La mappa degli insulti geografici (montaggio foto Shutterstock). Clic per ingrandire
Lesbica. Mongolo. Portoghese. Questi termini – nati come appellativi geografici – sono usati come insulti. E non sono gli unici: l’italiano è ricco di offese a sfondo geografico, che additano come cattivi esempi gli abitanti di altre nazioni. Un fenomeno presente anche in molte altre lingue. Perché accade questo? Da dove arriva tanta acredine verso alcuni stranieri? E quali sono questi Paesi “canaglia” (linguisticamente parlando)?
Dato che si avvicinano le elezioni europee, mi è sembrato l’argomento giusto da approfondire. Ho trovato un totale di 39 termini insultanti: non sono tutti recenti, anzi. La maggioranza ha una storia secolare, che si è sedimentata nella nostra lingua al punto che non ci rendiamo conto che questi termini nascono da una mentalità stereotipata se non razzista. E non tanto con i Paesi lontani, ma con quelli più vicini.
Qui sopra potete vedere la mappa con la lista degli spregiativi geografici che ho trovato: più sotto ne spiegherò l’origine e il significato. Da questa cartina emerge un dato interessante: su 39 appellativi, il 37,2% colpisce località europee, il 31,4% località medio-orientali, il 14,3% località asiatiche, l’11,4% Paesi africani e il 5,7% l’America. Se la lingua batte dove il dente duole, allora sono soprattutto i nostri vicini a farci più paura.
“Cose turche” significa cose incredibili e clamorose.
L’idea di parlare di questo tema è nata leggendo un libro pubblicato da poco: “Bulgaro. Storia di una parola malfamata” (Il Mulino) scritto da un linguista di Genova, Enrico Testa.
La Bulgaria, infatti, insieme alla Turchia e all‘est europeo in generale, è il bersaglio di diverse espressioni denigratorie, che ne fanno simbolo di “tristezza e grigiore, o di uso smodato del potere e dell’inganno”:
• “Maggioranza (o vittoria) bulgara”: maggioranza schiacciante di consensi, espressi per paura del Potere e senza un libero dibattito. L’espressione risale al 1989, quando Bettino Craxi fu rieletto segretario del Psi con oltre il 92% dei voti. “Compagni, per quanto la percentuale bulgara mi imbarazzi un po’, vi sono molto grato”.
• “Chiave bulgara”: passepartout per ladri, capace di aprire qualunque serratura. L’espressione risale ai tempi della Guerra fredda, quando – si diceva – i servizi segreti bulgari fabbricarono una chiave universale per introdursi nelle ambasciate o nelle case dei nemici
• “Pasto bulgaro”: pranzo frugale e spiccio, tipico di un regime comunista spartano
• “Editto bulgaro”: cancellare una voce critica per decisione dall’alto: fu il soprannome con cui i giornali etichettarono nel 2002 la presa di posizione dell’allora premier Silvio Berlusconi contro Enzo Biagi, Santoro e Daniele Luttazzi, accusati di “uso criminoso” della tv pubblica e per questo allontanati da essa. Berlusconi pronunciò queste parole durante una visita a Sofia, in Bulgaria. Ma perché tanto disprezzo per i bulgari?
Vecchia prima pagina de “La Padania” con la vittoria “bulgara” di Bossi.
Nel suo libro, Testa racconta che i bulgari sono presenti in Italia fin dal VII secolo: all’invasione dei Longobardi (una popolazione germanica) parteciparono nutrite schiere di turchi, che si insediarono nell’attuale Emilia-Romagna (Ravenna, Bologna e Forlì) per poi spingersi verso sud. E il disprezzo verso i bulgari iniziò un paio di secoli dopo: quando, alla fine del 900, apparve nei Paesi balcanici un movimento eretico, i bogomili: era una setta manichea (credeva che Dio avesse due figli: uno cattivo, Satanael, e uno buono, Michael, il cui spirito penetrò nel corpo di Gesù). I bogomili predicavano la totale povertà, rifiutavano ogni autorità terrena e predicavano l’ascetismo totale, compresa l’astinenza dalla procreazione. Questa setta fu conosciuta in Occidente col nome di “bulgari”, perché era diffusa sia in Tracia che in Bulgaria. La Chiesa tacciò i bogomili di eresia, e molti pensatori li accusarono di sodomia, presumendo che “al rifiuto di procreare dovesse corrispondere un comportamento sessuale anomalo”, scrive Testa. E così, anche grazie al fatto che Dante, nell’Inferno, attribuì pene simili a sodomiti ed eretici, si venne a creare l’equazione: bulgaro = eretico = sodomita.
E dato che piove sempre sul bagnato, la denigrazione proseguì attribuendo loro tendenze zoofile (accoppiamenti con animali), usura, propensione all’inganno. L’appellativo “bulgaro” diventò un’offesa “vaga e imprecisa, applicata a chiunque fosse di costumi barbari e corrotti”. Tanto che l’espressione “buggerare”, nel senso di truffare (ma anche di sodomizzare), deriva proprio da bulgerus, “bulgaro”. Su questo disprezzo di matrice religiosa si è poi innestato, il secolo scorso, un disprezzo politico-economico: la Bulgaria era uno dei Paesi nell’orbita dell’Unione Sovietica, e in Italia era considerato uno dei più passivamente allineati.
Un bersaglio facile, visto che si tratta di una cultura lontana dalla nostra: un Paese povero, senza un passato glorioso e che si è mobilitato tardi per la propria indipendenza,
Da questo ingeneroso giudizio è nato l’uso di “bulgaro” come sinonimo di totalitarista e arretrato. Così come la regione dei Balcani, agli occhi occidentali, è stata dipinta da letterati, diplomatici, viaggiatori e religiosi “un mondo inquietante, popolato da figure sporche, rozze e ignoranti”.
Una copertina che ha fatto infuriare Emma Marrone, cui si attribuisce omosessualità.
Il caso dei bulgari, insomma, è un esempio efficace di come nascono gli insulti geografici: prendono una caratteristica (vera o inventata) di un popolo, e la estendono a tutti i suoi appartenenti. Sono, insomma, stereotipi: giudizi su un’intera categoria di persone. E, come tutte le generalizzazioni, sono sbagliate. Ma gli stereotipi sono anche molto comodi: permettono con una sola parola di dare un’identità a tante persone sconosciute.
Chi distrugge i beni pubblici è chiamato “vandalo”.
E rafforzano la coesione di un gruppo (gli italiani) additando un nemico esterno da combattere o condannare: loro sono diversi (e peggiori) di noi. Un atteggiamento infantile e miope: spesso, infatti, si insulta per cercare qualcun altro che paghi per le nostre colpe. Come dimostra il termine “portoghese”, cioè scroccone: i primi portoghesi non furono affatto gli abitanti del Portogallo, ma i romani (vedi tabella sotto)… Spesso e volentieri, infatti, ingiuriare gli abitanti di una nazione estera è un modo per attribuire ad altri dei difetti che in realtà abbiamo anche noi. Insomma, è il bue che dà del cornuto all’asino.
Alain Delon nei panni de “Lo zingaro” (1975).
Basta vedere quanto questi spregiativi siano diffusi anche in altre lingue: nei secoli scorsi, prima dell’avvento degli antibiotici, la sifilide era un incubo. E ogni Paese attribuiva il ruolo di untori agli altri: in Italia la malattia era nota come “mal francese” o “morbo gallico”, perché si riteneva fosse diffusa dai francesi. I francesi, a loro volta, la chiamavano “mal florentin”, “mal napolitain” o “mal d’Espagne”. I portoghesi lo chiamavano “mal de Castilla” e i tedeschi “spanische Krankeit”.
E l’abitudine di denigrare gli stranieri è diffusa in tutte le lingue: per dare dell’idiota o del pazzo a qualcuno, i russi dicono “tarskiy reyenok”, figlio di un tartaro; gli svedesi “rysk” (russo); i turchi dicono “arap akli” (“testa araba”), gli svedesi “finnhuvud” (testa finlandese), gli spagnoli “hacerse el sueco” (fare lo svedese). Dunque, a ogni latitudine, per sentirsi superiori basta infangare gli stranieri.
Nella tabella qui sotto le spiegazioni del loro significato e la loro origine storica (a cui si aggiungono bulgaro e buggerare, che ho appena raccontato). Nella tabella successiva ho inserito gli spregiativi che colpiscono gruppi etnici definiti.
termine insultante | significato o connotazione (e origine dello spregiativo) |
EUROPA |
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albanese | immigrato povero |
baggiano | sciocco, grullo [da baggiana, varietà di fava a semi molto grossi (da baiāna(m) ‘fava proveniente dalla città di Baia, in Campania, secolo XV): in senso fallico, ha senso spregiativo (equivalente a cazzone)] |
balcanico
balcanizzare |
situazione o zona caratterizzata da estrema instabilità e precarietà, e talora anche da crudeltà e violenza.
Ridurre un paese a una condizione di disordine cronico o di frantumazione politica [ Il significato deriva dalle guerre jugoslave che, nel corso degli anni Novanta del Ventesimo secolo hanno frammentato il quadro politico dell’Europa sud-orientale. Ma la definizione ha un’origine più lontana nel tempo. Risale infatti ai decenni a cavallo tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, al periodo che vide le cancellerie europee preoccupate dalla cosiddetta “Questione orientale”. All’epoca la penisola balcanica era in gran parte sotto il controllo di un Impero Ottomano ed era attraversata dai moti insurrezionali dei popoli ad esso assoggettati. Alle tensioni interne si sovrapponevano inoltre gli interessi e le influenze dell’Impero asburgico, dell’Impero russo e delle altre Grandi potenze europee. L’instabilità e la frammentarietà del quadro venne definitivamente sancita dalle guerre balcaniche del 1912 e del 1913. Nell’arco di breve tempo il termine “balcanizzazione” cominciò ad essere utilizzato nel linguaggio politico in relazione ad altri contesti geografici, per indicare una situazione di disordine, violenza e frammentazione ]. |
beota | idiota, ignorante
[ Abitante della Beozia, regione storica della Grecia centrale. Gli ateniesi li disprezzavano considerandoli ottusi e ignoranti ] |
cariatide | persona immobile e silenziosa; persona vecchia e brutta; persona dalle idee arretrate politico di lungo corso incollato alla poltrona [donna di Caria’, perché a sostenere gli architravi vennero raffigurate le donne di Caria (città greca che si era alleata ai Persiani) fatte prigioniere dagli Ateniesi] |
ciarlatano | venditore di fumo, imbonitore, imbroglione da fiera [dai cerretani, abitanti di Cerreto di Spoleto, si dedicavano alla questua per gli ospedali, per cui imbonivano tutti con le loro ciarle, termine con cui ciarlatano è pure imparentato] |
gringo | spregiativo che indica gli stranieri bianchi in America [ da “griego”, greco ] |
guascone | millantatore, gradasso, spaccone e spericolato
[ Abitante della Guascogna, antica provincia storica della Francia sud-occidentale: nella tradizione popolare gli abitanti avevano spirito spavaldo e avventuroso ]. |
lesbica | donna omosessuale (termine spesso usato con disprezzo)
[ Il termine deriva da Lesbo, isola greca. Qui, infatti, nel VII secolo a. C. visse la poetessa Saffo che nei suoi versi esaltò la bellezza della femminilità e dell’eros tra donne. In realtà non è detto che Saffo fosse omosessuale in senso moderno: Saffo era a capo di un tiaso, una comunità religioso-culturale che aveva lo scopo di istruire le fanciulle e avviarle al matrimonio. In questi contesti, si riteneva che i rapporti omosessuali fossero un’iniziazione, una fase propedeutica al matrimonio. In origine il termine fu usato in senso dispregiativo, ma in seguito le lesbiche se ne sono riappropriate in termini di orgoglio. ]
|
portoghese | scroccone
[ Nel 1700 a Roma, l’ambasciatore del Portogallo presso lo Stato Pontificio invitò i portoghesi residenti a Roma ad assistere gratis a uno spettacolo al Teatro Argentina: per entrare gratis bastava dire di essere portoghesi, da cui il detto “fare il portoghese” ]. |
sbolognare | liberarsi di oggetti inutil o senza valore,o di incombenze o persone fastidiose [ da Bologna, che nel Medioevo era centro di smercio di oggetti in similoro] |
scozzese | tirchio, avaro
[ Gli scozzesi erano calvinisti, quindi con una mentalità votata alla disciplina, al sacrificio e alla parsimonia: doti disprezzate dagli inglesi quando nel 1707 la Scozia si unì all’Inghilterra]. |
spagnola | pratica sessuale che consiste nel masturbare il pene con il seno.
[Ho spiegato l’origine di questo termine in questo articolo]. |
MEDIO-ORIENTE |
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arabo | linguaggio incomprensibile: “parlo arabo?” |
baldracca (da Baghdad) | prostituta
[ il termine è un’alterazione di Baghdad, Baldacca: nel centro di Firenze, ai tempi del Medioevo, c’era l’“Osteria della Baldracca”, così chiamata perché in zona abitavano persone di diverse lingue e provenienze, e si esercitava la prostituzione, tanto da far pensare all’antica Babilonia]. |
bizantino | Cavilloso, pedantesco
[ Durante l’impero bizantino, spesso i teologi greci si imbarcavano in discussioni teologico-metafisiche interminabili e sottili]. |
levantino | furbo, astuto, particolarmente abile negli affari; privo di scrupoli, infido, sleale [da Levante, oriente; spregiativo dato dai mercanti veneziani e genovesi ai rivali orientali ] |
sodomita (da Sodoma)
sodomizzare |
omosessuale
praticare il coito anale [ Il nome deriva dal nome dell’antica città di Sodoma, sulle rive del Mar Morto in Israele. Secondo la Bibbia – capitoli 8 e 19 della Genesi – Sodoma fu distrutta da Dio a seguito delle azioni riprovevoli commesse dai suoi abitanti, che tentarono di stuprare due angeli. La storia racconta che due angeli ( “messaggeri”) furono invitati a passare la notte presso la famiglia di Lot a Sodoma: gli abitanti della città, appena seppero dell’arrivo degli stranieri, circondarono l’abitazione chiedendo al padrone di casa di farli uscire immediatamente in modo da poterli conoscere (forse per abusare di loro). Lot si oppose, in nome della sacralità dell’ospite. E offrì al posto dei due messaggeri divini le sue figlie ancora vergini: ma quegli uomini rifiutarono l’offerta e minacciarono lo stesso Lot. Allora i due angeli accecarono con un bagliore gli aggressori e intimarono a Lot e a tutto il suo clan di fuggire immediatamente, perché la “collera del Signore” si stava per abbattere sopra quella città così perversa che fu distrutta. L’episodio stigmatizza soprattutto la trasgressione dei doveri di ospitalità da parte degli abitanti di Sodoma; ma è passato alla storia come se Dio punisse Sodoma perché i suoi abitanti tentarono di abusare sessualmente degli angeli ]. |
troia | prostituta, donna di facili costumi [ I Latini chiamavano porcus troianus, con riferimento al cavallo di Troia, un maiale arrostito, e ripieno di altri animali, da servire nelle mense di personaggi importanti. Di qui il termine “troia” sarebbe passato a indicare la femmina del maiale in stato di gravidanza. Infine, con un altro passaggio semantico, il vocabolo ha acquisito il significato attuale, volgare e spregiativo, di donna dai facili costumi: una donna ingannevole, in apparenza per bene ma in realtà immorale ] |
turco | linguaggio incomprensibile (Parlo turco?)
Cose turche, cose da turchi: cose incredibili, inammissibili o empie. [ Retaggio degli antichi scontri con i turchi ai tempi delle Crociate e dell’impero bizantino, oltre che alle invasioni di pirati dal mare. Quando invadevano un territorio, infatti, i turchi seminavano morti, distruzione e violenze carnali: per questo facevano paura, come mostrano le espressioni “Mamma li turchi!” o “Sentirsi preso dai turchi“, cioè sotto assedio ] fumare come un turco: fumare in modo eccessivo [ Il fumo era diffuso in Turchia già dal VII secolo; nel XVII secolo il Pascià Murad IV lo proibì; quando morì il divieto cadde e i turchi ripresero a fumare più di prima ], cesso alla turca: vaso piatto di maiolica, al livello del pavimento, munito di due poggiapiedi (diffuso in Turchia e in oriente) bestemmiare come un turco: bestemmiare molto [antico retaggio dei tempi delle Crociate, quando si consideravano i turchi, e gli islamici in generale, avvezzi a offendere la divinità cattolica]. |
ASIA |
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cinesata/cineseria | oggetto di poco valore |
mongolo | chi è affetto da sindrome di Down, con disabilità fisiche e ritardo mentale
[Nel 1866, il medico inglese John Langdon Down descrisse il ritardo mentale di chi è affetto da trisomia 21 come una forma di “degenerazione della razza bianca verso quella orientale mongola”, anche per la somiglianza di alcuni tratti dei Down con le popolazioni asiatiche]. |
AMERICHE |
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americanata | cosa o impresa eccentrica, sorprendente, esagerata, kitsch
[ Stereotipo sui modi teatrali degli statunitensi]. |
cannibale | mangiatore di carne umana
[dallo spagnolo caníbal (o caríbal), dal nome dei Caribi delle Piccole Antille, i cui abitanti dopo la scoperta dell’America acquistarono in Europa fama di antropofagi] |
indiano | fare l’indiano: l’atteggiamento di chi, per proprio comodo, finge di non sentire quello che gli viene detto, o di non capire, non sapere o non interessarsi a qualcosa
[ L’espressione risale ai tempi della colonizzazione americana e il riferimento è all’atteggiamento dei nativi d’America, dei Pellerossa. Nell’immaginario popolare, infatti, venivano percepiti come indifferenti, apatici, come se non capissero ciò che gli stava accadendo intorno]. |
AFRICA |
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marocchino
marocchinare |
immigrato africano povero / mercante ambulante stuprare [ Riferimento agli episodî di violenza compiuti dai soldati marocchini nei confronti delle popolazioni dell’Italia centrale e meridionale durante l’ultimo periodo della seconda guerra mondiale ]. |
Fra le offese geografiche rientrano anche quelle che più che un luogo, prendono di mira determinati popoli, per lo più nomadi. Alcuni arrivano dalla storia antica delle invasioni barbariche:
termine insultante | significato o connotazione (e origine dello spregiativo) |
MEDIO-ORIENTE | |
beduino | persona straniera ignorante e arretrata
[ Nomadi dediti all’allevamento transumante nelle regioni steppose del Nordafrica, della Penisola araba e della Siria]. |
ebreo, giudeo | strozzino, usuraio, avido di denaro, tirchio
[ Nel IV secolo agli ebrei, allora schiavi romani, fu vietato il possesso di terreni e spesso anche il lavoro nei settori mercantili e artigianali. Contemporaneamente la Chiesa vietò ai cristiani ogni mestiere che implicasse il rapporto col denaro, ritenendolo peccato. Agli ebrei non restò che fare i finanzieri, i banchieri, i prestatori di denaro, i cambiavalute. E presto furono accusati di sfruttare la povera gente: un pregiudizio poi alimentato dalle campagne antisemite]. |
filisteo | chi ha mentalità gretta, meschina, retriva, conformista [ da un’antica popolazione della Palestina, nemica del popolo ebraico ] |
mammalucco | persona sciocca e goffa
[ Appartenenti a milizie turche e circasse, originariamente formate da un corpo di schiavi convertiti all’islamismo, che, fra il sec. 13° e il 16°, acquistarono grande potere politico in Egitto, e furono poi sconfitte da Napoleone I ]. |
EUROPA | |
vandalo | ignorante e selvaggio distruttore
[Dalla popolazione germanica dei Vandali, che dal II secolo invasero con violenza il resto d’Europa]. |
zingaro | nomade povero e trasandato che vive di furti o di accattonaggio
[ I Rom, detti anche gitani o zingari, sono un popolo nomade originario dell’India. Nel Medioevo arrivarono in Europa, conservando le tradizioni di vita nomade in carri e accampamenti, e di attività non fisse come il commercio di cavalli, la lavorazione e riparazione di oggetti di rame, la musica ambulante, la chiromanzia e l’accattonaggio. Il loro essere nomadi, dediti alla lavorazione dei metalli – considerata vicina alla magia – e alla divinazione suscitarono diffidenza in tutta Europa, spesso sfociata in aperta intolleranza. Il nazismo arrivò a sterminarli, insieme agli ebrei. Il termine “zingaro” deriva dal greco Atsíganoi, nome di una tribù dell’Asia Minore]. |
ASIA | |
ostrogoto | barbaro, rozzo, incivile; lingua incomprensibile
[ Dall’antica popolazione germanica originaria della Russia meridionale, da dove partecipò, insieme agli Unni ai quali era sottomessa, agli assalti contro l’Impero romano: sottrattasi al dominio degli Unni, nel 489 si stabilì in Italia ]. |
unno | persona violenta e feroce, che uccide, devasta e saccheggia senza pietà; rozzo, incivile
[Dalla popolazione degli Unni, che dalla Siberia meridionale arrivò in Europa nel IV secolo portando devastazione ]. |
AFRICA | |
bagonghi | nanerottolo [ da Bagonghi, pseudonimo scelto per i nani da circo (XIX secolo): da “Ba Kango”, nome di una tribù pigmea dell’Africa occidentale ] |
baluba | persona straniera ignorante e arretrata
[ Popolo di etnia Bantu della Repubblica Democratica del Congo ]. |
crumiro | lavoratore che rifiuta di scioperare o accetta di lavorare al posto degli scioperanti [ dai Khumayr, tribù della Crumiria fra Algeria e Tunisia. Furono combattuti (e demonizzati) dai francesi ] |
gorilla | guardia del corpo, energumeno [ dal nome di una leggendaria tribù di donne pelose incontrate da Annone il Navigatore in Africa ] |
zulu | persona straniera ignorante e arretrata
[ da Zululand, gruppo etnico sudafricano ]. |
Sugli insulti a sfondo razzista-geografico potete leggere anche altri miei approfondimenti:
• gli insulti usati da settentrionali, meridionali e abitanti del centro Italia per designare i connazionali provenienti da altre regioni;
• l’etimologia di “terrone“, una volta per tutte
• gli spregiativi con cui gli italiani vengono chiamati all’estero
• come funzionano gli insulti etnici
A questo post è stato dedicato un articolo su “Il Giornale“.
The post Lesbica, mongolo, portoghese: quando un Paese diventa un insulto first appeared on Parolacce.]]>Massimo Boldi mentre sfancula (dal film “Tifosi”).
“Ti hanno mai mandato a quel paese? Sapessi quanta gente che ci sta…”. Così cantava Alberto Sordi, attore celebre – tra l’altro – per il gesto dell’ombrello fatto a un gruppo di operai nel film “I vitelloni” di Fellini: anche questo è un modo di mandare a quel paese…
In questo articolo parlo di queste espressioni, tanto usate quanto poco conosciute: pochi sanno, infatti, che hanno una storia millenaria, perché derivano da antichi riti magici, i malefici. Sono l’equivalente linguistico del malocchio. Ed è per questo che sono presenti in tutte le lingue: più sotto (nei riquadri azzurri) ne elenco 51, in 12 lingue e 5 dialetti. Questo lungo elenco mostra quanto l’uomo può essere crudele, creativo e anche divertente persino nei momenti di rabbia: quando si tratta di sfanculare, la fantasia umana non conosce limiti di immaginazione, a ogni latitudine.
Le maledizioni – questo il nome tecnico di questo genere di espressioni – come tutte le parolacce non sono semplici parole: sono azioni (atti linguistici come diceva il linguista John Austin), tanto che spesso le accompagniamo con gesti delle mani e delle braccia (come raccontavo qui, elencando i gestacci più usati in Italia). Ma quali azioni facciamo con queste parole?
Tipica maledizione veneta (la spiego nel riquadro delle situazioni imbarazzanti; da memegen.it).
Le maledizioni non si limitano a sfogare la rabbia, come le imprecazioni (porca vacca!). E non ledono l’autostima e l’immagine di una persona, come gli insulti (stronzo!).
Per capire come funzionano le maledizioni, facciamo un esempio: “va all’inferno!”. Dicendo questa frase, facciamo due azioni: cacciamo via una persona, e la mettiamo (a livello immaginario) in una situazione sgradevole o dolorosa (la morte e la dannazione eterna). Le maledizioni, infatti, sono l’esatto contrario degli auguri (buona Pasqua) o delle benedizioni (che tu possa essere felice): mentre con questi si immagina un futuro piacevole per un’altra persona, con le maledizioni si prefigura una cattiva sorte. Insomma, si augura al massimo livello “buona sfortuna”. Queste espressioni infatti sono un modo non solo per allontanare qualcuno, ma esprimono anche un desiderio di vendetta: “tu mi hai fatto soffrire? Vattene via, e prova anche tu qualcosa di brutto”. Anche solo a livello mentale, immaginando una situazione spiacevole.
La maledizione, dunque si basa su una mentalità magica, per la quale la parola e l’immaginazione hanno il potere di influenzare la realtà. Queste espressioni, infatti, si basano sulla fede che l’augurio (negativo) indirizzato a qualcuno si realizzi davvero. Dunque, parlare equivale a fare un sortilegio, un incantesimo, un malocchio: è una forza ostile che si può indirizzare a qualcuno per sopraffarlo.
In questo esercizio di immaginazione, ci sono infinite varianti. Nei riquadri qui sotto ho riunito 51 maledizioni, non solo in italiano ma anche in diversi dialetti (romanesco, veneto, napoletano, milanese, siciliano) e in varie lingue del mondo (inglese, francese, portoghese, arabo, cinese, norvegese, olandese, russo…) e li ho aggregati per tipo: si va dalle maledizioni più “pulp” e crudeli (persino dopo la morte e contro i defunti) a quelle bonarie. Molti di questi modi di dire evocano immagini terribili, altre prospettano situazioni assurde: è un viaggio nelle fantasie più creative e divertenti. Si augurano non solo morte, malattie e dolori fisici (una specie di contrappasso dantesco), ma anche di restare impegnati in attività senza senso: raddrizzare le banane, mungere tori, pettinare le oche…
Insomma, leggendo queste espressioni potete arricchire la vostra tavolozza espressiva a seconda del gusto e della situazione. Ma ne esistono molte altre ancora: alcune le trovate nel mio libro, altre, se volete, potete segnalarle nei commenti a questo post.
[ clicca sui + per aprire i riquadri ]
Come avrete notato, c’è una sorprendente corrispondenza fra i modi di dire di lingue anche lontane. Perché, come dicevo all’inizio, le maledizioni hanno una lunghissima storia. Un tempo, infatti, le maledizioni erano formule che si inserivano in un rito preciso. Gli antichi Greci (come anche gli ebrei, gli egizi e tutte le culture antiche) prendevano un’unghia o un capello del nemico, pronunciavano su di esso una formula di maledizione (“possa tu soffrire le pene più dolorose…”) e poi lo bruciavano o lo gettavano in un pozzo o in un fiume, con una tavoletta su cui era incisa la maledizione. Nella formula erano citati, con un crescendo meticoloso, tutti gli organi del nemico fino alla sua anima.
Il calciatore brasiliano Romario sembra mandare qualcuno a quel paese.
Lo storico inglese William Sherwood Fox spiega questo rito con una metafora postale: la tavoletta su cui era incisa la maledizione era la lettera; il pozzo, la buca per lettere; gli spiriti dei trapassati erano i postini; gli dèi degli inferi i destinatari; la formula di accompagnamento era il francobollo di posta prioritaria.
Centinaia di queste tavolette sono state ritrovate dagli archeologi: come ha scritto Sigmund Freud, “è una bella fortuna che tutti questi desideri non posseggano l’efficacia che gli uomini preistorici attribuivano loro, giacché altrimenti sotto il fuoco incrociato delle maledizioni reciproche l’intera umanità sarebbe già da gran tempo andata distrutta».
Un esempio – molto divertente – di maledizione all’antica è questo numero di cabaret di Antonio Albanese, qui nei panni del siciliano Alex Drastico, un tipo molto incazzoso. Ecco la sequela di disgrazie che Drastico augura al ladro che gli ha rubato il motorino (dal minuto 1:50): “Che si spenga in una notte tutta buia, mentre incrocia un grosso tir guidato da un camionista ubriaco, morto di sonno e per di più inglese, e che per questo tiene la sinistra….”
Le maledizioni, dunque, appartengono al regno dell’immaginazione: sono profezie rivolte al futuro, e si basano sull’effetto nocebo (il contrario del placebo): costringono il destinatario a fare un pensiero sgradevole, spingendolo ad avere aspettative negative sul proprio destino. E a volte ci si suggestiona al punto da fare davvero andar male le cose.
La nostra lingua (e molte altre, come abbiamo visto) sono piene di queste espressioni, che a volte non sono immediatamente riconoscibii: l’espressione “accidenti” è la contrazione di “che ti venga un accidenti”, “mannaggia” è la contrazione di “mal n’aggia”, cioè abbia male.
Mandare qualcuno a quel paese è come fargli un rito vudu (foto Shutterstock).
Del resto, nonostante ci professiamo razionali, viviamo ancora di superstizioni, anche in senso positivo.
per esempio, dire “buon mattino” significa indurre un’aspettativa positiva, soprattutto all’inizio della giornata, dato che fin dai tempi antichi si credeva che le prime ore del giorno fossero determinanti per il resto della giornata. E lo stesso valore hanno anche le espressioni “in bocca al lupo”, “buona fortuna“, “in culo alla balena“, etc.
La nostra letteratura è piena di maledizioni: basti dire che nella Bibbia (Genesi, 3:14-19) è Dio stesso a maledire il serpente che tentò Adamo ed Eva (“Poiché hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame, sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita…”).
Volete approfondire? Trovate molti altri esempi e citazioni letterarie nel mio libro.