2

Gianni Morandi e il segreto per ribattere agli insulti

morandi2

Che cosa può insegnare un cantante melodico di quasi 71 anni in materia di netiquette, ovvero di buona educazione sul Web?
Molto, se quell’uomo si chiama Gianni Morandi. Il “Gianni nazionale” ha avuto successo, nelle ultime settimane, proprio per il suo modo di reagire a insulti, bulli e troll.
Lo scorso aprile, quando sul suo account Facebook aveva paragonato l’esodo dei migranti di oggi alle emigrazioni degli italiani del secolo scorso, Morandi era stato pesantemente attaccato da molti navigatori. Lui non ha perso la calma e ha risposto con grande aplomb a molti di loro.
Per esempio, a una navigatrice che gli aveva scritto provocatoriamente “Si fa presto a parlare col portafoglio pieno, caro Gianni! Accoglili nelle tue ville”, lui  ha risposto “Ho una sola casa. Tutti forse no, ma qualcuno di loro potrei accoglierlo”…

Non era un episodio isolato. Morandi – seguito su Facebook da oltre 1,7 milioni di fan – ha un modo inusuale di reagire agli insulti, tanto da avere ispirato schiere di seguaci, come il sito umoristico “Rispondere agli insulti come farebbe Gianni Morandi“. Un esempio (positivo) da imitare, insomma.
Infatti, a ben guardare, quella di Morandi è ben più di una semplice “buona educazione” per gli utenti dei social network: è uno stile di comportamento, che si manifesta non solo sul Web ma anche nella vita reale.
Ma qual è il suo segreto, la ricetta, la formula ideale per reagire agli insulti? Studiando le risposte di Morandi, possiamo identificare 3 regole pratiche per difenderci da chi ci offende. Scoprendo che, in realtà, la ricetta di Morandi non è affatto “nuova”. Anzi…

MorandiFB1) Non offendersi: badare al contenuto, più che alla forma. Come fa una parolaccia a offendere? E’ soltanto una parola: riesce a far presa sulla nostra autostima solo se le attribuiamo un significato, un potere. Dunque, a differenza di uno schiaffo (ben più difficile da ignorare) una parolaccia ha potere solo se glielo attribuiamo: se la ignoriamo, perde ogni valore. “Raglio d’asino non arriva in cielo”, dice infatti il proverbio. Per far questo, occorre una grande dose non solo di autocontrollo, ma soprattutto di sicurezza e di solidità interiore.
E’ anche vero, però, che ignorare del tutto una persona è una mancanza di rispetto, come raccontavo in questo post sui gesti insultanti. Perciò, a volte, la miglior risposta è esaminare che cosa dice chi ti attacca: spesso, guardandolo con distacco, si scoprono appigli per ribaltare l’insulto su chi lo ha lanciato. Insomma, si può sfruttare la forza dell’avversario per ritorcerla contro di lui, come nel judo.
Avevo già raccontato in quest’altro post, infatti, perché gli insulti garbati risultano spesso più efficaci di quelli volgari.
Facciamo un esempio concreto. Lo scorso maggio, Morandi aveva pubblicato una propria foto su una spiaggia romagnola. Un lettore gli ha scritto questo commento offensivo: “Ciao Gianni, stai attento alle minchie di mare, possono essere molto pericolose soprattutto se ti attaccano da dietro”. Ed ecco la risposta di Morandi: “Grazie di avermi avvertito, non ne conoscevo l’esistenza. Tu quante volte sei stato attaccato? Un abbraccio”. Pungente, ma con eleganza.

morandi52) Usare l’autoironia: a volte un insulto può essere un modo, per quanto offensivo, di dire una verità. In tal caso, il trucco è accettarla senza farne un dramma. Così, una debolezza ammessa (innanzitutto a se stessi) può diventare un  punto di forza: solo chi crede di non aver difetti è pronto a puntare l’indice su quelli degli altri. Chi invece conosce ed accetta i propri limiti, è più tollerante verso quelli altrui. Come dice il Vangelo: non giudicate. “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello” (Luca, 6, 37-42).
Per esempio, molti fan prendono in giro Morandi per le sue mani enormi. Un atteggiamento infantile, a cui il cantante risponde prendendosi in giro per primo: “Ciao Gianni…. un giorno Apple farà un iPhone8 plus per le tue enormi mani”, gli scrive un fan. E lui: “Caro Raffaele, ci vorrebbe almeno il 12 per cominciare a ragionare”. Se un insulto è tale perché mira ad abbassare l’autostima di chi lo riceve, mostrare che la propria autostima non è stata intaccata da un’offesa significa neutralizzare, spuntare le armi di chi ci aggredisce.

morandi3) Restare gentili e affettuosi: questa reazione spiazza i provocatori, che traggono dalla rabbia dei destinatari la benzina di altro rancore. La gentilezza, invece, fa risaltare ancora di più la meschinità di chi attacca per primo, di chi usa un linguaggio offensivo: perché l’insulto squalifica innanzitutto chi lo dice. In questo, Morandi si comporta come un padre affettuoso, con l’effetto di trasformare i suoi denigratori in bambini immaturi e scomposti: all’Io-bambino dei bulli, Morandi contrappone un Io-genitore accogliente (i termini sono tratti dall’analisi transazionale, che inquadra la comunicazione fra persone nelle dinamiche fra un Io-genitore, un Io-adulto o un Io-bambino).
Per esempio dopo aver postato la foto di un piatto di fave, piselli, moscardini e pomodoro, un lettore gli ha scritto provocatoriamente: “Gianni, sempre con le mani tra i piselli stai”. Morandi gli ha risposto: “Caro Oscar, se vuoi puoi venire a darmi una mano tu. Un saluto affettuoso”.
Come Morandi ha spiegato in un’intervista, anche davanti agli attacchi più pesanti lui non dimentica mai la compassione. «Mai rispondere male a chi ti aggredisce, critica o insulta. Quando uno entra cattivo, io lo accarezzo e gli scrivo: “Ma no, come mai? Io non volevo offenderti. Scusa se ti ho disturbato. Se proprio ti do fastidio con un clic puoi cancellarmi”. Qualcuno va via. Poi però vedo che tornano. E non mi insultano più». In altre parole: “don’t feed the trolls”, non gettare benzina sul fuoco. Lascia che ti critichino e passa oltre: come diceva Dante: “Non ragioniam di loro, ma guarda e passa”. Un modo zen di rimanere imperturbabili.
Anche in questo, Morandi segue un ammonimento del Vangelo: “non è ciò che entra in bocca a contaminare l’uomo, ma ciò che vi esce” (Matteo, 15, 17-20). Oppure: “Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono” (Luca, 6, 27-35).
Per Morandi, al di là della fede religiosa, è soprattutto un dono, una questione di carattere, come racconta sua moglie Anna: “Lui non vuole dire cose negative, non perché abbia elaborato una teoria, ma perché non le dice proprio a nessuno”.

Ma allora Morandi si nasce o si diventa? Alcune settimane fa, il calciatore dell’Inter Andrea Ranocchia, dopo alcune partite non esaltanti, ha deciso di seguire lo stile-Morandi  su Facebook, finora con ottimi risultati. Per esempio, a chi gli diceva “Con Miranda e Murillo vedrai tanta, tanta panchina”, il calciatore ha risposto: “L’importante è che sia riscaldata! Un abbraccio”.
Se ce l’ha fatta lui, forse possiamo riuscirci anche noi. Certo, mantenere la lucidità via Internet è molto più facile che di persona: basta trattenere l’impulso di reagire, di rispondere a tono e il gioco è fatto. Ma nella vita reale? Beh, è più dura: è proprio qui che si vede chi è davvero “zen” e chi, invece, si atteggia soltanto.

Condividi su:

2 Comments

  1. …hai tirato fuori il tuo “best of” del catechismo, vedo…

    …ma il vero segreto di Morandi è: si tinge o non si tinge?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *