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Quando si fa una cattiva figura ci si sente come una cacca.
Pandemia, mascherine, isolamento... C’è un solo modo di definire il momento storico che stiamo vivendo: è un periodo di merda. Ma perché gli escrementi sono il simbolo delle peggiori nefandezze? La cacca è anche espressione di salute: il microbioma, cioè i batteri che vivono nel nostro intestino, sono responsabili del buon funzionamento – guarda caso – proprio del nostro sistema immunitario, oltre che della buona digestione e dell’umore. Tanto che l’esame dei nostri scarti metabolici può rivelare molto sulla nostra salute. Senza contare che, come sanno gli stitici, non andar di corpo è un gran fastidio.
Così ho deciso di passare in rassegna tutti i modi di dire… di merda. Ma preparatevi, perché sulle nostre deiezioni si potrebbe scrivere un’intera enciclopedia.
La nostra lingua – come molte altre – è ricchissima di espressioni escrementizie: la cacca è un simbolo potente, denso di significati affascinanti e divertenti, dalla biologia all’antropologia, fino alla letteratura e all’arte.
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Graffito ironico: “merda” è un termine crudo ma schietto.
Ne hanno parlato artisti, intellettuali e perfino la Bibbia. Infatti, gli scarti del nostro metabolismo possono rivelare molto sulla nostra cultura. Come diceva Fabrizio De Andrè, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Ma per capire i significati che lo sterco ha acquisito nella nostra lingua, occorre ricostruire gli usi simbolici che ne sono stati fatti nel corso della storia. E non sono tutti negativi, ma a due facce:la pupù ha anche insospettabili aspetti positivi. Il primo è innegabile: nella sua crudezza, ci mostra tutta la precarietà della nostra vita. Senza orpelli, così com’è: nasciamo e viviamo fra gli escrementi e, morendo, diventiamo concime. Una vita di merda.
Tanto che in un recente studio, “cacca” è risultata la parola che ci distingue dalle intelligenze artificiali.
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Un’offesa assoluta, dalla Bibbia al papa
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Papa Francesco ha definito “caca” (in spagnolo) chi ha insabbiato i casi di pedofilia.
Ma col passare dei secoli, abbiamo smarrito la consapevolezza del valore degli escrementi, che nella nostra lingua sono rimasti simbolo dei peggiori mali: sono l’essenza del negativo. Del resto, una delle possibili origini della parola “cacca” sarebbe il greco “kakòs”, maligno, cattivo, brutto. Persino nella Bibbia, nel libro del profeta Malachia, al capitolo 2, fra le minacce ai sacerdoti infedeli c’è anche quella di… smerdarli [2:3]: «Se non mi ascolterete, dice il Signore (…) io spezzerò il vostro braccio e spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate nelle vostre solennità».
Non stupisce quindi che nel 2018, papa Francesco abbia definito “cacca” i vescovi che avevano insabbiato i casi di pedofilia: proprio per manifestare con una parola forte la sua più aspra condanna.
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Uno spettacolo teatrale sulla miserabile condizione umana.
E quando in una cultura la cacca diventa il simbolo di ciò che è sporco, repellente, disgustoso, insomma del massimo disvalore, perfino gli animali lo recepiscono. Come avevo raccontato in un altro articolo, Washoe, il primo scimpanzè della storia che ha imparato a esprimersi con il linguaggio dei segni, ha trasformato spontaneamente il gesto che significa “sporco” (riservato a quando defecava nel vasino) in un insulto applicato a tutto ciò che non gli piaceva: “sporco gatto”, “sporca scimmia”, e così via. Ecco perché la nostra lingua ha assorbito questa valenza negativa.
L’italiano, a dire il vero, non ha molti lemmi volgari derivati dall’area escrementizia: come calcolavo nel mio libro, rappresentano il 9,3% del totale. E, come ho accertato in una recente indagine, i termini escrementizi rappresentano solo l’11% delle parolacce che pronunciamo ogni giorno, contro il 49% di quelle sessuali (“cazzo” in primis). La parola “merda”, comunque, è la terza che pronunciamo più spesso, e rappresenta il 6,8% delle parolacce che diciamo. Ed è la terza anche nella classifica degli insulti che arrivano nelle aule di tribunale in Italia, dopo “puttana” e “figlio di puttana”.
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Adesivo contro chi parcheggia male a Roma.
Le parolacce scatologiche (dal greco “skatòs”, cacca) sono molto più usate in francese, in inglese e soprattutto in tedesco: forse, i Paesi nordici sono meno sessuofobici rispetto ai Paesi latini, e molto più ossessionati, invece, dalla pulizia e dalla paura delle malattie.
La cacca è l’emblema dell’incoscienza infantile, il fondamento della creatività e della comicità, oltre che il simbolo della negatività e precarietà assoluta della vita. “Merda” è, in un certo senso, la capostipite di tutte le parolacce, ed è fra le più sincere e ironiche del nostro repertorio linguistico. È cruda, e proprio per questo vera e schietta, semplice e diretta. Descrive alcune situazioni in modo sintetico, iperbolico e grottesco, come nel film “La grande scommessa”, che racconta i motivi della grande crisi finanziaria del 2008: ““Le obbligazioni ipotecarie sono merda di cane, i CDO (Collateralized debt obligation) sono merda di cane avvolta in merda di gatto”. Più chiaro di così!
Le 23 espressioni… intestinali
Ecco come lo sterco “concima” diverse espressioni in italiano: 23 per la precisione. Si possono accorpare in due macro aree, al netto di alcuni significati particolari: da un lato, lo sterco è simbolo del negativo, del disvalore assoluto e della rovina (in 12 casi su 23); dall’altro, se applicato alla propria immagine, risulta un modo efficace per descrivere la perdita della faccia, dell’onore (smerdare, faccia di merda, etc) in 8 casi su 23: quando ci si sente male, quando la propria dignità sociale viene intaccata, ci si sente una nullità e una schifezza (e qui si ritorna al simbolo del negativo assoluto). Ecco le 23 espressioni, riunite per significati affini. Nel riquadro più sotto ne segnalo altre 2 che si discostano da queste di segno negativo.
“Merda” è un tipico insulto da stadio. ♦ Essere una merda / essere una merda secca: essere una persona spregevole, un vigliacco degno solo di disprezzo, una nullità (“secca” è usato come rafforzativo) ♦ Non voler dire / non significare una merda: non significare nulla ♦ Figura di merda: figura pessima, imbarazzante (ci si sente come un escremento) ♦ Stare / sentirsi / trattare / restarci di merda: stare malissimo ♦ Pezzo / sacco di merda: essere ributtante e spregevole (“pezzo” e “sacco” sono rafforzativi) ♦ Oggetto (film, libro, auto, telefono…) di merda: oggetto inservibile, mal fatto, pessimo. Come ad esempio le “traduzioni di merda”, a cui è dedicato un sito ricco di casi divertenti ♦ Testa di merda: idiota, inetto, imbecille ♦ Questa / quella merda di…. : questa schifezza di… Da segnalare, in quest’area semantica, anche “stronzo” (crudele, egoista, persona di nessun valore). Un’associazione ambientalista riminese. ♦ Essere / finire / trovarsi / andare in / nella merda: essere, finire nei guai ♦ Lasciare nella merda: lasciare qualcuno nei guai senza aiutarlo ♦ Essere nella merda fino al collo: essere nei guai gravi, sull’orlo del tracollo ♦ Scoppiare la merda: succedere il finimondo (è l’equivalente dell’espressione inglese “shit storm”, tempesta di merda) ♦ Finire / andare a merda: finire nel peggiore dei modi ♦ Merda! porca merda! Esclamazione di rabbia, disappunto ♦ Cosa merda dici? Rafforzativo: equivale a “che cazzo dici?” Titolo de “l’Unità” del 1928: molto trasgressivo per l’epoca. ♦ Smerdare: umiliare, infamare ♦ Buttare merda addosso: umiliare, infamare
far sfigurare, svergognare, infamare (o anche imbrattare) ♦ Mangiare merda: essere umiliati ♦ Mangiamerda: persona remissiva che subisce ogni tipo di umiliazioni / persona spregevole ♦ Prendersi palate / secchiate di merda: essere umiliati Attenzione, tempesta di merda in arrivo. In inglese, il termine “shit” (merda) non è usato soltanto come termine negativo e svilente. E’ anche sinonimo generico di “cosa, roba, faccenda”, ma perfino “cosa da sballo, figata” (the shit), organizzarsi (get one’s shit together, mettere insieme la propria cacca), tipo in gamba (hot shit, cacca calda), sapere il fatto proprio (to know one’s shit, conoscere la propria cacca), grandioso (shit-hot, cacca bollente). C’è anche l’imprecazione “holy shit” (santa merda) che è uno stratagemma per attenuare la volgarità di “shit” con l’aggettivo “santo”. ♦ Calpestare la cacca (di cane o di mucca) porta fortuna: non credo che questa credenza nasca tanto dal fatto che lo sterco è un fertilizzante e quindi “porta bene” ai campi e ai raccolti. Alcuni sostengono invece (e mi sembra molto plausibile) che questa espressione risalga ai tempi della seconda guerra mondiale, quando furono usate le prime mine antiuomo: i sentieri dove c’era la cacca di qualche animale segnalavano che quei tragitti erano sicuri, sgombri da ordigni, altrimenti nessun animale avrebbe potuto lasciare un “ricordino”. Più buona sorte di così. L’unico modo di verificare se questa ricostruzione sia corretta è verificare quando è apparsa in letteratura la prima volta. D’altra parte, ricordo che “pestare una merda” significa anche fare un passo falso, una gaffe, un grave errore o incappare in una grande disgrazia, ovvero in una grande sfortuna. E questo ha tutta l’aria di essere il significato originario dell’espressione. Ballerini della scuola “On stage” di Brescia dicono “Merda, merda, merda!” prima di uno spettacolo ♦ Il “Merda, merda, merda!” che gli attori urlano in coro tenendosi per mano prima di andare in scena. E’ un rito scaramantico, che si ritiene porti fortuna a chi deve calcare un palco davanti al pubblico. Qual è la sua origine? L’uso di questa espressione risale al XVII secolo, quando il pubblico andava a teatro in carrozza. Se l’afflusso di spettatori era elevato, si assembravano molte carrozze davanti all’ingresso. Di conseguenza, davanti al teatro si accumulava anche molto sterco lasciato dai cavalli da traino: quanto più erano abbondanti gli escrementi di cavallo dopo lo spettacolo, tanto maggiore era stato il successo di pubblico, e quindi l’incasso. In italiano i suffissi possono aggiungere ulteriori sfumature di significato alle offese (ne avevo parlato in questo post). E questo capita anche con i derivati della parola “merda”, che può essere modificata aggiungendo accrescitivi, diminutivi, accrescitivi, spregiativi. Sono in tutto 9 e si riferiscono sia a persone che a oggetti o situazioni. Eccoli. L’emoji della cacca, usato come insulto, sfogo o battuta. RIFERITO ALLE PERSONE ♦ merdaiola: prostituta di infimo rango ♦ merdone: persona tanto tronfia e presuntuosa, quanto vile e pusillanime. E’ affine a “cagone” (persona estremamente vile, paurosa, mediocre, incapace). ♦ merdina: persona ignorante e vile, che vale poco ♦ merdino: persona ignorante, inetta e presuntuosa. E’ affine a “caghìno”: presuntuoso ed esibizionista (deriva da “cagare” nel senso di considerare con disprezzo) ♦ merdaccia: persona inetta, schifosa, disprezzabile (era uno degli insulti preferiti da Paolo Villaggio, di cui ho parlato qui) RIFERITO A OGGETTI / SITUAZIONI ♦ merdata: situazione o oggetto che non funziona o di scarso valore; frase o comportamento condannabile; frottola (equivale a “cagata“). ♦ merdoso: imbrattato di sterco/disgustoso/inefficiente, spregevole. E’ simile a “cagoso” (spregevole, meschino). Se vi è piaciuto questo articolo, potrebbero interessarvi anche:
♦ Faccia di merda: sfacciato (ha lo stesso significato di “faccia di cazzo”, “faccia da culo”)
♦ Spandimerda: vanitoso, esibizionista. L’immagine fa venire in mente il dipinto del seminatore di Vincent Van Gogh
♦ (Hai preso) la merda? Hai preso l’hashish (per la sua somiglianza allo sterco)? E’ un’espressione usata nel gergo giovanile
In italiano questi aspetti mancano. O meglio, sono presenti solo in 2 casi, nei quali gli escrementi sono considerati fonte di fortuna:
Offendere coi suffissi: da merdaiolo a merdaccia
♦ merdaiolo: chi spazza gli escrementi per strada; termine generico di disprezzo
♦ merdaio: luogo sporco, situazione moralmente disgustosa
Segnalo anche l’espressione ligure “girare come la merda nei tubi”, utilizzabile quando hai avuto un giorno molto impegnativo e pieno di commissioni.
Bellissimo, grazie! Credo che questo modo di dire indichi il girare a vuoto senza senso e senza costrutto. Fantastico
A Milano si dice “dare la merda”, nel senso di eccellere rispetto ad altre persone: “nella gara di corsa gli ho dato la merda”, l’ho umiliato, l’ho stracciato
In Puglia le paninoteche ambulanti sulla strada sono chiamate “Pane e merda”. Sono il corrispettivo di “lurido” e “zozzone” come sono chiamati in altre zone d’Italia
Solo dopo aver pubblicato questo post ho scoperto che esiste il sito “il padrone di merda“, nato per denunciare i soprusi (o presunti tali) da parte dei datori di lavoro, a Bologna e provincia. Un modo innovativo e dirompente per far valere i diritti dei lavoratori. Ne ha parlato anche Vanity Fair
Nella serie tv “I topi” di e con Antonio Albanese, c’è un personaggio, zio Vincenzo, che commenta qualunque cosa con disprezzo, dicendo che è “di merda”: se gli dicono che c’è un bel tramonto, lui dice “tramonto di merda”, e così via.
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Zio Vincenzo è interpretato da Tony Sperandeo e fa davvero schiattare dal ridere!
Assolutamente d’accordo! Zio Vincenzo incarna alla perfezione il ruolo del disfattista assoluto