I più famosi sono “vaffa”, “rinco” e “chissene”. Ma come ve la cavate con “giamairo”, “mastica” o “arrodugò”? Sono tutte forme abbreviate di parolacce: diminutivi, forme tronche (apocopi), acronimi. In questo modo le espressioni diventano più veloci e incisive. Un requisito che, quando si tratta di offendere, di reagire a un torto, ha una sua importanza. Non a caso in inglese le parolacce sono chiamate “4 letters words” (parole di 4 lettere), perché le espressioni scurrili più usate sono appunto di 4 lettere: fuck, shit, cunt, piss, cock, tits, crap…
L’esigenza di parlare in modo veloce ed efficace è diffusa soprattutto nel gergo giovanile. “Raga”, “tranqui”, “situa” sono solo alcuni degli esempi di abbreviazioni al servizio di una comunicazione più rapida. Un’esigenza nata nelle grandi metropoli del Nord già negli anni ‘60, e oggi resa più pressante dall’utilizzo del telefonino: dagli Sms fino a X (twitter), le principali piattaforme digitali hanno infatti limiti stringenti di capienza del testo, e questo spinge gli utenti ad accorciare i messaggi e le parole di cui sono composti. In questo modo, le espressioni scurrili diventano non solo più corte, ma anche più ermetiche: le capisce chi già ne conosce il significato, sono un linguaggio in codice. Diventano insomma un’allusione, più morbida rispetto alla versione integrale.
La lista delle 24 parolacce abbreviate
Qui sotto la lista di 24 espressioni di questo genere, che ho ricavato da Slengo (dizionario online dei neologismi), e dal libro “Scrostati gaggio! – Dizionario storico dei linguaggi giovanili” di Renzo Ambrogio e Giovanni Casalegno. Potete segnalarne altre nei commenti: aggiornerò la lista.
ESPRESSIONE | SIGNIFICATO |
---|---|
arroddugò | Abbreviazione di “arrori du coddiri” (sardo), che ti fotta un orrore, uno spavento. Ovvero che tu sia colpito da una disgrazia pesante. Può essere usato come maledizione ma anche come formula di ammirazione |
B.M. o BM | Acronimo di “bimbominkia”, utente di Internet spesso giovane, di scarsa cultura e capacità linguistica, dal carattere infantile, autoreferenziale, arrogante |
chittasa | Apocope di “chi ta s’ancula” (romanesco), ovvero “chi ti si incula”: non conti nulla per me. |
corca | Apocope di “cor cazzo” (romanesco), ovvero “col cazzo”: per nulla al mondo |
cazzomene | Apocope di “Che cazzo me ne frega” o “Che cazzo me ne fotte”. Esiste anche la variante “cazzotene” (“che cazzo te ne frega”) |
chissene/chisse | Apocope di “chi se ne frega” o “chi se ne fotte” |
fiodena | Apocope di “fijo de ‘na mignotta” (romanesco): figlio di puttana |
fottesega | Abbreviazione di “non me ne fotte una sega” (toscano), ovvero “non mi importa per niente”. |
giamaica | Apocope di “già m’hai cacato er cazzo” (romanesco): “già mi hai cagato il cazzo”, ovvero non ti sopporto più. |
giamairo | Apocope di “già mi hai rotto i cojoni” (romanesco), “già mi hai rotto i coglioni”. |
KTM | Acronimo dell’imprecazione “chitemmuort” (napoletano), “chi ti è morto”, una maledizione rivolta ai parenti defunti di qualcuno (mannaggia a chi ti è morto, all’anima di chi ti è morto) |
LMCS | Acronimo di “li morti che sei” (pugliese), altra offesa contro i defunti |
mastica | Apocope di “ma ‘sti cazzi” (romanesco): non mi interessa. |
mongo | Apocope di “mongoloide”: stupido, idiota |
pampa | Apocope di “pampasciune” (pugliese): coglione, fesso. |
randa | Apocope di “randagio” (lombardo): tamarro, truzzo |
rimba | Apocope di “rimbambito” |
rinco | Apocope di “rincoglionito” |
rompi | Apocope di “rompiscatole”, “rompiballe”, “rompicoglioni”: spesso ha una connotazione vezzeggiativa |
stika | Apocope di “sticazzi” (romanesco): chi se ne frega |
tama | Apocope di “tamarro” (Piemonte) |
unca | Apocope di “un cazzo” |
vaffa | Apocope di “vaffanculo” |
zama | Apocope di “zamarro”: tamarro |
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