Quali partiti politici attirano più insulti, in Italia e in Europa? E’ una delle domande a cui risponde un’indagine del settimanale L’Espresso. I suoi esperti hanno esaminato i profili “social” di 360 politici di 4 nazioni: Italia, Francia, Germania e Svizzera. Scoprendo che il nostro Paese è quello in cui il dibattito – almeno su Facebook e Twitter – è più avvelenato dagli insulti. E, sorpresa, non è il Movimento 5 Stelle la più forte calamita dell’odio, bensì lo schieramento di centro-destra, seguito dal Pd. Entrambi hanno le maggiori percentuali di insulti ricevuti nei commenti, e di offese verso gli avversari. I temi più bollenti? La rabbia verso la casta, il sessismo verso le donne, gli immigrati, il fascismo, l’omofobia e i vaccini.
L’indagine arriva in un momento di grande incertezza e delusione, almeno in Italia. Dunque, un tema di grande attualità. E mette in luce quanto oggi la politica non sia dominata dall’analisi dei contenuti, quanto invece dall’emotività: come negli stadi, le fazioni opposte si insultano ciecamente, senza esaminare le reciproche posizioni, solo nel tentativo di prevalere l’una sull’altra.
I ricercatori hanno esaminato 40mila commenti riguardanti 360 politici: 320 rappresentanti noti, a cui hanno aggiunto 40 leader di partito, nel periodo compreso fra il 21 febbraio e il 21 marzo scorsi. Dunque, almeno per l’Italia, in piena campagna elettorale e subito dopo i risultati delle elezioni politiche del 4 marzo. I limiti dell’indagine? Il fatto che abbia escluso due Paesi come la Spagna e la Grecia, con culture e sensibilità più simili a quelle italiane (rispetto a Germania e Svizzera). Ma vediamo i risultati dell’indagine.
La prima scoperta è notevole: l’Italia è il Paese con il maggior numero di commenti sui “social” dei politici. E il vincitore assoluto, colui che più di tutti riesce a parlare alla “pancia” degli elettori è Matteo Salvini: il leader della Lega è infatti il politico che ha ricevuto più commenti in assoluto, seguito da Luigi di Maio (M5S). Seguono Matteo Renzi (Pd), Giorgia Meloni (Fdi) e Silvio Berlusconi (FI). I leader degli altri partiti europei, da Marine Le Pen ad Angela Merkel, sono ben distanziati in fondo alla classifica. Questi dati possono significare diverse cose: innanzitutto che i nostri politici sono molto attivi sui “social”: pubblicano molti interventi. E questo stimola i navigatori a commentare le loro prese di posizione. Insomma, proprio come sta avvenendo negli Usa con Donald Trump, la partecipazione politica si è spostata sulle piazze digitali. E, a giudicare dai risultati elettorali, la strategia di rivolgersi agli elettori su Facebook e Twitter funziona.
Ma quale tipo di comunicazione passa attraverso i canali digitali? La ricerca ha esaminato i contenuti dei commenti, classificandoli in 4 categorie: commenti neutrali, molto scortesi, offese esplicite e discorso d’odio. Purtroppo non sono noti i criteri con cui è stata fatta questa classificazione, di cui è responsabile “Articolo 19”, un’organizzazione impegnata nella libertà di espressione in Rete (di cui, però, non sono riuscito a trovare traccia sul Web).
In tutte le nazioni esaminate, i commenti offensivi – per quanto saltano all’occhio – sono comunque una minoranza: la punta massima è quasi il 12% ed è riservata ai leader di partito. L’Italia è il Paese in cui si offende di più in assoluto, la Germania quello in cui si offende meno. Francia e Svizzera stanno in mezzo, più o meno a pari merito (anche se la Francia ha il più alto tasso di offese ai politici comuni). In tutti i Paesi, comunque, sono soprattutto i leader di partito quelli che ricevono il maggior numero di insulti, com’era prevedibile: chi sta più in alto è più esposto, come in tutti gli ambiti della vita. Ma pesa anche l’esempio: se un capo politico basa la propria visibilità sugli insulti, i suoi sostenitori lo imiteranno; e i suoi detrattori lo ripagheranno con la stessa moneta.
Dunque, come commenta L’Espresso, «mediamente la conversazione online, sulle pagine dei politici, è abbastanza serena o moderata. Scorre quieta fra il sostegno e la chiacchiera, fra l’indifferenza e il “vergogna” di passaggio. L’aggressività non è un dato costante del rapporto fra il “popolo del web” e i propri eletti».
I picchi di maggior aggressività, infatti, risultano coagularsi su temi specifici. Quali? I soliti che ben conosciamo: lo spettro degli immigrati (in Italia ma anche in Germania), l’obbligo dei vaccini, i privilegi della casta, i rigurgiti di fascismo e l’omofobia. Una tendenza generalizzata, dovuta al fatto che mentre i partiti di sinistra sono in crisi d’identità, la destra ne riempie il vuoto con contenuti e slogan semplificati (tutti in galera, spariamo agli invasori, basta poteri forti, etc).
Poco o nulla del dibattito si concentra sulle vere cause del disagio sociale: l’economia.
Da segnalare, poi, anche un discreto tasso di sessismo: in Italia gli insulti verso le politiche donne sono il doppio rispetto a quelle verso i colleghi maschi e in Francia sono oltre il triplo. In effetti, in questi due Paesi il sessismo è un vero tasto dolente.
In Svizzera, invece, gli insulti sono ripartiti fra ambo i sessi con una perfetta “par condicio“. Mentre in Germania il fenomeno è curiosamente rovesciato: i politici uomini sono più insultati rispetto alle donne. Perché? Davvero difficile dirlo.
Infine, la ricerca ha esaminato, in Italia, quali fossero i partiti che attirano il maggior numero di insulti. Il risultato non è una sorpresa: vince a mani basse il centro-destra della triade Salvini-Berlusconi-Meloni. Quasi un commento su 10 tra quelli lasciti nei social dei politici dell'(ormai ex) centrodestra sono offensivi nei confronti di altri. Ma la sorpresa sta altrove: il secondo gradino del podio non va, come ci si aspetterebbe, al Movimento 5 Stelle bensì al Pd di Renzi & C: se è vero che il centro-destra ha saputo incarnare e cavalcare il malcontento della “pancia” degli italiani, la sinistra italiana ha imitato questo modello in cerca di visibilità. Il centro-destra, in particolare, è il gruppo di partiti che riceve il maggior numero di insulti, e dai cui commentatori arriva il più alto tasso di insulti verso le altre forze politiche. Il Pd ha uguali tendenze, ma con un tasso dimezzato. I 5 Stelle, invece, ricevono pochi insulti (0,5%): prevalgono “il senso di appartenenza, l’entusiasmo, la comunità”; e dai suoi commentatori arriva anche il più basso tasso di insulti verso le altre forze politiche (3,3%). Risultato notevole per un movimento nato in un “Vaffa day”.