Per sfuggirgli bisognerebbe vivere da soli. Perché ce n’è sempre uno nei paraggi: il vicino di casa, il capo, la collega, il cognato, la suocera. O, peggio, la moglie o il marito. I rompiballe sono ovunque e rendono la vita difficile, a volte impossibile. Sempre pronti a guastare la tranquillità. a farci saltare i nervi.
Ma chi sono concretamente i rompiscatole? Quali sono i loro comportamenti tipici, e quali effetti hanno? In questo articolo impareremo a riconoscerli in un modo originale: attraverso gli insulti con cui li etichettiamo. In italiano sono 65 e offrono un quadro completo ed eloquente di questi insopportabili persone.
Dedico questo studio a tutti i rompicoglioni che infestano la mia vita. Senza escludere (anzi, è probabile) che io stesso, a mia volta, sarò catalogato da altri in questa stessa categoria.
Un comportamento patologico (ma non solo)
Partiamo dalle cause. Che cosa spinge alcune persone a diventare insopportabili per gli altri? A volte questi comportamenti molesti possono essere il sintomo di una patologia mentale:
♦ disturbo ossessivo-compulsivo di personalità: affligge chi ha abitudini e regole rigide, un’eccessiva preoccupazione per l’ordine, i dettagli, la perfezione, e ha la necessità di controllare gli altri (come Furio, il personaggio di Verdone)
♦ disturbo antisociale di personalità: chi è incapace di rispettare le norme sociali e manipola gli altri anche in modo violento
♦ disturbo istrionico di personalità: chi cerca in continuazione l’attenzione e approvazione altrui
♦ disturbo paranoico di personalità: chi è molto diffidente, sospettoso e rancoroso verso gli altri
♦ disturbo narcisistico della personalità: chi si sente molto importante e ha un eccessivo bisogno di ammirazione e una mancanza di empatia verso le altre persone
♦ disturbo sadico della personalità: chi prova piacere a infliggere dolore fisico o umiliazioni psicologiche ad altri
Più spesso, però, i rompiscatole sono le persone occasionalmente stressate, infelici, frustrate che riversano sugli altri la propria insoddisfazione. O gli egoisti che antepongono il proprio benessere a quello altrui, costi quel che costi. Ma anche quelli che cercano di far valere le proprie opinioni andando contro corrente, assumendo posizioni scomode verso il pensiero dominante o i poteri forti: in questa categoria rientra Greta Thunberg, definita “rompiballe” dal quotidiano “Libero” (ma solo in senso squalificante, non certo riconoscendo il suo innegabile coraggio).
I termini più usati (da 2 secoli)
Quali sono, in italiano, i termini più usati per indicare le persone moleste? Sono 3, come ho accertato nella mia recente classifica delle parolacce più pronunciate dagli italiani: rompicazzo è al 24° posto, rompicoglioni al 25°, rompimaroni al 27°. L’espressione un po’ più leggera, rompiballe, è assente.Un ulteriore indizio del maschilismo della nostra cultura? Non solo, e non necessariamente: un colpo sotto la cintura fa più male a un uomo che a una donna. Non è questione di cultura ma di natura: i maschi, a differenza delle femmine, hanno le ghiandole sessuali esposte e vulnerabili.
Queste espressioni, popolari e colloquiali, sono antiche: una delle prime apparizioni nella nostra letteratura è un sonetto in romanesco di Gioachino Belli, composto nel 1832 che si intitola per l’appunto “Er rompicojjoni” (sonetto n° 398), dedicato a un tale sor Giorgio, che aveva l’abitudine di… rompere.
Ma un giorno che pper tempo me n’accorgio
che cce le viè a scoccià ccome ch’è avvezzo,
me je fo avanti e ddico: «Eh soro sgorgio,
ce l’avete scuajjati per un pezzo».
Ovvero: ma un giorno che me ne accorgo in tempo che ce le viene a scocciare [le palle] com’è abituato a fare, mi farò avanti e gli dirò: “Ehi signor Giorgio, ce li avete squagliati per un bel po’ di tempo”.
E a proposito di storia, bisogna ricordare che un nostro ministro perse il posto per aver pronunciato quell’espressione. Sto parlando di Claudio Scajola, che nel 2002 era ministro dell’Interno. Quell’anno a marzo era stato assassinato dalle nuove Brigate Rosse il professore universitario Marco Biagi, consulente del governo. Scajola era finito al centro di polemiche poiché il suo ministero, l’anno precedente, aveva tolto la scorta a Biagi nonostante questi avesse manifestato preoccupazione per la propria vita. Dopo l’omicidio, di fronte alle polemiche sulla revoca della scorta, in un’intervista Scajola aveva replicato: «Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Roberto Maroni (allora ministro del Welfare, ndr) se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza.». Si sollevò un putiferio: insultare con quell’epiteto un defunto, per di più assassinato, fu un’offesa intollerabile per l’opinione pubblica. Tanto che solo dopo 4 giorni da quell’intervista, Scajola dovette dimettersi.
Ci addolorano (e non solo nell’animo)
Ma guardiamo da vicino la lista di tutti gli epiteti che, nella nostra lingua, descrivono i rompiballe. Già la loro quantità, 65, è una sorpresa. Ma il dato più sorprendente è un altro: anche se il comportamento dei rompiscatole provoca un fastidio psicologico, le metafore che alludono a un disagio mentale sono solo 5. La stragrande maggioranza delle immagini (54, l’83%) allude invece a un fastidio fisico: localizzato non solo ai genitali, ma anche al deretano, alla pelle, alla testa e in definitiva a tutto il corpo. Il rompicoglioni, insomma, è una persona che, anche senza sfiorarci, ci procura un dolore acuto, paragonabile a un trauma fisico, a una malattia (peste, cancro, vesciche), a un cibo indigesto, a un peso che ci opprime, a un insetto pungente e insistente, a una corda che ci impedisce di muoverci, a una sostanza appiccicosa.
Insomma, gli scrotoclasti (espressione che trovo eccezionale) sono una vera piaga: anche se non procurano ferite evidenti, lasciano un dolore nell’animo. Sembra che abbiano un sesto senso nel colpirci là dove ci fa più male. Il che dovrebbe farci riflettere sull’importanza di lasciare in pace i nostri simili.
Ecco la lista degli epiteti che li designano (anche nei dialetti), suddivisi per aree semantiche simili: se me ne fossero sfuggiti altri, potete segnalarli nei commenti.
Cliccare sulle strisce blu per visualizzare le espressioni.
Le metafore che abbiamo visto qui sopra le ritroviamo pari pari anche in altre lingue, con rare eccezioni creative.
Le immagini testicolari sono le più diffuse: in inglese (ball breaker rompiballe, ball buster distruggi coglioni e ball cutter, taglia balle), in francese (casse-couille, scassa coglioni), spagnolo (hinchapelotas, gonfiapalle, rompepelotas o rompebolas, rompiballe).
Piuttosto frequenti anche le metafore che alludono a un dolore al deretano: la persona molesta è indicata come dolore nel culo in inglese (pain in the arse), portoghese (dor na bunda), tedesco (Schmerz im Arsch), russo (боль в заднице ).
Il francese, però, ha anche due espressione del tutto originali: casse pieds, cioè scassa piedi e soprattutto emmerdeur o emmerdant, letteralmente smerdatore o smerdante. In altre parole, uno che manda in merda le situazioni.
Living on a pale blue dot mi scrive:
Bella lista :-). In dialetto veneto, per una persona che è sempre in mezzo ai piedi si può usare anche *tu se come la gramegna* o *tu se sempre in meo come el dioba* (Sei sempre in mezzo come giovedì).
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