lingue | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Tue, 19 Nov 2024 10:18:40 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png lingue | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Il deretano globale: i modi di dire chiappeschi nel mondo https://www.parolacce.org/2021/08/25/espressioni-culo-altre-lingue/ https://www.parolacce.org/2021/08/25/espressioni-culo-altre-lingue/#comments Wed, 25 Aug 2021 13:10:51 +0000 https://www.parolacce.org/?p=18802 Se non fosse per le sue poco nobili apparenze, potrebbe diventare il simbolo del linguaggio universale: il deretano, infatti, ha ispirato un ventaglio di espressioni simili in diverse lingue del mondo. In italiano il lato B è presente in 270… Continue Reading

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I modi di dire sul sedere sono diffusi in tutto il mondo.

Se non fosse per le sue poco nobili apparenze, potrebbe diventare il simbolo del linguaggio universale: il deretano, infatti, ha ispirato un ventaglio di espressioni simili in diverse lingue del mondo. In italiano il lato B è presente in 270 modi di dire, ma anche all’estero non scherzano. L’ossessione per il posteriore c’è anche in inglese, francese, spagnolo e portoghese, lingue ricche di diverse espressioni chiappesche (licenza poetica), in alcuni casi del tutto identiche alle nostre, in altri del tutto diverse.
Partiamo da un punto culturale comune. Anche in questi altri idiomi il sedere è usato con gli stessi 3 grandi valori simbolici dell’italiano: sessualità (compresa la fecondità e l’ano inteso come zona sensibile), parte posteriore e defecazione (e il disvalore ad essa attribuito).

“Onore al presidente faccia da culo”: T-Shirt satirica su Trump.

I modi di dire più universali sono quelli che usano la metafora della sodomizzazione come forma di inganno, minaccia o prevaricazione, il servilismo descritto come “leccare/baciare il culo” e il deretano inteso come sinonimo di persona.
Ma è ancora più divertente addentrarsi nei modi di dire che non hanno un corrispettivo in italiano: da “avere la penna in culo” a “avere il culo foderato di tagliatelle“… Espressioni saporose, avrebbe detto Umberto Eco. Perché divertono e stimolano la fantasia.
Insomma, un viaggio in culo al mondo, verrebbe da dire. Per quanto ricca, però, questa mia raccolta non ha la pretesa d’essere esaustiva: anzi, sono così consapevole delle sue lacune  da lanciare subito un appello. Invito tutti i lettori a segnalare espressioni che mi sono sfuggite, o inesattezze, o anche modi di dire in altre lingue (tedesco, russo, olandese….). Così le inserirò questo insolito atlante.
Nel frattempo, buona lettura.

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SESSUALITA’, FECONDITA’, ZONA SENSIBILE
 

italiano inglese francese spagnolo portoghese
farsi il culo to bust oneself ass (rompersi il culo) se casser le cul, se fendre le cul (rompersi, fendersi il culo) ponerse el culo como un tomate (farsi il culo come un pomodoro, cioè rosso) não ter/haver cu para (lett: non avere culo, cioè pazienza, per qualcosa)
essere un dito/una spina al culo, bruciare il culo pain in the ass (dolore nel culo)
mandare affanculo suck my ass (succhiami il culo) mandar a tomar per culo (mandare a prenderlo in culo) vai tomar no cu (vai a prenderlo nel culo)
mettere qualcosa nel culo shove it up your ass  meter en el culo algo (mettere qualcosa nel culo)
culo rotto cu roto, cu de burro (culo rotto, culo di mulo)
bruciarsi il culo, battere il culo per terra avoir le cul sur la paille (avere il culo sulla paglia, come i carcerati)

 

cul de sac (situazione senza via d’uscita)

estar con el culo al aire (stare col culo all’aria, essere in una situazione difficile)
couter la peau du cul (costare la pelle del culo, cioè molto)
asshole (stronzo, lett. buco di culo) trou du/de cul (imbecille, lett. buco del culo) tonto del culo
pararsi/parare il culo cover/save someone’s ass (parare, salvare il culo a qualcuno)
stare sul culo en avoir plein le cul (essere esasperato) estoy hasta el culo (sono stufo, lett. sono pieno fino al culo)
Avere il pepe al culo fogo no cu (fuoco al culo)
un film de cul (film porno)
prenderlo nel culo to take it up in the ass prendre dans le cul tomar por el culo levar/tomar no cu
avere culo avoir du cul

avoir le cul bordé de nouilles (avere il culo foderato di tagliatelle)
nascer de cu virado para a lua

(tìlett: nascere con culo di fronte alla luna)

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POSTERIORE
 

italiano inglese francese spagnolo portoghese
avoir la  tête dans l’cul (essere rincoglionito)
avoir le cule entre deux chaises (avere il culo tra due sedie, essere indeciso)
    caerse de culo ( col significato di rimanere stupefatti) cair de cu (restare stupefatto)
il culo del mondo el culo del mundo No cu do mundo
Mi ride il culo Ponerse hasta el culo (abbuffarsi a dismisura) 

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DEFECAZIONE, DISVALORE
 

italiano inglese francese spagnolo portoghese
avere la penna in culo (vantarsi) péter plus haut que son cul (scoreggiare più in alto del proprio culo)
leccare il culo (adulare) lick/kiss /suck someone’s ass lèche-cul lamer el culo lambe-cu

beijar o cu

pulircisi il  culo limpiarse el culo con algo
stringere il culo serrer les fesses (stringere le chiappe, aver paura)
battersene il culo, non incularsi mon cul (il mio culo)
faccia da culo ass face cara de culo
baciami il culo kiss my ass

Paese che vai, gesto  che trovi

Lino Banfi ne “L’allenatore nel pallone” (1984).

Mentre nei modi di dire il sedere è un simbolo universale, cambia (e molto) il modo di rappresentarlo con i gesti da Paese a Paese. 

In Italia, il culo è rappresentato con pollice e indice a forma di “L” con l’indice rivolto verso terra. Fatto con due mani che oscillano in senso verticale, in italiano il gesto può significare “che culo” (= che fortuna), ma può diventare anche un gesto di minaccia (=“Ti faccio un culo così). 

Ma in altre culture è rappresentato in modo e in sensi diversi. In Germania, Turchia, Tunisia, Grecia e Medio-oriente, il gesto fatto unendo pollice e indice non significa “OK” ma “ano”: o nel senso di insulto (buco di culo, stronzo) o nel senso di omosessualità o rapporto anale. In Brasile il gesto equivale al “vaffa”.

In Iraq, Africa, Russia, Grecia, Australia e in alcune zone della Sardegna, il pollice rivolto verso l’alto non vuol dire “Ok, sono d’accordo”, ma “ficcatelo nel culo”. Quindi bisogna fare molta attenzione a fare l’autostop usando questo gesto: in alcuni Paesi gli automobilisti potrebbero fermarsi sì, ma per….farvi il culo..

Protesta all’università di Stanford contro la censura nei media (1995).

Sembra avere un senso universale, invece, il gesto del “mooning” ovvero lo scoprire i glutei in senso di sfida, disprezzo, presa in giro. Il gesto, di fatto, consiste nel dire a un’altra persona di essere degno di guardare il deretano (la parte meno nobile) invece della faccia. Uno sberleffo inequivocabile.

 

 

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51 modi creativi di mandare a quel paese. In tutte le lingue https://www.parolacce.org/2017/07/25/maledizioni-modi-di-dire/ https://www.parolacce.org/2017/07/25/maledizioni-modi-di-dire/#comments Mon, 24 Jul 2017 22:21:25 +0000 https://www.parolacce.org/?p=12522 “Ti hanno mai mandato a quel paese? Sapessi quanta gente che ci sta…”. Così cantava Alberto Sordi, attore celebre – tra l’altro – per il gesto dell’ombrello fatto a un gruppo di operai nel film “I vitelloni” di Fellini: anche questo… Continue Reading

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Massimo Boldi mentre sfancula (dal film “Tifosi”).

“Ti hanno mai mandato a quel paese? Sapessi quanta gente che ci sta…”. Così cantava Alberto Sordi, attore celebre – tra l’altro – per il gesto dell’ombrello fatto a un gruppo di operai nel film “I vitelloni” di Fellini: anche questo è un modo di mandare a quel paese…
In questo articolo parlo di queste espressioni, tanto usate quanto poco conosciute: pochi sanno, infatti, che hanno una storia millenaria, perché derivano da antichi riti magici, i malefici. Sono l’equivalente linguistico del malocchio. Ed è per questo che sono presenti in tutte le lingue: più sotto (nei riquadri azzurri) ne elenco 51, in 12 lingue e 5 dialetti. Questo lungo elenco mostra quanto l’uomo può essere crudele, creativo e anche divertente  persino nei momenti di rabbia: quando si tratta di sfanculare, la fantasia umana non conosce limiti di immaginazione, a ogni latitudine.
Le maledizioni – questo il nome tecnico di questo genere di espressioni – come tutte le parolacce non sono semplici parole: sono azioni (atti linguistici come diceva il linguista John Austin), tanto che spesso le accompagniamo con gesti delle mani e delle braccia (come raccontavo qui, elencando i gestacci più usati in Italia). Ma quali azioni facciamo con queste parole?

Come funzionano le maledizioni

Tipica maledizione veneta (la spiego nel riquadro delle situazioni imbarazzanti; da memegen.it).

Le maledizioni non si limitano a sfogare la rabbia, come le imprecazioni (porca vacca!). E non ledono l’autostima e l’immagine di una persona, come gli insulti (stronzo!).
Per capire come funzionano le maledizioni, facciamo un esempio: “va all’inferno!”. Dicendo questa frase, facciamo due azioni: cacciamo via una persona, e la mettiamo (a livello immaginario) in una situazione sgradevole o dolorosa (la morte e la dannazione eterna). Le maledizioni, infatti, sono l’esatto contrario degli auguri (buona Pasqua) o delle benedizioni (che tu possa essere felice): mentre con questi si immagina un futuro piacevole per un’altra persona, con le maledizioni si prefigura una cattiva sorte. Insomma, si augura al massimo livello “buona sfortuna”. 
Queste espressioni infatti sono un modo non solo per allontanare qualcuno, ma esprimono anche un desiderio di vendetta: “tu mi hai fatto soffrire? Vattene via, e prova anche tu qualcosa di brutto”. Anche solo a livello mentale, immaginando una situazione spiacevole.
La maledizione, dunque si basa su una mentalità magica, per la quale la parola e l’immaginazione hanno il potere di influenzare la realtà. Queste espressioni, infatti, si basano sulla fede che l’augurio (negativo) indirizzato a qualcuno si realizzi davvero. Dunque, parlare equivale a fare un sortilegio, un incantesimo, un malocchio: è una forza ostile che si può indirizzare a qualcuno per sopraffarlo.


In questo esercizio di immaginazione, ci sono infinite varianti. Nei riquadri qui sotto ho riunito 51 maledizioni, non solo in italiano ma anche in diversi dialetti (romanesco, veneto, napoletano, milanese, siciliano) e in varie lingue del mondo (inglese, francese, portoghese, arabo, cinese, norvegese, olandese, russo…) e li ho aggregati per tipo: si va dalle maledizioni più “pulp” e crudeli (persino dopo la morte e contro i defunti) a quelle bonarie. Molti di questi modi di dire evocano immagini terribili, altre prospettano situazioni assurde: è un viaggio nelle fantasie più creative e divertenti. Si augurano non solo morte, malattie e dolori fisici (una specie di contrappasso dantesco), ma anche di restare impegnati in attività senza senso: raddrizzare le banane, mungere tori, pettinare le oche…
Insomma, leggendo queste espressioni potete arricchire la vostra tavolozza espressiva a seconda del gusto e della situazione. Ma ne esistono molte altre ancora: alcune le trovate nel mio libro, altre, se volete, potete segnalarle nei commenti a questo post.

[ clicca sui + per aprire i riquadri ]

VIOLENZE SESSUALI
  1. VAFFANCULO (su questa celebre espressione trovate un approfondimento sulla sua origine qui), VAI A FARTI FOTTERE. Significa augurare una sodomizzazione, e ha  espressioni equivalenti in molte lingue, a dimostrazione che le metafore sessuali sono molto usate per esprimere emozioni forti: inglese (fuck off), francese (Va te faire foutre/enculer), spagnolo (vete a tomar por culo), brasiliano (vai tomar no cu), ungherese (baszon meg)

    Alberto Sordi fa il gesto dell’ombrello (dal film “I vitelloni”).

  2. FOTTITI. Che cosa vuol dire questa espressione? Potrebbe essere un invito alla masturbazione, ma secondo lo psicologo Steven Pinker, almeno in inglese (fuck you) potrebbe essere una contrazione di “God fuck you“, che Dio ti fotta. Ha anche un equivalente in tedesco (fick dich).
  3. VÀ A DÀ VIA I CIAP / VA A DÀ VIA IL CÙ (milanese) = vai a dare via le chiappe/il culo.
  4. VATTELA A PIJÀ ‘NDER CULO (DE RETROMARCIA) (romanesco) = vattela a prendere in culo (in retromarcia). Ha un equivalente in portoghese (Pau no cu, cioè cazzo in culo) e in ungherese (Baszon meg, possa qualcuno fotterti).
  5. ‘NCULO A SORETA/A MAMMETA (napoletano) = in culo a tua sorella/mamma; VAFFANCULO A MAMMETA E ‘NTA A FESSA E SORETA (napoletano) = vaffanculo a tua mamma e dentro la vulva di tua sorella. Offendere madri e sorelle, prefigurando che siano sodomizzate: tutte fantasie difficili da sopportare. Equivalente, ma iperbolica, la maledizione araba MILLE CAZZI NELLA FIGA DI TUA MADRE (Aleph Aeer Eb Koos Omak)
  6. VA’ A FOTTERE TUA MADRE: maledizione incestuosa in arabo (Kis em ick).
  7. UN CAZZO DI CAVALLO NEL TUO CULO: è un’espressione ungherese (Lofasz a segedbe). Avete presente le dimensioni?
  8. VAFAMMOCC A CHI T’È MUORT (napoletano) = vai a fare un bocchino a chi ti è morto. Terribile profanazione dei defunti!
  9. METTI LA TUA TESTA NELLA FIGA DI UNA MUCCA E ASPETTA FINCHÉ ARRIVA UN TORO A INCULARTI: lunghissima maledizione dal Sud Africa (Sit jou kop is die koei se kont en wag tot die bul jou kom holnaai)
VIOLENZE FISICHE, MALATTIE E ALTRI DANNI
  1. VAI ALLA MALORA = rovina. Ha un equivalente in messicano (mandar a alguien a la chingada, cioè mandare qualcuno a puttane).
  2. CHE DIO TI FULMINI / STRAFULMINI: ha origine dalla credenza dei pagani in Giove pluvio che lanciava fulmini sulla Terra.

    “Che Dio vi fulmini” (in romanesco): striscione allo stadio.

  3. CHE DIO TI MALEDICA / CHE TU SIA MALEDETTO. Si augura un destino rovinoso a una persona, per volontà di Dio stesso. Ha espressioni equivalenti in inglese (God damn you) e in arabo (Allah Yela’ an).
  4. CHE TE POSSINO CECATTE (romanesco) = accecarti. Si augura una grave e permanente menomazione fisica
  5. ACCIDENTI = che ti venga un accidente. Ha un equivalente in ungherese (A pokolba vele).
  6. MANNAGGIA = mal n’aggia, che tu abbia male
  7. VA GHETTA SANGU (siciliano) = vai a buttare sangue, ovvero che tu abbia una morte violenta per dissanguamento.
  8. VAI A GIOCARE A MOSCA CIECA IN AUTOSTRADA / SUI TETTI = vai a fare un’attività pericolosa dalla quale difficilmente uscirai vivo o incolume.
  9. VA A ONGES (milanese) = vai a ungerti. Si basa sulla credenza antica che la peste si prendesse a causa di misteriosi unguenti malefici che i malvagi spargevano sulle porte, sui muri, sulle cose
  10. CHE TI VENGA UN CANCRO: è una delle espressioni che nel volgarometro, un sondaggio fra i navigatori di questo blog, è risultata fra le più offensive in italiano.
  11. CHE TI VENGA UN COLPO: è una maledizione in tedesco (Den soll der schlag treffen).
  12. CHE TI VENGA IL COLERA: è un antico modo di dire olandese (krijg de keleren), retaggio di quando la malattia era diffusa.
  13. CHE TI VENGA UN’INFEZIONE ALL’UCCELLO: pesante maledizione araba (waj ab zibik), che probabilmente si riferisce alla gonorrea. Del resto ancora oggi in siciliano c’è l’esclamazione “Che camurria!” (= che seccatura) che deriva proprio dal termine gonorrea.  
MORTE E OLTRETOMBA
    1. La più celebre maledizione romanesca in versione inglese.

      VAI A QUEL PAESE / IN QUEL POSTO (= nell’aldilà, al cimitero= muori): è un modo eufemistico di augurare la morte a qualcuno. L’attore Alberto Sordi ha interpretato questo modo di dire in una celebre canzone ironica  “E va e va” (Te c’hanno mai mannato a quel paese, sapessi quanta gente che ce sta”)

    2. VAI AL DIAVOLO / ALL’INFERNO. Per chi crede nell’aldilà, si augura il tormento eterno nella vita ultraterrena. Ha espressioni equivalenti in olandese (Loop naar de hel), tedesco (hol’ dich der teufel), ungherese (Az ordog vigye).
    3. CHE IL DIAVOLO TI PRENDA. Anche questa frase fa leva sulla credenza nei diavoli e nell’inferno. Ha equivalenti anche in francese (Que le diable t’emporte), portoghese (Que o capeta carregue), danese (Fanden ta).
    4. VÀ A MORÌ AMMAZZATO (romanesco): vai a morire ammazzato.
    5. CHE TE POSSINO AMMAZZATTE (romanesco) = che possano ammazzarti. Può essere sintetizzato, in modo eufemistico, in “Te possino”.
    6. CREPA!  Dare l’ordine di morire è un assurdo, in realtà questo imperativo è in realtà un augurio (che tu possa crepare). In napoletano, infatti, si dice “Puozze schiattà”.
    7. CHE POSSA MORIRE TUTTA LA TUA FAMIGLIA: è una maledizione cinese (Hahm gaa chàan) e prefigura un’ecatombe familiare.
    8. LI MORTACCI TUA (romanesco) = i tuoi spregevoli defunti: la frase potrebbe essere una contrazione di “siano maledetti i tuoi spregevoli defunti”. Ha un equivalente in napoletano: “All’anm e chi t’è muort”, all’anima di chi ti è morto (abbreviato anche in “Chi te mmuort”) e in in arabo (Yin’al mayteen ehlak, siano maledetti i tuoi antenati).
    9. SPARATI! In questo caso, è davvero un ordine.
SITUAZIONI IMBARAZZANTI / RIDICOLE / ASSURDE
  1. CAGATI IN MANO E PRENDITI A SCHIAFFI: è un modo visionario di smerdare qualcuno.
  2. VAI IN MONA (veneto) = mona è la vulva: il detto significa quindi letteralmente “torna da dove sei venuto”, a cui si aggiunge lo sgradevole pensiero della vulva della propria madre.
  3. VAI A PETTINARE LE BAMBOLE / LE OCHE = a fare un’attività inutile e noiosa
  4. VA A CAGARE (SULLE ORTICHE) / VA A CAGHER (bolognese). A questa espressione ho dedicato un approfondimento qui. Il contatto con gli escrementi ha ispirato anche lingue, come lo spagnolo (vete a la mierda, vattene alla merda) e l’arabo (Khara alaik, che ci sia merda su di te).

    Versione goliardica (in bolognese) di “Keep calm”.

  5. VÀ SCUÀ L MAR CUN VERT L’UMBRELA (milanese)  = Vai a spazzare il mare con l’ombrello aperto. Impresa assurda e inutile, come le successive.
  6. VA A SCUÀ IN DUÈ CHE L’È NETT  (milanese) = Vai a scopare dove è pulito. Assurdo e inutile.
  7. VÀ SCUÀ L MAR CUN LA FURCHÈTA (milanese) = Vai a spazzare il mare con la forchetta. Provateci!
  8. VÀ A BAGG A SONÀ L’ORGAN (milanese) = vai a Baggio a suonare l’organo: nel quartiere milanese di Baggio c’è, in una piccola cappella votiva, un dipinto che rappresenta un organo, quindi si invita a fare una cosa impossibile.
  9. VÀ A MUNG AL TOR!  (milanese)  =  Vai a mungere il toro. Impresa non solo impossibile ma anche pericolosa.
  10. VÀ A TASTÀ I GAIJN  (milanese) =  Vai a tastare le galline. Impresa assurda oltre che difficile.
  11. VÀ A ‘DRISÀA I BANAN  (milanese)  = Vai a raddrizzare le banane. Impossibile correggere la natura! Almeno a mani nude…
  12. CHE POSSA CRESCERTI UN CAZZO IN FRONTE: immaginifica maledizione in russo (stoby u nego xuy na lbu vyros).
  13. UN MIGLIAIO DI CAZZI NELLA TUA RELIGIONE: maledizione araba (Elif air ‘ab tizak). La guerra santa si fa anche a colpi di maledizioni a sfondo sessuale.
  14. VAI A SCIARE IN UNA FIGA: maledizione finlandese (suksi vittuun). Evoca una situazione impossibile, per quanto interessante…  

MALEDIZIONI BONARIE
  1. Jean-Luc Picard (personaggio di Star Trek) con la maledizione bonaria in milanese (da memegen.it).

    VAI A FARTI BENEDIRE: una benedizione come maledizione… Sembra una contraddizione, ma è un modo per augurare la morte o un esorcismo.

  2. VAI A FARTI FRIGGERE: straordinaria fantasia culinaria!
  3. ATTACCATI AL TRAM: un tempo i tram avevano delle sporgenze esterne, utilizzabili come maniglie, che venivano utilizzate dai ritardatari che si “attaccavano” al tram in corsa. Questo valeva anche per tutti quelli che volevano viaggiare gratis
  4. VAI A RANARE (milanese) = vai a prendere le rane, compito non facile visto che saltano.
  5. VÀ A CIAPÀ I RATT (milanese) = Vai ad acchiappare i topi, impresa ancor più difficile a mani nude.
  6. VAI DOVE CRESCE IL PEPE: espressione norvegese (Dra dit pepper’ngror), è un modo per scacciare qualcuno lontano, visto che la pianta è di origine orientale.

Una storia millenaria

Come avrete notato, c’è una sorprendente corrispondenza fra i modi di dire di lingue anche lontane. Perché, come dicevo all’inizio, le maledizioni hanno una lunghissima storia. Un tempo, infatti, le maledizioni erano formule che si inserivano in un rito preciso. Gli antichi Greci (come anche gli ebrei, gli egizi e tutte le culture antiche) prendevano un’unghia o un capello del nemico, pronunciavano su di esso una formula di maledizione (“possa tu soffrire le pene più dolorose…”) e poi lo bruciavano o lo gettavano in un pozzo o in un fiume, con una tavoletta su cui era incisa la maledizione. Nella formula erano citati, con un crescendo meticoloso, tutti gli organi del nemico fino alla sua anima.

Il calciatore brasiliano Romario sembra mandare qualcuno a quel paese.

Lo storico inglese William Sherwood Fox spiega questo rito con una metafora postale: la tavoletta su cui era incisa la maledizione era la lettera; il pozzo, la buca per lettere; gli spiriti dei trapassati erano i postini; gli dèi degli inferi i destinatari; la formula di accompagnamento era il francobollo di posta prioritaria.
Centinaia di queste tavolette sono state ritrovate dagli archeologi: come ha scritto Sigmund Freud, “è una bella fortuna che tutti questi desideri non posseggano l’efficacia che gli uomini preistorici attribuivano loro, giacché altrimenti sotto il fuoco incrociato delle maledizioni reciproche l’intera umanità sarebbe già da gran tempo andata distrutta».
Un esempio – molto divertente – di maledizione all’antica è questo numero di cabaret di Antonio Albanese, qui nei panni del siciliano Alex Drastico, un tipo molto incazzoso. Ecco la sequela di disgrazie che Drastico augura al ladro che gli ha rubato il motorino (dal minuto 1:50): “Che si spenga in una notte tutta buia, mentre incrocia un grosso tir guidato da un camionista ubriaco, morto di sonno e per di più inglese, e che per questo tiene la sinistra….”

Mentalità superstiziosa

Le maledizioni, dunque, appartengono al regno dell’immaginazione: sono profezie rivolte al futuro, e si basano sull’effetto nocebo (il contrario del placebo): costringono il destinatario a fare un pensiero sgradevole, spingendolo ad avere aspettative negative sul proprio destino. E a volte ci si suggestiona al punto da fare davvero andar male le cose.
La nostra lingua (e molte altre, come abbiamo visto) sono piene di queste espressioni, che a volte non sono immediatamente riconoscibii: l’espressione “accidenti” è la contrazione di “che ti venga un accidenti”, “mannaggia” è la contrazione di “mal n’aggia”, cioè abbia male.

Mandare qualcuno a quel paese è come fargli un rito vudu (foto Shutterstock).

Del resto, nonostante ci professiamo razionali, viviamo ancora di superstizioni, anche in senso positivo.
per esempio, dire “buon mattino” significa indurre un’aspettativa positiva, soprattutto all’inizio della giornata, dato che fin dai tempi antichi si credeva che le prime ore del giorno fossero determinanti per il resto della giornata. E lo stesso valore hanno anche le espressioni “in bocca al lupo”, “buona fortuna“, “in culo alla balena“, etc.
La nostra letteratura è piena di maledizioni: basti dire che nella Bibbia (Genesi, 3:14-19) è Dio stesso a maledire il serpente che tentò Adamo ed Eva (“Poiché hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame, sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita…”).
Volete approfondire? Trovate molti altri esempi e citazioni letterarie nel mio
libro.

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Zokola, katso e altri 27 (falsi) amici https://www.parolacce.org/2016/02/25/assonanze-parolacce-straniere/ https://www.parolacce.org/2016/02/25/assonanze-parolacce-straniere/#comments Thu, 25 Feb 2016 16:15:24 +0000 https://www.parolacce.org/?p=9547 Se in Norvegia una commessa vi dicesse “skopare“, non illudetevi: vi sta proponendo un paio di scarpe. Se un giapponese pronunciasse la parola “kago“, non vi sta segnalando i propri bisogni fisiologici: sta parlando di auto. E, restando in tema,… Continue Reading

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Katso

“Katso!” (Guarda!): settimanale finlandese sulla tv fondato nel 1960.

Se in Norvegia una commessa vi dicesse “skopare“, non illudetevi: vi sta proponendo un paio di scarpe. Se un giapponese pronunciasse la parola “kago“, non vi sta segnalando i propri bisogni fisiologici: sta parlando di auto. E, restando in tema, uno svedese che dice “merda” sta parlando di merenda
Benvenuti nei “falsi amicivolgari: ovvero, le parole straniere che hanno il medesimo suono (“omofone”) o una grafia simile a parolacce italiane.
Ne parlo oggi, ispirato da un post di Oxford Dictionaries, segnalato dalla collega blogger Licia Corbolante: l’articolo elencava 13 parole straniere che in inglese hanno un suono offensivo. Da dick (in inglese, cazzo, in tedesco grasso) a cant (omofona di cunt, fica: ma lato in olandese).

La segnalazione mi ha ricordato i casi dei prodotti che han dovuto cambiar nome perché somigliavano a parole volgari in un altro Paese: come la Ford Pinto che dovette cambiar nome in Brasile, perché in portoghese pinto significa cazzo. Racconto diversi casi del genere sul mio libro e in questo articolo.
Qui, invece, ho voluto fare una ricerca in onore dei tanti traduttori che seguono questo blog (grazie!). Ho cercato assonanze fra le principali parolacce italiane e le parole (neutrale) di altre lingue, usando Google Translate: un metodo empirico, forse impreciso, ma è l’unico che conosco. Il risultato? Ho trovato 29 espressioni che in italiano avrebbero un senso volgare, ma in altre lingue no. Quasi metà di loro arrivano dai Paesi nordici, in particolare dalla Finlandia: qui potete dire, senza scandalizzare nessuno, “katso merta” (guarda il mare), “katso sukkia” (guarda i calzini) e “katso matto” (guarda il tappeto)…

Ecco l’elenco dei falsi amici che ho raggruppato per categorie: buon divertimento.

SESSO MASCHILE

katso = guarda (finlandese)

gatsu = mese (giapponese). La parola si combina dando origine ai nomi dei mesi dell’anno: sangatsu (marzo), kugatsu (settembre)

katso merta = guarda il mare (finlandese)

katze = gatto (tedesco). La frase “Il mio terzo gatto nel carbone” in tedesco suona: “Meine dritte Katze in Kohle”.

minkia = visone (rumeno, albanese) = nostro (corso)

kojon = mano (lituano)

SESSO FEMMINILE

fika2

Slogan involontariamente comico di un caffè svedese.

fika = bevande, rinfreschi, pausa caffè (svedese)

fica = è, resta, rimane (portoghese)

tette = solo, appena (curdo)

 

INSULTI SULL’ETICA SESSUALE

porkka = bastoncino da sci (finlandese)

vakka = cofanetto di legno (finlandese)

zokola = podio (albanese) = piedistallo (russo)

troja = tre (bosniaco) = maglione (tröja, svedese)

puttana = stracci (usbeco)

frouxo (in portoghese si pronuncia froscio) = sciolto, allentato

minhota (in portoghese si legge mignota) = donna del Minho regione del Portogallo.

AREA SCATOLOGICA

zokola

Zokola: fabbrica di cioccolato in Belgio.

kago = auto, cestino (giapponese): “kago sushi” vuol dire “cestino di sushi” (che è il nome di un ristorante a Varsavia, come racconto qui)

merta = mare (finlandese)

merda = mossa, passaggio (bulgaro)

stronzo = stronzio (russo: elemento chimico)

kakare = scritto (giapponese) = torte (norvegese)

Auto della polizia tedesca con lo slogan “immerda”

kakata = cacao (bulgaro)

immerda = sempre lì, sempre presenti (tedesco), composto da immer + da. E’ diventato lo slogan della polizia della Renania Palatinato, in Germania

 

GLUTEI

kulor = perline (svedese)

kuulo

Pubblicità di apparecchi acustici in Finlandia: “kuulo” vuol dire “udito”.

kuulo = udito (finlandese)

kulo = corsa (giavanese); incendio boschivo (finlandese)

kulho = ciotola (finlandese)

 

ATTI SESSUALI

pompino = assolo (hawaiano)

skopare = paio di scarpe (norvegese)

katso sukkia = guarda i calzini (finlandese)

Katze in der Kohle = gatto nel carbone (tedesco)

inkulo = recupero crediti (norvegese) = in questo (zulu)

fankulo = amaca, dondolo (curdo)

 

A proposito di assonanze volgari, segnalo questa versione in finlandese della canzone “Guarda che luna” di Fred Buscaglione. Il ritornello suona così: Hopeinen kuu luo…. da sentire.

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i marchi stranieri che suonano come parolacce in italiano:

Oops! Quando il logo diventa indecente

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PIRLA project, CACCA club e altre (vere) sigle divertenti

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Le città mondiali con un nome volgare:

Le città più imbarazzanti d’Italia

 

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