Grazie a Marco Passariello che segnala un’altra tremenda maledizione napoletana: “puozze sculà“ (“Possa tu colare“), ossia: “possa tu essere collocato, da cadavere in apposito sedile forato in basso in modo da far colare i tuoi fluidi corporei, lasciando le tue spoglie progressivamente essiccarsi e trasformarsi in una mummia“. Questa frase dialettale, usata a Napoli e provincia, ha origini antichissime. Risale al periodo compreso tra il IX e il XVIII secolo, in cui la sepoltura veniva effettuata anche nelle chiese, in appositi ipogei. I cadaveri venivano seduti sulle “cantarelle“, sedili in pietra forati che lasciavano colare gli umori della salma, con la testa appoggiata in una fessura scavata nel tufo. Questa operazione veniva chiamata “sculatura“, invece quando poi i corpi non “scolavano” allora si gonfiavano e “schiattavano“ (scoppiavano). Da qui l’altra locuzione: “puozze schiattà“ .
Sempre da Napoli mi segnalano: “t’hann’accirere ‘e nun t’hann a pava’!” ovvero: ti devono ammazzare e non deve essere risarcita la tua famiglia.