Il 2020 su T-shirt (spreadshirt.com), addobbo natalizio (etsy.com), logo (thesilkscreenmachine.com) e su uno striscione goliardico a Venezia.
Quali sono state le parolacce più notevoli del 2020, in Italia e nel mondo? Anche quest’anno ho fatto la classifica dei 10 insulti più emblematici dell’anno. Una “top ten” che non poteva essere immune al Coronavirus: molti episodi, infatti, sono collegati alla pandemia. Era inevitabile. Come forse era inevitabile che un anno funesto come il 2020 diventasse esso stesso un insulto. Fra contagi, crisi economica, isolamento forzato, questo anno è diventato l’emblema della sfortuna, della rovina, del male assoluto. Tanto che sui social in lingua inglese si è diffusa l’espressione “go 2020 yourself”, come equivalente di “go fuck yourself”, vai a farti fottere (“vaffan2020”). E’ presto per dire quanto sopravviverà questo modo di dire, ma con un anno così disgraziato non poteva essere altrimenti.
Ed è un sentimento diffuso: il mese scorso il quotidiano britannico “The Guardian” ha fatto un sondaggio fra i lettori, chiedendo loro di sintetizzare in una sola parola il loro sentimento verso il 2020. La parola più votata è stata “shit“, merda (qui un mio articolo su tutti i modi di dire con questa metafora) seguita da “fucked” (fottuto).
Non stupisce, quindi, che acuni siti abbiano messo in vendita T-shirt e ornamenti natalizi in cui gli “0” del 2020 sono rappresentati con rotoli di carta igienica; negli ornamenti natalizi il 2020 è raffigurato come cacca di cane o come dito medio (vedi foto).
D’altronde, anche in Italia l’espressione “Che ti venga il Coronavirus” ha iniziato a circolare come maledizione (e non è l’unico malaugurio a sfondo sanitario nella nostra lingua, come raccontavo qui).
Sperando che il 2021 sia migliore, prima di passare alla classifica devo segnalare un evento storico: la prima serie tv dedicata alle parolacce. E’ un documentario in 6 episodi da 20 minuti ciascuno intitolato “History of Swear Words“. Condotto dall’attore Nicolas Cage, è una serie Netflix che andrà in onda dal prossimo 5 gennaio. Ogni episodio sarà dedicato a una diversa espressione in inglese: shit, fuck, pussy, bitch, dick e damn ovvero merda, fottere, figa, troia, cazzo e dannazione. I documentari hanno una base solida: annoverano consulenti di rilievo come il lessicografo Kory Stamper, lo psicologo cognitivo Benjamin Bergen, la linguista Anne Charity Hudley e la studiosa di letteratura Melissa Mohr (per chi vuole approfondire l’argomento in italiano, c’è sempre il mio libro).
Qui sotto il trailer della serie, giocato sull’ironia. Vedremo se la serie sarà all’altezza delle aspettative.
Esaurite le premesse, ecco la mia “Top ten” con i 10 episodi volgari più emblematici e divertenti riportati dalle cronache nazionali e internazionali. Per sorridere e per riflettere.
Come per le precedenti edizioni, ho selezionato gli episodi con 3 criteri: il loro valore simbolico, le loro conseguenze e la loro carica di originalità. Vista l’aria che tira, essendo per di più la 13ma edizione della “Top ten” un po’ di scaramanzia è d’obbligo. Dunque, incrociando le dita, buona lettura. E buon anno!
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Se volete leggere le classifiche degli ultimi 12 anni, potete cliccare sui link qui di seguito: 2019, 2018, 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009 e 2008.
Questo post è stato rilanciato da AdnKronos, Affari Italiani, Il Tempo, Libero, Fortune Italia, Yahoo notizie, MeteoWeb, La Sicilia, Maxim Italia, Il secolo d’Italia, SardiniaPost, Messina today, Il Roma, Il giornale d’Italia, Corriere di Arezzo, Corriere dell’Umbria, Olbia Notizie, SassariNotizie, TvSette, La Voce di Novara, ilDenaro.it, L’Occhio, La freccia Web, Food and wine Italia , Giornale confidenziale , la nuova Roma , Sicilia report , EcoSeven, VSalute , Sicilia report, il fatto Nisseno, Tele Nicosia, Radio Veronica One, New Pharma Italy, TeleRomagna24, Stranotizie.it, TheWorldnewsNet, TFNews, Tele Ischia
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Come ho accertato nella mia ultima ricerca sulle parolacce più usate nell’italiano parlato, negli ultimi 27 anni le volgarità sono triplicate nel linguaggio quotidiano. Con un rischio tangibile: l’inflazione del loro potere espressivo.
Era inevitabile, dato che le scurrilità sono diventate sempre più diffuse in qualunque contesto: al cinema, alla radio, in tv, sui giornali. E negli ultimi tempi sono state adottate da una categoria di persone che fino ad allora ne erano state lontane: i politici. Da Bossi a Grillo, fino a Berlusconi e Salvini, il turpiloquio si è diffuso ovunque, senza distinzioni di ideologia: a destra, a sinistra, al centro.
Titolo razzista uscito nel gennaio 2019.
Il fenomeno l’avevo raccontato in un precedente articolo, All’inizio i politici hanno usato il linguaggio volgare per avere visibilità (la parolaccia fa notizia) e per strizzare l’occhio al popolo (“parlo come te perché sono come te”). Insomma, una forma di marketing.
Ma presto è diventato un mezzo sbrigativo per troncare ogni discussione insultando chi la pensa in modo diverso: le discussioni degenerano in risse. E i cittadini come possono migliorare se dall’alto arriva un esempio simile? Così si è diffuso un clima di odio, di intolleranza. Che ad alcuni partiti è utile: insultare un nemico esterno, infatti, aiuta a rinforzare la propria identità.
E questo involgarimento ha anche un altro effetto collaterale meno evidente ma ancora peggiore. I politici, sempre più scaltri, hanno imparato infatti a usare gli insulti come arma di distrazione di massa, come cortina fumogena per non affrontare davvero i problemi. Se oggi ti insulto durante una discussione sul Fisco, domani sui giornali si parlerà dell’insulto e non del Fisco. La forma (il linguaggio volgare) ha ucciso il contenuto, cioè i temi politico-economici.
Manifestazione delle Sardine a Bologna.
Ma ora, forse, il vento sta cambiando. Una parte del nostro Paese si è schierata contro questo sistema, riempiendo le piazze: il movimento delle Sardine. Che, al di là dei contenuti politici (ancora da definire), al di là del fatto di essere un movimento “nato dal basso”, ha una terza caratteristica: chiede alla politica e all’opinione pubblica un cambio di stile e di linguaggio. Chiede “non violenza” e “ascolto”. Dicendo basta ai politici che “rovesciano odio”.
Questa posizione ha un corollario: il rifiuto degli insulti, che sono appunto il linguaggio della violenza e dell’odio.
Una prima adesione è arrivata sorprendentemente proprio dall’inventore del “Vaffa day”: Beppe Grillo. Che sul suo blog il 18 dicembre scorso ha ringraziato le Sardine, salutandole come “un movimento igienico-sanitario… Sono come tennisti vestiti di bianco che sfidano una squadra di rugbisti fangosi, volgari, incattiviti. Le sardine non reclamano altro che l’igiene della parola. Reclamano una convalescenza vigorosa dalla attuale malattia delle lingue e delle menti che fa sembrare certe espressioni pubbliche un vociare roco di hooligan pronti al balzo, oppure un minacciare gradasso di un capobanda… Anche noi in passato abbiamo un po’ esagerato. Ma ora non lo facciamo più”.
Vedremo se questo buon proposito si tradurrà davvero nella pratica, e se contagerà altri leader di partito…
E ora la mia classifica delle parolacce dell’anno. Come per le precedenti edizioni, ho selezionato gli episodi con 3 criteri: il loro valore simbolico, le loro conseguenze e la loro carica di originalità.
Sono episodi rivelatori: fanno sorridere ma anche riflettere. Il vincitore morale è il primo dell’elenco: il robot che dice parolacce quando urta contro un ostacolo. Un’invenzione che mostra come le imprecazioni possano rendere umano persino un aspirapolvere.
Buona lettura. E buon anno!
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Se vi incuriosisce sapere come sono andate le classifiche degli ultimi 11 anni, potete cliccare sui link qui di seguito: 2018, 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009 e 2008.
The post Parolacce: la “Top ten” del 2019 first appeared on Parolacce.]]>La classifica delle parolacce dell’anno: siamo alla 11ma edizione (montaggio disegno Shutterstock).
Quali sono state le parolacce più notevoli del 2018, in Italia e nel mondo? In questo articolo trovate la “Top ten” dell’anno: i 10 insulti più emblematici e divertenti fra quelli riportati dalle cronache nazionali e internazionali.
Come per le precedenti edizioni, ho selezionato gli episodi con 3 criteri: il loro valore simbolico, le loro conseguenze e la loro carica di originalità. Sono episodi rivelatori: fanno sorridere ma anche riflettere.
Molti casi arrivano dalla politica, che è diventata un ring con insulti da stadio (e non solo in Italia). Diversi casi anche dallo sport, dall’economia e dallo spettacolo. E’ straordinario vedere come una parola scurrile possa stupire, ferire, generare reazioni a catena, e quasi sempre mettere in difficoltà chi la dice. Tornando indietro come un boomerang.
E quest’anno chi è il vincitore assoluto? Personalmente sono indeciso fra Trump, Dolce&Gabbana e la stagista della Nasa… E per voi qual è l’insulto più notevole del 2018?
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Di questo articolo hanno parlato AdnKronos, Yahoo notizie, Il Secolo d’Italia.
Se volete leggere le classifiche dei 10 anni precedenti, potete cliccare sui link di seguito: 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009 e 2008. Buon anno!
The post Parolacce: la “Top ten” del 2018 first appeared on Parolacce.]]>La “Top ten” delle parolacce 2017 (montaggio foto Shutterstock).
Quali sono state le parolacce più notevoli del 2017, in Italia e nel mondo? In questo articolo trovate la “Top ten” degli insulti più emblematici e divertenti: una classifica che quest’anno raggiunge un traguardo importante, la 10a edizione.
Come in passato, ho selezionato gli episodi con tre criteri: il loro valore simbolico, i loro effetti e la loro carica di originalità. Sono episodi rivelatori: fanno sorridere ma anche riflettere.
E a proposito di riflessioni, al termine della classifica trovate un approfondimento sugli insulti del presidente Donald Trump: un fatto senza precedenti, che sta corrodendo la democrazia negli Stati Uniti.
Qual è, secondo voi, il vincitore assoluto della Top Ten 2017? Potete scriverlo nei commenti.
Buona lettura! E auguro un felice 2018 a tutti i lettori di parolacce.org.
Se volete leggere le classifiche degli anni passati, potete cliccare sui link alle “Top ten” precedenti: 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009 e 2008.
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“Gangster, rimbambito!”
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“Una troia sei! Brutta pompinara!”.Fabio Fognini alla giudice di sedia, US Open, New York, 30 agosto 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
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“Siamo tutti sbirri”.I 25mila manifestanti alla 22° Giornata della memoria delle vittime delle mafie, Locri, 21 marzo 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
Offende i concorrenti: lo sponsor gli chiede 2,1 milioni di euroL’acqua Rocchetta chiede i danni a Flavio Insinna dopo il suo fuori onda volgare pubblicato da “Striscia la notizia”, 2 novembre 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
“Il Grande Fratello? Sfigati, programmi di merda”.Marco Travaglio vittima de “Le iene” (dal min. 13:23), 12 novembre 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
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“Patata bollente”.Titolo di “Libero” su Virginia Raggi, 10 febbraio 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
“Linguaggio pulito? Una stronzata ”.Paolo Ruffini all’evento di “Parole ostili” contro il cyberbullismo, Milano, 15 maggio 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
“Oooh merda”.Radiohead, Berkeley, 18 aprile 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
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«Se te ne fotti, l’Aids ti fotte».Slogan di Anlaids per la Giornata mondiale contro l’Aids
[ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
Muntari, insultato dai tifosi, abbandona il campo.Partita Cagliari-Pescara, Cagliari, 30 aprile 2017 [ per approfondire, clicca sul + della striscia blu qui sotto: IL FATTO ] |
Donald Trump (Shutterstock).
Perché tornare a parlare degli insulti di Donald Trump? Perché un aspetto è rimasto in ombra: il turpiloquio gli sta dando un potere senza precedenti. Che forse potrebbe esplodergli fra le mani.
Trump ci aveva abituato alle offese durante la sua campagna elettorale: è stato uno dei modi (lo raccontavo in questo articolo) con cui si è presentato come leader innovativo e vicino alla gente. Da quando – un anno fa – è diventato presidente, non ha cambiato stile comunicativo. Ma non è un fatto indolore.
Nell’uso di insulti, Trump somiglia a Silvio Berlusconi: è stato un uomo di spettacolo (ha condotto un talent show, “The apprentice”), ed è un uomo d’affari milionario. Due caratteristiche che gli rendono facile e spontaneo l’uso delle parolacce, sia come elemento di spettacolo, sia come sintomo di una libertà maggiore: in generale, infatti, agli eccentrici – milionari, artisti, vecchi, aristocratici – si perdonano gli eccessi, compreso il linguaggio eccessivo (come raccontavo qui).
Ma Trump non è solo un milionario eccentrico: è il presidente degli Stati Uniti d’America, dunque una persona con un ruolo fortemente simbolico, dotato di ampi poteri e privilegi. Ma questo ruolo è incompatibile con l’uso di insulti. Il presidente di uno Stato democratico, infatti, rappresenta tutta la nazione e non solo la parte che lo ha eletto: additare e offendere nemici interni gli serve a cementare il consenso dei propri supporter, ma aumenta il livore da parte degli avversari. Risultato: negli Usa l’opinione pubblica è fortemente divisa. E Trump sta attirando su di sè molto livore.
Ma non è l’unico effetto negativo: con l’uso degli insulti Trump sta aumentando il proprio potere. Trump è libero di insultare chi vuole, ma non vale il contrario. Come avviene in tutti i Paesi, chi offende la più alta carica di uno Stato rischia sanzioni pesanti. Ma nessun legislatore ha previsto pene particolari se è un presidente a insultare gli altri, proprio perché quel ruolo dovrebbe implicare il rispetto di tutto il Paese che rappresenta. E così, grazie a questo vuoto legislativo, Trump acquisisce un potere senza precedenti: la licenza di offendere.
Il tweet con cui Trump ha annunciato che pubblicherà la lista dei media più disonesti e corrotti.
Dall’alto del suo potere, Trump rompe tutti i tabù di una democrazia, infangando non solo gli avversari politici ma anche le altre istituzioni e la stampa: ciclicamente, infatti, minaccia di pubblicare le liste dei “cattivi giornalisti”. In questo atteggiamento ricorda Rodrigo Duterte, il presidente delle Filippine che (come avevo raccontato) è arrivato a insultare persino il papa e l’Onu.
Trump, insomma, guida gli Stati Uniti come guiderebbe la propria azienda: non tollera controlli e contrappesi al proprio potere. Il suo è un tentativo di corrodere, svilendoli, gli oppositori e chiunque lo critichi. E per arrivare a questo obiettivo, non esita a confondere le acque e mescolare le carte in tavola, tentando di dimostrare che non esistono verità oggettive ma che un’opinione vale l’altra. Perfino in campo scientifico: nei documenti del governo, infatti, al posto di “basato sulla scienza” vorrebbe l’espressione “raccomandato in considerazione dei desideri della comunità”.
Ma questa concentrazione di potere non è solo merito (o demerito) suo. Nei mesi scorsi, molti utenti di Twitter avevano protestato perché Trump, a differenza di tutti gli altri utenti, non viene censurato o bloccato quando twitta insulti. Di fronte a questa evidente disparità, il fondatore di Twitter Jack Dorsey ha dato una risposta disarmante: Trump “non viene silenziato perché ciò che dice fa notizia“. Vero, ma la risposta sembra una forma di piaggeria verso il potente. E vuol dire anche che se Trump insulta qualcuno fa salire l’audience – e quindi i guadagni – dei media. Insomma, in cambio di denaro e visibilità un mezzo di comunicazione rinuncia alla giustizia e all’equità.
Questo scenario, comunque, non è esente da rischi per Trump: molte delle sue prese di posizione si trasformano in boomerang, perché con gli insulti manca di rispetto a chi non la pensa come lui. E’ un atteggiamento incompatibile con una democrazia, tant’è che in molti casi Trump ha dovuto tornare sui propri passi. Gli attacchi frontali di Trump sono in realtà il sintomo della sua debolezza: spesso li usa per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica da problemi più grandi e pressanti (come ad esempio le inchieste sul Russiagate che lo riguardano). Ma forse non ha messo in conto che, attaccando gli altri, rende legittimo anche il contrario: se lui è il presidente solo di una parte del Paese, l’altra parte può sentirsi legittimata ad attaccarlo e svilirlo a sua volta. Difficile prevedere come andrà a finire.
Ed ecco la Top ten del 2016: chi è il vincitore assoluto secondo voi? Scrivetelo nei commenti, se volete. Intanto, buon anno a tutti i lettori di parolacce.org.
(dal minuto 1:44) |
«Roberto Speranza, hai la faccia come il culo. Avete la faccia come il culo».Roberto Giachetti, assemblea del Pd, Roma, 18 dicembre |
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Koke: «Ricchione!».
|
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“Il braccio destro del papa fa visita ai fedeli di Sega”.Titolo su “L’Arena”, 31 agosto 2016 |
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“Questo è l’uccello”.Campagna pubblicitaria iPhone 7, Hong Kong, 9 settembre 2016 |
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“Frocio?”.Campagna di reclutamento dei Jozi Cats, Johannesburg (Sud Africa), 8 giugno |
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“Guarda il ca* che me ne frega”.Fabio Rovazzi, Youtube, 2 dicembre |
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“Maledetti bastardi, sono ancora vivo!”.Roberto Saviano, 17 ottobre, su “Repubblica” (foto Shutterstock). |
[ clicca sul + per aprire l’approfondimento ]
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“Abbiamo giocato contro un branco di codarde”.Hope Amelia Solo, portiere della Nazionale Usa alle Olimpiadi di Rio, 12 agosto (foto Wikipedia) |
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“Vorrei la minchia nera”.Amadeus a “Mezzogiorno in famiglia”, Rai2, 7 maggio |
[ clicca sul + per aprire l’approfondimento ]
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Dona le sue scarpe e offende gli egizianiLionel Messi, Barcellona, alla tv egiziana MBC Masr, 30 marzo |
[ clicca sul + per aprire l’approfondimento ]
Vi è piaciuta la “top ten” del 2015? Su questo sito trovate le classifiche degli anni passati: il 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009 e 2008.
Hanno parlato di questo post AdnKronos, Italia sera, Il Secolo d’Italia, Italia informazioni, Sicilia informazioni, StraNotizie, Attualità.com.
The post Parolacce: la “top ten” del 2016 first appeared on Parolacce.]]>(foto sopra: elaborazione Shutterstock).
Quali sono le parolacce più pronunciate dagli italiani? Quante ne diciamo ogni giorno? E di che tipo sono? In questo articolo risponderò a queste domande, basandomi sugli unici dati oggettivi che abbiamo in Italia.
Ma prima di farlo, devo spiegare come ho fatto a ottenere questi dati. Ho consultato i corpora, cioè una collezione di testi, dell’italiano parlato. L’unico modo (scientifico) di sapere quali e quante parole pronunciamo, infatti, è registrare varie conversazioni negli ambienti più diversi, e poi trascriverle parola per parola.
Un lavoro improbo, che in Italia è stato fatto diverse volte. L’unica collezione di parole accessibile, però, risale al 1992, cioè a 24 anni fa: purtroppo, le raccolte successive non sono disponibili.
Sto parlando del LIP, il Lessico di frequenza dell’italiano parlato: un insieme di quasi 500mila lemmi, che sono le trascrizioni di 57 ore di parlato registrate in 4 città (Milano, Firenze, Roma e Napoli) e in vari ambienti (casa, scuole, assemblee, luoghi di lavoro, mezzi di trasporto, telefono, radio, tv).
Il database di questo corpus è consultabile online su un sito estero: quello dell’Istituto di romanistica dell’Università Karl Franzens di Graz (Austria). Una risorsa straordinaria: se volete sapere quante volte diciamo una data parola, la base da cui partire per le ricerche è qui.
Io l’ho fatto con le parolacce. Basta inserire nel motore di ricerca (immagine a sinistra) l’elenco delle 301 parolacce principali della lingua italiana che avevo identificato sul mio libro (ne parlavo qui, e ricordo che, in realtà, il loro numero possibile supera le 3 migliaia, come raccontavo qui).
Dato che ogni lemma è censito nella forma originale in cui è stato detto, per ogni nome ho dovuto inserire le possibili forme, ovvero il genere (maschile / femminile), il numero (singolare / plurale), il modo dei verbi (infinito, participio, etc) e così via.
Il primo risultato è sorprendente, almeno per chi pensa che nella nostra epoca si dicano molte volgarità. Su 301 parolacce possibili, quelle effettivamente rilevate dall’indagine sono state 45: il 14,9%. Insomma, su un vasto carnet possibile di espressioni, la nostra scelta ricade solo su poco più di 1/10. Usiamo sempre le stesse.
Quanto alla frequenza, chi immagina un uso smodato di turpiloquio dovrà ricredersi: le espressioni volgari che ho trovato ricorrono 395 volte su un totale di 489.178 parole. In pratica, la volgarità rappresenta un misero 0,08% del totale delle parole che diciamo. Per avere un paragone, Tony McEnery, linguista dell’Università di Leicester (Uk), nel 2006 ha accertato che in inglese le parolacce sono lo 0,5% delle parole pronunciate. Dunque, rispetto ai britannici, diciamo 7 volte meno parolacce.
Ma questa frequenza riguarda la lingua parlata. Sui social network lo scenario cambia, come tutti ben sappiamo: secondo alcuni studi, su Twitter le scurrilità salgono all’1,15% (lo raccontavo qui), e nelle chat al 3% (fonte qui).
Vi sembrano poche? A ben guardare, no, se si considera che, in media, pronunciamo 15-16.000 parole al giorno: lo 0,5% significano 75-80 parolacce al giorno per gli inglesi, cioè 5 all’ora (escludendo 8 ore di sonno). E il nostro 0,08% è quasi una parolaccia all’ora.
E veniamo al secondo risultato, abbastanza prevedibile. La parolaccia più pronunciata dagli italiani è cazzo: quando un italiano dice una parolaccia, ha quasi una probabilità su 5 (il 17,7%) di evocare l’organo sessuale maschile. Seguono Madonna (intesa come esclamazione “Oh Madonna” o come rafforzativo, “della Madonna”), casino, Dio (anche in questo caso come esclamazione) e stronzo.
Nell’elenco non compaiono espressioni piuttosto diffuse, come minchia, tette o piscia. Le bestemmie censite sono state 2 (una contro Dio, una contro la Madonna) e quindi incidono solo per lo 0,5% del totale.
Ecco qui sotto la classifica dettagliata delle parolacce censite, in ordine decrescente di frequenza:
Terzo dato interessante, il tipo di parolacce (vedi grafico a destra): 2 su 5 sono espressioni di origine sessuale (in giallo nella tabella sopra, 39,2%), seguite da quelle religiose (1 su 5, ovvero il 19,7% in azzurro) e poi, quasi a pari merito, da parolacce enfatiche (verdi, 14,9%) e insulti (in rosso, 14,4%). Fanalino di coda, le espressioni escrementizie (in arancione, 11,6%): in questo, siamo agli antipodi rispetto ai tedeschi, come raccontavo in questo post.
Ma attenzione, queste percentuali vanno prese con le molle: sono un’approssimazione e non spiegano in modo dettagliato l’uso effettivo delle espressioni volgari in questo corpus. Per esempio, la parola coglione nasce per designare i testicoli, e l’ho quindi catalogata come espressione sessuale; ma l’uso effettivo può essere diverso: questa parola può essere usata anche come insulto (“sei un coglione”). E lo stesso ragionamento vale per le volgarità censite nelle altre categorie.
Ma pur con questi limiti, queste statistiche ci danno comunque un’idea concreta dei temi più ricorrenti nel nostro turpiloquio: il sesso è al centro delle nostre ossessioni, come pure la religione. In un Paese tradizionalista e cattolico come il nostro, non è affatto strano.Di questo post ho parlato con Betty Senatore e Silvia Mobili su “Ladies and Capital” su Radio Capital. Potete ascoltare l’intervento cliccando sull’icona qui sotto:
posizione |
parolaccia |
quantità |
% sul totale |
1° |
cazzo |
68 |
17,2 |
2° |
Madonna |
53 |
13,4 |
3° |
casino |
43 |
10,9 |
4° |
Dio |
25 |
6,3 |
5° |
stronzo |
16 |
4,1 |
6° |
balla / palla |
15 |
3,8 |
stronzata |
15 |
3,8 |
|
7° |
coglione |
13 |
3,3 |
culo |
13 |
3,3 |
|
8° |
incazzare |
10 |
2,5 |
scopare |
10 |
2,5 |
|
negro |
10 |
2,5 |
|
9° |
merda |
9 |
2,3 |
10° |
imbecille |
8 |
2,0 |
11° |
cretino |
7 |
1,8 |
12° |
deficiente |
6 |
1,5 |
fregare |
6 |
1,5 |
|
porco |
6 |
1,5 |
|
vaffanculo |
6 |
1,5 |
|
13° |
cagare / cacare |
5 |
1,3 |
pirla |
5 |
1,3 |
|
puttana |
5 |
1,3 |
|
14° |
bordello |
4 |
1,0 |
sega |
4 |
1,0 |
|
15° |
frocio |
3 |
0,8 |
mortacci |
3 |
0,8 |
|
16° |
bastardi |
2 |
0,5 |
bernarda |
2 |
0,5 |
|
cazzata |
2 |
0,5 |
|
figa |
2 |
0,5 |
|
pompino |
2 |
0,5 |
|
puttanate |
2 |
0,5 |
|
trombata |
2 |
0,5 |
|
vacca |
2 |
0,5 |
|
17° |
bischero |
1 |
0,3 |
cesso |
1 |
0,3 |
|
culattone |
1 |
0,3 |
|
culona |
1 |
0,3 |
|
fottuto |
1 |
0,3 |
|
pippa |
1 |
0,3 |
|
rompiballe |
1 |
0,3 |
|
rompicoglioni |
1 |
0,3 |
|
scazzi |
1 |
0,3 |
|
sfiga |
1 |
0,3 |
|
troia |
1 |
0,3 |
|
TOTALE |
395 |
100 | |
Percentuale sul totale delle parole |
0,08 |
“Tutte voi cagne che continuate a lamentarvi, potete chiudere quella boccaccia del cazzo”.Madonna, rockstar, al pubblico che rumoreggiava per il suo concerto iniziato con 50 minuti di ritardo per problemi tecnici, Manchester (Uk), 14 dicembre 2015 |
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Dal secondo 12 al 33: |
“(Sicilia), sei un’isola di merda!”.Roberto Vecchioni, cantautore, ospite alla facoltà di ingegneria di Palermo per l’incontro “Mercanti di luce. Narrare la bellezza tra padri e figli”, 3 dicembre 2015
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“Torniamo a essere gli sfigati dell’auto”.Sergio Marchionne (foto Shutterstock), amministratore delegato di Fca dopo il debutto di Ferrari in Borsa a Wall Street, 21 ottobre 2015 |
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“Banda di coglioni, figli di puttana, vada a fare in culo, massa di coglioni, teste di cazzo!”.Roberto Formigoni, senatore Ncd, agli addetti dell’aeroporto di Fiumicino, 19 maggio 2015 |
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“Alonso arrogante, invidioso, pezzo di imbecille”.Paola Saluzzi, conduttrice di Sky, parlando del pilota di F1 Fernando Alonso su Twitter, 13 aprile 2015 |
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Dal secondo 50: |
“Non è giusto che i nostri tifosi siano offuscati da pochi idioti del cazzo e coglioni che bazzicano in Curva sud”.James Pallotta, presidente della Roma calcio, commentando gli striscioni offensivi dei propri tifosi, 7 aprile 2015 |
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Dal minuto 1:28 a 4:51 |
“Quante volte ho detto ‘Roma merda’? Una quantità di volte, impossibile contare”.Stefano Esposito, assessore ai Trasporti di Roma, 1° settembre 2015 su “La Zanzara”, radio 24 |
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Dal minuto 7:30 a 10:47 |
“È una vera cagna in calore, anche quando è fuori dal letto”.Nina Moric, showgirl, parlando di Belén Rodriguez a “Radio Selvaggia” su m2o radio, 17 settembre 2015 |
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Dal secondo 56: |
“[Hillary Clinton] stava per battere Obama, era favorita per la vittoria, ed è stata uccellonata. Ha perso”.Donald Trump, imprenditore e candidato alla presidenza degli Usa, durante un comizio a Grand Rapids, 22 dicembre 2015 |
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Vi è piaciuta la “top ten” del 2015? Potete leggere quelle del 2014, del 2013, del 2012, del 2011, del 2010, del 2009 e del 2008.
Il 2015 è stato l’anno della resa dei conti per le parolacce della Lega Nord: Umberto Bossi ha preso 18 mesi per aver insultato l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiamandolo “terùn” (terrone); Mario Borghezio (sempre Lega Nord) ha dovuto versare 1.000 euro di ammenda per aver insultato i Rom; e Francesco Ranieri (vicepresidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna) è stato condannato a 15 mesi di reclusione e 150 mila euro di risarcimento per aver pubblicato un fotomontaggio in cui aveva raffigurato il ministro dell’Integrazione, Cécile Kyenge, con le fattezze di un orango.
Sta cambiando il clima, nel nostro Paese? Non molto: un altro esponente della Lega, il senatore Roberto Calderoli, è stato salvato dal processo per discriminazione razziale anche se aveva paragonato anch’egli la Kyenge a un orango. Si è salvato grazie ai senatori del Pd che volevano incassarne il sostegno per le riforme istituzionali…
E così, dato che l’esempio viene dall’alto, gli insulti, anche pesanti, continuano in Parlamento, sui campi di calcio, in tv, fino alle piazze virtuali di Twitter e di Facebook… E non solo in Italia: basti pensare a Donald Trump, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, che sta cavalcando le volgarità per attirare l’attenzione dei media e solleticare i più bassi istinti degli americani. Per noi italiani – passati da Bossi a Berlusconi, Grillo e Salvini – non è una novità: vedremo se e quanto questa strategia avrà successo in America.
E proprio dagli Usa arriva una storia emblematica sull’importanza di un uso attento delle parolacce: è la storia di Paul Wayne Terry (nella foto a destra), un rapinatore, che pochi giorni prima di Natale è stato arrestato in Oklahoma dopo sole 24 ore da una rapina che aveva commesso. La polizia lo ha rintracciato in modo così rapido perché Terry ha sul viso alcuni tatuaggi che non passano inosservati: due corna, sotto cui campeggia la scritta “Fuck cops”, fanculo sbirri… Possiamo dare a Terry un premio di consolazione per l’insulto più avventato del 2015.
Merita una menzione speciale un personaggio che mai ci saremmo aspettati di associare alle parolacce: papa Francesco. Ho trovato sorprendente che proprio da un papa siano arrivate alcune riflessioni serie, equilibrate e non ideologiche (anche se frammentarie) sul turpiloquio: un dato sorprendente per il capo della Chiesa, e un’ulteriore conferma che Bergoglio è un pontefice molto attento alla società di oggi. Della quale non si erge a giudice: infatti ha ammesso di aver egli stesso imparato a dire parolacce fin dalla tenera età (come tutti noi). «Quando ero in quarta elementare ho detto una brutta parola alla maestra» ha raccontato Bergoglio (foto Shutterstock) durante un’udienza. «Lei, buona donna, ha fatto chiamare mia mamma, e mi ha chiesto di chiedere perdono alla maestra. Lo ha fatto con tanta dolcezza, e sono rimasto contento, ma quello era il primo capitolo: poi, a casa incominciò il secondo capitolo… immaginatevi voi». Ed ecco le riflessioni di papa Francesco sulle parolacce:
Hanno parlato di questo post AdnKronos., il Tempo, Italy Journal, il Monito.
The post Parolacce: la “top ten” del 2015 first appeared on Parolacce.]]> In altre nazioni, queste sortite avrebbero sollevato un’ondata di indignazione; ma in Italia no, perché non abbiamo ancora fatto i conti con un razzismo strisciante e abbastanza diffuso. E’ uno degli effetti della crisi economica: com’è accaduto in altre epoche, è molto più semplice accusare gli stranieri di esserne i colpevoli, piuttosto che trovare una soluzione per uscire dalla crisi. In questo atteggiamento, peraltro, non siamo gli unici: in Francia, il ministro della Giustizia di colore, Christiane Taubiria, è stata paragonata a una scimmia dall’estrema destra.
Ecco perché ho scelto di non inserire questi episodi nella “top ten” qui sotto: non si possono archiviare come gaffe o polemiche politiche, perché rischiano di acuire la discriminazione etnica nel nostro Paese. L’augurio è che nel 2014 la politica riuscirà ad affrontare in modo costruttivo il difficile problema dell’immigrazione.
Ecco i 10 casi dell’anno appena concluso, dal decimo al primo: the winner is….
10 |
PARLAMENTO, ECCO I TROMBATI ECCELLENTI Il governo italiano |
Il tweet-gaffe di Palazzo Chigi.
IL FATTO. 26 febbraio. Alle 10.10, sull’account Twitter ufficiale di Palazzo Chigi, è apparso a sorpresa questo messaggio sui risultati delle elezioni politiche. Il link puntava a una fotogallery con le foto di Di Pietro, Fini, Ingroia e altri volti degli “esclusi eccellenti”. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. E’ decisamente inappropriato, per un’istituzione come la presidenza del Consiglio, usare un linguaggio volgare (trombati è sinonimo di fottuti), tanto più per qualificare rappresentanti del popolo , seppur dal popolo non abbastanza votati. Il tweet ha immediatamente suscitato polemiche in rete. E dopo pochi minuti, il tweet è stato cancellato in fretta e furia. Ed è stato rimpiazzato dalle scuse: «Un tweet partito erroneamente. Ci scusiamo con gli utenti». |
9 |
FOTTUTA MERDA!!!(FUCKING SHIT!!!)A.J. Clemente, giornalista televisivo
ME SO’ ROTTA ER CAZZO Laura Tangherlini, giornalista televisiva |
Il video di Aj Clemente:
http://www.youtube.com/watch?v=HF6OySsPpko
E il video della Tangherlini:
http://www.youtube.com/watch?v=ITDItsYxZCw
IL FATTO. 21 aprile, Bismarck (Usa). Al suo esordio in video su KFYR-TV (emittente del North Dakota) per il tg della sera, dopo un secondo dalla messa in onda, Clemente, visibilmente teso sta studiando i testi delle notizie che dovrà leggere. Ed esclama la parolaccia mentre la sua collega Van Tieu sta iniziando a parlare. Al termine del tg, Clemente è stato licenziato dall’emittente. “Ero nervoso e pensavo di non essere inquadrato in quel momento”, ha detto poi.Un episodio simile è accaduto l’11 dicembre in Italia a Rainews: alla conduttrice Laura Tangherlini è rimasto acceso il microfono per 7 secondi dopo la fine del collegamento del tg. E così credendo di non essere in onda, ha fatto una battuta in romanesco ai colleghi in studio: “Restateci voi, io me ne vado può esse eh? Me so’ rotta er cazzo”. | PERCHÉ SONO NELLA TOP TEN. Quella di AJ Clemente è stata la carriera più breve della storia della tv. La gaffe ha fatto il giro del mondo: AJ Clemente ha conquistato una ribalta internazionale sia per l’episodio, sia per l’ospitata al “Late show” di David Letterman. A lui va tutta la nostra solidarietà, e l’augurio che un’altra emittente gli offra una seconda chance.Solidarietà anche alla nostra Tangherlini: poteva accadere a chiunque uno sfogo a telecamere (apparentemente) spente… A lei, comunque, è andata meglio rispetto al collega statunitense: è stata sospesa per qualche giorno, ma ha mantenuto il posto di lavoro. |
8 |
“E ADESSO ANDIAMO A VEDERE IL NEGRETTO DELLA FAMIGLIA (Balotelli), LA TESTA MATTA…”Paolo Berlusconi, imprenditore |
Il video (dal minuto 4:55)
IL FATTO. 3 febbraio, Varedo (Monza): Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, partecipa all’inaugurazione della sede elettorale di Fabrizio Sala, candidato del Pdl alla Regione Lombardia alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Berlusconi, sul palco, alla fine del suo intervento invita il pubblico ad andare a vedere la partita del Milan contro l’Udinese: il match segnava l’esordio di Mario Balotelli, il calciatore di colore acquistato dal Milan alcuni giorni prima. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Alla ricerca di una battuta per conquistarsi la simpatia del pubblico, Berlusconi ha fatto una notevole gaffe, usando un epiteto razzista (negro), per nulla mitigato dal diminutivo-vezzeggiativo –etto.La notizia ha fatto il giro del mondo, finendo su Sun, Daily Mail, Times, Independent. E nessuno ha risparmiato bacchettate: l’episodio ha scritto il Times, “non ha polarizzato grande attenzione da parte dei media italiani, nonostante l’Italia abbia crescenti problemi comportamentali nei confronti della popolazione di immigrati in continua espansione”. “Se tutto ciò fosse accaduto negli Stati Uniti”, aggiunge il New York Times, “avrebbe suscitato una reazione infuocata in tutta la nazione”. |
7 |
GIUSTIZIA A PUTTANELibero, quotidiano milanese |
La prima pagina di “Libero”.
IL FATTO. 25 giugno, Milano. Dopo 3 anni fra indagini e processi, arriva la sentenza sul caso Ruby: Silvio Berlusconi è condannato a 7 anni per prostituzione minorile e concussione. La sentenza è il titolo d’apertura di tutti i quotidiani italiani ed esteri. Tra tutti, spicca la pagina di Libero, diretto da Maurizio Belpietro, con un gioco di parole: giustizia a puttane, ovvero giustizia in malora. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Mai una sentenza era stata raccontata e giudicata con termini tanto crudi e volgari. Come dire che non è stato Berlusconi ad “andare a puttane”, ma la giustizia stessa. Nemmeno il più aggrevviso dei tabloid britannici avrebbe scritto un titolo del genere. |
6 |
“SONO INORRIDITO CHE IN ITALIA ABBIANO VINTO DUE CLOWN”. [“BIS ZU EINEM GEWISSEN GRAD BIN ICH ENTSETZT, DASS ZWEI CLOWNS GEWONNEN HABEN”]Peer Steinbrück, candidato cancelliere del Partito socialdemocratico tedesco (Spd) |
Le prime pagine di Bild e dell’Economist.
IL FATTO. 28 febbraio. Dopo le elezioni politiche, che avevano consacrato il primato di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, Steinbrück – all’epoca possibile successore della Merkel – aveva espresso il suo giudizio nel suo consueto stile diretto durante una riunione di partito in Brandeburgo all’indomani del risultato elettorale italiano. La frase, nella sua interezza, era ancora più graffiante: Grillo «lo è di professione e non si offende se è definito tale», mentre Berlusconi «è definitivamente un clown con un alto livello di testosterone». | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. L’intervento ha suscitato un caso diplomatico internazionale: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita in Germania, ha annullato l’incontro con Steinbrück per le sue dichiarazioni “del tutto fuori luogo”. Steinbrück, comunque, non ha fatto retromarcia, e il settimanale britannico The Economist ha ripreso la metafora in copertina la settimana dopo, pubblicando la foto di Grillo e di Berlusconi sotto il titolo: “Entrino i clown” (Send in clown). |
5 |
“CI SONO TROIE IN GIRO IN PARLAMENTO CHE FAREBBERO DI TUTTO, DOVREBBERO APRIRE UN CASINO”Franco Battiato, cantante e autore |
IL FATTO. 26 marzo, Bruxelles (Belgio). L’artista, nelle vesti di assessore alla Cultura della Regione Sicilia, era a Bruxelles per chiedere fondi al Parlamento europeo. Parlando a braccio durante una conferenza, ha ricordato sua zia sarta che aveva 15 collaboratrici ragazzine, che “quando passava un uomo era finito, vedevano tutti i difetti immediatamente… Uno si rallegra quando un essere non è così servo dei padroni, mentre farebbero qualunque cosa queste troie qui che si trovano in giro nel Parlamento. E’ inaccettabile. Dovrebbero aprire un casino e farlo pubblico”. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. La frase di Battiato, estrapolata dal contesto, ha causato un’alzata di scudi: la presidente della Camera, Laura Boldrini, quello del Senato, Pietro Grasso, hanno condannato la sortita, e la senatrice Pdl Alessandra Mussolini ha chiesto le dimissioni di Battiato. L’artista ha poi precisato che la sua frase si riferiva “a passate stagioni parlamentari che ogni italiano di buon senso vuole dimenticare. Stagioni caratterizzate dal malaffare politico, dal disprezzo per le donne e per il bene pubblico”. Ma è stato inutile: il giorno successivo il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, gli ha revocato il mandato. Un fatto insolito: esponenti di maggior peso (vedi Bossi) hanno fatto sparate ben peggiori contro le istituzioni, ma sono rimasti al loro posto. Probabilmente i politici non hanno digerito che un giudizio tanto tagliente venisse da un intellettuale autorevole. |
4 |
LA PUTTANA (Thathcer) E’ MORTA(THE BITCH IS DEAD)Folle di londinesi |
IL FATTO. 8 aprile, Regno Unito. A 88 anni muore Margaret Thatcher, primo ministro conservatore dal 1979 al 1990. Per la destra inglese, la “lady di ferro” che aveva salvato il Paese dalla crisi economica degli anni ’80; per la sinistra, una liberista sfrenata che aveva smantellato i diritti dei lavoratori e privatizzato molti servizi pubblici, rendendo ancora più netta la separazione tra ricchi e poveri. Così, alla notizia della sua morte, al lutto nazionale si è affiancata un’insolita festa di piazza: a Brixton, quartiere di Londra, la gente è scesa nelle strade con birra, musica e cartelli con la scritta: “La puttana è morta”, “La strega è morta”. Proprio a Brixton, nel 1981, la polizia aveva arrestato mille persone in 5 giorni facendo largo uso di una legge che permetteva agli officiali della polizia di fermare chiunque, anche per il semplice sospetto che fosse un criminale. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. E’ decisamente insolito che un leader di Stato sia contestato così duramente nelle piazze proprio nel giorno della sua morte: almeno in Italia, insultare un morto è un tabù, dato che – nell’ottica cattolica – dopo la morte chiunque acquisisce un’aura di santità e di intoccabilità, in nome del perdono. |
3 |
EQUITALIA… TIÈ! (gesto dell’ombrello)Diego Armando Maradona, ex calciatore |
Il video:
IL FATTO. 20 ottobre, Milano. Maradona è ospite della trasmissione di Rai3 “Che tempo che fa”. Il conduttore Fabio Fazio gli fa una domanda riguardo le sue pendenze con Equitalia, che il giorno precedente gli aveva notificato un’ingiunzione di pagamento di 39 milioni di euro: una somma che il fisco italiano reclama accusandolo di aver evaso le tasse in passato. Maradona obietta di essere innocente. “Io non sono mai stato evasore, lo dico a Ecoitalia, EcoFrancia (…) Non sono andato a firmare i contratti….quelli che hanno firmato i contratti si chiamano Coppola e Ferlaino e tutti edue ora possono andare per l’Italia tranquillamente e a me mi tolgono gli orecchini, l’orologio, che vedi come sono…seee”. E fa il gesto dell’ombrello. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Il gesto dell’ombrello, forse riferito più al rischio di vedersi pignorati l’orologio e l’orecchino che a tutta la faccenda, solleva un putiferio: il viceministro dell’economia, Stefano Fassina, l’ha definito “un gesto da miserabile e credo che vada perseguito con grande determinazione”; Renato Brunetta (Pdl) ha definito l’episodio “indecente”, avendo elevato Maradona a testimonial dell’evasione fiscale in casa di chi paga il canone”. A distanza di 2 mesi, dal palco di “Domenica in” (Rai 1) il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni si è detto “personalmente offeso” dal gesto. “Quel gesto – si è poi difeso Maradona – non voleva essere offensivo ma solo satirico”. Ma il timore di una ribellione popolare a Equitalia, sull’esempio del Pibe de oro, ha avuto la meglio. |
2 |
“IN EUROPA DICONO CHE HO LE PALLE D’ACCIAIO“.Enrico Letta, presidente del Consiglio |
IL FATTO. 7 novembre. Enrico Letta è intervistato dall’Irish Times prima di una visita a Dublino per un incontro con il primo ministro Enda Kenny. Parlando dello scontro con Silvio Berlusconi (che in ottobre aveva imposto le dimissioni dei ministri Pdl e il ritiro dell’appoggio al governo), e della fiducia alla camera, l’intervistatore gli chiede cosa pensino di lui i primi ministri degli altri Paesi europei: “Che ho le palle d’acciaio”. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. La battuta di Letta ha fatto scalpore in Italia: difficilmente si sente un premier parlare di sé in questi termini (per di più sessisti). E le repliche dei suoi avversari non sono state da meno: Grillo l’ha definito “un ballista d’acciaio”. Daniele Capezzone (Pdl) presidente della commissione Finanze della Camera ha detto che “Le palle stanno girando a tanti italiani”. E Renato Brunetta, capogruppo Pdl, ha twittato: “I lavoratori dell’Ilva, se potessero, gliele fonderebbero all’istante”. Di fronte a queste reazioni, e ai dubbi su un suo cambiamento di passo e di stile, Letta si è difeso dicendo che si trattava di “una traduzione errata di una frase idiomatica”. Ma l’autore dell’articolo ha fatto ascoltare la registrazione dell’intervista alla trasmissione “Un giorno da pecora“: nell’audio il premier afferma chiaramente che, secondo gli altri politici europei lui “c’ha le palle”; il giornalista irlandese, per rafforzare l’espressione, le ha rese… d’acciaio. Così, per effetto di quell’affermazione ora a Letta toccherà dimostrare di avere gli attributi fino alla fine del suo mandato: sfida non facile. |
1 |
“FANCULO DITTATORE” (Putin) (FUCK, DICTATOR)Femen, gruppo femminista ucraino
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IL FATTO. 8 aprile, Hannover (Germania). Il presidente russo Vladimir Putin visita la Fiera di Hannover, la più grande fiera industriale al mondo, accompagnato dalla cancelliera Angela Merkel. A un certo punto, nei pressi dello stand della Volkswagen irrompono 4 attiviste di Femen a torso nudo, esibendo sul seno e sulla schiena la scritta (in inglese e in russo) “Fuck dictator” , disegnata con smalto nero. Le donne, che urlavano “Fucking dictator” (fottuto dittatore) e “Go to hell dictator” (vai all’inferno, dittatore) sono state subito bloccate e portate via dagli uomini della sicurezza. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Probabilmente Putin non è mai stato contestato in modo così plateale, duro e deciso per “l’omofobia, la teocrazia della Chiesa ortodossa e la dittatura”, come urlavano le attiviste. Le Femen protestano col corpo nudo, vulnerabili nella loro cruda femminilità esposta agli sguardi e agli obiettivi, e non sono intimorite da alcuna autorità. La loro forza sta nella loro debolezza: diventano invincibili perché qualunque tentativo di fermarle diventa una violenza. Le foto dell’iniziativa, durata una ventina di secondi, sono finite sui giornali di tutto il mondo. Dopo il loro fermo, la Merkel ha chiesto a Putin di non denunciarle, in nome della libertà d’espressione. Un’iniziativa del genere in Russia avrebbe avuto probabilmente tutt’altro esito… |
Volete leggere le top ten degli ultimi 5 anni? Ecco quelle del 2012, del 2011, del 2010, del 2009 e del 2008.
E qui chi ha parlato della “top ten” del 2013: il lancio di AdnKronos, ripreso da “Il Giornale“, Huffington Post, Nonleggerlo, Horsemoon Post , il sito Femen, AgoraVox, il Trafiletto.
10°) MICHEL MORGANELLA, CALCIATORE SVIZZERO
«Je défonce tous les coréens, allez tous vous brûler, bande de trisos».
[«Voglio abbattere tutti i coreani, andate a darvi fuoco, banda di mongoloidi»].
Dove e quando: Il calciatore, 23 anni, difensore del Palermo, stava giocando nella nazionale svizzera alle Olimpiadi a Londra. Il 30 luglio, il giorno dopo aver perso contro la Corea del Sud per 2-1, Morganella ha scritto sul proprio account un tweet pesantemente razzista in verlan, un gergo francese che inverte le sillabe.
Perché è nella top 10: il tweet non è rimasto nella ristretta cerchia dei suoi fan: rimbalzato sui media, ha fatto il giro del mondo. Morganella ha dovuto scusarsi pubblicamente, ma ormai era troppo tardi: la sua Nazionale lo ha costretto a tornarsene a casa e abbandonare i Giochi per aver «discriminato, insultato, e violato la dignità della nazionale sudcoreana, nonché del popolo sudcoreano».
9°) SAMUEL L. JACKSON, ATTORE STATUNITENSE
« An out-of-touch millionaire has just declared war – on schools, the environment, unions fair pay … we’re all on our own if Romney has his way. And he’s against safety nets, if you fall, then tough luck. So I strongly suggest to wake the fuck up»!
[Un milionario irraggiungibile ha appena dichiarato guerra alla scuola, all’ambiente, alle eque paghe sindacali…. Siamo tutti abbandonati a noi stessi se Romney ce la fa. Lui è contro le reti di sicurezza, se cadi poi diventa dura. Così vi suggerisco caldamente di darvi una cazzo di svegliata!».]
Dove e quando: nella campagna per le presidenziali degli Usa, il Jewish Council for education and research, un’associazione che riunisce l’elettorato ebreo, ha lanciato diversi video a supporto della rielezione di Barack Obama. Fra questi, il 18 settembre, uno che vede protagonista l’attore Samuel L. Jackson, e scritto da Adam Mansbach, autore di “Fai ‘sta cazzo di nanna” (Go the fuck to sleep). Nel video l’attore fa presenti i rischi per il welfare, l’istruzione, l’ambiente il lavoro in caso di vittoria da parte del candidato repubblicano Mitt Romney. E in puro stile “Pulp fiction” dà una scossa agli elettori passivi o indecisi invitandoli più volte a darsi una c*** di svegliata.
Perché è nella top 10: è la prima volta in cui negli Stati Uniti, nazione puritana, uno spot elettorale utilizza un linguaggio così crudo e diretto. Il video ha fatto discutere, ma è stato visto da quasi 5 milioni di persone. E ha dato il suo contributo alla vittoria di Obama.
8°) ANTONIO CASSANO, CALCIATORE
«Ci sono froci in Nazionale? Se penso quello che dico sai che cosa viene fuori… sono froci, problemi loro, mi auguro che non ci sono veramente in Nazionale».
Dove e quando: Durante un’intervista alla trasmissione radiofonica “La zanzara” (Radio 24) il presentatore tv Alessandro Cecchi Paone aveva rivelato che «Nella nazionale di Prandelli ci sono sicuramente due omosessuali, un bisessuale e tre metrosexual (eterosessuali attenti alla cura dell’aspetto fisico, ndr). Il resto sono sani eterosessuali, simpaticamente e normalmente rozzi». Pochi giorni dopo, il 12 giugno a Cracovia, durante la conferenza stampa ufficiale degli azzurri agli Europei di Calcio 2012 prima del match con la Croazia, un giornalista chiede a Cassano un commento alle dichiarazioni di Cecchi Paone. E Cassano, tra risate, frecciate e sgomitate, prende le distanze dall’argomento in modo tutt’altro che diplomatico.
Perché è nella top 10: le frasi omofobiche sono rimbalzate sul Web, in tv e sui giornali. Scatenendo le ire dei gay e non solo. Tra gli attacchi, quello diNichi Vendola, governatore della Puglia e gay dichiarato: «Sono parole offensive. Sono straricchi, straignoranti e pensano di poter dire qualunque cosa. Consiglio ad Antonio Cassano di spendere un miliardesimo di quel che guadagna per comprare qualche libro». Cassano si era poi scusato in un comunicato ufficiale della Figc, ma intanto la Uefa aveva aperto un’inchiesta disciplinare per «dichiarazioni discriminatorie alla stampa». Un mese dopo la Uefa gli ha comminato una sanzione di 15mila euro.
7°) PENGUIN NEWS, SETTIMANALE DELLE ISOLE FALKLAND
Kirchner= bitch [puttana]
Dove e quando: il 10 febbraio il sito Web del settimanale pubblica un servizio su Cristina Fernandez de Kirchner, presidente dell’Argentina, che aveva rilasciato dichiarazioni durissime in merito alla sovranità delle isole, contese da decenni. Aveva accusato la Gran Bretagna di neocolonialismo, minacciando proteste presso l’Onu. Ma un redattore aveva denominato “bitch” (puttana) il file con la foto della presidente a corredo dell’articolo.
Perché è nella top 10: Quando un navigatore ha scoperto la vicenda, la notizia è rimbalzata sui giornali argentini, sollevando un’ondata internazionale di indignazione. Centinaia di mail e di tweet di proteste e di insulti sono state inviate alla direttrice del sito, Lisa Watson. Il sito ha rinominato la foto, e la direttrice si è scusata, dicendo che l’episodio era frutto dell’humor nero di un redattore. Ciò non ha comunque inibito il premier britannico David Cameron dal ribadire che le Falkland sono e resteranno del Regno Unito.
6°) KIMI RAIKKONEN E SEBASTIAN VETTEL, PILOTI DI FORMULA 1
RAIKKONEN: «Last time you guys were giving me shit because I didn’t really smile enough» [L’ultima volta che ero arrivato primo, molti di voi mi avevano riempito di merda perché non avevo sorriso abbastanza».]
VETTEL: «it was obviously a chance to fuck it up and we didn’t do that». [C’era la possibilità di mandare tutto a puttane, ma non l’abbiamo fatto]
http://youtu.be/46u81sdxEkY
Dove e quando: 4 novembre, terz’ultima gara del Campionato mondiale di Formula 1. La gara è vinta da Raikkonen (Lotus-Renault) seguito da Fernando Alonso (Ferrari) e Sebastian Vettel (Red Bull-Renault), poi laureatosi vincitore del mondiale. I 3 vengono intervistati sul podio da David Coulthard, ex pilota della McLaren e collaboratore della Bbc. «Il pubblico vorrebbe sapere quanto sia stato emozionante tornare alla vittoria. Raccontacelo», ha esordito Coulthard. Ma in un clima rilassato e goliardico, Raikkonen e Vettel hanno risposto a ruota libera, senza freni inibitori, usando queste (e anche altre espressioni) in mondovisione: la trascrizione integrale dell’intervista è qui.
Perché è nella top 10: Coulthard ha cercato di salvare la diretta, affermando: «Non mi piace fare questo genere di interventi. Va tutto in diretta televisiva e non credo che sia educativo». L’episodio ha fatto il giro del mondo. Vettel ha chiesto scusa con un comunicato stampa, e la Fia (Federazione internazionale dell’automobile), organizzatrice dei Gp, ha dovuto emettere un richiamo ufficiale a tutti i piloti: “E’ una nostra responsabilità collettiva assicurarci che i piloti siano a conoscenza che questo linguaggio non deve trovare spazio durante gli eventi con i media… Si comprende che nel caldo della battaglia, l’adrenalina, l’esaltazione e la delusione possono essere un mix pericoloso. Ma i piloti sono professionisti, e una parte del loro lavoro è parlare coi media, e devono farlo in modo accettabile”. Avvisandoli che la prossima volta partiranno azioni disciplinari.
5) CARLO PELLEGATTI, TELECRONISTA SPORTIVO
«Ha ancora qualcosa da dire Conte… Conte è senza vergogna e va a protestare. Conte è senza vergogna… La provocazione! Senza vergogna la Juventus! E’ senza vergogna! Conte è malato mentale! Vai e vai negli spogliatoi stasera, cazzo rompi i coglioni i stasera!?! Stasera muto e vai negli spogliatoi! Guarda che roba, guarda che roba! Guarda! Guarda! Colpa di quel testa di cazzo! Colpa di quel testa di cazzo! Vai negli spogliatoi e vai».
http://youtu.be/xVCV5DqywIs
Dove e quando: il 26 febbraio, alla fine della partita Juventus-Milan, terminata 1-1. Un match molto contestato: il Milan era in vantaggio per 1-0 quando Muntari insacca il 2-0 oltre la linea di porta ma il guardalinee non lo vede. E alla fine la Juve pareggia. Pellegatti – tifoso del Milan – stava facendo la telecronaca su Mediaset premium. Al terminedella partita, l’allenatore della Juventus Antonio Conte è entrato nel terreno di gioco per parlare con alcuni giocatori del Milan molto agitati. La scena ha fatto infuriare il cronista che l’ha interpretata come una provocazione gratuita. E così ha perso ogni freno, in un crescendo di insulti. Quelli più pesanti li ha detti pensando di non essere in onda: ma quando qualcuno gli ha fatto notare la gaffe, ha ripreso a parlare cercando di far finta di nulla. Troppo tardi.
Perché è nella top 10: non si era mai sentito un tifoso prevalere a tal punto sul cronista. All’indomani del fattaccio, Pellegatti ha pubblicato sul sito di SportMediaset una lettera di scuse alla Juve, a Conte e ai tifosi juventini, ribadendo di aver usato parole sconvenienti e offensive pensando di non essere in onda. Ma non è bastato: Conte lo ha minacciato di querela, il suo sfogo è diventato un tormentone sul Web, i tifosi juventini si sono indignati bersagliandolo con cori offensivi nelle partite successive, e la figuraccia è stata ufficializzata con un “Tapiro d’oro” dalla trasmissione della stessa Mediaset “Striscia la notizia”.
4) MICHEL MARTONE, VICEMINISTRO DEL LAVORO CON DELEGA ALL’OCCUPAZIONE GIOVANILE
«Se vogliamo invertire il trend dell’occupazione, innanzitutto dell’occupazione giovanile, dobbiamo cominciare a riconquistare posti di lavoro, uno per uno. Dobbiamo fare lo sforzo, e mi ci impegnerò, di comunicare ai giovani dei messaggi veri, tipo: se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato».
Dove e quando: Martone, 38 anni, era uno dei relatori alla “Giornata sull’apprendistato” organizzata dalla Regione Lazio lo scorso 24 gennaio. La frase ha espresso un dato reale: l’elevata età media alla laurea (27 anni, contro i 24 della media europea). Ma è stata pronunciata in un Paese messo in ginocchio dalla crisi economica, con un elevato tasso di disoccupazione giovanile, e dopo i pesanti tagli all’istruzione e alle borse di studio.
Perché è nella top 10: L’uscita ha sollevato un’ondata di indignazione, che ha superato in intensità quella per i “bamboccioni” (così nel 2007 l’allora ministro Tommaso Padoa-Schioppa aveva definito i giovani). Associazioni di studenti, social network, sindacati, politici di sinistra e anche di destra hanno criticato Martone, che, pur ammettendo di «non aver avuto la sobrietà necessaria» ha precisato che non si riferiva «a tutti quei ragazzi che per necessità, per problemi di famiglia o di salute o perché devono lavorare per pagarsi gli studi, sono costretti a laurearsi fuori corso». Ma non è bastato. Diversi giornali hanno poi indagato sulla fulminea carriera universitaria e politica di Martone, aggiungendo fuoco alle polemiche.
4) ANDREA FABRA FERNÁNDEZ, DEPUTATA DEL PPE SPAGNOLO
«Sì señor, muy bien, muy bien, que se jodan».
[Sì signore, molto bene, molto bene, che si fottano]
Dove e quando: Andrea Fabra è una giovane deputata (39 anni) del Ppe, che oggi è partito di maggioranza in Spagna. Lo scorso 11 luglio il premier Mariano Rajoy stava presentando i tagli ai sussidi di disoccupazione, una scelta politica durissima. La Fabra, in risposta ai fischi della sinistra, ha invece applaudito Rajoy, con un commento sarcastico che non è sfuggito alle telecamere.
Perché è nella top 10: la frase ha suscitato un’ondata di indignazione sui giornali di tutto il mondo e sui social network, diventando uno dei trend topic mondiali su Twitter. E ha infiammato ulteriormente le manifestazioni di piazza contro le misure economiche del governo. La Fabra si è scusata, sostenendo che la frase era indirizzata ai colleghi deputati socialisti. Ma nessuno le ha creduto: i Socialisti e Izquierda plural hanno chiesto le sue dimissioni in Parlamento, per le quali il sito Change.org ha raccolto 224mila firme. Il cantautore spagnolo Diego Escusol le ha dedicato la canzoneQue se joda Andrea Fabra (Che si fotta Andrea Fabra):
http://youtu.be/BXyxhdFwLmY
3°) LUCIANA LITTIZZETTO, COMICA
«Torna Berlu, sale lo spread…. Io non dico un pudore, sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo?!?».
http://youtu.be/CkTn3zpMFoY
Dove e quando: durante il consueto siparietto comico fra Fabio Fazio e Luciana Littizzetto al termine della trasmissione “Che tempo che fa” del 9 dicembre, il giorno dopo l’annuncio di Silvio Berlusconi di volersi candidare alle prossime elezioni politiche.
Perché è nella top 10: la frase, molto applaudita in tv, ha suscitato un vespaio di polemiche. Il consigliere Rai Antonio Verro (Pdl) ha protestato, portando il caso in Commissione di vigilanza; l’Osservatorio sui diritti dei minori ha protestato pe ril linguaggio scurrile, e alla fine il direttore generale della Rai ha chiesto al direttore di Rai3 “maggior rispetto, evitando gli eccessi”. La polemica è montata al punto che la Rai ha meditato addirittura di far slittare il prossimo Festival di Sanremo (previsto dal 12 al 16 febbraio e presentato proprio dalla coppia Fazio-Littizzetto) a dopo le elezioni politiche del 24/25 febbraio, nel timore che la lingua velenosa della comica potesse infastidire i candidati. Ma l’ipotesi è tramontata, più che altro perché sarebbe stato impossibile riconvocare gli ospiti internazionali in altre date. In ogni caso, la Luciana nazionale ha reagito con ironia: «Ok, ora sto muta come una mosca, faccio solo il mimo… Mimo le facce dei parlamentari europei quando hanno visto tornare Berlusconi…E prometto che non dirò mai più le parolacce: posso dire hai rotto il canòlo? Che in Corea del Nord hanno rotto il razzo? Hai scassato il cambio? Hai sparato il tassello? Hai piallato le palle? Hai rotto la cozza? Non posso dire “dissento” non è nella mia natura..».
http://youtu.be/_gNTq1xfK1M
2) LIBÉRATION, QUOTIDIANO FRANCESE
“Casse-toi, riche con!”
[Togliti dai piedi, ricco coglione!]
Dove e quando: un quotidiano belga, La Libre Belgique, aveva annunciato che Bernard Arnault, proprietario del gruppo del lusso Lvmh (moda, profumi, champagne, grande distribuzione): il più ricco magnate europeo e il 4° del mondo, avrebbe chiesto la cittadinanza belga per “motivi personali e professionali”. Ma molti hanno pensato che in realtà il vero motivo fosse il regime fiscale più morbido dei Paesi Bassi, soprattutto nel campo delle successioni ereditarie. Così il 10 settembre Libération, quotidiano della sinistra francese, ha attaccato frontalmente Arnault utilizzando la stessa frase, riveduta e corretta, che aveva detto nel 2008 l’allora presidente Nicolas Sarkozy (“Casse-toi, pauvre con”) a un uomo che si era rifiutato di stringergli la mano. Ecco cosa ha scritto il quotidiano francese nell’articolo: “Mentre si profilano rigore, austerità e recessione per tutti, le élites mostrano sempre la solita leggerezza morale, incapaci di cambiare o anche solo di immaginare i danni che simili gesti creano nell’opinione pubblica”.
Perché è nella top 10: in Francia si è scatenato il dibattito tra chi ha accusato Arnault di essere immorale, e chi ha criticato Libération per il linguaggio pesante. Intanto, la copertina del giornale ha fatto il giro del mondo. E’ forse il primo caso di attacco così frontale a un magnate dell’economia: vi immaginereste un giornale italiano che, in nome dell’equità fiscale, usi questa frase con un Michele Ferrero o un Leonardo Del Vecchio (secondo la rivista Forbes, i più ricchi d’Italia)? Arnault, però, non è stato a guardare: ha querelato il giornale, denunciando l’estrema volgarità e la violenza del titolo, precisando comunque che continuerà a pagare le tasse in Francia. Nel frattempo, anche l’attore Gérard Depardieu ha deciso di trasferirsi in Belgio, non nascondendo che lo fa per motivi fiscali (la tassazione al 75% sui redditi più alti introdotta da Hollande). Depardieu è stato più drastico: restituirà il passaporto francese e prenderà quello belga. E forse anche quello italiano.
1°) GREGORIO DE FALCO, CAPO DELLA CAPITANERIA DI PORTO DI LIVORNO
«Guardi Schettino che lei si è salvato forse dal mare ma io la porto veramente molto male… Vada a bordo, cazzo!!».
Dove e quando: 13 gennaio, ore 21:42. Al largo dell’Isola del Giglio, la nave da crociera Costa Concordia si arena dopo aver urtato gli scogli: si era avvicinata troppo alla costa. Intorno alle 23 la nave viene abbandonata, e per ore la situazione precipita nel caos totale. Alle 1:46, dopo varie telefonate, il capitano De Falco intima al comandante della nave Francesco Schettino di risalire sulla nave per verificare se vi fossero ancora persone a bordo. De Falco ha poi rivelato che aveva usato quei modi bruschi perché il tono di Schettino non lo convinceva. Alla fine il bilancio della tragedia è stato di 30 morti, 2 dispersi, 110 feriti. Il processo è ancora in corso.
Perché è nella top 10: la telefonata è impressionante perché fa rivivere i momenti convulsi e disperati della tragedia. E la frase di De Falco rimane impressa perché mescola formalità e informalità, rispetto e aggressività: De Falco dà del “lei” a Schettino, ma al tempo stesso impreca in modo rude. L’espressione ha fatto il giro del mondo ed è diventata un tormentone: ha ispirato decine di canzoni parodistiche su YouTube e T-shirt. Al di là delle responsabilità, ancora da accertare, la titubanza di Schettino aveva peraltro un fondamento: il ponte di comando era troppo inclinato per accedervi, e i passeggeri stavano ancora scendendo dalla biscaggina (scala di corda).
Vuoi leggere le “top 10” degli anni passati? Clicca su questi link: 2011, 2010, 2009, 2008.
Hanno parlato di questo post: AdnKronos, Libero news, Globalist, Shqiptari italise, Mnews, Localport, ItaliaInformazioni, JulieNews.
The post Parolacce: la “top 10” del 2012 first appeared on Parolacce.]]>Lucio Dalla: 1943-2012.
A volte la genialità si vede anche nei dettagli. Tra le tante innovazioni artistiche di Lucio Dalla, recentemente scomparso, ce n’è una che è passata quasi inosservata: l’uso di parolacce nelle sue canzoni. E dire che – mettendole insieme tutte, come vedrete più sotto – sono impressionanti per quantità e qualità. Ne voglio parlare in questo post, anche per un omaggio a un artista che ho apprezzato in tante canzoni.
Avevo parlato di lui nel mio libro, a proposito della celebre canzone “4 marzo 1943”, perché fu uno dei casi storici di censura nella storia della musica italiana. Il testo, scritto da Paola Pallottino, si intitolava in origine (tutto attaccato) “Gesubambino”, storia di una ragazza-madre: tema decisamente rivoluzionario per l’epoca. Lucio Dalla volle portare la canzone a Sanremo, correva il 1971, e i censori della Rai lo costrinsero a cambiare non solo il titolo, ma un’intera strofa, questa: “E adesso che bestemmio e bevo vino / per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino”. La strofa diventò “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino / per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.
Ne valse la pena: il brano rese celebre Dalla, che poi si rifece cantando la versione originale negli anni successivi (per esempio in Banana Republic, 1979, con Francesco De Gregori).
Ma il brano che più di ogni altro ha segnato una rottura rivoluzionaria nei testi della canzone italiana è un altro: “Disperato erotico stomp”. La canzone è del 1977, nell’album “Com’è profondo il mare”, e ha segnato il suo esordio come paroliere. Perché rivoluzionaria? È una canzone ironica e giocosa nella musica ma amara nel contenuto: parla della solitudine di un uomo tradito e disprezzato dalla sua donna, che gira a vuoto per Bologna e poi torna a casa a masturbarsi. La canzone fece epoca, non solo per i temi affrontati, ma soprattutto perché introduceva termini mai sentiti in un brano: fica (te ne sei andata via con la tua amica, quella alta, grande fica) e cappella (Prima di salir le scale mi son fermato a guardare una stella / sono molto preoccupato, il silenzio m’ingrossava la cappella). Ma non erano le uniche parolacce in quella canzone: Dalla immagina il protagonista fermarsi a parlare con una prostituta (A parte il vestito, i capelli, la pelliccia e lo stivale aveva dei problemi anche seri, e non ragionava male. Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra, ). E forse fu per questo accostamento fra politica e prostituzione che la sinistra lo attaccò: Sergio Saviane, su L’Espresso, scrisse: «Dalla, per fare troppo lo spiritoso o per far vedere che soffre, condisce i suoi spaghetti canori miliardari con i luoghi comuni della miseria e del sesso sottoproletario: siamo arrivati al populismo della masturbazione bolognese. Che bisogno c’è di tanti culi, fiche, peli o pippe per mandare un messaggio?». Val la pena, quindi, ascoltare il testo integrale della canzone:
Da segnalare anche due canzoni stravaganti: “Stronzo”, un brano strumentale funky in inglese maccheronico. Nessuno aveva mai usato questa parola come refrain, in una canzone no-sense.
E “Merdman”, storia di un marziano disgustoso che diventa una star dei talk show: una critica feroce (e profetica) alla tv spazzatura.
Messe tutte insieme (vedete tabella qui sotto: spero di non averne dimenticata nessuna!) le parolacce delle canzoni di Dalla fanno una certa impressione. Sono 56: “puttana” (presente in 6 canzoni) e “stronzo” (5) erano le sue preferite, seguite da culo (4) e merda (3). Gli album che ne contengono di più (6) sono Henna (1994) e 12.000 lune (2006), ma, come potete vedere nella tabella qui sotto, il lessico volgare è presente in tutto l’arco della sua carriera.
Eppure, chi l’avrebbe detto che sono così numerose?
Sono passate (quasi) inosservate perché avevano un senso espressivo nel contesto in cui Dalla le aveva inserite. E perché rispecchiavano il suo spirito ingenuo e giocherellone, e quello popolare bolognese, genuino e senza filtri. Un linguaggio crudo, usato per essere schietto e diretto.
Canzone (con link al testo integrale) | Album (anno) | Parolacce | strofa |
Disperato erotico stomp | Com’è profondo il mare (1977) | Fica | te ne sei andata via con la tua amica, quella alta, grande fica. |
Puttana (2) | non era tanto freddo, e normalmente ho incontrato una puttana Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra | ||
Deficiente | non abbiamo fatto niente, ma son rimasto solo, solo come un deficiente. | ||
cappella | sono molto preoccupato, il silenzio m’ingrossava la cappella | ||
Ma come fanno i marinai | Banana republic (1979) | puttana | sotto la luna puttana e il cielo che sorride |
Anna e Marco | Lucio Dalla (1979) | checca | c’è una checca che fa il tifo |
L’ultima luna | culo | toccava il culo a una signora e rideva e toccava sembrava lui il padrone |
|
Mambo | Dalla (1980) | Puttana | non dormo da una settimana, per quel cuore di puttana |
Meri Luis | tette | ha benedetto il cielo come fosse un fratello per le sue belle tette e per l’amico che le vuole toccare |
|
Telefonami tra vent’anni | Lucio Dalla – Q disc (1981) | stronzo | ah io sarei uno stronzo quello che guarda troppo la televisione ! |
Ciao a te | finocchio | Ciao a te e a tuo figlio finocchio | |
Stronzo | 1983 (1983) | Stronzo (12) | [coro ripetuto] |
1983 | culo | erano gli anni della guerra, tutti col culo per terra | |
Se io fossi un angelo | Bugie (1985) | piscerei | vi do due ore, due ore al massimo poi sulla testa vi piscerei |
Merdman | Henna (1994) | Merda (3) | merda sto precipitando c’è qualcuno lì
“Sono Merdman c’è qualcuno lì” |
Stronzo (2) | Sempre sporco con uno stronzo sulla fronte Non parliamo dei bambini anche i più belli Che si mettevano uno stronzo tra i capelli |
||
Erosip
|
Culo | Mi piace la bocca il tuo culo i tuoi piedi | |
casino | In mezzo al casino della stanza mentre parli con me | ||
Ballando ballando
|
Canzoni (1996) | culo | ma vado a culo col mondo ballando ballando oh yeah |
figa | Ballando ballando vado a figa con Sandro |
||
Io tra un’ora sono lì | Ciao (1999) | Stronzo
incazza |
c’e ‘sto stronzo che si incazza |
cagato | tu stai bene cagato così | ||
Trash
|
merda
|
Sono un disgraziato una merda sopra un prato |
|
fuck you (3) | depression, fuck you now | ||
stronzo | non è detto che è uno stronzo, soprattutto di me | ||
Ciao
|
Caro amico ti scrivo (2002) | puttana
|
dello sforzo dei poeti, dei mezzi giornalisti puttane e kosovari, poi altri tipi misti |
coglione | il gelato e l’ombrellone abbronzati un coglione, |
||
Canzone
|
cesso | Nel cesso di una discoteca O sopra il tavolo di un bar |
|
Dark Bologna
|
12000 lune (2006) | casino (2)
|
Bologna, sai mi sei mancata un casino
ma che casino, quanta gente |
busone
puttana |
cos’è sta confusione? c’è una puttana, anzi no: è un busone |
||
maroni | ah no, c’è Sirio, ma che due maroni | ||
merda | così cammino per la piazza con una merda sul paletot | ||
pugnette | (le pugnette sui tetti, che belli quei cieli seduti là insieme) | ||
Rimini
|
Il contrario di me (2007) | tette
|
ricordo una donna con la faccia di latta/e le tette di gomma/ |
puttana | e una vecchia bambina puttana /mutilata, | ||
Malinconia d’ottobre | piscia
|
un cane passa, piscia e ride e aspetta insieme a me |
Questo post è stato recensito sull’inserto domenicale de “Il Sole 24 ore”. Potete leggere l’articolo qui.
Oggi, a 6 anni di distanza dalla scomparsa di Dalla, il sito di Repubblica esce con un’intervista a Ron, che descrive l’artista bolognese come “maestro di parolacce“. Ecco il ricordo di Ron: “Io ero un ragazzo che veniva da un paese del nord, abbastanza chiuso, con una grande passione per la musica, molto educato, e mi sono trovato di fronte una persona che era il mio opposto. Basta pensare che mi ha costretto a dire le parolacce, cosa che non avrei mai fatto per educazione, io mi rifiutavo e lui me lo chiedeva a tavola con tante altre persone, “di’ stronzo, di’ pezzo di merda”, cercava di non essere mai troppo serio, e anche quando faceva dei discorsi che avevano un peso riusciva sempre a trovare un modo per dire le cose con leggerezza“.