AdnKronos | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Mon, 28 Oct 2024 12:13:48 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png AdnKronos | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Lotta ai tumori: è arrivato il “vaffa day” https://www.parolacce.org/2016/01/21/vaffa-cancro/ https://www.parolacce.org/2016/01/21/vaffa-cancro/#respond Thu, 21 Jan 2016 22:17:55 +0000 https://www.parolacce.org/?p=9065 C’è una nuova arma contro i tumori: le parolacce. Per anni la parola “cancro” faceva così paura da essere impronunciabile: lo si chiamava, con un eufemismo, “brutto male”, “male incurabile”, “grave malattia”. Insomma, era quasi una parolaccia. Da qualche tempo, invece,… Continue Reading

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FuckCancer

Il sito della Fondazione “Fuck cancer”: fotti il cancro.

C’è una nuova arma contro i tumori: le parolacce. Per anni la parola “cancro” faceva così paura da essere impronunciabile: lo si chiamava, con un eufemismo, “brutto male”, “male incurabile”, “grave malattia”. Insomma, era quasi una parolaccia. Da qualche tempo, invece, si è inaugurata una strategia opposta: parlarne apertamente. E ora in America sono arrivati al terzo passo, osare l’inosabile: mandare il tumore affanculo. Il fenomeno non si può liquidare come una semplice goliardata: perché è un grido di battaglia che mobilita oltre 500mila persone, celebri attori come Stephen Amell e un merchandising che ha fruttato oltre 2,2 milioni di dollari in raccolta di fondi...
E allora bisogna esaminare il fenomeno seriamente: come nasce? E’ una via efficace, quella che propone? Arriverà anche in Italia?

In parte, diciamolo, è una scelta di marketing: scegliere un nome scioccante è un modo efficace per emergere fra le numerose associazioni di volontariato che competono in cerca di fondi. Un pragmatismo all’americana, fatto di vendita online di gadget ed eventi. Ma il fenomeno è interessante per un altro motivo: testimonia un cambio epocale nel rapporto fra malato e malattia.
Oggi , infatti, il tumore non è sempre sinonimo di condanna a morte. Perciò affrontarlo a viso aperto può aiutare i pazienti a superare le ansie e affrontare le terapie, spesso molto impegnative. E’ anche per questo motivo che molti personaggi pubblici (da Emma Bonino a Oliver Sacks, da Kylie Minogue a Nancy Brilli), quando scoprono di avere la malattia escono allo scoperto. Fanno “coming out“: ne parlano nelle interviste, per attivare la solidarietà degli altri, e soprattutto per darsi forza, guardare la realtà in faccia, chiamare le cose col loro nome. Tanto che oggi il rapporto dei malati col tumore non è più passivo: si parla, anzi, di “lotta al tumore“, spesso qualificato come un “nemico” da affrontare con coraggio.
E allora diventa logico fare il passo successivo: se il cancro è un nemico, perché non insultarlo apertamente? In Canada e negli Stati Uniti, infatti, stanno fiorendo diverse associazioni di volontariato che hanno scelto di chiamarsi “Fuck cancer“, ovvero “Fanculo il cancro” (ma anche il diabete, l’Alzheimer…). E hanno avuto un enorme successo in termini di iscritti e di fondi raccolti.

La nuova tendenza è decisamente insolita. Pochi giorni fa raccontavo in un post le 13 campagne sociali più volgari: a volte, una parolaccia può aiutare a scuotere l’opinione pubblica. Ma un conto è una campagna pubblicitaria, che ha un inizio e una fine, e un conto è scegliere di stare sempre sotto i riflettori chiamandosi con un nome volgare: donereste il 5 x 1000 a un’associazione che si chiama “Fanculo il cancro”?  Chiamereste il suo centralino per chiedere aiuto o consigli? Vi assocereste? La scelta è decisamente insolita, perché impegno sociale e parolacce, almeno sulla carta, non vanno d’accordo: chi dice parolacce, dicono le ricerche, risulta più schietto e simpatico ma perde autorevolezza. E questo non aiuta chi fa dell’impegno sociale la propria bandiera. Eppure, con la giusta dose di ironia e idealismo, un nome pesante può far decollare un’associazione invece di zavorrarla. Già lo psicoanalista ungherese Sàndor Ferenczi, aveva contestato l’invito di Freud a usare, con i pazienti, solo i termini medici per parlare di sesso. «In diversi casi, con questo procedimento non si ottiene niente: il paziente resta inibito e aumentano le sue resistenze», diceva Ferenczi. Meglio usare le parolacce, insomma. E uno psicoanalista contemporaneo, l’argentino Ariel Arango, si è spinto oltre: «Nessuna terapia psicanalitica può avere successo se il paziente non permette a se stesso di usare le parole oscene. Un paziente che parla della propria vita usando termini scientifici non rivela nulla della propria storia personale, ma si limita a fare un riassunto freddo e impersonale come un libro di medicina». Dunque, le parolacce – parole emotive immediate e schiette – possono essere non solo liberatorie ma anche terapeutiche. Del resto, una ricerca ha dimostrato che dire parolacce aiuta a sopportare il dolore.

IL SURFISTA
BRANDON-MCGUINNESS-FUCK-CANCER

Brandon McGuinness, fondatore di FuckCancer.org

La prima associazione ad adottare questa nuova filosofia è nata negli Stati Uniti, a Huntington Beach nel 2005. E’ la Fondazione “FuckCancer” (sfancula il cancro, fotti il cancro), fondata da Brandon McGuinness, un surfista californiano affetto da linfoma di Hodgkin: voleva aiutare altri malati di tumore ad affrontare la lotta contro questa durissima malattia con uno slogan diretto. «Le cose accadono per un motivo, e la mia ragione è stata di dare aiuto agli altri malati di cancro, e prendermi il tempo di capire perché sono qui su questa terra. Così cerco di fare del mio meglio per vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Devo tenermi in movimento».
McGuinness morì 2 anni dopo, a soli 26 anni d’età, ma l’associazione continua ad esistere tuttora e ha mantenuto il nome originale, che campeggia sulle T-shirt (ma anche borse, cappelli, occhiali) vendute per sostenere la Fondazione. Fra le sue diverse attività promuove la diagnosi precoce dei tumori e supporta i malati e le loro famiglie ad affrontare la malattia attraverso la gioia, la speranza, l’ispirazione e il coraggio (organizzando manifestazioni e spettacoli negli ospedali). La fondazione ha oltre 284mila “like” su Facebook. Non sappiamo, però, perché Brandon abbia scelto un nome così forte per la sua Fondazione: forse in un impeto di rabbia, di ribellione, o di ironia. Di certo l’ha aiutato la giovane età: da sempre le parolacce sono il linguaggio della ribellione giovanile.  

braccialet

Susan Fiedler e i braccialetti con lo slogan “Fuck cancer”.

LA DISEGNATRICE DI GIOIELLI

Una risposta più rivelatrice arriva dalla fondatrice di un’altra associazione benefica simile: Susan Fiedler, una designer di gioielli canadese di Vancouver. Nel 2008, quando ha scoperto di avere un tumore (un linfoma anche nel suo caso) ha creato una linea di braccialetti d’argento con inciso lo slogan “Fuck cancer, embrace life“, ovvero “Fotti il cancro, abbraccia la vita”.
In breve tempo i braccialetti sono diventati una linea di gioielli con marchio registrato, che servono a finanziare un’associazione impegnata nella lotta ai tumori: negli ultimi 7 anni è riuscita in questo modo a raccogliere 200mila dollari (i braccialetti d’argento ne costano 50, ma ci sono anche anelli e braccialetti d’oro: da 900 a 2.500 $). Corrispondono a 4mila braccialetti venduti: i fondi hanno finanziato 3 centri che forniscono cure mediche, Inspire Health. E l’associazione ha oltre 21mila “like” su Facebook.
Perché “fotti il cancro”? La scelta è sorprendente perché è stata fatta da una donna: di solito, il mondo femminile è più restio alle volgarità. «Le grandi battaglie hanno bisogno di grandi parole» scrive la Fiedler sul sito dell’associazione. «Vivere con un cancro richiede coraggio, consapevolezza di sè e quella fonte segreta di potere che si chiama senso dell’umorismo. Vogliamo condividere una visione della vita che consiste nel guardare in faccia la paura e trasformare una diagnosi di cancro in un abbraccio ispirato alla vita, raccontando le cose per quello che sono». Coraggio, humor, sincerità: le parolacce, in effetti possono aiutare a esprimere questi sentimenti.

L’idea del braccialetto, racconta Fiedler, le è venuta guardando il bracciale che un amico aveva comprato in una moschea indiana. Aveva inciso un verso del Corano per proteggere chi lo indossa. Così a Susan è venuta in mente l’idea di creare un braccialetto: «Dopo tutto, io sono un designer di gioielli; quale modo migliore per esprimere quello che avevo passato? Che ci crediate o no,”‘Fanculo il cancro” è stata la prima frase protettiva che mi è venuta in mente. Non perché sia scioccante o oscena, ma perché era onesta, impertinente – e divertente! “Fanculo il cancro” rivelava che il cancro non aveva ucciso la mia anima ribelle e audace… Le persone che avevano vissuto con il cancro hanno capito al volo il messaggio: era quello che tutti provavamo ma nessuno aveva il coraggio di dire. E mi piaceva l’idea di condividere questi sentimenti con altri che sceglievano di indossare il bracciale. Ho capito che quell’oggetto sarebbe stato un formidabile volano per raccogliere fondi e aprire un dialogo. Qualcosa di forte e bello».
Dunque, se le parolacce sono le parole delle emozioni, ma anche della sincerità e dell’aggressività, possono funzionare anche nell’affrontare un tumore, un “nemico” da combattere. Non solo. La parolaccia può avere anche un effetto magico: “Fanculo il cancro” è più di uno slogan, è una maledizione basata sulla fede nel potere delle parole. Ci si fa forza augurando il male al cancro, credendo che questa frase avrà effetto sulla realtà. Un cambio radicale di prospettiva, comunque: da malati-vittime a malati-protagonisti. O esibizionisti?  Si passa dalla totale impotenza a un senso di onnipotenza: ugualmente sbagliato, ma forse può attivare una reazione attiva che può portare a un’accettazione più equilibrata della malattia.

MARCHI CONTESI E TESTIMONIAL
Amell

Stephen Amell testimonial di Letsfcancer.

L’iniziativa ha funzionato, tanto che in Canada sono nate altre associazioni esplicite, come Letsfcancer (fottiamo il cancro, al plurale) con annessa vendita di T-shirt a 25 $ l’una. La charity è nata dalla fusione (nel 2015) di due enti: Fuck cancer, fondato nel 2009 da Yael Cohen Braun dopo che a sua madre era stato diagnosticato un tumore al seno; e F*ck Cancer, fondato da Julie Greenbaum nel 2010 dopo che sua madre era morta per un tumore alle ovaie. Le associazioni si occupano di prevenzione, diagnosi precoce e supporto psicologico ai malati.
A quanto pare, almeno in America, la volgarità solidale paga, anche economicamente: oggi Letsfcancer ha oltre 262mila “like” su Facebook. E in questi anni ha raccolto in tutto oltre 2 milioni di dollari vendendo T-shirt. Merito anche del supporto offerto da un celebre attore canadese che ha fatto loro da testimonial, Stephen Amell, attore della serie tv “Arrow”.
Il fenomeno ha persino scatenato dispute legali, racconta la linguista americana Nancy Friedman: quando i fondatori di Letsfcancer (di Montreal) hanno cercato di registrare il marchio, la Fiedler gli ha fatto causa (ancora aperta).
La via era tracciata, e l’esempio ha contagiato anche altre associazioni americane che si occupano di malattie degenerative o croniche, come il diabete (“fuck diabetes“, una comunità su Facebook) e l’Alzheimer (“fuck alzheimers“).  

lilt2Di recente, tra l’altro, in occasione dei recenti lutti nel mondo dello spettacolo (David Bowie, Lemmy KilmisterAlan Rickman, tutti morti per tumore) il sito musicale GigWise ha twittato una foto delle 3 star col dito medio alzato e la dedica: “Caro cancro…”
Prenderà piede anche in Italia questo nuovo approccio alle malattie? Qualche segnale c’è: lo scorso autunno, come racconto qui, la Lilt (Lega italiana per lotta contro i tumori) ha posto il fiocco rosa – simbolo internazionale della lotta contro il tumore al seno – sul L.O.V.E., la celebre scultura del “dito medio” di Cattelan davanti alla sede della Borsa di Milano.
E di certo il nostro Paese è all’avanguardia in un altro campo: l‘impegno ecologico a colpi di parolacce. Nel prossimo post, infatti, racconto un’altra storia straordinaria: quella dell’associazione ecologista “Basta merda in mare“. Per quanto possa sembrare strano, anche grazie a questo nome dirompente è riuscita a vincere la battaglia contro l’inquinamento nell’Adriatico.

Questo post è stato ripreso da AdnKronos, Corriere della seraPanorama, il Tempo, Sassari Notizie, Arezzo Web, Catania OggiAffari Italiani, ilMeteo.it e Focus.it.

LE REAZIONI: POTENZA, IMPOTENZA O ONNIPOTENZA?

SoleScopro – in ritardo – che nell’inserto “Domenica” del “Sole 24 ore” un attento lettore, lo stimato collega Armando Massarenti, ha dedicato un interessante e critico commento a questo post nella rubrica “Il graffio” del 31 gennaio. Lo ringrazio perché mi dà l’occasione per approfondire meglio un argomento ricco di sfumature e delicatissimo.
Scrive Massarenti: “Dire che mandare a quel paese il cancro possa avere un effetto contro la malattia denuncia solo la nostra impotenza e la nostra necessità di sperare e di illuderci quando ci troviamo di fronte all’imponderabile. Che poi forse è, più in piccolo, ma con prospettive meno tragiche , la stessa impotenza di quando, nella vita di ogni giorno, imprechiamo o diciamo parolacce”.
Sono d’accordo: le parolacce sono spesso l’espressione della nostra impotenza. Quando ci schiacciamo il dito con un martello, l’imprecazione che ci esce dalla bocca è un urlo di impotenza. Ma ci aiuta ad esprimere un dolore che altrimenti sarebbe inesprimibile. E questo ci fa sentire meglio: ci fa sentire meno impotenti.
La parolaccia è senz’altro un’illusione, ma un’illusione efficace. E’ come l’effetto placebo. E, come il placebo, funziona: come hanno accertato alcune ricerche, imprecare aiuta a sopportare meglio il dolore. E questa non è impotenza: è un potere.
Per quanto riguarda i tumori, però, non ho affermato che il “vaffa” “possa avere effetto contro una malattia” così tragica. Ho raccontato, invece, l’effetto che ha sulla psiche dei malati: la parolaccia può aiutarli a uscire da un senso di totale impotenza. Così, almeno, raccontano i pazienti (e i loro familiari) che hanno fondato queste associazioni, incontrando un notevole seguito in America. Anche questo non mi pare poco.
Come tutte le illusioni, certamente, anche la parolaccia va maneggiata con cautela: bisogna ricordarsi come stanno le cose, e che una malattia non la si può sconfiggere con un’imprecazione (altrimenti si passerebbe dal senso di impotenza a quello di onnipotenza, altrettanto pericoloso). Ma mi pare comunque notevole che un “vaffa” aiuti tante persone a sentirsi meglio.
Fosse anche solo un modo per portare un senso di vitalità dove c’era solo un senso di morte.
Fosse anche solo un modo per sdrammatizzare il presente.
Fosse anche solo una stampella che aiuta a fare il primo passo verso un’accettazione più equilibrata e realista della malattia: in ogni caso, mi sembrano prove di potenza – e non solo di impotenza – della parolaccia.
Che poi si possa arrivare agli stessi risultati anche per altre vie: vero anche questo. La parolaccia può essere un placebo, ma di certo non è una panacea.

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“Non gli resta che Kakà”: 19 parolacce (e figuracce) dei giornali https://www.parolacce.org/2014/07/30/parolacce-dei-giornali/ https://www.parolacce.org/2014/07/30/parolacce-dei-giornali/#comments Wed, 30 Jul 2014 12:03:23 +0000 https://www.parolacce.org/?p=5775 “Il fallo da dietro è da espulsione“: a volte i titoli dei giornali possono essere strepitosi. Se poi, oltre ai doppi sensi, contengono parolacce, il mix diventa esplosivo. Non mi riferisco tanto agli strilli di Libero o del Giornale, che usano di… Continue Reading

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giornale

Prima pagina del “Giornale” con uno sberleffo alla Merkel.

Il fallo da dietro è da espulsione“: a volte i titoli dei giornali possono essere strepitosi. Se poi, oltre ai doppi sensi, contengono parolacce, il mix diventa esplosivo.
Non mi riferisco tanto agli strilli di Libero o del Giornale, che usano di proposito le volgarità per strizzare l’occhio al pubblico con un linguaggio informale.
Le vere perle memorabili sono quelle che appaiono sui quotidiani per incidenti, sviste e – talvolta – per calcolata malizia. Fare i titoli è un’arte che mescola sintesi, efficacia e creatività espressiva: alcuni sono intuizioni fulminanti che si incollano nella mente. Ma a volte la fretta e la confusione delle redazioni giocano brutti scherzi. E così un titolo ambiguo o sbagliato rischia di trasformare in farse anche fatti drammatici.
Gli svarioni dei giornali sono citati in molti siti Internet. Qui non mi sono limitato a raccoglierli: li ho verificati tutti, scartando quelli non documentati.
Ecco perché in questa pagina non troverete 4 storie che girano su Internet:

  1. il celebre “Falegname impazzito, tira una sega a un passante“: solitamente attribuito al Corriere della sera, non esiste negli archivi del Corriere. Dunque, fino a prova contraria è una battuta inventata.
  2. Idem per “Tromba marina per un quarto d’ora“, attribuito al Corriere del mezzogiorno: dell’originale non si trova traccia.
  3. Invece il divertente episodio della caccia alla prostituta che evirava i clienti a morsi, è il frutto della fantasia di un giornale satirico, La tampa (supplemento di TorinoCronaca), che aveva ribattezzato la donna “Unapomper“: geniale gioco di parole con Unabomber.
  4. E pure “Benzina, stop alla figa in Slovenia” che qualche sito dice essere apparso sul Gazzettino, è in realtà un fotomontaggio: nell’originale c’era scritto fuga.

Quelli che seguono, invece, sono 19 strafalcioni Doc, tutti verificati e realmente accaduti, pubblicati negli ultimi 30 anni (dal più recente al meno recente). Se ne conoscete altri (documentati!) segnalateli, e aggiornerò questa pagina.

INCULATI

Inculati 436 Covid (Il Gazzettino, 27 ottobre 2024)

L’Usl di Treviso organizza un open day per vaccinare la popolazione. E tiene aperte le proprie sedi di sabato per somministrare i vaccini contro il Covid e l’influenza stagionale. All’appuntamento rispondono in centinaia, tanto che il Gazzettino dedica un articolo all’iniziativa. Ma un refuso dà un altro sapore alla notizia: “Inoculati 436 Covid” perde una vocale e diventa “inculati”. L’errore viene stampato, e rimane a imperitura memoria per i posteri: quei vaccini si somministrano in modo davvero strano… La versione online nel frattempo è stata corretta.  

CAGAME

Kagame in testa (ANSA, 15 luglio 2024)

Certe vittorie sono davvero schiaccianti.  Alle ultime elezioni presidenziali in Ruanda, il presidente uscente Paul Kagame (al potere dal 2000) ha ottenuto oltre il 99% dei voti: un plebiscito, un risultato bulgaro, un trionfo elettorale…No, di più: l’Ansa ha titolato: “Kagame in testa col 99,15% dei voti alle preidenziali in Runada”. Un titolo che si prestava a una lettura equivoca, che ha suscitato l’ilarità sul Web: “I suoi elettori potranno dire ‘Kagame in faccia’ a chi non l’ha votato”, hanno scritto nei commenti. E anche: “Al ballottaggio con Kittese Ngula”. Quando si è accorta della gaffe, l’Ansa ha corretto il titolo del lancio in “Kagame verso un plebiscito”. Ma ormai la frittata, pardon: la cagata era stata fatta.

FIGA

Trapani, evaso tenta la figa (IL GIORNALE D’ITALIA, 9 ottobre 2023)

La storia, di per sé, non è particolarmente emozionante: un uomo di 29 anni, agli arresti domiciliari, viene intercettato da una gazzella dei Carabinieri, prova a fuggire ma viene arrestato. Ma un refuso – probabilmente dell’agenzia AdnKronos – cambia una vocale e la vicenda assume tutto un altro significato: l’evaso tenta la…. figa. L’errore, presente nella stringa dell’indirizzo Internet, viene riprodotto anche nel titolo, e cade in errore non solo “Il giornale d’Italia“, ma anche i siti AffariItaliani, il Dubbio e Sannio Portale. Non proprio una figata….

 

SEGA

segaIl braccio destro del papa
fa visita ai fedeli di Sega (L’ARENA, 31 agosto 2016)

Sembra una delle trovate di “Lercio”, il giornale satirico. E invece il titolo è proprio vero: è uscito il 31 agosto sull’Arena, quotidiano di Verona.
Ma il titolista non s’è accorto del doppio senso, ancora più imbarazzante visto il tema religioso? Su Twitter, un tale Roberto ha commentato: “Speriamo che Sega non faccia visita al braccio destro…”.
La notizia, però, è seria: l’articolo parla di monsignor Marcello Semeraro, “strettissimo collaboratore del pontefice”, che farà visita alla comunità parrocchiale di Sega, frazione realmente esistente di Cavaion Veronese (ne avevo parlato in questo articolo dedicato alle città col nome imbarazzante).
Il giorno prima, a onor del vero, lo stesso giornale aveva annunciato in un altro articolo questa visita con un titolo meno efficace: “Il secondo del papa a Cavaion”…

GAZZO

Il Gazzo si rialza e tiene duro fino alla fine (GIORNALE DI VICENZA, 28 novembre 2016)

In provincia di Padova c’è il Gazzo calcio: gioca in terza categoria, girone A. Prende il nome dall’omonimo paese in provincia di Padova. Il buffo nome deriva dal longobardo gahagium (terreno recintato)  ma l’assonanza con l’organo sessuale maschile è piuttosto evidente. Così i giochi di parole si sprecano: l’apparentemente neutro “squadra del Gazzo” può risultare offensivo. Il titolo in questione racconta la vittoria del Gazzo 1-0 nel derby contro il Grantorto. Il titolo risulta involontariamente comico, non sappiamo se intenzionalmente o per incidente. I commenti alla notizia sono altrettanto creativi: «Quando tiene duro, il Gazzo riesce ad essere ficcante fino a trovare il pertugio giusto per andare a segno…. Grazie al Gazzo!».

PASSERA

Passera Belpaese - AdnkronosLa passera d’Italia simbolo del Belpaese, a stabilirlo l’osservatorio sugli uccelli (ADNKRONOS, 18 maggio 2015).

E chi altri poteva stabilirlo, se no? La perla è recente, ed è un lancio di AdnKronos. Una notizia ornitologica che acquista un senso erotico. Dato l’argomento, il titolista non aveva molte alternative… o no?  

SEGA

segaLa riproduzione asessuata del pesce sega (ANSA, giugno 2015).

E ti pareva che il pesce sega non facesse tutto da solo…. La prossima scoperta sarà che è diventato cieco? Straordinario titolo dell’Ansa: quando si è resa conto del doppio senso l’ha corretto (peccato!), come si può vedere qui

BOCCHINI

CalcioMercatoUfficiale: Bocchini in panchina per la stagione 2013/2014 (CALCIOMERCATO.COM, 17 luglio 2013)

Con queste premesse, molti giocatori preferiranno rimanere come riserve e non scendere in campo…. Povero Riccardo Bocchini, allenatore del Martina Franca, squadra che milita nella Lega Pro Seconda Divisione, la vecchia Serie C2. Qui l’originale. 

 

PASSERA

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Alcoa: Passera, tenerla aperta costa (ANSA, 4 settembre 2012)

Il titolista si riferiva all’Alcoa, una multinazionale americana che produce alluminio (nel 2012 si prospettava la chiusura dello stabilimento di Portovesme, in Sardegna). Ma la frase, letta dopo i due punti, assume tutt’altro significato. Con buona pace di Passera (inteso come ex ministro, Corrado Passera). La gaffe, riportata da vari giornali, è stata cocente, tanto che l’Ansa ha poi cambiato il titolo alla notizia (ma non al link su Internet). 

SCOPA

CorVEnetoSfigura la moglie con una padella e la scopa (CORRIERE DEL VENETO, 29 ottobre 2012)

Se i titoli sono sintetici, le locandine (i poster che promuovono i giornali nelle edicole) sono ancora peggio: lo spazio a disposizione per strillare le notizie è ancora più limitato, visti i caratteri cubitali che si utilizzano.
In questo caso, la frase scritta sulla locandina del Corriere del Veneto assume un senso diverso a seconda che l’ultima parola sia letta come un sostantivo o come un verbo… E così una notizia drammatica si trasforma in una farsa. 

FIGA

figa_conversano2 Conversano: tre morti per una figa di gas (LA VOCE, 8 giugno 2012)

Cos’è successo nella redazione della Voce di Romagna quel giorno? Nessuno si è accorto dello svarione, e così la notizia della tragica esplosione di una palazzina a Conversano (Bari) è diventata una gaffe clamorosa. Su un titolo a 5 colonne.

POMPA

MessaggeroBenza2Caccia alla pompa low cost (IL MESSAGGERO, 4 gennaio 2012)

L’aumento dei prezzi delle benzina, insieme all’apertura dei saldi, lo shopping natalizio e il grande esodo estivo, sono i grandi tormentoni dei giornali quando le notizie vere scarseggiano. Qui il titolista, per brevità, ha condensato il concetto che i marchigiani vanno in Abruzzo a fare rifornimento di benzina, perché lì costa meno. Meno male che non ha sbagliato a scrivere “La grande fuga” nell’occhiello. La pagina qui (a pag. 16). 

BOCCHINO

Cattura2Bocchino amaro per la Carfagna (AFFARITALIANI.IT, 28 marzo 2011)

Difficile credere alla tesi dell’incidente: questo titolo è volutamente malizioso. Parlare di una storia di corna fra l’ex soubrette Mara Carfagna e il politico Italo Bocchino (sposato con un’altra donna) è stata una tentazione irresistibile per il titolista. Se qualcuno l’avesse denunciato, sarebbero anche cavoli amari. Qui la fonte. 

UCCELLO

ptdc0147Il Cavaliere salva il suo uccello preferito (IL GIORNALE, 7 gennaio 2011)

Cosa può accadere quando un quotidiano che strizza l’occhio al linguaggio popolare affida un articolo a Vittorio Sgarbi? Il mix è esplosivo, e il risultato è evidente.  L’articolo, volutamente malizioso, parla davvero di volatili: 80 colibrì che stavano per essere sfrattati dal Parco di Miramare a Trieste. Berlusconi si è preso a cuore il loro destino, perché nella sua villa di Antigua cantano dall’alba al tramonto.
Per raccontare la notizia, Sgarbi non si è lasciato sfuggire l’occasione per fare una battuta a doppio senso, come recita l’incipit dell’articolo (che nella versione Web, però, ha un titolo più castigato): “Volevo parlare dell’uccello di Berlusconi. Non vorrei che qualcuno equivocasse alla luce delle vicende che hanno privilegiato dell’uccello l’aspetto metaforico ma, non avendo di quello nessuna nozione se non intuitiva, voglio proprio riferirmi a quello che, con mia sorpresa, si è rivelato l’uccello preferito del presidente del Consiglio”. 

KAKA'

liberofranceschinikaka Povero Franceschini – Non gli resta che Kakà (LIBERO, 5 giugno 2009)

L’articolo afferma che il Pd, per guadagnare voti, spera nella protesta dei tifosi contro Berlusconi per la vendita del campione milanista, Ricardo Izecson dos Santos Leite, detto Kakà: un soprannome che, accostato al nome di Dario Franeschini, all’epoca segretario del Pd, è stato una tentazione irresistibile per i titolisti di Libero. Che così, senza troppi giri di parole, l’hanno mandato a Kakà. 

 

FINOCCHIO

Ortolano violentato da un “finocchio” (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO, 23 marzo 2007)

Il titolo è impreciso: in realtà, non di violenza carnale si tratta, bensì di molestia o, al massimo, di tentata violenza. Ma questo ha poca influenza sull’infelice gioco di parole scelto dal titolista di questo articolo: un omosessuale che tenta di abusare il titolare di un negozio di ortofrutta. Insomma, un “finocchio” che violenta un ortolano. Nemmeno il “Vernacoliere” sarebbe arrivato a tanto.

 

CAZZONE

Pozzi Qui manca la dida perché quel cazzone di Pozzi non mi ha ancora mandato la copia della foto (IL GIORNO, 23 dicembre 1997)

Questo scivolone l’ho visto da vicino: è nato nella redazione del Giorno dove all’epoca lavoravo. Il lavoro in una redazione è fatto di momenti frenetici e di tempi morti: questi ultimi, spesso, devastanti. Basti dire che il capolavoro di Dino Buzzati, “Il deserto dei tartari“, è nato durante la monotona routine dei turni di notte al Corriere della sera… In uno di questi momenti, una pagina dedicata ai presepi (Natale era vicino) era quasi terminata: c’erano tutti i testi, ma il fotoreporter di turno, Pozzi, non aveva ancora inviato la foto del presepio vivente di Agliate. Così una redattrice, in un momento di noia e di goliardia, aveva inserito quel finto testo nella didascalia (cliccare sull’immagine per ingrandirla). Solo che quando la foto è arrivata, a tarda ora, la collega si è dimenticata di scrivere la didascalia vera. Risultato: la frase dissacrante è uscita in tutte le edicole della Lombardia. Il caso fece scalpore: la giornalista fu sospesa alcuni giorni dal servizio, che finì alla berlina anche su “Striscia la Notizia”. Senza contare la comprensibile incazzatura di Pozzi, finito suo malgrado alla berlina.  

BOCCHINI

AbolizioneBocchini: l’abolizione sarebbe un disastro (CORRIERE DELLA SERA, 14 giugno 1997)

Il “disastro” di cui parla l’articolo sarebbe l’abolizione del ministero dell’Agricoltura: ma il cognome di Augusto Bocchini, capo di Confagricoltura, dà alla frase tutt’altro senso…

POMPINI

pompini-a-raffica-Il LavoroGE2Pompini a raffica. Sammargheritese kappao (IL LAVORO, Genova, maggio 1990)

Il titolo è passato alla storia, sconfinando nel mito. Ma è vero: si riferisce a una goleada del Fiorenzuola che sconfisse la Sammargheritese 3 a 0, con una doppietta di Stefano Pompini, formidabile bomber anni ’90. “Egoista, devastante, opportunista, un rapace del gol quasi infallibile”, lo ricorda un sito dedicato al Fiorenzuola. Tanto da entusiasmare il titolista del giornale, che preso dal tifo sportivo ha confezionato una perla da antologia.  

 

 

Grazie all’amico e collega Marco Basileo per alcune delle segnalazioni.

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