Cappella | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Tue, 25 Jun 2024 13:50:42 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png Cappella | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Pisello, patata, marroni e meloni: il lato vegano del sesso https://www.parolacce.org/2016/10/16/metafore-vegetali-erotismo/ https://www.parolacce.org/2016/10/16/metafore-vegetali-erotismo/#respond Sat, 15 Oct 2016 22:10:00 +0000 https://www.parolacce.org/?p=10995 Pisello, patata, fava, marroni, pere, cocomeri, meloni… Non è un innocente elenco della spesa dall’ortolano: è la maliziosa lista delle metafore vegetali sul sesso. In italiano sono oltre 100 i termini (103 per l’esattezza) che usano frutta e verdura per… Continue Reading

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vegetaliPisello, patata, fava, marroni, pere, cocomeri, meloni… Non è un innocente elenco della spesa dall’ortolano: è la maliziosa lista delle metafore vegetali sul sesso.
In italiano sono oltre 100 i termini (103 per l’esattezza) che usano frutta e verdura per alludere ai genitali maschili e femminili, al seno o ai gluteiUna schiera notevole, anche se rappresenta una piccola minoranza di tutte le metafore sul sesso: le parolacce vegane sono solo il 3% del totale (come raccontavo qui). Per i nomi del sesso, infatti, le metafore più numerose sono quelle ispirate agli oggetti: mazza, manico, piffero, chitarra, scodella, patacca etc.
Tuttavia i vegetali non sono una minoranza silenziosa. Molte di queste immagini, infatti, sono fra i nomi più usati per riferirsi al sesso: pisello, fava e cappella per il pene; marroni per i testicoli; pere e meloni per il seno; patata e fica (per quanto tabù) per la vulva. E’ singolare che i piaceri della carne siano espressi da immagini vegane
Come nell’immagine qui sopra, usata per la campagna pubblicitaria  della “Guide Restos Voir 2014”, una guida gastronomica canadese.

Da Caravaggio agli emoji

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Maria Teresa Ruta nella pubblicità maliziosa delle patate.

L’argomento merita di essere approfondito anche per altre ragioni. I vegetali, pur essendo “nature morte”, hanno avuto un importante ruolo simbolico nella letteratura e nell’arte perché sono carichi di significati nel nostro immaginario: persino un genio come Caravaggio ha nascosto messaggi erotici sotto le spoglie di zucche, fichi, melograni e pesche, come racconto più sotto.
E questo avviene non solo in Italia (che è stata antesignana in questo campo), ma in quasi tutte le culture.
E oggi i vegetali sexy tornano in auge negli emoji, dove pesca e melanzana svolgono i ruoli di sesso femminile e maschile nelle chat e nei social network (Whatsapp, Twitter, Facebook, etc). Anche su questo tornerò più avanti.

Per raccontare la loro lunga storia, conviene innanzitutto partire dall’elenco completo di queste metafore, sia in italiano (la mia fonte è il “Dizionario storico del lessico erotico” di Valter Boggione e Giovanni Casalegno) che in altre lingue (se me ne sono sfuggite, vi chiedo aiuto: potete segnalarle nei commenti). Ho escluso da questi elenchi i nomi di alberi, piante e fiori, perché pur appartenendo al regno vegetale non sono in genere commestibili.
Per ogni zona erogena ho inserito un link un articolo dedicato, per chi vuole approfondire.

Pene (58)

italiano altre lingue
agresto, baccello, banana, brugnolo, cappella, cappero, cardo, cardone, carciofo, carota, cece, cetriolo, cicerchia, civaia, cucuzzola, ciliegia, cipolla, corniola,fagiolo, fava, favagello, fungo, fico, ghianda, glande, grano, grappolo, lupino, macerone, mandorla, martignone, melone, oliva, nespola, pannocchia, pastinaca, pesca, pigna, pisello, porro, pinocchio, popone, picio, pinca, pinco, radicchio, radice, ramolaccio, rapano, ravano, rapa, ravanello, scaffo, sorbo, tartufo, torsolo, tubero, veccia Portoghese: banana, mandioca  (manioca), nabo (rapa)

Testicoli (10)

italiano altre lingue
fagioli, ghiande, granelli, granelli, limoni, mandorle, marroni, prugne, pannocchie, verones (castagne cotte), zucche Inglese: cherries (ciliegie), grapes (uva), kiwi, nuts (nocciole)

Vulva (13)

italiano altre lingue
baccello, castagna, fica, fragola, frutto, mandorla, noce, oliva, pomo, prugna, primizia, riccio, zucca Francese: abricot (albicocca) prune (prugna), figue (fico)

Per il clitoride: cerise (ciliegia), framboise (fragola)
Portoghese: maçã (mela)

Seno (10)

italiano altre lingue
cocomero, fragola, frutto,mele, meloni, meloncini, more, pere, pomi, rapuccio  –

Sedere (12)

italiano altre lingue
anguria, cocomero, finocchio, grisomele, mela, melone, melangola, melarancio, meleto, melone, pesca, pomo  –

Letteratura e modi di dire

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Campagna svedese per promuovere il consumo quotidiano di vegetali.

Molte di queste metafore, dicevo, hanno avuto una notevole fortuna non solo nella lingua parlata ma anche in letteratura. In particolare 4 frutti:

1) il fico: è simbolo di abbondanza, e di fecondità perché contiene un latteOltre ad aver ispirato il termine fica, ha dato origine a un gestaccio “fare le fiche”: mimare l’atto sessuale infilando il pollice (fallo) fra indice e medio (la fica). Un gesto di disprezzo e di sopraffazione.

2) le pesche: per molto tempo, soprattutto fra 1500 e 1600, sono state una metafora molto usata per alludere al sedere. E proprio in questa prospettiva va interpretata un’ode satirica dello scrittore toscano, Francesco Berni, che nel 1521 scrisse “In lode delle pesche”, dove la pesca è metafora dei glutei. “O frutto sopra gli altri benedetto, buono inanzi, nel mezzo e dietro pasto; ma inanzi buono e di dietro perfetto!”. Avete capito bene: Berni allude proprio alla sodomia attiva e passiva, tanto che scrive pure: “io ho sempre avuto fantasia (…) che sopra gli altri avventurato [fortunato] sia, colui che può le pèsche dare [farsi sodomizzare] e tòrre [sodomizzare].
E Berni non manca di sottolineare quanto i preti dell’epoca fossero ghiotti di… quel frutto: Le pesche eran già cibo da prelati, ma, perché ad ogniun piace i buon bocconi, voglion oggi le pesche insino a i frati,  che fanno l’astinenzie e l’orazioni;

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Il doppio senso dei meloni nella campagna del canale Fx.

3) la mela: è simbolo di frutto desiderato, di premio, e anche del peccato. Anche se, bisogna ricordarlo, l’episodio biblico di Adamo ed Eva nella Bibbia non parla di mela, bensì genericamente di “frutto”; il melo è stato inserito nei commenti sacri secoli dopo, per la sua assonanza col male (malum).

4) il melograno: avendo molti semi è simbolo di fecondità, di discendenza numerosa; e ha un succo ricco e gustoso.

In generale, infatti, frutta e verdura hanno un’intima attinenza col sesso innanzitutto per la loro forma, che in molti casi ricorda quella degli organi sessuali. In realtà è una pareidolia, ovvero una sorta di illusione ottica: siamo noi a vedere forme sessuali in oggetti che di sessuale non hanno nulla. La malizia sta nell’occhio di chi guarda.
Pisello, fica, cetriolo, banana, patata evocano proprio le fattezze anatomiche dei genitali. Tanto che un proverbio non troppo allusivo dice: “Gira e rigira, il cetriolo va in culo all’ortolano” (chi vuol fare del bene finisce per essere danneggiato).

Simboli universali

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La pubblicità sexy del ketchup piccante Heinz.

Ed è per questo che i vegetali sono simboli universali di erotismo: non hanno bisogno di essere codificati (tradotti) in altre lingue, perché evocano direttamente il sesso, sotto le innocenti spoglie di vegetali. Ma non è solo questo il loro legame con l’erotismo: frutta e verdura sono simbolo di abbondanza, di fecondità, e anche simbolo di progenitura perché contengono i semi.
In più sono cibi, e il cibo è intimamente legato al sesso e all’oralità (il piacere di succhiare)… tanto che scopare in spagnolo si dice anche comer e in portoghese papar. Non a caso, diversi cibi hanno nomi ispirati al sesso, come raccontavo in questo post. In più, frutta e verdura erano i cibi dei poveri (nell’antichità la carne era lo status symbol di ricchezza) e anche questo spiega la loro diffusione nel linguaggio popolare.

NELL’ARTE

Con tutta questa ricchezza, era inevitabile che i vegetali entrassero nell’arte: nelle immagini, così come nel discorso parlato, possono contrabbandare temi scabrosi sotto le innocenti fattezze della natura. Prima ancora che Giuseppe Arcimboldo facesse le “teste composte”, ovvero i ritratti umani ottenuti combinando cibi, nel 1517 Giovanni Da Udine, aveva inserito – in una cornice degli affreschi di Raffaello su Cupido e Psiche – una zucca fallica, con due melanzane come testicoli, che penetra un fico (v. gallery qui sotto).
Un gioco che nel 1585
Niccolò Frangipane continuò in modo ben più diretto nella “Allegoria dell’autunno”: qui un satiro infila il dito della mano sinistra in un melone, mentre con la destra stringe una fallica salsiccia vicino ad alcune ciliegie. In pratica, il satiro rivela allo spettatore che cosa sta sognando il giovanetto al suo fianco. (v. gallery qui sotto).
Il terzo esempio è un quadro di Caravaggio (1601): “Natura morta con frutta”. Fichi, zucche e melograni aperti sono un’allusione a una femminilità abbondante e disponibile, su cui campeggia una zucca che sembra un pene eretto. E non mancano le pesche, che alludono invece ai glutei (v. gallery qui sotto).
Insomma, la natura morta a sfondo erotico è un’invenzione del Rinascimento italiano, come ha scritto in un interessante saggio lo  storico dell’arte statunitense John Varriano.

vaginaNon stupisce, con questi precedenti, che anche la pubblicità abbia usato questi stratagemmi per alludere al sesso in diverse campagne pubblicitarie, come potete vedere nelle foto di questo articolo.
Ma oggi c’è un nuovo modo di usare i vegetali per alludere al sesso: la “computer mediated communication”, ovvero lo stile di comunicazione che usiamo nell’informatica. In parole povere, gli emoji, le icone che usiamo sulle chat e i social network (ne ho parlato anche qui).
Quando sono state introdotte nel 2010, anche se c’era l’icona della banana, ha preso piede come simbolo sexy la melanzana. Perché? Perché negli Usa, Paese puritano, era un’icona ancora neutra, che poteva contrabbandare intenzioni maliziose senza destare sospetti, insieme alla pesca (per alludere alla vulva o al sedere: vedi immagine). Insomma, siamo ancora alla frutta…

Dedico questo post a Dario Fo, il primo giullare-Nobel ad aver pubblicato un libro sulle parolacce.

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Le città più imbarazzanti d’Italia https://www.parolacce.org/2015/08/10/mappa-paesi-volgari/ https://www.parolacce.org/2015/08/10/mappa-paesi-volgari/#comments Mon, 10 Aug 2015 10:17:18 +0000 https://www.parolacce.org/?p=8063 Che bei viaggi si fanno d’estate! Sono appena andato a Chiappa (Imola): un paese favoloso, gemellato con Culo (Francia). Lungo il tragitto ho fatto una “sosta tecnica” a Piscia (Francia), e poi una deviazione per ammirare le bellezze di Gnocca (Rovigo). Qui ho… Continue Reading

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cartelloMix

Un collage con alcuni dei luoghi più volgari d’Italia.

Che bei viaggi si fanno d’estate! Sono appena andato a Chiappa (Imola): un paese favoloso, gemellato con Culo (Francia). Lungo il tragitto ho fatto una “sosta tecnica” a Piscia (Francia), e poi una deviazione per ammirare le bellezze di Gnocca (Rovigo). Qui ho incontrato una ragazza, ma presto ho scoperto che era di Troia (Foggia): lei mi ha mandato a Cagar (Croazia), ma ho sbagliato strada e sono finito a Bastardo (Perugia). Sempre meglio che andare a Merda (India) o a Puttan (Norvegia)…
La storia è inventata, ma i paesi con un nome volgare esistono davvero. E se li si mette tutti in fila, la geografia sembra diventare una canzone di Elio e le storie tese. Del resto, anche i luoghi modellano la nostra identità: molti cognomi sono derivati da nomi di località (Milanesi, Siciliano, Romani…) e diversi insulti fanno leva proprio sulla provenienza geografica (terrone/polentone). Figuriamoci allora cosa accade nella nostra mente se conosciamo un uomo che abita a Sega o una donna di Ficaccia…
Sul Web, però, circolano diversi scherzi e voli di fantasia (come le località di Vergate sul Membro o Sucate Sotto, che non esistono): così ho fatto una verifica e, scartando questi casi, ho trovato 90 paesi con un nome imbarazzante, non solo in Italia ma sparsi in tutto il mondo, dal Messico al Gabon, dall’India alla Norvegia.
Così li ho riuniti tutti per la prima volta in una mappa di Google corredata di segnaposti e spiegazioni: la trovate in fondo a questa pagina.

[ fai clic sul + per espandere la finestra qui sotto ]

CAZZONE, FUCKING...E ALTRE STORIE
Ma com’è possibile che questi paesi abbiano nomi tanto imbarazzanti?  Per rispondere, bisogna conoscere qualche rudimento di toponomastica, la scienza che studia l’origine dei nomi geografici. Che hanno storie simili a quelle dei cognomi volgari, che raccontavo in questo articolo.
Di solito, infatti, i nomi di città possono derivare da:
1) nomi di persona (il proprietario di un’area, oppure eroi celebri): Mariano, per esempio, designava un’area che apparteneva a Marius; il nome Alessandria fu scelto in onore di papa Alessandro III.
2) nomi di divinità o santi: San Vito, Sanremo.
3) descrizioni di luogo: Milano deriva da Mediolanum, in mezzo alla pianura; Pescara fu così chiamata perché era una zona pescosa.

City-of-Fucking-Austria

Il cartello di Fucking (Austria).

Proprio come i cognomi, anche i nomi di luogo sono soggetti a storpiature o errate traduzioni/trascrizioni. E, soprattutto, errate etimologie: Ficarazzi (PA) non ha un’origine sessuale, ma si riferisce a una piantagione di fichi. E la località di Troia (FO) non si riferisce a una donna di facili costumi, ma è un omaggio alla località dell’Asia Minore che ispirò l’Iliade di Omero. Insomma, probabilmente nessuno dei nomi (sia italiani che esteri) che leggerete nelle prossime righe aveva in origine un significato volgare: sono semplici – ma divertenti – omofonie (parole con lo stesso suono delle parolacce).
Non è un fenomeno solo italiano: uno dei cartelli stradali più rubati al mondo dai goliardi è quello del paesello di Fucking (Austria), che in inglese significa “fottendo”. E fra gli inglesi è popolare la località di Middlefart (Danimarca) che tradotta in italiano sarebbe “scureggia di mezzo”, Crapstone (pietra di cacca, Regno Unito), Dildo (vibratore, Canada) o la notevole Bird-in-hand (uccello in mano, Usa).

Inevitabile che le città con nomi tanto scomodi abbiano causato situazioni imbarazzanti, come dimostra la storia (segnalata dall’amico Giorgio Giorgetti) del paese di CAZZONE, in provincia di Varese. Il nome pare derivasse da casone (grossa casa), da gagione (boscaglia) oppure da cazzun, mestolo (il suo territorio è contenuto in una piccola valle, come su un cucchiaio). Per gli abitanti del luogo, che vi erano abituati da tempo, quell’appellativo non era un problema.

Il regio decreto che trasformò Cazzone in Cantello.

Il decreto che trasformò Cazzone in Cantello.

Ma quando, alla fine del 1800, in paese fu collocata una caserma della Guardia di Finanza (Cazzone era vicina al confine con la Svizzera), quel nome cominciò a diventare scomodo: come ricorda lo scrittore Piero Chiara in “Lombardia misteriosa”, i militari ricevevano lettere dai parenti con intestazioni tipo “Salvatore Scognamillo, CAZZONE“, oppure “Gennaro Cacace, CAZZONE“. Più che un indirizzo, un insulto. Così alcuni chiesero di essere trasferiti, ma per ironia della sorte finirono a Figazzo (Como).
Così, dopo varie lettere di protesta delle fiamme gialle, il governo corse ai ripari: con il Regio Decreto CLXXV del 18 luglio 1895, re Umberto I e il premier Francesco Crispi decisero che Cazzone sarebbe diventato Cantello, nome conservato fino a oggi. E Figazzo si trasformò in Lieto Colle (dal 1956 frazione di Parè). Non tutti, però, ne furono soddisfatti: alcuni abitanti irriducibili formarono un Comitato cittadino che chiedeva di tornare al nome originale. Il loro motto: “Cazzoni siamo e cazzoni resteremo”… Insomma, tante storie curiose.

Ma dove, quali e quanti sono le città volgari? Quelle con lo stesso suono delle parolacce italiane sono 92 in tutto il mondo: le località italiane sono 34 (il 35,8%), seguite da città della Francia (16: il 17,4%), della Norvegia (5, il 5,4%) e del Messico (3, il 3,2%). Il resto è sparso in ogni angolo del globo, dal Gabon all’India, dall’Iran a Cuba.
Fra le regioni italiane primeggia il Veneto, con 7 località, a pari merito con la Lombardia (6). Il Nord, quindi, batte il Sud. Per quanto riguarda l’estero, la Corsica è la regione con la maggior concentrazione di nomi volgari (11).
Fra le assonanze volgari prevalgono (e ti pareva!) i termini osceni-sessuali. Ecco l’elenco dettagliato dei paesi più imbarazzanti: se volete fare un viaggio stravagante (o mandare qualcuno a quel paese…), eccovi accontentati. Ma c’è di più: decine di insulti sono nati traendo spunto da varie località geografiche: da “troia” a “mongolo”, fino a “portoghese”,lesbica” e molti altri. Trovate la storia di queste offese in questo articolo.

TERMINI OSCENI (51%)

gnocca

Il cartello di Gnocca (Rovigo).

I termini osceni-sessuali sono la categoria più nutrita con 47 termini. Ecco quali sono:

  • Cazzulino (Italia, Lombardia), Cazzano (Italia, Veneto), Cazzago (3 Italia: Veneto e Lombardia), Usellus (Italia, Sardegna), Favalanciata (Italia, Marche), Kazaz (Iran)
  • Cappella (9 Italia: Piemonte, Lazio, Marche, 2 Veneto, Lombardia, Calabria, Molise, Campania; 3 all’estero: Svizzera, 2 Francia).
  • Pirla (2: Svizzera e India)
  • Trepalle (Italia, Lombardia)
  • Culo (2 Francia, Angola)
  • Chiappa (2 Italia, Liguria)
  • Usellus (1 Italia, Sardegna)
  • Figa (Slovacchia, Romania, 3 Francia), Fica (Francia), La Ficaccia (Italia, Sardegna), Ficaccia (Francia), Fika (Nigeria), Ficarazzi (Italia, Sicilia), Figaruja (Italia, Sardegna)
  • Gnocca (Italia, Veneto)
  • Pompiano (Italia, Lombardia), Poppino (Italia, Lombardia)
  • Sega (Italia, Veneto), La Sega (Veneto)
  • Scopa (Italia, Piemonte), Scupaggiu (Italia, Sardegna)
  • Kazungula (Zambia).

INSULTI (29,3%)

bastardo

La frazione di Bastardo (Perugia).

Le città con un nome che ricalca un insulto sono 27. Ecco quali sono:

  • Troia (Italia, Puglia), Troya (9: Cuba, 3 Messico, Argentina, Ecuador, Spagna, Cile, Gabon), Troja (Polonia, Germania, Giamaica), Troja (2 Norvegia), Troianul (Romania), Tròia (Portogallo)
  • Puttan (3 Norvegia), Puttanahalli (India), Putten (Paesi Bassi), Puttanavari (India), Puttenham (Regno Unito)
  • Bastardo (Italia, Umbria), Bastard (2 Francia)

 

 

TERMINI ESCREMENTIZI (19,7%)

La frazione di Pisciarelli (Roma).

La frazione di Pisciarelli (Roma).

Le città con un nome che si rifà ai prodotti del metabolismo sono 18. Eccone l’elenco:

  • Merda (India), Merdare (Serbia), Merdari (Montenegro), Merdonu (Iran), Merdani (Bosnia-Erzegovina), Merdan  (Turchia)
  • Strunze (Rep. Ceca)
  • Cagar (Croazia, Bosnia ed Erzegovina), isole Cagarras (Brasile)
  • Piscia (5 Francia), Pisciarelli (2: Italia: Lazio e Campania)
  • Sömmerda (Germania)
  • Kaga (Giappone)

 

 

Ed ecco la mappa mondiale delle città-parolaccia: per quelle italiane, se cliccate sul segnaposto colorato, apparirà una finestrella con qualche informazione in più, sulla località e (ove possibile) sull’origine del nome. I segnaposto sono di 3 colori diversi: verdi per i termini insultanti, rossi per quelli escrementizi, blu per quelli osceni (come nell’elenco precedente).

E voi? Conoscete altri paesi imbarazzanti che mi sono sfuggiti? Segnalateli nei commenti (finestra qui sotto: tranquilli, il vostro indirizzo mail non sarà pubblicato) possibilmente con il link a Google Maps: così aggiornerò la mappa.

 

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