3 risposte

  1. gianfranco ardisso
    20 Gennaio 2017

    “Cazzo” la parolaccia per eccellenza è un’ostentazione di potenza e virilità, ed in questo senso è certamente di destra, soprattutto se pronunciata dal sesso forte. Se invece è, o era pronunciata da una femminista sessantottina, magari negli anni in cui questo…”tipo di punteggiatura” non era in uso tra il gentil sesso, assume i connotati trasgressivi tipici della sinistra.

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    • vito tartamella
      20 Gennaio 2017

      Ipotesi suggestiva, ma non mi sento di sposarla. Perché mescola due diversi piani di analisi: l’uso del turpiloquio negli schieramenti politici, e l’uso del turpiloquio a seconda del genere (maschile/femminile). Sono due piani distinti, anche se convivono nella vita reale. Il cambio nelle abitudini linguistiche dei due schieramenti mi sembra motivato più che altro da problemi di visibilità e di potere: quando negli anni ’70, la sinistra era all’opposizione, usava le parolacce per contestare il sistema. Poi negli anni ’90 le parolacce sono state acquisite dalla destra per avere più visibilità e accreditarsi come forze di opposizione e di espressione del malcontento popolare, mentre gradualmente la sinistra entrava nelle stanze del potere.
      In questo cambiamento, potrebbe pesare anche un cambiamento di genere: la destra è più maschilista e quindi più dedita al turpiloquio, mentre la sinistra, più vicina alle posizioni egualitariste del “politicamente corretto”, lo è meno. Ma mi sembra che in questa dinamica pesi di più la dialettica potere/opposizione.

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  2. gianfranco ardisson
    30 Gennaio 2017

    Cercherò di essere più chiaro: l’irripetibile parolaccia di cui sopra, si sposa perfettamente col machismo ed il “celodurismo” di una certa destra, occorre d’altronde capire che chi, essendo di destra, non può permettersi di ostentare ville megagalattiche o elicotteri che atterrano allo stadio dovrà pur sempre cercare di arrangiarsi in qualche modo. Sulle labbra di una femminista sessantottina suona invece più o meno così: “non sono un’educanda di famiglia borghese uscita fresca fresca da un collegio svizzero”. In un tale femminile “eloquio” si possono scorgere evidenti elementi ostentativi di emancipazione femminile, andata affermandosi negli anni che seguirono il ‘68. Del resto, come giustamente sosteneva Giorgio Gaber: la donna emancipata è di sinistra, quella riservata di destra.
    Biasimo Inverso

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