Alcune espressioni volgari sono incomprensibili agli stranieri (montaggio foto Shutterstock).
Di solito ce ne accorgiamo quando parliamo con uno straniero: diciamo una frase, e vediamo la sua espressione attonita… Perché abbiamo usato un modo di dire volgare che esiste solo in italiano.
Molte lingue, infatti, hanno le nostre stesse espressioni scurrili, spesso basate su metafore sessuali o escrementizie: per esempio, “rompere le balle” ha equivalenti in tutte le lingue (e questo avviene in molti altri modi di dire testicolari, come raccontavo in questo articolo).
Ma altrettanto spesso, queste espressioni sono usate in combinazioni del tutto originali. Facciamo un esempio. In spagnolo, per dire che qualcosa è molto lontano, si dice “en el quinto coño”, letteralmente “nella quinta fica”. Perché? L’espressione è una variante – volgare – di “el quinto pino” (il quinto pino), modo di dire che si riferiva all’ultimo (e lontano) albero di una strada di Madrid, dove spesso si nascondevano le coppiette per baciarsi.
In questo articolo, però, non parlo di modi di dire stranieri: ho raccolto le espressioni volgari più originali dell’italiano, che non hanno equivalenti in altre lingue.
Le abbiamo sotto gli occhi (o nelle orecchie) tutti giorni, e le usiamo in modo automatico, senza farci caso. Ma se le guardate con occhi nuovi, vi accorgerete di quanto siano straordinariamente creative ed efficaci. Provate a tradurle letteralmente in un’altra lingua (inglese, francese, spagnolo), e il risultato sarà straniante. Oltre che comico.
1) ESSERE UNA FIGA DI LEGNO (= donna che non si concede mai): la metafora accosta la frigidità all’insensibilità dell’organo sessuale, come se non fosse fatto di carne. In inglese suonerebbe “to be a wooden cunt”: una frase del tutto insensata.
2) MORTO DI FIGA (= allupato che sbava per ogni donna) : l’espressione è un calco volgare di “morto di fame”. Indica un uomo che cerca una partner a ogni costo, senza dignità, sbavando per ogni donna e tentando approcci continui e maldestri.
3) SFIGATO (= sfortunato, privo di fascino, insignificante): letteralmente sfigato significa “senza figa”, cioè senza donna. Da sfigato deriva la parola sfiga, che significa sfortuna, iella: non avere una partner è considerato sinonimo della malasorte più dura da affrontare. A dire il vero c’è di molto peggio (la malattia, per esempio) ma tant’è.
Un’ironica rivisitazione di “Toy story” (da memegen.it).
4) A CAZZO DI CANE (= azione eseguita senza cura, malamente, in modo approssimato, a casaccio, con imperizia, maldestramente, in modo sconclusionato, senza criterio): è un riferimento all’organo sessuale del cane, ciondolante e sempre in bella vista. L’espressione nasce anche dal disprezzo, diffuso nell’antichità, verso questo animale, perché non si vergogna di accoppiarsi in pubblico (come raccontavo in questo articolo a proposito dell’espressione “porco cane”).
5) CON I CONTROCAZZI / CONTROCOGLIONI (= alla grande, forte, imbattibile): è un rafforzativo di “cazzo” (nel senso di cazzuto, forte). Deriva da “contro” inteso come contrario (come in contraltare, contrammiraglio, contrordine). Dunque, l’espressione è un modo di indicare qualcosa (coi cazzi) e il suo contrario (controcazzi), come a coprire l’intero spettro delle possibilità.
6) FARSI I CAZZI PROPRI (= occuparsi dei propri affari senza ficcare il naso in quelli degli altri): se l’organo sessuale è sinonimo di intimità, si capisce che possa essere usato come sinonimo di vicende private. L’uso del termine osceno rafforza il senso diretto e minaccioso della frase. Varianti: farsi una fialetta / una padellata / un piatto / una carriola / una vagonata / una camionata di cazzi propri.
7) NON CI SONO CAZZI (= non ci sono dubbi o obiezioni di sorta): l’organo sessuale maschile è usato spesso come sinonimo di problema (“sono nei cazzi”, “sono cazzi amari”) o di situazioni di scarso valore (“cazzate”). Questa espressione è usata quindi per rafforzare il concetto di una situazione senza alternative.
8) CAGACAZZI (= persona fastidiosa, seccatore): quando qualcosa fa “cagare il cazzo” significa che risulta ruipugnante perfino all’organo sessuale (considerato la parte anatomica di minor valore). Perciò il “cagacazzi” è una persona che suscita questo tipo di disgusto. L’espressione si è diffusa anche grazie alla sua musicalità, data dalle tre sillabe quasi identiche (ca-ga-ca) che si susseguono nella parola.
Una traduzione per anglofoni (da italianformygirlfriend).
9) AVERE CULO (= avere fortuna): perché il deretano è sinonimo di fortuna? Perché è simbolo di fecondità (e non solo), come ho raccontato più ampiamente in questo articolo.
10) PRENDERE PER IL CULO (= prendere in giro): spesso il sesso è usato come metafora per esprimere sfruttamento, sopraffazione (mi hanno fottuto, l’ho inculato…). Afferrare qualcuno per il deretano prelude a questo.
11) STARE SUL CULO (= avere in antipatia): questo detto deriva probabilmente da “stare sui coglioni” (ben più delicati), ovvero avere un peso fastidioso e doloroso sull’apparato riproduttivo. Un’ulteriore variante è “stare sul cazzo”.
12) FARE IL CULO A QUALCUNO (= rimproverare aspramente) e farsi il culo (= faticare): l’origine di questo modo di dire deriva probabilmente dal rapporto anale.
13) IN CULONIA / CULANDIA (= lontano): deriva dall’espressione “in culo al mondo” dove “culo” sta per parte posteriore, lontana, difficilmente raggiungibile. E’ l’equivalente italiano dello spagnolo “en el quinto coño”.
Questo, comunque, è solo un assaggio degli innumerevoli modi di dire costruiti sulla metafora del deretano: se volete saperne altri, li trovate in questo articolo.
Un libro-antologia sulle figuracce.
14) FIGURA DI MERDA (= brutta figura): si usa questo modo di dire per indicare una pessima impressione sugli altri. Dato che gli escrementi suscitano il massimo del disgusto.
E’ un’espressione molto efficace: basta paragonarla all’inglese “bad impression” (cattiva impressione) che ne è il suo equivalente. “Lasciami perdere, oggi ho fatto una figura di merda….”.
Un best seller senza filtri.
15) FARSI LE SEGHE MENTALI (= avere pensieri inutili e ossessivi): spesso la masturbazione è usata come metafora di attività ripetitive e noiose. Questa espressione denota quindi i pensieri vuoti, inutili, ossessivi. Ed è stata usata come titolo di un best seller psicologico di Giulio Cesare Giacobbe “Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita”.
E’ per questo stesso motivo che un sinonimo di “discorso lungo, noioso e devastante” è l’accrescitivo “pippone” (da “pippa”, autoerotismo): “quella mi ha attaccato un pippone”…
Conoscete altri modi di dire – in italiano o in altre lingue – altrettanto sorprendenti, che meritano di essere ricordati? Segnalateli nei commenti.
The post 15 strani (e divertenti) modi di dire in italiano first appeared on Parolacce.]]>Campagna dello stilista Paolorossi, contestata per il suo sessismo.
Sessismo di qua, sessismo di là… Negli ultimi tempi, sono state fatte molte crociate contro il sessismo delle parolacce: peccato, però, che invece di approfondire questi temi (complessi), diversi moralisti accecati dall’isterismo hanno preso delle topiche notevoli. La più clamorosa, è stato lo scandalo dei gestacci in Senato: i senatori Lucio Barani e Vincenzo D’Anna sono stati sospesi per 5 giorni da Palazzo Madama per aver mimato un rapporto orale all’indirizzo di alcune colleghe. Politici, giornalisti, commentatori si sono strappati le vesti, puntando il dito contro la deriva sessista del Parlamento…
Eppure, quei gesti erano senz’altro sconvenienti e osceni, ma non sessisti: come già raccontavo in questo post, quei gesti sessuali hanno un senso generale di auto-affermazione. Evocare un atto sessuale non è un modo di disprezzare le donne, ma è solo un modo per dare colore ed energia alla propria posizione. Tant’è vero che quei gesti li usano anche le donne (verso altre donne o verso gli uomini).
Il problema è che si sa poco del sessismo, e ancor meno delle parolacce. Meglio, quindi, chiarirsi le idee. Anche perché le sorprese non mancano: le parolacce sono sessiste non solo in senso misogino (odio verso le donne) ma anche in senso misandrico (odio verso gli uomini).
Il seno (elemento importante dell’identità femminile) equiparato a mozzarelle.
Ma prima di guardare da vicino quali sono gli insulti sessisti: cos’è il sessismo? E’ la discriminazione basata sul genere sessuale, ovvero sulle caratteristiche sociali e culturali considerate tipiche dell’identità maschile e femminile. Ovvero, ti disprezzo in quanto donna (o uomo) che non risponde alle attese della società, che non assolve al ruolo che le (gli) è stato assegnato. Queste attese non sono irrilevanti: hanno pesanti effetti sugli spazi di libertà delle persone, come racconto sull’ultimo numero di Focus, dove ho scritto un reportage sulla discriminazione di genere.
Quando 10mila anni fa fu inventata l’agricoltura, gli uomini hanno istituito gli eserciti per difendere i raccolti dalle incursioni altrui. E vigilando sulle risorse alimentari, gli uomini hanno posto sotto controllo anche le donne, sottomettendole ed esautorandole dall’economia. Da millenni, dunque, è stata istituita una rigida e asimmetrica divisione dei ruoli: agli uomini soldi e potere (la parola patrimonio rimanda al padre-padrone), alle donne le faccende di casa e la famiglia (la parola matrimonio rimanda infatti alla madre). Una divisione che è stata funzionale fino al Dopoguerra, quando la donna è entrata nel mondo del lavoro guadagnando spazi sempre più ampi di autonomia (anche grazie ai contraccettivi, che l’hanno resa indipendente sul piano sessuale). Così l’emancipazione femminile ha messo sempre più in crisi questo scenario. Ma il tema delle disparità di genere è ancora molto sensibile, e spesso suscita reazioni isteriche: spesso si grida al sessismo anche a sproposito.
C’è traccia di questa disparità anche nel nostro lessico? Per rispondere, bisogna identificare gli insulti sessisti, ovvero quelli che usano una caratteristica negativa considerata tipica del sesso maschile/femminile per svilire un’altra persona. Ecco i principali insulti sessisti della nostra lingua, divisi per tipo:
Sessismo |
Sessismo |
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Comportamento sessuale | puttana (e sinonimi: vacca, troia, etc), pompinara, frigida (e sinonimi: asse da stiro,figa di legno, etc), zitella | puttaniere, frocio (e sinonimi: culattone, ricchione,, finocchio…), sfigato, impotente, travestito |
Comportamento | strega (e sinonimi: arpia, etc), isterica (e sinonimi: uterina, etc), oca (e sinonimi: gallina,…), fighetta (e sinonimi: sciacquina, etc) | bastardo, cazzone (e sinonimi: testa di cazzo, pirla, coglione, etc), sega (e sinonimi: senza palle, etc), cornuto |
Aspetto fisico | racchia (e sinonimi: cessa, cozza, etc), culona, rifatta | cazzo corto, pelato |
Dunque, nelle parolacce, il sessismo non è solo misogino: è anche misandrico. Insomma, c’è un’insospettabile “par condicio”: per qualità e quantità, ciascuno dei due sessi è preso di mira senza pietà in tutti gli ambiti della vita.
Ma perché questa abbondanza? Perché gli insulti sessisti sono i più efficaci, ovvero i più offensivi. La dimensione sessuale è la più intima, profonda e delicata, e costruisce uno degli assi portanti della nostra identità. Colpire qualcuno nel sesso è, come nella boxe, dare un colpo basso, sotto la cintura. Un modo sicuro, sbrigativo e diretto di mandare l’avversario al tappeto. E infatti gli insulti funzionano tutti così. Proprio perché la loro funzione è stendere l’avversario con un sol colpo, non si perdono in distinzioni e fini analisi: sono sentenze senza processi, clichè, luoghi comuni, tecnicamente parlando stigmi, cioè etichette sociali negative. Chi si scandalizza per questo fatto è come chi contesta che un coltello tagli o che una pistola spari. Gli insulti sessisti sono prima di tutto insulti: servono a svilire un’altra persona, ad abbassarne l’autostima, a farla sentire anormale, esclusa, emarginata.
Una rara pubblicità a doppio senso con un uomo-oggetto.
Ecco perché non tutti gli insulti sessisti sono utilizzati per sessismo: si usano gli insulti sessisti perché sono il modo più rapido di colpire un’altra persona. Gli insulti servono proprio per ferire, per offendere. Perciò è nella loro natura usare colpi bassi, letteralmente sotto la cintura. Poco importa del significato intrinseco delle parole usate, e ancor meno dei risvolti sociali: quando si dice “puttana” a una donna che ci taglia la strada in auto (o “frocio” a un uomo), non si ha davvero la volontà di affermare che fa la prostituta (o che è omosessuale). Il sessismo è un mezzo e non un fine. E lo stesso dicasi per le pubblicità: quelle meno creative usano il sesso e il sessismo per solleticare gli istinti più bassi, per colpire l’attenzione, più che per la volontà di perpetuare il sessismo – anche se è innegabile che danno un notevole contributo.
Detto questo, però, la par condicio negli insulti sessisti esprime davvero una parità, per quanto perversa? Per rispondere a questa domanda, bisogna verificare quali sono gli insulti sessisti più usati, e se la carica offensiva di questi insulti è uguale per ambo i sessi oppure no.
Partiamo dalla prima domanda: quali sono gli insulti sessisti più usati? L’unica indagine statistica su questo argomento è una ricerca sugli insulti più usati su Twitter, di cui ho parlato tempo fa. L’indagine, svolta da Vox (Osservatorio italiano sui diritti) presenta notevoli limiti: ha studiato tutti gli insulti misogini, ma non tutti quelli misandrici (concentrandosi solo sugli insulti omofobi). Al netto di queste limitazioni, emerge comunque una netta prevalenza di insulti misogini (59%) rispetto a quelli omofobi (6%). Se si insulta una donna, insomma, si usano più spesso gli insulti misogini rispetto ad altri insulti non connotati in senso sessista.
Ma fra gli insulti sessisti, quali sono considerati i più offensivi? Quelli contro le donne o quelli contro gli uomini? Grazie al volgarometro, l’indagine che ho svolto anni fa, è possibile rispondere in modo puntuale.
Guardando i risultati, emerge che, nonostante le radici maschiliste della nostra cultura, c’è una consapevolezza diffusa sulla gravità degli insulti sessisti verso le donne: infatti, gli insulti sessisti nei confronti delle donne sono stati valutati come più offensivi (in particolare pompinara, con un punteggio di 2,5 su 3 e puttana, con 2,4). E questo nonostante il campione di rispondenti al sondaggio avesse una leggera prevalenza maschile (57,4%).
Lo psicoanalista argentino Ariel Arango offre una spiegazione di questo fatto: non sarebbe tanto un maggior riguardo verso la donna in quanto tale, bensì verso la figura materna. Il sesso orale e la prostituta sono tabù perché mostrano esplicitamente la donna che fa sesso senza limiti, accendendo le fobie verso la sessualità di nostra madre, che abbiamo bisogno di rimuovere dalla mente: per non violare il tabù dell’incesto, la mamma deve restare una figura casta e pura (per altri dettagli rimando alla lettura del suo libro).
Va detto, però, che anche diversi insulti sessisti verso gli uomini sono percepiti come altamente offensivi: è il caso di cazzone (2,2) e culattone (2,1). (clicca sull’immagine per ingrandire)
Un cortigiano: un uomo che vive a corte | Una cortigiana: una mignotta |
Un uomo allegro: una persona di buonumore | Una donna allegra: una mignotta |
Un accompagnatore: una guida | Un’accompagnatrice: una mignotta |
Un intrattenitore: un uomo socievole, affabulatore | Un’intrattenitrice: una mignotta |
Un massaggiatore: un kinesiterapista | Una massaggiatrice: una mignotta |
Un professionista: uno che conosce bene il proprio lavoro | Una professionista: una mignotta |
Un uomo di strada: un uomo duro, temprato dalla vita | Una donna di strada: una mignotta |
Un uomo senza morale: un ladro, un delinquente, un corrotto | Una donna senza morale: una mignotta |
Un uomo molto disponibile: una persona gentile | Una donna molto disponibile: una mignotta |
Un uomo pubblico: un uomo famoso, in vista | Una donna pubblica: una mignotta |
Un uomo facile: una persona con cui è facile vivere | Una donna facile: una mignotta |
Un libertino: un uomo senza freni morali | Una libertina: una mignotta |
Un passeggiatore: un uomo che cammina | Una passeggiatrice: una mignotta |
Un uomo con un passato: un uomo di esperienza | Una donna con un passato: una mignotta |
Un uomo di mondo: un uomo di esperienza | Una donna di mondo: una mignotta |
Insomma, l’unico valore o disvalore della donna si misura dalla sua moralità a letto. La donna non è valutata come persona, ma solo rispetto alla sua etica sessuale. Un criterio decisamente restrittivo. Tanto più se si pensa che molti termini spregiativi rivolti alle donne (puttana, zitella) non hanno il corrispettivo maschile (puttano esiste ma è scherzoso, e puttaniere può avere persino una connotazione positiva; e scapolo è un termine neutro o positivo).
Pubblicità dei Senators, squadra di baseball: sessismo ironico.
Questo scenario vi indigna? Ovvio. Ma non è certo eliminando gli insulti sessisti che si potrà sconfiggere il sessismo. E’ poco realistico pensare che l’uomo rinunci facilmente ad armi così pratiche, profonde ed efficaci per offendere qualcuno, tant’è vero che esistono in tutte le lingue; anche perché il rapporto uomo-donna è spesso conflittuale.
Del resto, è innegabile che i presunti estremi della sessualità maschile e femminile (l’omosessualità, l’asessualità e la lussuria) sono etichette che rivelano aspetti profondi dell’identità – per quanto in chiave solo negativa.
Più che pretendere di cancellare il sintomo (gli insulti sessisti) sarebbe più efficace curare la malattia: ovvero, tentare di modificare la nostra visione del mondo, garantire più diritti alle donne, ai gay e alle prostitute, per esempio, e punire – davvero – gli abusi verbali quando è il caso. E, comunque, essere un po’ più consapevoli di quello che diciamo e del perché lo diciamo. Sarebbe già un bel progresso.
Dedico questo post alla memoria del caro amico Mario Tacci, spirito libero, scomparso all’improvviso lo scorso 13 ottobre. RIP
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