Il documento che vedete qui a lato è eccezionale. Non solo per il suo autore, il giudice Paolo Borsellino, e per il suo destinatario, il giudice Giovanni Falcone. Ma soprattutto perché contiene parolacce, e in un modo raro.
Nel suo testo le volgarità riescono infatti a trasmettere sentimenti alti: l’intimità, la confidenza e la schiettezza fra due amici.
L’amore per un’Italia più giusta: fosse anche un’utopia che può costare della vita. Il gusto per lo scherzo goliardico, l’humor nero, il paradosso.
Il tutto in un’orazione funebre agrodolce, in cui il morto è (apparentemente) denigrato come “testa di minchia“, perché si era messo in testa di sconfiggere la mafia con la forza del diritto. Esagerato! Come il tentativo di comprendere la Trinità divina: mentre si arrovellava su questo mistero, Sant’Agostino incontrò in spiaggia un bambino (rivelatosi poi un angelo) che tentava di svuotare il mare con un secchiello. E il santo capì che stava tentando di fare la stessa cosa.
Erano così anche questi due amici, che hanno sognato di svuotare l’Italia dal marcio. Fottendosene di essere denigrati dagli altri. O di rischiare la vita per questo.
Anche se il post e’ di 7 anni fa, mi ha fatto un enorme piacere leggerlo oggi, grazie per questa saggia e commovente riflessione !
Alfredo, un siciliano della diaspora