fondoschiena | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Wed, 25 Aug 2021 13:20:25 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png fondoschiena | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Gli innumerevoli significati del lato B https://www.parolacce.org/2021/07/20/modi-di-dire-sedere/ https://www.parolacce.org/2021/07/20/modi-di-dire-sedere/#comments Tue, 20 Jul 2021 12:57:32 +0000 https://www.parolacce.org/?p=18747 Che culo, faccia da culo, stare sul culo, farsi un culo… In italiano, i modi di dire ispirati dal deretano sono tanti. Ma quanti sono? E soprattutto: perché il lato B ha dato vita a così tante espressioni? Ora c’è… Continue Reading

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La copertina del libro di Ghelli con l’emoji della pesca.

Che culo, faccia da culo, stare sul culo, farsi un culo… In italiano, i modi di dire ispirati dal deretano sono tanti. Ma quanti sono? E soprattutto: perché il lato B ha dato vita a così tante espressioni? Ora c’è un libro che risponde per la prima volta a queste domande. Si intitola “Questioni di culo” ed è stato pubblicato da Gingko edizioni di Verona. L’autore è un  toscano trapiantato negli Usa, Samuel Ghelli, docente di Italian studies allo York College di New York.
Ispirato dal sito parolacce.org, Ghelli si è preso la briga di censire tutti i modi di dire sul fondoschiena, classificandoli per aree tematiche e illustrando i loro diversi significati. E’ il terzo libro ispirato da parolacce.org, dopo quello sugli
insulti finiti nelle aule di Tribunale e quello sulle offese rivolte a Benito Mussolini durante il fascismo. 

Prima di capire perché il deretano abbia accumulato tanta ricchezza linguistica, è utile passare in rassegna quanto ha scoperto Ghelli. Le espressioni che si riferiscono al posteriore in italiano sono quasi 270: l’autore, tuttavia, preferisce non darne un numero preciso, perché le varianti possibili (comprese quelle dialettali) farebbero lievitare il conteggio di molto. Il culo, insomma, è una parola polisemica, cioè con molti significati. Ecco perché l’espressione è ben presente nella storia della letteratura (da Cicerone a  Dante e Camilleri), e anche nella canzone e nel cinema.

I 35 significati del deretano

Infatti i glutei possono assumere, come ha scoperto Ghelli, 35 diversi significati. Li riassumo in questa tabella, suddividendoli a loro volta in due macro categorie: significati positivi e significati negativi.

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SIGNIFICATI POSITIVI
 

Significato Esempio
Fortuna Avere culo
Benessere Avere il culo coperto
Felicità Ridere il culo
Coraggio In culo alla balena
Tenacia Farsi il culo
Chiarezza Chiamare culo il culo
Abilità Spaccare il culo ai passeri
Avvenenza Avere il culo parlante
Vincere Fare il culo
Certezza Giocarsi il culo
Intesa  Culo e camicia
Vigore Ritornare il peto in culo

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SIGNIFICATI NEGATIVI
 

Significato Esempio
Imbroglio Inculata
Pigrizia Avere il culo di pietra
Seccatura Bruciare il culo
Insensatezza Ragionare con il culo
Povertà Aver le pezze al culo
Antipatia Stare sul culo
Punizione Fare il culo
Paura Avere la strizza al culo
Fretta Avere il pepe al culo
Omosessualità Essere culattone
Aspetto repellente Essere un buco di culo
Maledire Sfanculare
Adulare Leccare il culo
Sconforto Essere in un cul di sacco
Pericolo Pararsi il culo
Rozzezza Parlare col culo
Irritabilità Avere il culo di paglia
Indecenza Avere la faccia da culo
Lontananza In culo al mondo
Vanità Avere la penna in culo
Pettegolezzo Contare i peli del culo a qualcuno
Avidità Tenere il culo su due sedie
Masochismo Pulirsi il culo a revolverate

Il motto del film “Tutto tutto, niente niente” di Antonio Albanese (2012).

Un dato salta subito all’occhio: i significati negativi (23) sono molto più numerosi di quelli positivi (12): i primi sono i due terzi del totale. Perché? Anatomicamente parlando, si potrebbe rispondere che i glutei, e in particolare l’ano, sono una zona anatomica sensibile e come tale vulnerabile. Infatti, spesso la parola “culo” è usata  come sineddoche, una figura retorica che indica il tutto al posto di una parte. 

E c’è un altro motivo ancora più determinante: le parolacce sono il linguaggio del disfemismo, ovvero esprimono in modo diretto e senza giri di parole i significati più sgradevoli, le emozioni negative (rabbia, paura, disprezzo, dolore). È proprio grazie a questa plasticità espressiva che oggi culo è la 7a parolaccia più pronunciata in italiano, dopo casino e prima di stronzo (vedi la classifica qui) e vaffanculo è al 10° posto. A conferma della sua importanza espressiva, negli ultimi anni ha anche un emoji, cioè un pittogramma che lo rappresenta nelle chat di tutto il mondo: la pesca.

I 4 simboli: posteriore, defecazione, fecondità e sodomia

Bar italiano a Phnom Penh, Cambogia.

Ora, dunque, possiamo tornare all’interrogativo di partenza: perché il lato B ha accumulato così tanti significati? Come mai il sedere è diventato un simbolo così multiforme, capace di dire tutto e il contrario di tutto? Perché, per restare in tema, abbiamo più culo che anima?
Come racconto nella prefazione al libro, a dispetto delle loro vituperate apparenze, le chiappe svolgono anatomicamente una funzione importante: i
due muscoli del gluteo massimo, infatti, sono i più grandi del corpo umano. E’ grazie a loro che riusciamo a mantenere la posizione eretta, a spingere il corpo quando camminiamo e a sopportare il peso della parte superiore del corpo quando siamo seduti. Da questi aspetti anatomici (i glutei come parte posteriore) derivano i modi di dire “culo di pietra”, “avere le pezze al culo”, “stare in culo al mondo”, “stare col culo per terra” e “avere il culo di velluto”. 

Film di Pasquale Festa Campanile (1981).

Ma il sedere è soprattutto il simbolo di due aspetti importanti della nostra esistenza: la defecazione e la fecondità. Come mostra l’incerta etimologia di questa parola millenaria: culo deriva infatti dal latino culus, che a sua volta potrebbe risalire al greco antico “κόλον (kòlon)” ossia “intestino”, oppure dalla radice indoeuropea “*kusl-” da cui il greco antico “κυσός (kysòs)” ossia “buco”. Significato, questo, che rimanda alla sessualità.
Partiamo dal primo significato: il sedere è collegato alle funzioni escretorie ed è una delle prime zone erogene dell’infanzia, come scoprì Freud. Fra gli 1 e i 3 anni d’età, infatti, i bambini imparano il controllo dello sfintere,provando appagamento nel gestire i propri bisogni corporali: in questo modo sviluppano autonomia e autostima. Se il bambino non riesce a superare la fase anale in modo equilibrato, può sviluppare due diverse personalità: espulsiva, ovvero disordinata, crudele, e distruttiva, con tendenza alla manipolazione. Oppure ritentiva, ovvero tirchia, testarda, ostinata, eccessivamente controllata.
Da quest’area di significato derivano i modi di dire come “avere la strizza al culo”, ma anche gli squalificanti “fare le cose col culo”, “faccia di culo”, “leccaculo”. La funzione escretoria, infatti, rende i glutei una parte degna di disprezzo, sebbene sia una funzione fondamentale. Perciò ha ispirato anche locuzioni in cui la personificazione del sedere assume una valenza positiva, come “mi ride il culo”. Il lato B, in alcune espressioni, diventa simbolo dell’intera persona: “muovi il culo” significa “muoviti”. Il deretano, insomma, è una sineddoche in due sensi: “il tutto al posto della parte” se indica l’ano; “la parte al posto del tutto” se indica la persona.

Negozio di abbigliamento a Hong Kong.

Ma il sedere è anche oggetto di attrazione erotica: è un richiamo sessuale perché, spiegano gli zoologi, offrono un segnale visivo di giovinezza e fertilità. Segnalano la presenza di estrogeni e di sufficienti depositi di grasso per la gravidanza e l’allattamento. Danno un’indicazione sulla forma e le dimensioni del bacino, che influiscono sulla capacità riproduttiva.
In più il lato B è una zona erogena: mi riferisco al sesso anale, sia etero che omosessuale. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che l’Italia è uno dei Paesi dove questo genere di coito è più diffuso  (il 56% lo pratica, come ricordo qui). La “sodomia”: un tabù tanto stigmatizzato quanto praticato, come testimoniano numerosi modi di dire che lo equiparano a imbroglio (metterlo nel culo, prendere per il culo) o lo rendono oggetto di disprezzo omofobico (rottinculo). A quest’area si ricollegano anche tutte le espressioni che descrivono il deretano come zona sensibile (avere il pepe al culo), tanto da renderlo oggetto di minaccia (ti rompo il culo, fare il culo), malaugurio (vaffanculo) o intangibile certezza (ci scommetto il culo). 

Sono tutti questi aspetti vitali a spiegare la ricchezza semantica del deretano, che, nota Ghelli, “dice tutto e il contrario di tutto”. Ma allora “culo” è una parolaccia? Quando ha il mero significato di “fondoschiena” ha una valenza colloquiale e popolaresca; ma quando la parola si riferisce all’ano, osserva Ghelli, diventa sconveniente, sia che si riferisca alle funzioni escretorie che (soprattutto) a quelle sessuali, che hanno un evidente stampo omofobico: l’omosessualità maschile passiva è stata a lungo considerata un atto di sottomissione umiliante.

Ma tutta questa ricchezza espressiva è si trova solo in italiano? No: molte altre lingue hanno un ampio ventaglio di modi di dire centrati sul fondoschiena. Come viene usato il lato B nelle espressioni colorite in inglese, francese, spagnolo, portoghese? Ve lo racconto nel prossimo articolo. Se conoscete modi di dire sul deretano in altre lingue, segnalateli nei commenti: ho pubblicato una tabella per confrontare le espressioni italiane con quelle in inglese, francese, spagnolo e portoghese. In alcuni casi coincidono, ma in molti altri emergono fantasie linguistiche originali. E divertenti.

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Caspita! Gli eufemismi, parolacce col “lifting” https://www.parolacce.org/2016/12/07/eufemismi-in-italiano/ https://www.parolacce.org/2016/12/07/eufemismi-in-italiano/#comments Wed, 07 Dec 2016 14:29:58 +0000 https://www.parolacce.org/?p=11378 “Caspita, mi hai rotto i cosiddetti!! Ma vaffancuore!!”. Diciamo la verità: gli eufemismi – le versioni addolcite delle parolacce – sono ridicoli. Come le foglie di fico nei dipinti di nudo, tentano di nascondere le “vergogne”, ma così le fanno… Continue Reading

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La pizzeria “Col cacchio” aperta da italiani in Sud Africa.

Caspita, mi hai rotto i cosiddetti!! Ma vaffancuore!!”. Diciamo la verità: gli eufemismi – le versioni addolcite delle parolacce – sono ridicoli. Come le foglie di fico nei dipinti di nudo, tentano di nascondere le “vergogne”, ma così le fanno risaltare ancor di più. E, nel loro essere così artificiosi e innaturali risultano un po’ patetici. Con l’aggravante che spesso gli eufemismi sono usati dagli ipocriti per mascherare le loro cattive azioni o intenzioni.
Eppure, a ben guardare, questi surrogati verbali sono un’invenzione straordinaria: nella nostra lingua sono circa 200 e si possono usare in 6 modi diversi, non solo per censurare o mistificare la verità ma anche per varie forme di delicatezza. Studiarli, anzi, è affascinante perché sono come un trattato di sociologia: svelano le nostre fobie più nascoste.
In questo articolo solleveremo queste foglie di fico linguistiche per vedere che cosa nascondono. Racconteremo la lunga, insospettabile storia degli eufemismi; sveleremo come si costruiscono, quanti sono nel dizionario e quali concetti cercano di camuffare. E ascolteremo i divertenti eufemismi consigliati da Elio e le storie tese.
Infine, potrete leggere la lista dei 79 eufemismi più spassosi della nostra lingua, con un gioco: dovrete indovinare quale parolaccia sostituiscono. Insomma, un test per mettere alla prova la vostra cultura: sapete il significato originario di alcune espressioni come cacchio? E perché ci sono così tanti vegetali (cavolo, capperi, corbezzoli…) in questo elenco?

La storia

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L’osteria “Maremma maiala“: non è in Toscana ma in provincia di Cremona.

Partiamo dalla loro storia: quando sono stati inventati gli eufemismi, e perché? Sono nati ben prima del galateo e delle buone maniere. Gli eufemismi (dal greco “parlar bene”) infatti erano già presenti nelle società primitive, che credevano nel potere magico delle parole. Nelle civiltà più antiche i nomi non erano soltanto simboli, ma erano “l’anima” delle cose: chi conosceva il nome d’un essere l’aveva in suo potere. Per questo, i nomi delle divinità e quelli dei defunti erano tabù: non si potevano pronunciare, perché dicendoli si sarebbero evocati quegli spiriti. Così furono inventati termini allusivi ma neutri, da usare nelle conversazioni al posto di quelli “pericolosi”. Dunque, gli eufemismi sono nati in campo religioso.
Con l’umanesimo e il cristianesimo, a questi nomi se ne sono aggiunti altri: quelli del sesso e delle parti del corpo, per motivi di pudore e di etica. Infine, nell’ultimo secolo, sull’onda del “politicamente corretto”, ne sono nati altri per difendere alcune categorie sociali svantaggiate (come “non udente” al posto di “sordo”) ma anche per propaganda politica o economica: come l’espressione “adeguamento tariffario” invece di “aumento”, “riduzione di organico” invece di “licenziamento”.

I modi di usarli

Questa lunga e ricca stratificazione ha aumentato gli ambiti d’uso degli eufemismi. Si usano in 6 modi:

  1. con i bambini: sono parole depotenziate, disinfettate. Sono come armi giocattolo, pistole col tappino rosso: “Accipicchia, sei proprio un monello!”.
  2. per scrupoli religiosi: si utilizzano per non peccare, sono come preservativi linguistici per non contaminarsi con contenuti tabù. Sono una forma di autocensura: “Cribbio, mi avete stufato!”.
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    Gli eufemismi sono come pistole giocattolo (foto Shutterstock).

    per scrupoli sociali: si usano davanti ad estranei, o superiori, o anziani. Insomma, quando non si vuole rischiare di urtare la sensibilità di qualcuno. Si usano per decenza, convenienza, cortesia, tatto: sono una frenata in extremis, uno slalom morale, un modo di indorare la pillola, un lifting delle parole. “Penso che Franca faccia la escort” (invece di “puttana”). Gli eufemismi sono messaggi in codice, strizzate d’occhio: “io ti dico mezza verità, ma sappiamo entrambi che è una foglia di fico che nasconde ben altro”.

  4. per blocchi psicologici: gli eufemismi sono usati per timidezza o inibizioni morali. li usano le persone represse, sono l’espressione del “vorrei ma non posso”: “Ma vaffancuore!”.
  5. per educazione, autocontrollo: gli eufemismi sono come non mangiare con la bocca aperta o non ruttare. Svolgono una funzione importante: esprimono rabbia, ma lo fanno in una maniera socialmente accettabile, mostrando che chi li dice sa controllare i propri impulsi. Sono un compromesso fra espressione e censurta, un messaggio in codice fra gentiluomini (o donne). Insomma, gli eufemismi sono come la valvola di una pentola a pressione, fanno sfiatare il vapore in eccesso: “Fiiiischia che roba!”. L’opposto è dell’eufemismo è infatti il disfemismo, ovvero dire le cose nude e crude: per esempio “i miei vecchi” al posto di “i miei genitori”
  6. per ipocrisia e mistificazione: sono un forma di contrabbando, tentano di far passare di sottecchi qualcosa di inaccettabile. Invece di ammettere di aver rubato truccando i bilanci, si dice “Ci sono delle irregolarità contabili”.

Quei geniacci di “Elio e le storie tese” hanno fatto un intervento molto divertente proponendo dei nuovi eufemismi (parole di senso compiuto) che sembrano bestemmie, “da utilizzare nelle barzellette estreme per non urtare la sensibilità dell’elettore cattolico”: le potete ascoltare cliccando il video qui sotto.

Quanti sono e cosa nascondono

Quanti sono gli eufemismi in italiano? Il modo più scientifico di calcolarli è estrapolare le parole contrassegnate come “eufemismo” (alla voce “limite d’uso”) nel dizionario. Io ho usato lo Zingarelli su Cd-Rom. Nel mio libro ne ho censiti 172; nel 2011 erano saliti a 185, nel 2012 la linguista tedesca Ursula Reutner – direttrice del Centro linguistico all’Università di Passau, in Germania – ne ha trovati 240. Nell’ultimo, lo Zingarelli 2017 (pubblicato quest’anno) gli eufemismi sono 183: da “abile” (nella locuzione “diversamente abile“) a “zio” .
Perché queste variazioni? Innanzitutto perché la lingua è viva e sempre in evoluzione, e i dizionari lo registrano: la loro crescita altalenante può essere l’effetto del “politicamente corretto”, che ha aumentato la nostra sensibilità (e quindi le forme di censura) su molte parole.

sorbole

Commedia erotica di Alfredo Rizzo (1976).

Ma, come ha notato la professoressa Reutner, non è facile censire gli eufemismi: “ad esempio, lo Zingarelli non marca come eufemistiche diverse espressioni che lo sono (come audioleso e fuoco amico). Nei dizionari la stessa espressione può essere marcata come eufemistica in un punto e non in un altro”. Anche perché molti eufemismi diventano tali in espressioni composte: “casa” e “chiusa” non sono termini eufemistici presi singolarmente; ma l’espressione che li unisce, “casa chiusa“, è un eufemismo di bordello. Per questo, i censimenti di queste parole sono approssimativi.
E di cosa parlano gli eufemismi? Degli aspetti più delicati della nostra vita, come si può vedere da questa interessante statistica stilata dalla professoressa Reutner:

  • il 23,3% delle espressioni eufemistiche riguardano la vita e gli atti sessuali (escort/puttana, rapporti intimi/ trombare);
  • il 20,4% riguardano la morte (passare a miglior vita/crepare, mancare/schiattare);
  • un altro 19,2% le parti del corpo (fondoschiena/culo, scatole/coglioni);
  • l’11,3% riguarda Dio e diavolo (vivaddio/bestemmia);
  • il 7,5% i bisogni fisiologici (andare di corpo/cagare);
  • il 5,4% soldi e lavori (ritocco tariffario/aumento, lavoretto/lavoro umile);
  • 5,4% qualità fisiche e mentali, comportamenti (robusto/grasso, maturo/vecchio);
  • 5%, malattia (male incurabile/cancro, non udente/sordo);
  • 2,5% biologia femminile (stato interessante, avere le cose).
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Borsa di “Mani in pasta“, associazione culinaria.

Come nascono gli eufemismi? La nostra lingua usa 4 stratagemmi: l’omissione (non dire il termine scottante), la modificazione, la sostituzione con altri termini o l’abbreviazione.
Nella maggior parte dei casi (il 78%) gli eufemismi nascono per sostituzione: si mette una parola accettabile al posto di una inaccettabile (andare a letto con qualcuno invece di scopare con qualcuno). Solo nell’1% dei casi sono abbreviazioni (poffare sta per “può fare Dio”). Per chi vuole approfondire questi 3 stratagemmi – che hanno molte e ingegnose varianti – rimando al mio libro, dove ne ho parlato più diffusamente.
In questo articolo, invece, mi concentro sulle deformazioni: ovvero gli eufemismi che nascono per alterazione fonetica (“sostituti parafonici”), salvando la prima sillaba e mutando le successive, oppure cambiando o sopprimendo l’iniziale. Gli eufemismi di questo tipo sono il 21%: ho scelto di approfondirli non solo perché sono i più usati nella lingua parlata al posto delle parolacce, ma anche perché sono i più divertenti.

La lista degli eufemismi

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Un libro ammiccante ma “educato”.

Come leggerete nella lista qui sotto, molti degli eufemismi sono parole che rimandano a ortaggi e frutta: cavolo, capperi, cacchiocorbezzoli, sorbole. Ma perché? Secondo la Suda, un’antica enciclopedia greca, nell’antichità “molti, per dare forza ai propri giuramenti”, giurano sugli ortaggi: non tanto per evitare di nominare invano i nomi delle divinità, quanto per sdrammatizzare.
Come ricorda Paolo Martino, docente di linguistica alla Lumsa di Roma, in un divertente saggio sull’esclamazione “capperi!”, Radamanto, il giudice dell’Averno, ordinò che si giurasse non sugli dèi, ma su piante e animali domestici. Tanto che nell’antichità si giurava “per il cane” (da cui l’esclamazione “porco cane”, di cui ho parlato in questo articolo), “per l’oca” (da cui il “porca l’oca” usato ancora oggi), ma anche “per il cavolo”, “per il cappero”. Dunque, questi sostituti sono stati scelti non solo per assonanza con “cazzo” ma anche perché avevano già una lunga storia linguistica. D’altronde, avevo già parlato in un altro articolo dell’importanza simbolica dei vegetali come sostituti sessuali, sia nelle immagini che nel linguaggio.

Dunque, ecco la lista dei più frequenti eufemismi parafonici: sono 79, e non tutti li trovate sullo Zingarelli, perché a volte i dizionari non riescono a registrare tutti i termini colloquiali. Qui sotto potete mettere alla prova la vostra cultura: sapete davvero che cosa si nasconde dietro queste “foglie di fico”? Basta fare caso alle lettere iniziali… Se non riuscite a indovinarli, niente paura: cliccate sulla striscia blu col segno “+” per espandere il box e scoprire che cosa c’è sotto, avrete qualche sorpresa, cazzarola! Per i casi più curiosi (segnalati dagli asterischi *) ho inserito anche una breve spiegazione sull’origine del termine.

A

accidempoli, acciderba, accipicchia*, acc

Sta per...

*accidenti, che ti venga un accidente: l’accidente (o incidente) per eccellenza è la morte

alimortè

Sta per...

dal romanesco “li mortacci tua”, ovvero “i tuoi spregevoli defunti”

ammappelo/ammappalo, ammappete, ammazza

Sta per...

dal romanesco “ammazzalo” o “ammazzate” (ammazzati)

azzolina, azzo

Sta per...

cazzo

B

boia d’un diavolo, bòia d’un dìèvel

Sta per...

boia d’un dio

C

cacchio*, canchero, capperi/o, caspita, caspiterina, cavolo, cazzarola, cazzica, corno

Sta per...

cazzo

* termine agricolo che indica i germogli della vite o di alcuni tipi di piante rampicanti o infestanti.

caramba, carramba

Sta per...

dallo spagnolo carajo, cazzo

che pizza

Sta per...

che palle

corbelli*, corbezzoli**, cordoni, cosiddetti

Sta per...

coglioni

*corba è una cesta di vimini o il suo contenuto: corbelli è sinonimo di scatole, nel senso di testicoli; **corbezzolo è un arbusto sempreverde che produce frutti a bacche simili a ciliegie

cribbio, Cristoforo Colombo, cristallo

Sta per...

Cristo

D

della malora

Sta per...

della Madonna

diacine, diamine*,

Sta per...

diavolo

*sovrapposizione di domine (domineddio, Dio) con diavolo

dio cantante, dio caro, dio campanaro

Sta per...

dio cane

dioniso, Diogene, Diomede

Sta per...

dio

F

fischia

Sta per...

figa

I

incavolarsi, incacchiarsi

Sta per...

incazzarsi

K

kaiser

Sta per...

cazzo

M

madosca, malora

Sta per...

Madonna

Maremma*, Maremma maiala

Sta per...

Madonna maiala

* la Maremma è una regione geografica fra il sud della Toscana e il Lazio

mizzega, mizzica, mizzeca

Sta per...

minchia

O

osteria, ostrega, ostrica

Sta per...

ostia

 P

paravento

Sta per...

paraculo

parbleu

Sta per...

dal francese par Dieu, per dio

per dinci, per dindirindina, per Diana

Sta per...

per dio

porco zio, porco diesel, porco Diaz*, porco dinci, porco diavolo, porco due

Sta per...

porco dio

*Armando Diaz fu un generale, capo dell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale

porca paletta, porca puzzola, porca putrella

Sta per...

porca puttana

porca madosca, porca malora

Sta per...

porca Madonna  

porca trota, porca trottola

Sta per...

porca troia

S

sorbole*

Sta per...

dal dialetto bolognese soccmel (o soccia), succhiamelo

*le sorbole sono i frutti del sorbo, pianta della famiglia delle rosacee: sono piccoli pomi   

U

urca

Sta per...

porca

V

vaffa, vaffancuore, vaffanbagno

Sta per...

vaffanculo

và a farti frate

Sta per...

và a farti fottere

Z

zio cane, zio cantante, zio canterino, zio canarino

Sta per...

dio cane

Dedico questo post all’amico Davide Viganò, che pochi giorni fa mi ha detto: “Vito! Ma perché non fai un post sugli eufemismi?!?”, ricordandomi il loro fascino.

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