Oggi parliamo del lato osè della chimica: ho scoperto infatti che esistono diversi elementi e molecole con un nome volgare. Com’è possibile? Per rispondere a questa domanda, bisogna sapere come nascono i nomi delle sostanze. Di solito, in uno di questi 4 modi:
1) dalla zona geografica dove sono stati scoperti o sono diffusi: il germanio fu trovato per la prima volta in Germania;
2) dalle specie vegetali o animali da cui sono isolati: l’acido acetilsalicilico, ovvero l’aspirina, deve il suo nome dalla corteccia di salice da cui era ricavato;
3) dal nome del loro scopritore o da quello di un grande scienziato: il fermio fu battezzato così in memoria del fisico Enrico Fermi, morto l’anno precedente alla scoperta dell’elemento;
4) dalle caratteristiche di una sostanza: il kripton, dal greco kryptòs, nascosto, fu chiamato così perché è molto difficile da rilevare nei gas atmosferici, dove è presente in piccolissime quantità. E il simbolo del mercurio è Hg perché la sigla deriva dal greco hydrargýros, argento d’acqua: a temperatura ambiente, infatti, questo elemento sembra argento liquido.
Con tutte queste variabili in gioco, era inevitabile che alcune sostanze ricevessero nomi insoliti: comprese le parolacce. Spesso sono frutto di semplici (ma divertenti) coincidenze e assonanze, che possono nascere anche da acronimi e abbreviazioni. Ma altre volte c’è lo zampino di qualche chimico in vena di goliardate (come quello nella foto Shutterstock): anche agli scienziati piace scherzare, come avevo raccontato nella storia del professor Stronzo Bestiale. Dunque, se pensate che la chimica sia una materia noiosa, date un’occhiata all’elenco qui sotto: cambierete idea.
In italiano è uno degli elementi che non si pronuncia senza arrossire: lo STRONZIO. E’ un metallo tenero, argenteo, bianco o leggermente giallo. A volte lo si trova citato sulle etichette dell’acqua minerale, e scatena le inevitabili battute: “Ora capisco perché ha uno strano retrogusto…”. La parola, in realtà, deriva dal nome di una città scozzese, Strontian, nelle cui miniere, nel 1790, furono trovati i primi minerali ricchi di quell’elemento. Il nome della città non ha a che fare con gli escrementi: deriva dal gaelico Sròn an t-Sìthein, che vuol dire “naso”: l’escrescenza di una collina.
Perché la sigla del rame deve essere l’imbarazzante CU? Forse perché non è un metallo abbastanza pregiato? No, le ragioni sono altre: ai tempi degli antichi Romani, infatti, il rame veniva estratto per lo più dall’isola di Cipro, in latino Cuprum appunto. Di qui la sigla. La parola, a quell’epoca, designava sia l’elemento chimico che la lega di rame e stagno che noi chiamiamo bronzo (e anche qui le assonanze non sono male).
Con un nome così, sembra la tipica molecola da maneggiare con le pinze. Ma gli schizzinosi possono stare tranquilli: il CACALONE non ha nulla a che fare con la cacca, bensì deriva il suo nome dalle piante del genere Cacalia, diffuse in Messico, dove sono usate come medicinali. La struttura di questa biomolecola è stata descritta per la prima volta in una ricerca nel 1976. Il nome deriva dal greco kakalia, che potrebbe avere la stessa origine di cacca (cosa brutta, repellente) ma anche derivare da kakalon, muro (perché cresce a ridosso dei muri?).
Sembra un insulto, ma in realtà il glucagone è un ormone secreto dal pancreas: serve a controllare i livelli di glucosio nel sangue. Il suo nome, nonostante il suono, non è offensivo: significa “glucose agonist”, agonista del glucosio. Glielo diedero i suoi scopritori, C. Kimball e John R. Murlin nel 1922.
Come chiamare il derivato spurio di una sostanza? Stiamo parlando di nonaciclo-docosano, un derivato insolito degli alcani: di più non oso spiegare, perché è una chimica complessa. Sta di fatto che i suoi scopritori, in una ricerca del 1968, lo definirono goliardicamente un “tetramantano bastardo”, cioè insolito, anormale, inferiore. E proposero di chiamarlo, appunto, bastardane, che in italiano suonerebbe BASTARDANO, figlio illegittimo. La proposta, per quanto spiritosa, non sembra aver avuto molto seguito fra i chimici.
Il BUTANALE è un composto della classe degli aldeidi: un liquido incolore facilmente infiammabile. Il suo nome originario era butirraldeide, da butirro, burro. Alcuni composti, infatti, i butani, hanno preso il nome dal burro perché esso contiene un acido organico dall’odore sgradevole.
Ma resta un nome ingombrante. Soprattutto quando si precisa che il butanale è un isomero (= ha la stessa formula chimica) del BUTANONE, altro liquido infiammabile e puzzolente della classe dei chetoni…
NONANALE: che brutto scherzo hanno giocato a questa molecola! Il suo nome originario è nonanaldeide, ma nell’intento di abbreviarlo gli scienziati hanno fatto un pasticcio, con l’imbarazzante abbreviazione inglese nonanal. Non è propriamente una parolaccia, ma si nomina comunque con un certo imbarazzo. E’ un’aldeide alchilica, una sostanza prodotta dalla fermentazione degli zuccheri. Ha un odore fruttato e si usa per sapori e profumi, ma è anche prodotta dal corpo umano: tanto che, hanno scoperto alcuni ricercatori dell’università della California, il nonanale attira – neanche a farlo apposta – le zanzare del genere Culex.
Il PORN non deriva dal greco pornè, puttana. E’ semplicemente l’acronimo della poli-(DL)-ornitina, una molecola utilizzata negli esperimenti di coltura cellulare. Insomma, anche le cellule, per moltiplicarsi, possono eccitarsi con i… porn.
Abbino a questa molecola lo SCATOLO, che invece deriva da una parolaccia greca: skatolos, escremento. La molecola è stata chiamata così proprio perché puzza di feci. Si forma nei processi di marcescenza dell’intestino: per questo lo studio delle parolacce legate agli escrementi si chiama “scatologia” (da non confondere con l’escatologia che è lo studio del destino ultimo dell’uomo: che non è un destino di merda, perché escatologia non deriva da skatolos ma da éschatos, ultimo).
FUCK è l’imbarazzante acronimo di un gene che codifica la L-fuculochinasi, un enzima che interviene nelle reazioni metaboliche con il fruttosio e il mannosio. In inglese ha un significato molto volgare (scopare, fanculo): possibile che gli scienziati non avessero un altro modo per abbreviare questa molecola (in inglese FuculoKinase)?
Due altri acronimi volgari sono contenuti in una ricerca del 2007 sulla sintesi elettrochimica di nanotubi: BiNT (Bismuth NanoTubes, nanotubi di bismuto) e CuNT (Cu sta per rame). In inglese, bint significa donnaccia, e cunt vuol dire fica. Trattandosi di una ricerca scritta da autori cinesi, è stato quasi sicuramente un incidente. Ma ha avuto grande popolarità nei Paesi anglosassoni.
Molti altri composti con nomi che in inglese suonano volgari (arsole, dickite, crapinon…) sono elencati sul sito di Paul May, docente di chimica all’università di Bristol (Uk): a riprova che nei Paesi anglosassoni hanno meno reticenze a giocare con la scienza.
Quella che vedete non è un’immagine tratta da un cartoon porno. E’ lo schema di una reazione chimica, citata in una ricerca brasiliana del 2004: descrive le proprietà di un complesso di rutenio (il primo a sinistra) in cui l’aggiunta di ciclodestrina (l’anello) porta ad una completa inclusione che rompe la matrice iniziale creando un aggregato molto… erotico. E poi dicono che la chimica non è una materia sexy.
Ho parlato di questo post nella trasmissione “Max e Monica magazine” su Radio Montecarlo.
Potete ascoltare l’intervista a questo link.