ignorante | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Thu, 21 Feb 2019 21:44:17 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png ignorante | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Le parolacce degli svizzeri https://www.parolacce.org/2015/09/06/parolacce-svizzera/ https://www.parolacce.org/2015/09/06/parolacce-svizzera/#respond Sun, 06 Sep 2015 10:47:59 +0000 https://www.parolacce.org/?p=8466 Forse il detto “Bestemmiare come un turco” andrebbe aggiornato in “Bestemmiare come uno svizzero”. Anzi: come un ticinese. Lo dice una ricerca fatta da due studentesse universitarie svizzere, Gaia Bossi e Gloria Mihaljevic, per l’Università di Scienze applicate di Zurigo. Le… Continue Reading

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Le donne svizzere dicono meno parolacce degli uomini (elaborazione foto Shutterstock).

Forse il detto “Bestemmiare come un turco” andrebbe aggiornato in “Bestemmiare come uno svizzero”. Anzi: come un ticinese. Lo dice una ricerca fatta da due studentesse universitarie svizzere, Gaia Bossi e Gloria Mihaljevic, per l’Università di Scienze applicate di Zurigo.
Le due universitarie hanno fatto un sondaggio sull’uso delle parolacce nel Canton Ticino, l’enclave di lingua italiana in territorio svizzero. Risultato: 2 uomini su 3 (il 63,3%) affermano di bestemmiare, spesso o ogni tanto. E’ vero che il loro campione è rappresentativo soprattutto degli svizzeri maschi fino a 24 anni; ed è altrettanto vero che mancano dati di confronto sull’Italia. Ma il dato mi pare rilevante: basti dire che  nel volgarometro (il mio sondaggio sul grado di offensività delle parolacce italiane) le bestemmie sono risultate le espressioni più offensive in assoluto, nonostante 1/3 del campione si fosse dichiarato ateo.

Lo studio delle due giovani svizzere, per la laurea in Lingue applicate, è una delle numerose di tesi laurea ispirate al mio libro e a questo blog. Pur scontando – inevitabilmente: le parolacce sono un tema complesso – alcune ingenuità interpretative e metodologiche, la TesiSvizzera, intitolata “Non ho parole, solo parolacce”, merita di essere raccontata, per almeno due motivi. Primo: è una ricerca sul campo; secondo: è stata fatta nella più grande enclave di parlanti italiani all’estero: il Canton Ticino, in Svizzera.

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Mappa delle lingue parlate in Svizzera.

La Svizzera, infatti, è una delle poche nazioni estere che hanno l’italiano fra le lingue ufficiali. Perché la quantità di parlanti è elevata: si stima siano 525.000 persone (il 6,8% della popolazione) soprattutto nel Canton Ticino, dove  l’83,1% dei residenti (circa 287.974 ) sono di madrelingua italiana. Ciò non impedisce, peraltro, che in Canton Ticino l’aggettivo “taglian” (italiano) sia uno spregiativo etnico, al pari del nostro “terrone”. L’italiano parlato in Svizzera è una lingua spuria, perché ha le forti influenze dialettali del ticinese e del comasco, due varianti del lombardo. Per esempio, la ricerca ha evidenziato un uso abbastanza diffuso dei termini dialettali badina, badinbadela (i termini sono sinonimi di “terrone”: letteralmente sono i badilanti, gli operai immigrati), bambela (citrullo), gnurantoni (ignorantoni),rembambiti (rimbambiti), rompabal (rompiballe),  taglian e talian (spregiativo per “italiano”), terun (terrone). Per la loro traduzione, potete usare questo efficace motore di ricerca degli elvetismi.

E c’è anche un’influenza marcata dell’inglese: sia perché la Svizzera è un Paese internazionale, con molti immigrati provenienti da tutto il mondo; sia perché l’inglese è la lingua dei giovani, che sono i veri protagonisti di questo studio. In Ticino si stanno diffondendo le parolacce inglesi, sia in originale (bitch, fucking) sia come traduzioni (cagna, che è la traduzione letterale di bitch).

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Il dito medio: anche in Svizzera si usa il “vaffa” (foto Shutterstock).

Ancora più interessante il sondaggio sulla diffusione delle parolacce in Svizzera: qui potete vedere la versione del test per gli uomini, qui quella per le donne. Al sondaggio hanno partecipato 2.283 persone: un numero considerevole, ma purtroppo poco rappresentativo della popolazione ticinese. Il campione infatti era sbilanciato sulla componente femminile (61,7%) e giovane (soprattutto la fascia 18-24 anni).
Detto questo, veniamo ai risultati. Primo fra tutti, l’uso delle bestemmie, diffuso fra il 15,4% delle donne e ben il 63,3% degli uomini (il 32,8% afferma di dirle spesso, il 30,5% ogni tanto). Il motivo di tanta diffusione? Forse la Svizzera è anticlericale come il Veneto, l’Umbria e la Toscana, le regioni italiane dove si bestemmia di più? Difficile dirlo: il 75% dei ticinesi è cattolico, ma forse fra i giovani (la categoria più numerosa del sondaggio) prevale un atteggiamento agnostico.

In generale, più della metà dei partecipanti afferma di dire parolacce spesso, più volte al giorno, più per sfogarsi (per un dolore, problemi tecnici o il traffico) che per enfatizzare, colorire le frasi o per abitudine. Le dicono più spesso gli uomini (69,3%) rispetto alle donne (52,8%). Altro dato interessante, le parolacce considerate più offensive dagli uomini e dalle donne:  per le donne sono “figlia di puttana” (62,6%), “puttana” (57,9%) e “cagna” (38,6%).  In generale, le donne risultano più sensibili agli insulti sull’aspetto fisico (cesso, cicciona) e dagli insulti in generale: un risultato, questo, confermato anche da molte altre ricerche fatte in diverse parti del mondo. Per gli uomini i termini più offensivi risultano: “figlio di puttana”, “vigliacco” e “ritardato”. Solo il 15,7% si sente offeso se viene chiamato “checca” (percentuale simile a quella di “taglian”, italiano). Forse i giovani maschi svizzeri sono meno omofobi dei loro colleghi italiani? Le due studentesse hanno anche verificato la conoscenza delle parolacce: in Svizzera risultano poco conosciuti i termini dialettali soffocotto (rapporto orale) e chiavica (cesso).

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Alcune delle parolacce più usate in Svizzera (elaborazione foto Shutterstock).

Esaminando i commenti su Facebook di varie testate di notizie gossip e satira (Rumors Ticino, Gossip Ticino, Ticinonline, Mattinonline, il Diavolo) è emerso che sono state scritte nel 69,5% dei casi dagli uomini, e nel 30,5% dalle donne. Le più usate dagli uomini: cazzo, ignorante, coglioni; dalle donne: cazzo, merda e coglioni. Infine, le studentesse hanno registrato l’uso di alcuni neologismi nel gergo giovanile: bimbominkia (utente del Web che si comporta in modo provocatorio, scorretto e fastidioso), figheggiare (andare in giro a fare il figo), fottesega (non importa una sega), fottivendolo (prostituto? cazzaro?), scopamici/trombamici (sul calco di “sex friend”: amici di letto).

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L’origine della parola “terrone”. Una volta per tutte https://www.parolacce.org/2014/07/22/etimologia-di-terrone/ https://www.parolacce.org/2014/07/22/etimologia-di-terrone/#comments Tue, 22 Jul 2014 09:51:07 +0000 https://www.parolacce.org/?p=5750 Da dove arriva la parola terrone? Un lettore di questo sito mi spinge a tornare sull’argomento. Perché ripropone un pregiudizio duro a morire: ovvero, che terrone abbia a che fare coi terremoti. Niente di grave: in questo errore sono caduti… Continue Reading

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Antonio Albanese nei panni di Cetto Laqualunque: l’emblema del meridionale approfittatore e corrotto.

Da dove arriva la parola terrone? Un lettore di questo sito mi spinge a tornare sull’argomento. Perché ripropone un pregiudizio duro a morire: ovvero, che terrone abbia a che fare coi terremoti. Niente di grave: in questo errore sono caduti fior di linguisti. Ma ora cercheremo di mettere un punto fermo in questa faccenda. Partiamo dalla mail del lettore, Fabrizio Furiosi: “Sono di famiglia milanese. Mio nonno (nato nel 1891) spiegava che la parola derivava da terra ballerina: i primi immigrati, specialmente pugliesi, arrivavano dal meridione, riconosciuto storicamente come la terra dei terremoti. Tanto che i meridionali venivano apostrofati con «Uè! tera balerina!»”…
E’ davvero questa l’origine dell’epiteto? Intanto, si nota subito un errore nella ricostruzione: gran parte dei terremoti più violenti d’Italia sono avvenuti in Sicilia, Calabria, Abruzzo e Basilicata ma non in Puglia. E proprio da Sicilia e Calabria (non dalla Puglia) sono arrivati gran parte degli immigrati al Nord. Ma la questione di fondo è un’altra: chi prenderebbe in giro qualcuno perché nella sua terra c’è stato un sisma? In Italia ci sono molti immigrati cileni, ma non ho mai sentito nessuno prenderli in giro per i loro frequenti, oltre che violenti terremoti. Avete mai sentito qualcuno insultare un altro per le catastrofi naturali che ha subìto? “Ehi, terra franosa! Ehi, alluvionato!!”.

La ricostruzione è irreale, non regge. Eppure, ci sono caduti fiori di linguisti: il “Dizionario moderno” (1908) di Alfredo Panzini, curato da Bruno Migliorini riconduce terrone a una fusione fra terr(emoto) e (meridi)one. Forse perché le frasi citate dal lettore Furiosi sono esistite davvero: ma erano un modo – diciamo così – bonario di alleggerire un insulto che ha in realtà una forte carica spregiativaLa parola terrone non ha nulla a che vedere coi terremoti: dalla fine degli anni ’70 i linguisti (come Ruggero Stefanini) hanno abbandonato questa ipotesi, e anche le altre che circolavano fino a quel momento: “mangiatore di terra”, “del colore della terra”. Anche il Dizionario etimologico della lingua tialiana della Zanichelli lo ribadisce: “il riconoscimento in terrone di ‘legato alla terra‘ sembra il più ovvio e accettabile”.
Una delle prime apparizioni del termine risale infatti al 1600, in un documento scritto dall’erudito fiorentino Antonio Magliabechi: «Quattro settimane sono scrissi a Vostra Signoria illustrissima e l’informai del brutto tiro che ci fanno questi signori teroni di volerci scacciare dal partito delle galere, contro ogni equità e giustizia». Qui teroni sta per grandi latifondisti, proprietari terrieri. Poi il termine passò a qualificare – sempre con disprezzo – i contadini, i braccianti agricoli. A maggior ragione nei secoli successivi, quando, con l’industrializzazione, il contadino era visto sempre con disprezzo, dall’alto in basso: le parole spregiative villano, burino e cafone hanno lo stesso significato svilente. 1391_1Ma, osserva acutamente Piero Angelini in un interessante saggio, terrone non era un semplice contadino: era “il lazzarone, il pezzente, il plebeo, il contadino sottosviluppato che sopravvive non lavorando, ma raspando la terra. Il marginale di campagna che quando non mendica o non ruba, è costretto a brucare e a frugare nella terra, per far pietanza di tutto ciò che nella nostra cultura è più interdetto: chiocciole e ghiande, funghi e insettucci; e per contorno, cos’altro se non terra? Il mangiaterra segue una dieta che oscilla tra due estremi: cosucce della terra, resti e rifiuti quali vitto giornaliero, ma carne e grassi quando l’accatto o il furto riesce. Un individuo accecato dalla fame e dalla rabbia, dall’invidia e dalla paura“. Così lo vedevano (e lo dipingevano) i funzionari del Regno sabaudio inviati a governare il Sud.

Dunque, terrone – nell’Italia dei grandi flussi migratori, dopo la seconda Guerra mondiale – era il maschio che minacciava i posti di lavoro (e le donne) dei settentrionali, e quindi era visto con paura, disprezzo e scherno. Per combatterlo, bisognava dipingerlo come  parassita, ladro, fannullone, ignorante e incivile. Lo stesso tipo di disprezzo e di paura che oggi suscitano gli immigrati africani o dell’est europeo: quando ci si sente minacciati dall’invasione di altri popoli (ci rubano le donne, ci rubano i posti di lavoro, ci rubano le case), il razzismo è la difesa più rapida. E’ l’emarginazione, la caccia all’uomo. terroneDeMitaChe poi i lombardi (o i piemontesi, o i veneti) abbiano declinato questo epiteto anche in senso bonario (terra ballerina), beh: questa è un’altra storia. Più soggettiva, più episodica, ma non certamente l’intento originario dell’epiteto. Tanto che per sdrammatizzare una tensione reale, molti comici (da Diego Abatantuono, fino a Checco Zalone e Antonio Albanese) hanno messo a nudo queste dinamiche di emarginazione, come pure alcuni difetti endemici del Sud: il familismo e il clientelismo innanzitutto. Il terrone che loro mettono alla berlina è l’ignorante, con scarsa voglia di lavorare, rozzo, maleducato, approfittatore, che disprezza le norme igieniche e le regole elementari della convivenza civile. Difetti che si possono trovare a tutte le latitudini.

 Se volete approfondire questo argomento, mi sono occupato di terrone anche qui, qui e qui.

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