fottesega | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Sun, 17 Sep 2023 17:44:02 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png fottesega | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 “Chissene”, “fiodena” e altre 22 parolacce accorciate https://www.parolacce.org/2023/09/16/abbreviazioni-parolacce/ https://www.parolacce.org/2023/09/16/abbreviazioni-parolacce/#respond Sat, 16 Sep 2023 13:30:01 +0000 https://www.parolacce.org/?p=19999 I più famosi sono “vaffa”, “rinco” e “chissene”. Ma come ve la cavate con “giamairo”, “mastica” o “arrodugò”? Sono tutte forme abbreviate di parolacce: diminutivi, forme tronche (apocopi), acronimi. In questo modo le espressioni diventano più veloci e incisive. Un… Continue Reading

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I più famosi sono “vaffa”, “rinco” e “chissene”. Ma come ve la cavate con “giamairo”, “mastica” o “arrodugò”? Sono tutte forme abbreviate di parolacce: diminutivi, forme tronche (apocopi), acronimi. In questo modo le espressioni diventano più veloci e incisive. Un requisito che, quando si tratta di offendere, di reagire a un torto, ha una sua importanza. Non a caso in inglese le parolacce sono chiamate “4 letters words” (parole di 4 lettere), perché le espressioni scurrili più usate sono appunto di 4 lettere: fuck, shit, cunt, piss, cock, tits, crap…

L’esigenza di parlare in modo veloce ed efficace è diffusa soprattutto nel gergo giovanile. “Raga”, “tranqui”, “situa” sono solo alcuni degli esempi di abbreviazioni al servizio di una comunicazione più rapida. Un’esigenza nata nelle grandi metropoli del Nord già negli anni ‘60, e oggi resa più pressante dall’utilizzo del telefonino: dagli Sms fino a X (twitter), le principali piattaforme digitali hanno infatti limiti stringenti di capienza del testo, e questo spinge gli utenti ad accorciare i messaggi e le parole di cui sono composti. In questo modo, le espressioni scurrili diventano non solo più corte, ma anche più ermetiche: le capisce chi già ne conosce il significato, sono un linguaggio in codice. Diventano insomma un’allusione, più morbida rispetto alla versione integrale.

La lista delle 24 parolacce abbreviate

Qui sotto la lista di 24 espressioni di questo genere, che ho ricavato da Slengo (dizionario online dei neologismi), e dal libro “Scrostati gaggio! – Dizionario storico dei linguaggi giovanili” di Renzo Ambrogio e Giovanni Casalegno. Potete segnalarne altre nei commenti: aggiornerò la lista.

ESPRESSIONE SIGNIFICATO
arroddugò Abbreviazione di “arrori du coddiri” (sardo), che ti fotta un orrore, uno spavento. Ovvero che tu sia colpito da una disgrazia pesante. Può essere usato come maledizione ma anche come formula di ammirazione
B.M. o BM Acronimo di “bimbominkia”, utente di Internet spesso giovane, di scarsa cultura e capacità linguistica, dal carattere infantile, autoreferenziale, arrogante
chittasa  Apocope di “chi ta s’ancula” (romanesco), ovvero “chi ti si incula”: non conti nulla per me.
corca Apocope di “cor cazzo” (romanesco), ovvero “col cazzo”: per nulla al mondo
cazzomene Apocope di “Che cazzo me ne frega” o “Che cazzo me ne fotte”. Esiste anche la variante “cazzotene” (“che cazzo te ne frega”) 
chissene/chisse Apocope di “chi se ne frega” o “chi se ne fotte”
fiodena Apocope di “fijo de ‘na mignotta” (romanesco): figlio di puttana
fottesega Abbreviazione di “non me ne fotte una sega” (toscano), ovvero “non mi importa per niente”.
giamaica Apocope di “già m’hai cacato er cazzo” (romanesco): “già mi hai cagato il cazzo”, ovvero non ti sopporto più.
giamairo Apocope di “già mi hai rotto i cojoni” (romanesco), “già mi hai rotto i coglioni”.
KTM Acronimo dell’imprecazione “chitemmuort” (napoletano), “chi ti è morto”, una maledizione rivolta ai parenti defunti di qualcuno (mannaggia a chi ti è morto, all’anima di chi ti è morto)
LMCS Acronimo di “li morti che sei” (pugliese), altra offesa contro i defunti
mastica Apocope di “ma ‘sti cazzi” (romanesco): non mi interessa.
mongo Apocope di “mongoloide”: stupido, idiota
pampa Apocope di “pampasciune” (pugliese): coglione, fesso. 
randa  Apocope di “randagio” (lombardo): tamarro, truzzo
rimba Apocope di “rimbambito”
rinco Apocope di “rincoglionito”
rompi Apocope di “rompiscatole”, “rompiballe”, “rompicoglioni”: spesso ha una connotazione vezzeggiativa  
stika Apocope di “sticazzi” (romanesco): chi se ne frega
tama Apocope di “tamarro” (Piemonte)
unca Apocope di “un cazzo” 
vaffa Apocope di “vaffanculo”
zama Apocope di “zamarro”: tamarro 
PU.TRO.ZO.MI.
L’avvocato Giuseppe d’Alessandro, cassazionista e autore del “Dizionario giuridico degli insulti”, segnala un acronimo che non avevo mai sentito. Ma viene utilizzato, poiché è finito in una sentenza, la numero 182/2022, del Tribunale del lavoro di Roma. Il giudice ha condannato una società romana a cui una dipendente aveva fatto causa per molestie sessuali e discriminazione sul lavoro. La donna lavorava in un ufficio di logistica. Oltre a essere bersaglio di continui apprezzamenti fisici, racconta la sentenza, la donna veniva chiamata da alcuni colleghi “PUTROZOMI”, acronimo di “puttana, troia, zoccola, mignotta”. Quando si tratta di insultare, la fantasia non ha limiti.

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Le parolacce degli svizzeri https://www.parolacce.org/2015/09/06/parolacce-svizzera/ https://www.parolacce.org/2015/09/06/parolacce-svizzera/#respond Sun, 06 Sep 2015 10:47:59 +0000 https://www.parolacce.org/?p=8466 Forse il detto “Bestemmiare come un turco” andrebbe aggiornato in “Bestemmiare come uno svizzero”. Anzi: come un ticinese. Lo dice una ricerca fatta da due studentesse universitarie svizzere, Gaia Bossi e Gloria Mihaljevic, per l’Università di Scienze applicate di Zurigo. Le… Continue Reading

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Le donne svizzere dicono meno parolacce degli uomini (elaborazione foto Shutterstock).

Forse il detto “Bestemmiare come un turco” andrebbe aggiornato in “Bestemmiare come uno svizzero”. Anzi: come un ticinese. Lo dice una ricerca fatta da due studentesse universitarie svizzere, Gaia Bossi e Gloria Mihaljevic, per l’Università di Scienze applicate di Zurigo.
Le due universitarie hanno fatto un sondaggio sull’uso delle parolacce nel Canton Ticino, l’enclave di lingua italiana in territorio svizzero. Risultato: 2 uomini su 3 (il 63,3%) affermano di bestemmiare, spesso o ogni tanto. E’ vero che il loro campione è rappresentativo soprattutto degli svizzeri maschi fino a 24 anni; ed è altrettanto vero che mancano dati di confronto sull’Italia. Ma il dato mi pare rilevante: basti dire che  nel volgarometro (il mio sondaggio sul grado di offensività delle parolacce italiane) le bestemmie sono risultate le espressioni più offensive in assoluto, nonostante 1/3 del campione si fosse dichiarato ateo.

Lo studio delle due giovani svizzere, per la laurea in Lingue applicate, è una delle numerose di tesi laurea ispirate al mio libro e a questo blog. Pur scontando – inevitabilmente: le parolacce sono un tema complesso – alcune ingenuità interpretative e metodologiche, la TesiSvizzera, intitolata “Non ho parole, solo parolacce”, merita di essere raccontata, per almeno due motivi. Primo: è una ricerca sul campo; secondo: è stata fatta nella più grande enclave di parlanti italiani all’estero: il Canton Ticino, in Svizzera.

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Mappa delle lingue parlate in Svizzera.

La Svizzera, infatti, è una delle poche nazioni estere che hanno l’italiano fra le lingue ufficiali. Perché la quantità di parlanti è elevata: si stima siano 525.000 persone (il 6,8% della popolazione) soprattutto nel Canton Ticino, dove  l’83,1% dei residenti (circa 287.974 ) sono di madrelingua italiana. Ciò non impedisce, peraltro, che in Canton Ticino l’aggettivo “taglian” (italiano) sia uno spregiativo etnico, al pari del nostro “terrone”. L’italiano parlato in Svizzera è una lingua spuria, perché ha le forti influenze dialettali del ticinese e del comasco, due varianti del lombardo. Per esempio, la ricerca ha evidenziato un uso abbastanza diffuso dei termini dialettali badina, badinbadela (i termini sono sinonimi di “terrone”: letteralmente sono i badilanti, gli operai immigrati), bambela (citrullo), gnurantoni (ignorantoni),rembambiti (rimbambiti), rompabal (rompiballe),  taglian e talian (spregiativo per “italiano”), terun (terrone). Per la loro traduzione, potete usare questo efficace motore di ricerca degli elvetismi.

E c’è anche un’influenza marcata dell’inglese: sia perché la Svizzera è un Paese internazionale, con molti immigrati provenienti da tutto il mondo; sia perché l’inglese è la lingua dei giovani, che sono i veri protagonisti di questo studio. In Ticino si stanno diffondendo le parolacce inglesi, sia in originale (bitch, fucking) sia come traduzioni (cagna, che è la traduzione letterale di bitch).

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Il dito medio: anche in Svizzera si usa il “vaffa” (foto Shutterstock).

Ancora più interessante il sondaggio sulla diffusione delle parolacce in Svizzera: qui potete vedere la versione del test per gli uomini, qui quella per le donne. Al sondaggio hanno partecipato 2.283 persone: un numero considerevole, ma purtroppo poco rappresentativo della popolazione ticinese. Il campione infatti era sbilanciato sulla componente femminile (61,7%) e giovane (soprattutto la fascia 18-24 anni).
Detto questo, veniamo ai risultati. Primo fra tutti, l’uso delle bestemmie, diffuso fra il 15,4% delle donne e ben il 63,3% degli uomini (il 32,8% afferma di dirle spesso, il 30,5% ogni tanto). Il motivo di tanta diffusione? Forse la Svizzera è anticlericale come il Veneto, l’Umbria e la Toscana, le regioni italiane dove si bestemmia di più? Difficile dirlo: il 75% dei ticinesi è cattolico, ma forse fra i giovani (la categoria più numerosa del sondaggio) prevale un atteggiamento agnostico.

In generale, più della metà dei partecipanti afferma di dire parolacce spesso, più volte al giorno, più per sfogarsi (per un dolore, problemi tecnici o il traffico) che per enfatizzare, colorire le frasi o per abitudine. Le dicono più spesso gli uomini (69,3%) rispetto alle donne (52,8%). Altro dato interessante, le parolacce considerate più offensive dagli uomini e dalle donne:  per le donne sono “figlia di puttana” (62,6%), “puttana” (57,9%) e “cagna” (38,6%).  In generale, le donne risultano più sensibili agli insulti sull’aspetto fisico (cesso, cicciona) e dagli insulti in generale: un risultato, questo, confermato anche da molte altre ricerche fatte in diverse parti del mondo. Per gli uomini i termini più offensivi risultano: “figlio di puttana”, “vigliacco” e “ritardato”. Solo il 15,7% si sente offeso se viene chiamato “checca” (percentuale simile a quella di “taglian”, italiano). Forse i giovani maschi svizzeri sono meno omofobi dei loro colleghi italiani? Le due studentesse hanno anche verificato la conoscenza delle parolacce: in Svizzera risultano poco conosciuti i termini dialettali soffocotto (rapporto orale) e chiavica (cesso).

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Alcune delle parolacce più usate in Svizzera (elaborazione foto Shutterstock).

Esaminando i commenti su Facebook di varie testate di notizie gossip e satira (Rumors Ticino, Gossip Ticino, Ticinonline, Mattinonline, il Diavolo) è emerso che sono state scritte nel 69,5% dei casi dagli uomini, e nel 30,5% dalle donne. Le più usate dagli uomini: cazzo, ignorante, coglioni; dalle donne: cazzo, merda e coglioni. Infine, le studentesse hanno registrato l’uso di alcuni neologismi nel gergo giovanile: bimbominkia (utente del Web che si comporta in modo provocatorio, scorretto e fastidioso), figheggiare (andare in giro a fare il figo), fottesega (non importa una sega), fottivendolo (prostituto? cazzaro?), scopamici/trombamici (sul calco di “sex friend”: amici di letto).

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