Il più celebre (ma inflazionato) è “Capra! capra! capra!”, l’insulto urlato da Vittorio Sgarbi per zittire i suoi avversari. Ma la capra non è l’unico animale nello zoo delle offese: ci sono la scimmia, l’asino, la vacca. L’oca, lo scorfano, l’avvoltoio, il coniglio, la balena. La cozza. E molti, molti altri. Insomma: cani e porci. Ma perché gli animali sono diventati offese? Quali sono gli animali più disprezzati, e perché? Le domande si impongono, visto che oggi ci consideriamo rispettosi degli animali, tanto da aver promosso diverse leggi che ne stabiliscono i diritti.
Eppure, continuiamo a vituperarli, almeno nel vocabolario: in questo articolo ho raccolto 81 termini zoologici usati come insulti. Si riferiscono a 62 diversi animali. Insomma, non un fenomeno di poco conto. Perché? In generale, paragonare un uomo a un animale è il modo più immediato ed efficace per definirlo come un essere “diverso” e “inferiore”. E pertanto un essere indegno di essere accolto nella società. Basta ricordare l’orrore de “La metamorfosi“, il racconto di Franz Kafka in cui il protagonista, Gregor Samsa, si risveglia accorgendosi con orrore e vergogna di essere diventato uno scarafaggio. O le più antiche disavventure di Lucio, che diventa un asino nelle “Metamorfosi” di Apuleio (2° secolo d.C.). Insomma, ritrovarsi nel corpo di un animale è un incubo che affligge gli uomini di tutte le epoche: è considerata una regressione spaventosa.
Tant’è vero che termini come “animale” e “bestia” sono usati come insulti generici per indicare una persona spregevole, brutale, senza un minimo di cultura ed educazione. Tant’è vero che gli animali che hanno connotazioni positive (per la forza o particolari abilità) sono una minoranza: leone, aquila, falco, lince, drago, volpe, mandrillo.
E’ un uso molto antico. Già Petrarca scriveva nel “Trionfo della fama” (1374): “superbi e miseri cristiani “non vi caglia (= ammutolisce) che ‘l sepolcro di Cristo è in man di cani”? “Ai tempi delle Crociate, “cani” era l’epiteto con cui i cristiani disprezzavano ebrei e musulmani. Che li ricambiavano con lo stesso insulto.
E già a quell’epoca, il Medioevo, il cane non era la sola metafora animale usata come spregiativo: in un’antologia della lingua parlata dai criminali di Lucca nel 1300 (di Salvatore Bongi) sono censite espressioni come “cane traditore”, “mulo bastardo”, “soça (sozza) asina, giumenta” e molte altre.
Ma in realtà l’uso di metafore animali per esprimere disprezzo è molto più antico: per i Greci, “cane” significava anche una persona impudente, cattiva, sfacciata, e “maiale” poteva significare anche “persona incolta, stolto”. Del resto, nel I secolo d.C. il Vangelo di Matteo (VII, 6) riportava la frase di Gesù “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”. Cani e porci, insomma, erano il simbolo della bestialità, della disumanità.
Eppure in molte culture antiche, gli animali erano adorati come divinità dotate di poteri magici: com’è che ora sono il simbolo di quanto di più infimo e degradato esiste? Le risposte sono tante, perché il nostro rapporto con gli animali è profondo e multiforme. Gli animali hanno diversi tipi di rapporto con noi, ma sostanzialmente li vediamo come cibo, oggetti o come schiavi al nostro servizio: di qui il nostro senso di superiorità. Ma è tutto da dimostrare che noi umani siamo il vertice assoluto, i migliori di tutti gli esseri viventi.
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Brutto mammifero!!!
Quanti sono gli insulti zoologici? Per capirli meglio, li ho suddivisi in due liste. Nella prima li ho raggruppati per grandi famiglie tassonomiche. Dato che molti lemmi non sono scientifici, ho cercato di classificare gli animali con un certo livello di approssimazione: innanzitutto, per “animali” ho inteso gli esseri eucarioti, ossia quelli dotati di nucleo cellulare. In questo dominio ho fatto rientrare anche il termine “microbo” che di per sè è ambiguo (può riferirsi a virus, batteri, funghi). In questo dominio ambiguo ho inserito anche l’ameba, un eucariota microscopico. Gli animali denominati con più sinonimi (bue, bisonte, vacca) li ho conteggiati come un unico animale.
Mammiferi (24): asino/somaro, balena, bradipo, bue/bisonte/vacca, bufalo, cammello, cane, capra/caprone/becco, cavalla/ronzino, cinghiale, coniglio,elefante, ghiro, iena, montone, orango, orso, maiale/porco/scrofa/troia, pecora/montone, pipistrello, sciacallo, scimmia, tigre, topo/zoccola/pantegana
Uccelli (11): allocco, avvoltoio, civetta, gallina/pollo/gallo, gufo, merlo, oca/papera, pappagallo, pavone, tacchino, tordo
Insetti (11): calabrone, falena, insetto, lucciola, moscerino, moscone, pidocchio, pulce, zanzara, larva, parassita
Pesci (4): anguilla, baccalà/stoccafisso, pescecane/squalo, scorfano
Rettili (4): coccodrillo/caimano, serpente/serpe, tartaruga, vipera
Molluschi (2): lumaca, mollusco/cozza
Anellidi (2): sanguisuga, verme
Microorganismi (2): microbo, ameba
Aracnidi (1): zecca
Anfibi (1): rospo
Come si può notare, prevalgono i mammiferi (39%, più di uno su 3), ovvero gli animali che ci somigliano di più e con i quali abbiamo maggior familiarità. Seguono, a pari merito, uccelli e insetti (18%, uno su 5). Tutti gli altri animali (pesci, rettili, molluschi, anellidi, aracnidi, anfibi e microorganismi) sono in coda alla classifica. Ovviamente, sono tutti animali che appartengono, chi più chi meno, al nostro habitat: non ci sono panda o armadilli, anche se nell’elenco figurano animali che non incontriamo tutti i giorni (squalo, tigre, coccodrillo, iena). Dunque, insultiamo gli animali che conosciamo (o crediamo di conoscere) meglio.
I più vituperati? Cane, maiale, ratto, asino e scimmia. E gli insetti
La lista più rivelatrice è la prossima, nella quale ho suddiviso gli insulti zoologici per significato insultante. Quali sono gli animali che incarnano gli insulti più pesanti? In teoria, ci si aspetterebbe di trovare quelli che, per l’uomo, sono i più pericolosi: lupo, cinghiale, orso, serpente, zanzara e ratto. E, in generale, insetti, aracnidi, anellidi, ovvero i nemici piccoli ma portatori di malattie.
E invece il ragionamento vale solo per tre di questi animali (serpente, zanzara e ratto). Le altre offese più pesanti sono incarnate dal cane (simbolo della persona incapace, indegna di stima, ma anche – con “cagna” – sessualmente sregolata), dal maiale (porco, troia: persona dedita agli eccessi del sesso, del cibo, della pigrizia, della sporcizia), dalla scimmia (l’animale più simile a noi, emblema dell’ignoranza selvaggia e spesso usato per denigrare gli africani) e dall’asino (somaro, ciuccio:stupido, ostinato, ignorante). Ovvero, insieme al ratto, i mammiferi più intelligenti. Com’è possibile? Sembra una contraddizione: gli animali più intelligenti dovrebbero godere della nostra stima, non essere additati come emblema di difetti.
In realtà, è proprio la loro somiglianza a decretarne il successo come “cattivi esempi“. Abbiamo infatti l’esigenza di prendere le distanze da loro, evidenziando che in realtà, più che somigliarci, incarnano i nostri peggiori vizi. Fra gli insulti più pesanti, comunque, non mancano gli animali più distanti dalla nostra storia evolutiva: rettili (serpente, vipera) insetti (pidocchio, pulce, parassita) e aracnidi (zecca). Quasi sempre, comunque, si tratta di stereotipi: un animale diventa il simbolo di un vizio perché se ne coglie un aspetto superficiale, e lo si trasforma in un emblema. Dunque, questi insulti hanno sempre un fondo di verità ma non sono mai veritieri al 100%. Facciamo l’esempio del maiale (che ho approfondito qui): si rotola nel fango non perché ami lo sporco, ma perché col fango protegge la pelle dall’attacco dei parassiti. Molti stereotipi sugli animali derivano dal fatto che li giudichiamo con parametri umani, con la nostra etica invece di guardarli per quello che sono nella natura, con un approccio scientifico e di rispetto delle differenze biologiche.
L’elenco qui sotto, poi, mostra un altro elemento: il maschilismo. Mentre “gallo” designa la persona in gamba o anche il bulletto, “gallina” (e anche “oca” e “papera”) sono appellativi riservati alle donne stupide e superficiali; “cavallo” indica una persona forte e muscolosa, mentre “cavalla” è una donna sfrenata dedita al sesso. E, in generale, la sregolatezza sessuale (zoccola, troia, falena, lucciola) è imputata alle sole donne. A onor del vero, c’è anche un sessismo anti-maschile: “becco” (caprone) nel senso di “cornuto” è un’offesa rivolta ai soli uomini.
INSULTI GENERICI | |
spregevole, inumano | animale/animalesco, belva, bestia / bestiale / bestialità / bestione / imbestialirsi / imbestialire, muso |
DIFETTI INTELLETTUALI | |
ignorante, stupido, sciocco, illetterato, incapace | allocco, asino / asinaggine / asinata / asineria / asinesco / asinescamente, baccalà, bue / bovino / buaggine, cane, capra, ciuccio, gallina, merlo, montone, oca, pappagallo, papera, pollo, scimmia, somaro / somaraggine / somarata, tordo |
DIFETTI DI COMPORTAMENTO | |
rozzo, privo di garbo o educazione | bisonte, bufalo, caprone, cinghiale,montone, orango, orso |
sessualmente sregolato | alla pecorina (coito da dietro), cagna, cavalla, falena, lucciola, maiale, porco / porcone / porcaggine / porcaio / porcata / porcheria / porcaccione, troia, vacca, zoccola |
crudele, senza scrupoli, avido, feroce, crudele, malvagio | avvoltoio, bufalo/ imbufalirsi (“infuriarsi violentemente”), caimano, cane / canaglia / cagnesco / accanirsi / accanimento / accanito, iena, pescecane / pescecanesco / pescecanismo, sanguisuga, sciacallo / sciacallagine, serpente / serpe, squalo, tigre vipera/ viperino / inviperirsi |
moralmente ripugnante, spregevole | pantegana, parassita, scarafaggio, topo di fogna, verme/vermiciattolo, vaccata (azione brutta, disonesta), |
ingordo | porco |
pavido, vigliacco, sfuggente, servile | anguilla, coniglio pecora/pecorone |
ipocrita, falso | coccodrillo, serpente |
fastidioso | calabrone, gallo / galletto / gallismo, moscone, pappagallo / pappagallismo, scimmia, tacchino (corteggiatore insistente e importuno), zanzara, zecca (appellativo che a Roma è rivolto ai contestatori hippy di sinistra) |
avaro, taccagno, gretto | pidocchioso |
approfittatore | parassita |
pigro, indolente | ameba, larva, porco |
dormiglione | ghiro |
viscido | lumacone |
persona tetra, negativa | gufo /gufaggine/gufata, pipistrello |
ostinato, testardo | mulo |
ladro | topo |
tradito, cornuto | becco/beccaccione |
beone | cammello |
vanitoso, frivolo | civetta/civettare/civettuolo, pavone |
DIFETTI FISICI | |
brutto, deforme, respingente, ripugnante, meschino, nullità, di scarso valore | bufala (notizia falsa), cimice, cozza, insetto, microbo, moscerino, pidocchio, pulce, scarafaggio, scorfano, rospo |
troppo grasso | balena, elefante |
troppo magro/piccolo | microbo, moscerino, pulce, scarafaggio, stoccafisso |
debole | mollusco, ronzino |
lento | lumaca, tartaruga |
sporco | porco |
Perché “somaro” è un’offesa? Qui casca l’asino
i nomi scientifici volgari dati agli animali
perché il suino è diventato un porco
Interessante come sempre. Noto con grande soddisfazione che, nonostante
tutto e la sua fama poco ortodossa, il gatto è esente da parolacce, come
la maggior parte dei felini. E’ la prova che la classe non è acqua. E’
forse questa la spiegazione vista la vicinanza umana ai gatti che al
contrario favorirebbe l’invenzione di parolacce. Che ne pensi?
Vero che il gatto non è usato come insulto, ma non è detto che questo provi la sua presunta superiorità. Anzi, nella nostra tradizione culturale i gatti hanno anche una cattiva nomea. E’ vero che gli Egizi lo adoravano come divinità, ma è altrettanto vero che, durante il Medioevo, il gatto era considerato un animale del demonio, amico delle streghe. Durante il periodo dell’Inquisizione avere un gatto era una prova di stregoneria e capitava spesso che venissero arsi vivi insieme alle padrone. Per non parlare della fama nefasta attribuita al gatto nero, associato alle tenebre. Infatti il gatto viene spesso associato agli aspetti più indomabili e inafferrabili dell’animo femminile. Astuto, malizioso, sinuoso, insidioso, misterioso, seducente, indipendente.
Nella tradizione letteraria non mancano i gatti “negativi”: da Pietro Gambadilegno a Fritz il gatto, individualista e anarcoide. Ma soprattutto il Gatto mammone, creatura magica della tradizione popolare, con le caratteristiche di un enorme gatto dall’aspetto terrificante.
C’è anche l’ameba, intendendo qualcuno senza spina dorsale, ovvero qualcuno incapace di prendere decisioni o di esprimere opinioni. E anche
un bradipo, una lumaca, una tartaruga per chi è lento, un cammello per chi beve troppo, un ghiro per chi dorme troppo. Diciamo che sono epiteti più affettuosi. Pulcino per dire qualcuno che è piccolo e dolce, gallinella per chi va a letto presto. Gallo cedrone a Roma si dice di chi si dà le arie.
Grazie Dany! Ho aggiornato l’elenco con le tue segnalazioni. Non inserisco i termini affettuosi (pulcino, gallinella) perché non sono insulti
Dopo aver pubblicato questo articolo ho scoperto che il quotidiano britannico “The Times” ha lanciato quest’anno una campagna promozionale in cui mostra un branco di animali selvatici nel Parlamento.
Lo slogan: “La politica. Addomesticata. Fra polemiche,dimissioni, Brexit, il Parlamento diventa sempre più selvaggio. Noi vi guideremo nella giungla politica con i nostri esperti”.
Una metafora zoologica che andrebbe a pennello anche per la politica italiana.
La campagna è stata ideata dall’agenzia Pulse creative di Londra.