevicata del 56”, solo per fare due esempi – a una schiettamente popolare, radicata nel dialetto e nella cultura locale (Milano per Jannacci, Roma per Califano).
Tutti e due, poi, avevano un talento e un istinto per il teatro: molte loro canzoni sono autentici pezzi di cabaret, giocati sulle corde del dramma o del tragicomico.
E questo spiega perché hanno usato le parolacce: una varietà di linguaggio (in termini tecnici, il registro) popolare, colloquiale, volgare. Al servizio delle atmosfere e delle emozioni che volevano esprimere nelle loro canzoni.
Volete sapere quante parolacce hanno usato? Ecco il risultato: ha sorpreso anche me.
Se volete sapere di quali parolacce stiamo parlando, ecco quelle di Jannacci:
Ed ecco quelle usate da Califano:
[ Le fonti: tutti i testi integrali delle loro canzoni con le parolacce: cliccate qui per quelle di Jannacci, qui per quelle di Califano.]
Ma sarebbe banale limitarsi a dire che “Califano è stato più volgare di Jannacci”. Certo, Califano ha usato più parolacce, e più spesso di Jannacci. Ma la loro differenza non è solo quantitativa. Perché le parolacce non sono tutte uguali: alcune sono più pesanti di altre, e tutte acquisiscono sensi diversi a seconda del modo in cui sono usate. In realtà è il contesto, il senso generale delle canzoni a svelare l’anima dei due autori.
Per chi vuole approfondire questo viaggio, allora, appuntamento alla prossima puntata.