Perché quando siamo arrabbiati diciamo che ci “girano le palle“? La domanda me l’ha posta un lettore di questo blog, Tristan Vallesi. E mi ha permesso di approfondire un fatto sorprendente, a cui spesso non facciamo caso: i testicoli hanno ispirato decine di coloriti modi di dire, da “Mi stai sulle palle” a “Me ne sbatto le palle”. E questo non solo in italiano (ne ho trovati 16, ma probabilmente ne esistono altri) ma anche in spagnolo, in francese, in inglese e in portoghese, come potrete vedere nella divertente tabella comparativa che pubblico più sotto. Ma perché così tanto fervore sui marroni, che in italiano hanno un centinaio di sinonimi? E da dove derivano questi modi di dire?
Avevo raccontato qui il valore storico, culturale e simbolico dei testicoli, ma ora esaminiamo il “giramento di palle”. Sul Web, segnala il lettore, circola l’ipotesi che all’origine del detto ci sia un’usanza militare della Prima Guerra mondiale: quella di caricare le armi con le pallottole al contrario (girate), per ottenere effetti più letali. E’ davvero così? Lo escludo. In realtà, i detti sui testicoli nascono dalla vita quotidiana di tutti, non solo dei militari del ’15-’18. Perché i testicoli hanno una grande potenza simbolica (l’ho raccontato in dettaglio qui), e non potrebbe essere altrimenti: sono la fonte della virilità e della fecondità. Non averli significa essere castrati.
Ma approfondiamo il “giramento di palle”. L’aneddoto militare sulle pallottole è raccontato da uno studioso di storia, Mariano De Peron. Il testo è introvabile sul Web, ma ecco che cosa riferisce uno dei tanti siti che ne parlano: “Invece di modificare la punta delle pallottole per indurre effetti espansivi (ad esempio bucando la punta, come nelle hollow point, o segandola, come nelle classiche dum dum inglesi) i fanti più “industriosi” e meno attrezzati sfilavano le pallottole (le palle) dal bossolo e le reinserivano girate. Così ottenevano due risultati: ne avanzavano il baricentro, rendendole più stabili e precise nel tragitto verso il bersaglio, ma soprattutto le rendevano estremamente instabili e pronte a ribaltarsi al momento dell’impatto, determinando ferite estese e difficilissime da operare, anche quando non profonde”.
Spiegazione suggestiva, ma non regge. Innanzitutto, perché le munizioni erano chiamate “palle” solo in epoca napoleonica; durante la prima guerra mondiale erano chiamati bossoli, proiettili, cartucce, pallottole ma di certo non palle. A parte il fatto che – dicono alcuni esperti militari con cui ho parlato – girare le pallottole è una procedura pericolosa e difficile, se non impossibile: come staccare e reinserire la punta del proiettile al contrario? Tanto più che al di là del saggio di De Peron, non ho trovato altre testimonianze che confermassero questa origine del detto: il che è strano, visto che il modo di dire è molto popolare. Infine, un altro indizio mi fa pensare che questa ricostruzione bellica sia sbagliata: tutti i modi di dire sulle palle hanno un’origine fisica, anatomica, simbolica e a volte medica.
Partiamo dal detto più popolare: “rompere le palle”. La spiegazione è semplice: dato che i testicoli sono una delle parti più sensibili (dei maschi), una persona che dà fastidio provoca, per iperbole, un dolore simile a un trauma ai testicoli. Un dolore insopportabile, acuto, che può durare ore. Tant’è vero che il detto è presente anche in molte lingue europee (v. tabella più sotto).
Stessa origine anatomica per il detto “aver piene le palle” (oppure “Che palle”) per indicare noia, fastidio, insofferenza: evoca la fastidiosa saturazione dei testicoli dovuta a prolungata astinenza sessuale. Stesso significato e stessa origine per il detto “Avere due palle così“, che si potrebbe ricollegare all’orchite, l’ingrossamento patologico dei testicoli. Un fastidio simile a quello di avere un peso sugli zebedei (“Stare sulle palle”).
Allora a che cosa può riferirsi il detto “avere le palle girate”? A un’altra patologia: la torsione del testicolo, che, secondo studi epidemiologici, colpisce una persona su 4.000 (sotto i 25 anni d’età). Una malattia grave e dolorosa: il testicolo (più precisamente, il funicolo spermatico, il cordone che collega il testicolo all’inguine) ruota intorno al proprio asse, causando dolori lancinanti. Per rimetterlo a posto occorre un intervento chirurgico urgente.
Non stupisce quindi, che molte di queste situazioni abbiano ispirato modi di dire in varie lingue europee, spesso con una corrispondenza perfetta. Unica eccezione il tedesco, nel quale esiste solo l’equivalente di “stare sulle palle” (das geht mir auf die Eier, letteralmente: mi stai sulle uova).
Ho riunito i modi dire in 3 grandi categorie: fastidio, rabbia, noia, dolore; coraggio e forza; disvalore. Ma come si spiega che i preziosi testicoli siano diventati sinonimo anche di “cosa da nulla”? E’ l’effetto dello gnosticismo, un antico movimento filosofico-religioso che disprezzava il corpo e la sessualità, come ho raccontato più diffusamente in questo articolo.
Fra i tanti detti, segnalo un paio di curiosità dalla Francia. I nostri cugini francesi, quando dicono che hanno “le palle piene” (avoir les boules), spesso accompagnano il detto con un gesto espressivo: mimano le palle con le mani poste sotto il mento. E per descrivere qualcuno che si è arricchito a dismisura, dicono che “si è fatto le palle in oro“: spesso i ricchi, per vanità, scialacquano i soldi in acquisti faraonici quanto inutili.
Avete altri detti da segnalare? Fatelo nei commenti qui sotto!
Ringrazio tutti gli amici a cui “ho rotto le palle” per ricostruire questa tabella: Frida Morrone, Vitalina Frosi, Roland Jentsch, Nello Avella, Giovanni Casalegno, Giorgio Albertini.
ITALIANO | INGLESE | SPAGNOLO | FRANCESE | PORTOGHESE |
Fastidio, rabbia, noia, dolore |
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Avere i coglioni gonfi/pieni [Essere stufo, annoiato di qualcosa] | Estar hasta los cojones/huevos/pelotas de…/ hinchar las bolas / pelotas | En avoir plein les couilles / Avoir les boules [Ma vuol dire anche aver paura]/ Faire bouffer ses couilles à qualqu’un | Estar de saco cheio/ Não me enches o saco | |
Rompere i coglioni [Infastidire] | To break the (one’s) balls / ballsache | Joder, tocar, romper los cojones | Casser les couilles | Puxar o saco |
Che palle/Due palle/Farsi due palle così [Che noia] | Bollocks/Talking bollocks/bollockspeak [Ma vuol dire anche “insensato”] | Mes couilles/des couilles | ||
Avere/stare sui coglioni [Avere in antipatia] | Ser um pé no saco [Essere un piede nelle palle] | |||
Levarsi, togliersi dai coglioni [Andarsene] | ||||
Mi girano i coglioni [Arrabbiarsi] | ||||
Grattarsi le palle [Non fare nulla, perdere tempo] | Tocarse los cojones | Ficar coçando o saco | ||
Far cadere le palle [ deprimere, demotivare, deludere] | ||||
Bollocking / chew someon’s bollocks off [Cazziatone] | ||||
Estar en pelota/ coger a uno en pelota [Essere nudo/rovinato/preso di sorpresa] | ||||
Coraggio, forza |
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Avere i coglioni/avere due palle così/avere le palle quadrate o d’acciaio [Essere forte, coraggioso] | The bollocks/to have steel balls/ ballsiness/ballsy | Tener huevos/un par de cojones/tener los cojones cuadrados/tener cojones | Avoir de couilles | Colhao roxo, colhudo/ Ser um saco/ Ter o saco roxo [Avere le palle viola, cioè, essere un maschione] |
Tirar fuori le palle [Agire con coraggio e determinazione] | Poner los cojones encima de la mesa | |||
Mangiarsi le palle [Arrabbiarsi con se stessi] | Se manger les couilles | |||
Palle mosce [Debole, codardo, indeciso] | Couille molle | |||
Scoglionato, smarronato [Senza grinta, annoiato] | ||||
Toccarsi le palle [Gesto scaramantico] | ||||
Tenere qualcuno per le palle [Avere in potere qualcuno] | Tener a alguien agarrado de los huevos | |||
Balls-out/balls to the wall [A tutta manetta, a più non posso] | ||||
Disvalore |
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Sbattersene i coglioni [Fregarsene] | Bollocks to that | Importarle un huevo/importar tres cojones [Non me ne frega niente] | Je m’en bats les coquilles/ Mes couilles | |
Un paio di palle [Per niente] | ||||
A bollocks/balls-up [disastro, fallimento]/to drop a bollock [Malfunzionamento, guasto] | Des mes couilles/C’est de la couille [non funziona] Une grosse couille [Un grande problema] | |||
Go to bollocks [Andare in malora] | ||||
Valore, divertimento |
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The dog’s bollocks [Incredibile, ammirevole] | Cojones! [Esclamazione di sorpresa] | |||
Se faire desss couilles en or [Farsi i coglioni in oro, diventare ricchissimo] | ||||
Valìa un cojòn [Valeva molto] | ||||
Descojonado [ morto dalle risate ] | ||||
Mil pares de cojones [Numero incalcolabile] | ||||
Me saliò de cojones [E’ stato un successo] |
Ciao!!!
Ho appena letto quest’articolo, e ho visto la tabella che hai fatto.
Volevo dirti che per il modo di dire: Tenere qualcuno per le palle [Avere in potere qualcuno], c’`e uno equivalente in spagnolo. Noi diciamo: “Tener a alguien agarrado de los huevos”, e mi sembra che abbia lo stesso significato che in italiano. Ad esempio: “Qué mal estás. Esa chica te tiene agarrado de los huevos”.
Mi è sembrato un lavoro interessante e molto utile, tante grazie! 🙂
Cari saluti,
Mariana (Messico)
Sulle esclamazioni di sorpresa ci metterei anche il famoso “Meccojoni”, che si è ormai diffuso in tutta Italia, no?
Sì, giusto! Ma a due condizioni:_
1) si scrive “me cojoni”
2) bisogna ricordare il significato (che ho spiegato in dettaglio in questa pagina): “mi prendi in giro”
MeCojoni!! (tutto attaccato) viene usato come esclamazione molto di frequente. Ecco un Esempio:
” Oggi alla partita il portiere ha parato 3 rigori! ”
risposta : ” MECOJONI!! ”
Almeno dalle mie parti si usa molto (sono marchigiano).
Io potrei aggiungere il perché del detto “tirare fuori le palle”
Avendo incautamente comprato due cavie peruviane maschi, ho assistito alla cosa : durante un litigio entrambi, che generalmente avevano testicolini cui manco avevo badato, hanno invece sfoderato signore palline, grosse quasi quanto noccioline, se non di più. Sono passati diversi anni, non ricordo bene le dimensioni, ma era impossibile non notare l evidenza del cambiamento anatomico
Buon lavoro
“Descojonarse” in spagnolo vuol dire “ridere molto”, quindi “descojonado” è l’effetto. Non c’entra niente con la noia.
“Che palle” in spagnolo sarebbe “qué coñazo”, “che figone” (?)
Ha perfettamente ragione: ho corretto l’articolo e la ringrazio della segnalazione
Interessante, ma quando o visto che ne mancava una, “mi sono cadute le palle” 🙂
Commento con le palle! 🙂 Grazie della segnalazione, ho aggiornato l’elenco
In effetti il termine “palle” per indicare le pallottole è arcaico, ma quasi sicuramente utilizzato (e forse comunemente) nella prima guerra mondiale. Mio suocero, ufficiale durante la II guerra mondiale, in possesso di 2 pistole e deceduto 20 anni fa, utilizzava proprio il termine “palle” per indicare le cartucce delle sue pistole.