che palle | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Thu, 05 Dec 2024 17:32:37 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png che palle | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 L’enciclopedia dei gestacci https://www.parolacce.org/2015/08/23/elenco-dei-gestacci/ https://www.parolacce.org/2015/08/23/elenco-dei-gestacci/#comments Sun, 23 Aug 2015 20:22:11 +0000 https://www.parolacce.org/?p=8177 Sono le offese più potenti, e non subiscono inflazioni: fanno sempre scandalo perché violano i tabù più forti. Anzi, li evocano in carne e ossa. Sono universali: abbattono le distanze fisiche e culturali, e li si capisce in ogni angolo del… Continue Reading

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Il cantautore Johnny Cash (che si esibì nelle prigioni) risponde così al fotografo Jim Marshall che gli aveva chiesto cosa pensasse delle autorità carcerarie (1969).

Sono le offese più potenti, e non subiscono inflazioni: fanno sempre scandalo perché violano i tabù più forti. Anzi, li evocano in carne e ossa. Sono universali: abbattono le distanze fisiche e culturali, e li si capisce in ogni angolo del mondo. Forse l’Italia è uno dei Paesi che ne ha (o ne usa) di più, eppure la cultura e la scienza non ne parlano: sono i gestacci, ovvero le parolacce espresse col corpo. Le parolacce senza parole: così possono dirle anche i muti e i sordi.
Avevo già parlato (in questo articolo) dei gesti insultanti in generale. Ora approfondirò i gesti osceni: più avanti in questa pagina trovate il primo elenco completo dei 18 gestacci italiani.

Questi gesti sono i più volgari perché violano i tabù più delicati: sesso ed escrementi, ovvero la vita e la morte, la salute e la malattia. Concetti che non possono essere mai innocui, ed è per questo che andrebbero espressi con cautela e timore riverenziale, non in modo diretto e greve come avviene con le parolacce e i gestacci. Ma perché usiamo questi gesti?
I segnali osceni, dice l’etologo inglese Desmond Morris nel libro “L’uomo e i suoi gesti”, possono avere due scopi:
1) esprimono complimenti o inviti sessuali: evocano atti o zone erogene, per sedurre un’altra persona o esprimere eccitazione, attrazione. E’ il caso di un uomo che fa un gesto sessuale spinto a una donna (o viceversa). Sono gesti “volgarmente amichevoli”: non hanno l’intenzione di offendere, ma sono sgradevoli e inopportuni perché il rapporto fra le due persone non ha raggiunto il grado d’intimità in cui quel gesto sarebbe accettabile; e risulta ancora più offensivo se fatto in pubblico;
2) esprimono insulti: si usa il segno più sporco, più tabù possibile come forma simbolica di attacco. Invece di colpire l’avversario, lo si insulta con un gesto sessuale. Questo accade anche fra i primati: anche loro mimano atti sessuali come gesti di minaccia. Per esempio, le scimmie maschio arrivano a mimare la posizione di monta verso un altro maschio per trasmettergli questo messaggio: “Poiché solo un maschio dominante può montare una femmina, se io monto te allora tu devi essere mio inferiore”. Dunque, gli atti sessuali, anche fra gli animali, hanno il senso di auto-affermazione anche in situazioni non sessuali. “E oggi non rappresentano più la preminenza maschile, ma sono un’espressione di superiorità per entrambi i sessi”, osserva Morris. Se guardate le foto di questa pagina, ricche di presenze femminili, ne trovate un’eloquente conferma.

“Un gesto vale più di mille parole. E un gestaccio? Più di mille parolacce”.parolacce.org

ALLE ORIGINI DEL LINGUAGGIO
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Campagna promozionale Snai (scommesse): gioca sul gesto che significa “avere culo”.

Ma questi gesti sono innati oppure no? Spesso riproducono una parte anatomica o un atto sessuale in modo realistico, immediato, corporeo, tanto che gran parte di questi gesti sono diffusi in molti Paesi e comprensibili anche fra chi parla lingue diverse. Diversi, però, sono frutto di convenzioni culturali, e perciò possono essere decodificati solo in una nazione o regione geografica. Di sicuro, molti di questi gesti sono antichissimi: quello del dito medio, per esempio, è noto fin dai tempi degli antichi Greci, non è affatto un’invenzione angloamericana. Di recente, alcuni ricercatori del Cnr e dell’Università di Milano Bicocca hanno fatto una ricerca sulla comprensione di 187 gesti spontanei (ok, vieni qui, guarda qui…): sono giunti alla conclusione che questi gesti siano una via di mezzo fra il linguaggio corporeo emozionale (la mimica neurofisiologica del corpo quando, per esempio, proviamo disgusto, noia o gioia) e il linguaggio formale dei segni, come quello usato dai non udenti. In pratica, i gesti avrebbero aiutato l’uomo a passare dall’espressione “istintiva” delle emozioni a un linguaggio più simbolico. Peccato, però, che la ricerca non abbia esaminato i gestacci.

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Campagna dell’Università di Macerata: il gestaccio contrappone la maleducazione all’educazione. Ma rischia di far perdere autorevolezza all’ateneo.

Ma perché sono tanto usati? Innanzitutto perché sono molto più immediati rispetto alle parole e spesso sono usati in aggiunta alle parole, per rafforzare un concetto attraverso il corpo: anzi, i gesti danno l’impressione di una maggiore spontaneità e intensità emotiva rispetto alle parolacce dette a voce. Danno corpo alle offese, le fanno “incarnare”. E poi perché permettono di comunicare anche a grandi distanze: laddove la voce non arriva, i gesti sono visibili. Ecco perché molti di questi gesti sono usati in manifestazioni sportive, proteste di piazza, oppure nel traffico cittadino. E, data la loro immediatezza, possono essere usati per insultare persone che non parlano la propria lingua.
Dunque, un patrimonio enorme, del quale però non si trova un catalogo completo sul Web: ecco perché ho deciso di radunarli tutti (ne ho trovati 18), anche per verificare se siano conosciuti a tutte le latitudini.
Dato che molti di questi gesti sono osceni e palesemente volgari, i lettori più sensibili sono avvisati: potrebbero trovare offensivo il contenuto di questo articolo. Ma non bisogna dimenticare un fatto, come acutamente dice Morris: “Nessun gesto, per quanto brutale possa essere la sua oscenità o lascivo il suo significato, ha mai fatto versare una goccia di sangue ad alcuno. Anche se a volte possono provocare una rappresaglia, i gesti osceni sono essenzialmente sostituti dell’aggressione: riti in miniatura, che si sostituiscono all’attacco fisico”. E scusate se è poco.

GLUTEI

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HAI PAURA, EH?!?

Il gesto della mano (con le dita che si uniscono e si separano ripetutamente di pochi centimetri) riproduce la strizza, ovvero lo spasmo dello sfintere anale quando si prova paura. E’ un gesto sprezzante e provocatorio: al posto di provare compassione verso chi è in difficoltà, lo si deride per la sua fragilità.

 

 

 

 

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TI FACCIO UN CULO COSI’!

Le mani riproducono la forma del deretano, o più probabilmente dello sfintere: per minacciare una sodomizzazione violenta. Ma può anche darsi che il gesto riproduca l’atto di afferrare un’altra persona per il bacino, mimando una presa da dietro. In ogni caso, come molti gesti osceni, è un gesto di minaccia di monta.

 

 

 

 

 

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CHE CULO CHE HAI!

L’origine del gesto è simile a quello precedente, ma con tutt’altro significato: in italiano, “avere culo” equivale ad “avere fortuna”. Perché i glutei sono simbolo di fecondità, come spiegavo in questo post, e la fecondità è stata sempre associata a felicità e buona sorte.

 

 

 

 

 

 

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BECCATI QUESTO!

Mostrare i glutei (nudi, o anche coperti da vestiti) è una forma di insulto: equivale a dire “Defeco su di te”, “Lancio un peto verso di te”, oppure “Baciami i glutei”, come forma di disprezzo e sottomissione. E’ un gesto usato anche come scherzo (memorabile una scena del genere nel film “Amici miei”) o come forma di protesta irridente e provocatoria nelle manifestazioni di piazza. In inglese questo gesto è chiamato “mooning” perché moon (luna) può significare anche sedere.

 

 

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PRRRRRRRRR!!!

La pernacchia riproduce il rumore di un peto: ecco perché l’ho inserita fra i segnali che riproducono i glutei anche se è un gesto fatto con il volto. Fare una pernacchia a qualcuno equivale a fargli un peto addosso: un gesto irriguardoso e di disprezzo, equivalente al precedente.

 

 

 

 

 

SENO

bocce

DUE TETTE COSI’

Le mani davanti al petto evocano le forme del seno, di solito in modo esagerato. E’ un complimento enfatico: “ha due tette/bocce/poppe/zinne così!” (come nel celebre sketch di Carlo Verdone, qui a lato). Esiste anche un altro gesto che si riferisce al seno: quello che imita l’atto di palparle, mettendo le mani con le palme rivolte verso l’esterno mentre si aprono e si chiudono.

 

 

 

SEGNI FALLICI

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VAFFANCULO! (Shutterstock)

Il dito medio è il simbolo fallico per eccellenza. E’ uno dei gesti più popolari, offensivi e più antichi: è citato già in una commedia del greco Aristofane (V secolo a.C.), e i Romani l’avevano ribattezzato “digitus impudicus“. Il suo significato è duplice: può voler dire “sto cazzo” (ovvero: non mi importa di te e di quello che dici), oppure è una minaccia simbolica di sodomizzazione (vaffanculo). Un gesto di scherno eloquente.
Il gesto si è così diffuso che negli ultimi anni è stato usato anche dai politici (di destra, di sinistra, di centro) per controbattere ai contestatori: Umberto Bossi, Daniela Santanché, Piero Fassino, Silvio Berlusconi, Roberto Formigoni, Mario Borghezio, Maurizio Gasparri sono solo alcuni di quelli che l’hanno esibito in pubblico. In inglese è chiamato “the finger“, e il gesto è detto “flipping the bird” (lanciare l’uccello: in origine l’espressione designava l’atto di richiamare l’attenzione di qualcuno fischiando come un uccello). Nei Paesi arabi, il gesto è fatto con il palmo rivolto a terra, il dito medio piegato verso il basso e le altre dita tese. In Italia abbiamo l’unica o certamente la più famosa scultura dedicata al dito medio: L.O.V.E. (acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità) di Maurizio Cattelan, di fronte alla Borsa di Milano. Nella foto, Asia Argento sfancula i fotografi al Festival di Cannes nel 2013.

 

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TIE’!

Il gesto equivale al precedente, sia come significante (al posto del dito si usa l’avambraccio, e il pugno chiuso rappresenta la punta del pene) che come significato: significa “vaffanculo”, “prendi questo” (spingo il braccio più in fondo possibile nel tuo deretano). E’ chiamato “gesto dell’ombrello” perché ricorda la postura di quando si tiene un parapioggia agganciato al braccio.In Francia (chissà perché) è chiamato bras d’honneur, braccio d’onore, in Spagna corte de manga, taglio di manica, in Portogallo manguito (polsino) e in Brasile dar uma banana (dare una banana). Il gesto è stato reso celebre dal film “I vitelloni” di Federico Fellini: Alberto Sordi rivolge il gesto a un gruppo di operai stradali (“lavoratori della mazzaaa”) per sbeffeggiarli, passando accanto a loro con un’auto. Ma dopo pochi metri la vettura si ferma per un guasto, e Sordi – insieme ai suoi amici – viene malmenato dagli operai. Nella foto a lato, il gesto dell’ombrello fatto da Mara Maionchi.

 

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UN UCCELLO COSI’

E’ un gesto simile al precedente, ma con un significato diverso: non è una minaccia di sodomizzazione, quanto un’esibizione (esagerata) di potenza sessuale, esagerando le dimensioni del membro. Una delle ossessioni maschili, che può essere usata sia in modo esibizionista che ironico: basti ricordare il musicista italoamericano Frank Zappa, che nel 1982 ha composto una canzone intitolata “Tengo ‘na minchia tanta” (fra le strofe: “devi usare un pollo se me la vuoi misurar”).

 

 

 

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CHE PALLE! / DUE PALLE COSI’

Il gesto enfatizza una sensazione di forte noia, fastidio, insofferenza: come raccontavo in questo articolo, evoca la fastidiosa saturazione dei testicoli dovuta a prolungata astinenza sessuale, oppure l’orchite (ingrossamento patologico dei testicoli).

 

 

 

 

 

 

 

 

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TIRA FUORI LE PALLE! / HO LE PALLE

Il gesto evoca i testicoli come fonte e simbolo di virilità. E’ un modo enfatico di alludere alla propria forza, o un modo provocatorio di spingere qualcuno a “tirar fuori gli attributi”. Ma toccarsi i testicoli può avere anche un altro significato: quello di gesto apotropaico, per scacciare la mala sorte (come raccontavo sempre qui). Perché si ritiene che la loro “forza vitale” possa allontanare gli influssi maligni.
La foto a lato è la locandina del film “Uova d’oro” di Juan Bigas Luna (1993).

 

 

 

MALEDIZIONI

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VAFFANCULO!

Il gesto consiste nel muovere le braccia in avanti, come per scacciare via qualcuno o scagliargli addosso una pietra: il gesto contraddistingue il “vaffanculo” (come fa Vittorio Sgarbi nell’animazione a lato), del quale ho raccontato il significato qui. Ma il gesto può rafforzare anche gli insulti: come il celebre “Capra! Capra! Capra!” di Sgarbi, che accompagna l’offesa coi gesti delle braccia, come per scagliare un oggetto contro un avversario (video visibile qui).

INSULTI A SFONDO SESSUALE

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CORNUTO!

Gesto tipicamente italiano, è un’irrisione nei confronti di un uomo tradito dalla propria partner. Le corna evocano il caprone, un animale indifferente al fatto che la sua femmina sia montata da altri (come raccontavo in questo articolo). Le corna sono un gesto simbolico con più significati: dato che le corna sono un attributo tipico di molti animali forti (come il toro), esse hanno anche significato di potenza. Ecco perché sono usate anche (se rivolte verso terra) come gesto apotropaico per scacciare le influenza negative, la malasorte.

 

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RICCHIONE! (Shutterstock)

L’origine di questo gesto – un insulto verso gli omosessuali – è controversa. Secondo alcuni, riproduce il gesto effeminato di passarsi una mano fra i capelli dietro l’orecchio. Ma è più probabile che sia un calco allusivo al termine spagnolo spregiativo maricòn (omosessuale: accrescitivo del nome Maria), da cui il termine napoletano “ricchione” (e l’italiano “orecchione”). Napoli, infatti, fu sotto il dominio spagnolo per oltre due secoli. Oggi il gesto è considerato un gesto molto “politicamente scorretto”, viste le lotte per la dignità degli omosessuali che contraddistinguono la nostra epoca.

 

SEGNI VAGINALI

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VULVA! (foto Paola Agosti)

Il gesto evoca la forma della vulva: è stato portato in auge dai movimenti femministi negli anni ’70 come modo provocatorio di ribadire l’identità e l’orgoglio femminile. Ma mostrare la vulva è un gesto ben più antico e con risvolti magici, come raccontavo in questo articolo. Il gesto può essere fatto anche con le mani rivolte verso il basso.

 

 

ATTI SESSUALI

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SCOPARE

Il gesto consiste nello spingere avanti e indietro l’avambraccio tenendo la mano a pugno: riproduce le spinte pelviche di un rapporto sessuale. Gesto molto volgare perché riduce il rapporto sessuale a un’azione meccanica. Il fotogramma a lato è tratto dal film “Italiano medio” di e con Maccio Capatonda.

 

 

 

 

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SEGA

La mano si muove su e giù mimando l’atto della masturbazione: spesso questo gesto (molto volgare), più che evocare l’atto in sè, è usato per sottolineare con fastidio una situazione molto noiosa e ripetitiva.

 

 

 

 

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SUCCHIA QUI!

E’ uno dei gesti più tabù: mima un rapporto orale, ed è usato spesso negli stadi come forma provocatoria di superiorità e di disprezzo nei confronti degli avversari. Nella versione maschile, spesso le mani mimano l’atto di tenere la testa della partner per avvicinarla al pube. In altri casi il rapporto orale è mimato direttamente con le mani che si avvicinano alla bocca aperta. Nella foto sono ritratti in azione una tifosa e il calciatore Zlatan Ibrahimovic.

 

Ringrazio l’attore Antonio Napoletano per essersi prestato a riprodurre queste pose imbarazzanti… ci siamo divertiti!

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Quando le palle girano, bisogna stare attenti (foto ra2studio / Shutterstock.com).

Perché quando siamo arrabbiati diciamo che ci “girano le palle“? La domanda me l’ha posta un lettore di questo blog, Tristan Vallesi. E mi ha permesso di approfondire un fatto sorprendente, a cui spesso non facciamo caso: i testicoli hanno ispirato decine di coloriti modi di dire, da “Mi stai sulle palle” a “Me ne sbatto le palle”. E questo non solo in italiano (ne ho trovati 16, ma probabilmente ne esistono altri) ma anche in spagnolo, in francese, in inglese e in portoghese, come potrete vedere nella divertente tabella comparativa che pubblico più sotto. Ma perché così tanto fervore sui marroni, che in italiano hanno un centinaio di sinonimi? E da dove derivano questi modi di dire?
Avevo raccontato qui il valore storico, culturale e simbolico dei testicoli, ma ora esaminiamo il “giramento di palle”. Sul Web, segnala il lettore, circola l’ipotesi che all’origine del detto ci sia un’usanza militare della Prima Guerra mondiale: quella di caricare le armi con le pallottole al contrario (girate), per ottenere effetti più letali. E’ davvero così? Lo escludo. In realtà, i detti sui testicoli nascono dalla vita quotidiana di tutti, non solo dei militari del ’15-’18. Perché i testicoli hanno una grande potenza simbolica (l’ho raccontato in dettaglio qui), e non potrebbe essere altrimenti: sono la fonte della virilità e della fecondità. Non averli significa essere castrati.

Ma approfondiamo il “giramento di palle”. L’aneddoto militare sulle pallottole è raccontato da uno studioso di storia, Mariano De Peron. Il testo è introvabile sul Web, ma ecco che cosa riferisce uno dei tanti siti che ne parlano: “Invece di modificare la punta delle pallottole per indurre effetti espansivi (ad esempio bucando la punta, come nelle hollow point, o segandola, come nelle classiche dum dum inglesi) i fanti più “industriosi” e meno attrezzati sfilavano le pallottole (le palle) dal bossolo e le reinserivano girate. Così ottenevano due risultati: ne avanzavano il baricentro, rendendole più stabili e precise nel tragitto verso il bersaglio, ma soprattutto le rendevano estremamente instabili e pronte a ribaltarsi al momento dell’impatto, determinando ferite estese e difficilissime da operare, anche quando non profonde”.
Spiegazione suggestiva, ma non regge. Innanzitutto, perché le munizioni erano chiamate “palle” solo in epoca napoleonica; durante la prima guerra mondiale erano chiamati bossoli, proiettili, cartucce, pallottole ma di certo non palle. A parte il fatto che – dicono alcuni esperti militari con cui ho parlato – girare le pallottole è una procedura pericolosa e difficile, se non impossibile: come staccare e reinserire la punta del proiettile al contrario? Tanto più che al di là del saggio di De Peron, non ho trovato altre testimonianze che confermassero questa origine del detto: il che è strano, visto che il modo di dire è molto popolare. Infine, un altro indizio mi fa pensare che questa ricostruzione bellica sia sbagliata: tutti i modi di dire sulle palle hanno un’origine fisica, anatomica, simbolica e a volte medica.

Il celebre album dei Sex Pistols "Never mind the bollocks" (1977), ovvero: non fate caso alle cazzate/sbattetevene le palle (foto Shutterstock).

L’album dei Sex Pistols “Never mind the bollocks” (1977), ovvero: non fate caso alle cazzate/sbattetevene le palle (foto dimitris_k/ Shutterstock.com).

Partiamo dal detto più popolare: “rompere le palle”. La spiegazione è semplice: dato che i testicoli sono una delle parti più sensibili (dei maschi), una persona che dà fastidio provoca, per iperbole, un dolore simile a un trauma ai testicoli. Un dolore insopportabile, acuto, che può durare ore. Tant’è vero che il detto è presente anche in molte lingue europee (v. tabella più sotto).
Stessa origine anatomica per il detto “aver piene le palle” (oppure “Che palle”) per indicare noia, fastidio, insofferenza: evoca la fastidiosa saturazione dei testicoli dovuta a prolungata astinenza sessuale. Stesso significato e stessa origine per il detto “Avere due palle così“, che si potrebbe ricollegare all’orchite, l’ingrossamento patologico dei testicoli. Un fastidio simile a quello di avere un peso sugli zebedei (“Stare sulle palle”).
Allora a che cosa può riferirsi il detto “avere le palle girate”? A un’altra patologia: la torsione del testicolo, che, secondo studi epidemiologici, colpisce una persona su 4.000 (sotto i 25 anni d’età). Una malattia grave e dolorosa: il testicolo (più precisamente, il funicolo spermatico, il cordone che collega il testicolo all’inguine) ruota intorno al proprio asse, causando dolori lancinanti. Per rimetterlo a posto occorre un intervento chirurgico urgente.

Non stupisce quindi, che molte di queste situazioni abbiano ispirato modi di dire in varie lingue europee, spesso con una corrispondenza perfetta. Unica eccezione il tedesco, nel quale esiste solo l’equivalente di “stare sulle palle” (das geht mir auf die Eier, letteralmente: mi stai sulle uova).
Ho riunito i modi dire in 3 grandi categorie: fastidio, rabbia, noia, dolore; coraggio e forza; disvalore. Ma come si spiega che i preziosi testicoli siano diventati sinonimo anche di “cosa da nulla”? E’ l’effetto dello gnosticismo, un antico movimento filosofico-religioso che disprezzava il corpo e la sessualità, come ho raccontato più diffusamente in questo articolo.

Fra i tanti detti, segnalo un paio di curiosità dalla Francia. I nostri cugini francesi, quando dicono che hanno  “le palle piene” (avoir les boules), spesso accompagnano  il detto con un gesto espressivo: mimano le palle con le mani poste sotto il mento. E per descrivere qualcuno che si è arricchito a dismisura, dicono che “si è fatto le palle in oro“: spesso i ricchi, per vanità, scialacquano i soldi in acquisti faraonici quanto inutili.

Avete altri detti da segnalare? Fatelo nei commenti qui sotto!
Ringrazio tutti gli amici a cui “ho rotto le palle” per ricostruire questa tabella: Frida Morrone, Vitalina Frosi, Roland Jentsch, Nello Avella, Giovanni Casalegno, Giorgio Albertini.

ITALIANO INGLESE SPAGNOLO FRANCESE PORTOGHESE

Fastidio, rabbia, noia, dolore

Avere i coglioni gonfi/pieni [Essere stufo, annoiato di qualcosa] to be bollocksed Estar hasta los cojones/huevos/pelotas de…/ hinchar las bolas / pelotas En avoir plein les couilles / Avoir les boules [Ma vuol dire anche aver paura]/ Faire bouffer ses couilles à qualqu’un Estar de saco cheio/ Não me enches o saco
Rompere i coglioni [Infastidire] To break the (one’s) balls / ballsache Joder, tocar, romper los cojones Casser les couilles Puxar o saco
Che palle/Due palle/Farsi due palle così [Che noia] Bollocks/Talking bollocks/bollockspeak [Ma vuol dire anche “insensato”] Mes couilles/des couilles
Avere/stare sui coglioni [Avere in antipatia] Ser um pé no saco [Essere un piede nelle palle]
Levarsi, togliersi dai coglioni [Andarsene]
Mi girano i coglioni [Arrabbiarsi]
Grattarsi le palle [Non fare nulla, perdere tempo] Tocarse los cojones Ficar coçando o saco
Far cadere le palle

[ deprimere, demotivare, deludere]
 
Bollocking / chew someon’s bollocks off [Cazziatone]
A kick in the bollocks [un calcio nelle palle = un grande dolore ]
Estar en pelota/ coger a uno en pelota [Essere nudo/rovinato/preso di sorpresa]

Coraggio, forza

Avere i coglioni/avere due palle così/avere le palle quadrate o d’acciaio [Essere forte, coraggioso] The bollocks/to have steel balls/ ballsiness/ballsy Tener huevos/un par de cojones/tener los cojones cuadrados/tener cojones Avoir de couilles Colhao roxo, colhudo/ Ser um saco/ Ter o saco roxo [Avere le palle viola, cioè, essere un maschione]
Tirar fuori le palle [Agire con coraggio e determinazione] / Mettere i coglioni sul tavolo Poner los cojones encima de la mesa Les couilles sur la table 
Mangiarsi le palle [Arrabbiarsi con se stessi] Se manger les couilles
Palle mosce [Debole, codardo, indeciso] Couille molle
Scoglionato, smarronato [Senza grinta, annoiato]
Toccarsi le palle [Gesto scaramantico]
Tenere qualcuno per le palle [Avere in potere qualcuno] Tener a alguien agarrado de los huevos
Balls-out/balls to the wall [A tutta manetta, a più non posso]

Disvalore

Sbattersene i coglioni [Fregarsene] Bollocks to that Importarle un huevo/importar tres cojones [Non me ne frega niente] Je m’en bats les coquilles/ Mes couilles
Un paio di palle [Per niente]
dei miei coglioni

[ di nessun valore ]
A bollocks/balls-up [disastro, fallimento]/to drop a bollock [Malfunzionamento, guasto] Des mes couilles/C’est de la couille [non funziona] Une grosse couille [Un grande problema] Mes couilles! [per niente ]
Go to bollocks [Andare in malora]
Talking bollocks [ dire cazzate ]

Valore, divertimento

The dog’s bollocks [Incredibile, ammirevole] Cojones! [Esclamazione di sorpresa]
Se faire desss couilles en or [Farsi i coglioni in oro, diventare ricchissimo]
Valìa un cojòn [Valeva molto]
Descojonado [ morto dalle risate ]
Mil pares de cojones [Numero incalcolabile]
Me saliò de cojones [E’ stato un successo]
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