loghi scurrili | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Thu, 14 Dec 2023 11:22:42 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png loghi scurrili | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Quando il logo è un insulto https://www.parolacce.org/2017/03/14/parolacce-nei-marchi/ https://www.parolacce.org/2017/03/14/parolacce-nei-marchi/#comments Tue, 14 Mar 2017 09:10:59 +0000 https://www.parolacce.org/?p=11947 Si sono diffuse nei libri, nei film, nelle canzoni. Hanno rivoluzionato la politica. E ora le parolacce sbarcano nel mondo del marketing: fra le centinaia di migliaia di loghi registrati all’Ufficio Brevetti e marchi (emanazione del ministero dello Sviluppo economico)… Continue Reading

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Campagna pubblicitaria della “Birra minchia“.

Si sono diffuse nei libri, nei film, nelle canzoni. Hanno rivoluzionato la politica. E ora le parolacce sbarcano nel mondo del marketing: fra le centinaia di migliaia di loghi registrati all’Ufficio Brevetti e marchi (emanazione del ministero dello Sviluppo economico) ne ho scoperti 60 che contengono parole volgari.
E’ la prima lista dei loghi scurrili depositati negli ultimi 36 anni (la trovate in fondo a questa pagina): dalla “
Birra Minchia” all’abbigliamento “Culo & camicia”, dall’Osteria del porco di Ischia fino alla Festa del cornuto di Rocca Canterano (Roma). Perché le parolacce sono usate non solo come insegna per vestiti, alimenti o gadget, ma anche per attività culturali.
L’ultimo marchio registrato, del resto, ricade proprio in quest’ultimo settore. Riguarda infatti un’onlus di cui avevo parlato in un post tempo fa: l’associazione ambientalista di Rimini “Basta merda in mare”. Ricordate? E’ nata nel 2000 per lottare contro l’inadeguatezza degli impianti fognari di Rimini, che, in caso di maltempo e di affollamento di turisti, scaricavano i liquami nell’Adriatico.
Pochi giorni fa l’Ufficio marchi del ministero ha autorizzato la registrazione del suo nome: se nessuno ne reclamerà il possesso (ipotesi improbabile), il nome brutale dell’associazione godrà delle stesse tutele giuridiche di Google o della Ferrari. Nessuno lo potrà usare senza il loro consenso.

MARCHIO DI M…

La registrazione di “Basta merda in mare” all’Ufficio brevetti e marchi.

Ma arrivare a questo risultato non è stato facile: in prima battuta, infatti, la richiesta di registrazione era stata respinta “perché il segno è contrario al buon costume”. Al buon costume… Ma non è più scandaloso – più di questa parolaccia – che, in Italia, oltre il 20% delle acque fognarie (vedi pag. 4 di questo rapporto) non è depurato, e questi liquami finiscono nel Mediterraneo?
Alla fine, con pazienza e tenacia, i volontari dell’associazione hanno raccontato ai funzionari del ministero le loro lotte ecologiche, fugando i dubbi dei dirigenti grazie alle lettere degli assessori del Comune e della Provincia di Rimini, che testimoniavano l’impegno reale dell’associazione. Che, ricordano i fondatori, ha scelto un nome così ingombrante “per reagire all’indifferenza con cui le istituzioni e la società civile avevano sempre negato il problema” racconta il portavoce dell’associazione, Simone Mariotti. Insomma, se si fossero chiamati “Mare pulito” avrebbero avuto lo stesso programma ma sarebbero rimasti in ombra.
Quel nome, infatti, si è rivelato vincente: i lavori di potenziamento del sistema fognario (154 milioni di €) sono già iniziati: nel 2020 ci saranno zero scarichi a mare. «Ora, grazie alla registrazione del nome, potremo concedere il nostro logo ad altri gruppi di pressione che si stanno formando: abbiamo già filiali in Marche, Puglia, Abruzzo, e abbiamo avviato contatti in Sicilia e in Calabria».
Insomma, come cantava Roberto Benignicon la merda si può fare la rivoluzione” (“L’inno del corpo sciolto”).  

GLI ALTRI LOGHI DI M…

Il sito originario dei “surfisti di merda”: oggi ne usano un altro che ha mantenuto la sigla ISDM.

Ispirato da questa storia, mi sono messo a curiosare nel database dell’Ufficio brevetti e marchi. Pensavo che un marchio così “trashnon avesse precedenti nella storia. E invece mi sbagliavo. Di precedenti, la parolaccia scatologica ne aveva altri 4: “merda” (con la R rovesciata, capirai che pudore) era una marca di abbigliamento, come “De merda veste l’artista”. In Sardegna, inoltre, un gruppo di sportivi goliardi ha depositato il proprio logo, “Surfisti di merda”, e ne ha fatto una linea di abbigliamento, oggi camuffata dalla sigla ISDM: ma se digitate “surfisti di merda” su Google, atterrate sia sul nuovo sito più “fashion” che su quello originario, più esplicito.
Quarto caso, una linea di ombrelli griffata “Tempo di merda”. Geniale. Riassumendo: moda, goliardia, provocazione… non è il ritratto dell’Italia? Il lato trash del “made in Italy“.

QUALCHE STATISTICA

La pubblicità del formaggio “Gran cornuto”.

Sono andato avanti a cercare, digitando parolaccia dopo parolaccia. E di marchi volgari ne ho trovati 60: uno depositato negli anni ‘80, 7 negli anni ‘90, e il resto negli ultimi 16 anni: 32 (il 53,3%) dal 2000 al 2009, e 20 (33,3%) dal 2010 all’anno scorso. Dunque, un fenomeno esploso di recente: ma pur sempre un’eccezione.
Ogni anno, infatti, almeno nell’ultimo lustro, in media vengono depositati 54.000 marchi. Messi insieme, i 60 loghi volgari che ho trovato negli ultimi 36 anni rappresentano quindi un millesimo di quelli registrati in un solo anno.
Dunque, sono
una goccia in un oceano, della quale non sono in grado di quantificare il giro d’affari.
Ma è pur sempre una presenza 
significativa. Del resto, le parolacce che diciamo ogni giorno (lo raccontavo qui) non sono molte: sono 8 ogni mille parole. Ma lasciano il segno: come nella vita quotidiana, anche nel marketing le parolacce sono scorciatoie molto efficaci per attirare l’attenzione. E rispetto ai marchi commerciali, le parolacce non hanno bisogno di campagne martellanti per inciderle nella memoria degli acquirenti: le conosciamo già. E non c’è bisogno di associarle a un testimonial, a un evento, a un spot perché sono già impregnate di emozioni: anzi, sono parole emotive per eccellenza. Sono il linguaggio della trasgressione, della provocazione  e della schiettezza. Ma, occorre ricordarlo, sono parole legate per lo più a emozioni negative: rabbia, disgusto, disprezzo. Perciò se le scurrilità sono usate senza ironia, possono diventare un boomerang: fanno perdere prestigio a chi le dice.

La T-shirt “Figa power” del gruppo Tesmed.

I depositari di questi marchi, tuttavia, non si limitano al sottobosco delle sagre di paese o dei bancarellari di gadget popolari. Nell’elenco ci sono anche 2 multinazionali, l’agenzia matrimoniale francese Adoptaguy che ha registrato il logo “Adotta un figo”, e la società di scommesse inglese Stanley international betting che ha depositato il marchio “Vaffa un goal”. Probabile che anche all’estero esistano loghi scurrili o colloquiali.
Da segnalare anche la presenza di 2 opere artistiche, ovvero uno show tv (“Vecchi bastardi“, condotto da Paolo Ruffini su Italia 1) e un film per il cinema, ancora in lavorazione (“Nonni bastardi“, regia di Carlo Vanzina). Il primo perché è un format tv, il secondo perché potrebbe anche diventare una linea di gadget (T-shirt, adesivi, etc).
E, già che ci siamo, sfatiamo un sospetto che forse vi è passato in mente: le espressioni oscene, ovvero di origine sessuale NON sono la maggioranza. Certo, sono un modo facile e immediato per farsi notare e fare scandalo (come gli spot che fanno leva sul’erotismo), ma nei marchi le oscenità sono la seconda categoria più diffusa (al 21,7%, e ci sono tutte: minchia, cazzo, culo, tette, figa).
La prima, invece, sono gli insulti: 2 loghi su 3 (il 66,7%) sono offese: bastardo, terrone, porco e cornuto. Sembra incredibile che siano nomi di prodotti, vero?

GRIFFE IMPRONUNCIABILI

Porco chi scrive, porco chi legge“: premio per racconti, immagini e video erotici.

Prima di spiegare perché, diciamo di quale tipo di prodotti parliamo: in 1 caso su 3 (il 35%) è abbigliamento, seguito da slogan e titoli (20%), alimenti (16,7%), bevande alcoliche (vini e birre: 13,3%) e oggettistica (8,3%). Le insegne di negozi sono il 5% e le associazioni come “Basta merda in mare”, l’1,7%. Fra queste ho trovato un’onlus di Mariano  Comense, “Porco cane”: una battuta poco riuscita per definire gli “amici del randagio”.
Dicevamo gli insulti. Un logo, registrato nel 2007, è la sagoma di un uomo con un cane al guinzaglio vicino a un escremento: sopra, la scritta “Cane e… bastardo, con preghiera di diffusione”. Sono gli elementi di un adesivo da vendere a chi è stanco delle cacche di cani lasciate dai loro padroni incivili. Ma è un’eccezione: gran parte dei marchi non nascono per offendere qualcuno, quanto per strizzare l’occhio ai clienti (proprio come fanno oggi molti politici).
Non a caso, infatti, l’Ufficio brevetti e marchi ha bocciato i tentativi di registrare lo slogan “Coinquilino di merda” (avrebbero venduto molti adesivi, visto il tasso di litigiosità dei nostri palazzi), la maglia per motocicllisti “Cazzo guardi?”, la “Stronzo beer” (che peraltro esiste in Danimarca, come dicevo qui), l’insegna di ristorante “Al vecchio porco” e il comunque celebre “Vino del cazzo” (ne ho parlato qui: i produttori di vini usano spesso etichette provocatorie).
Parte degli insulti sono stati registrati con scopo culturale, oltre che commerciale. Come il “Festival del teatro bastardo” (Palermo), o il premio letterario (per racconti erotici) “Porco chi scrive, porco chi legge”: in passato ha avuto fra i giurati Milo Manara. Ma in molti casi sono battute goliardiche e autoironiche: la sagra “Weekend con il porco”, la “Festa del cornuto”, i mangimi per suini “Porco mio”.

La birra artigianale “Terrona” di Lecce.

E un fenomeno interessante sono i loghi basati su insulti autoironici: i loghi “Terrone 100%”, “Il dolce del terrone”, “Il terrone fuori sede” sono stati depositati da imprenditori del sud. O il gioco radiofonico “Bastardo quiz”, la griffe “Bbb bastardo dentro”, “Uomo bastardo”, “Tvb Ti voglio bastardo”, “Osteria del porco” (sottotitolo: “I piaceri della carne”). “Porco”, detto per inciso, è la parolaccia più depositata. Spero che anche il concorso di bellezza maschile “Mister figo” sia da catalogare fra gli insulti autoironici.
E in questo scenario poteva mancare l’intramontabile, onnipresente, classico “vaffanculo”? In realtà manca: c’è solo in modo indiretto con l’espressione “Vaffa” per una linea di gioielli e abbigliamento . I tentativi di registrare un’intera linea di abbigliamento, oggettistica e alimentari sono falliti due volte, nel 2002 e nel 2007, a cui si aggiunge l’ultimo tentativo, nel 2015, di registrare l’espressione “Fan culo” (mentre l’assonanza inglese “Fun cool” è stata approvata).

E’ l’ora del… “vaffanculo“.

Ciò non ha impedito a uno psichiatra napoletano, Claudio Ciaravolo, di aprire il sito vaffanculo.com e di lanciare una serie infinita di gadget, oltre alle prevedibili T-shirt: scarpe, cintura, borsa, cravatte, anelli, orecchini, ombrello, mutande, orologio e zaino. Tutti griffati “vaffanculo”.
«L’idea è nata per provocazione culturale» dice. «Le marche non sono altro che nomi vuoti che spesso coprono vestiti di scarso valore, ormai uno vale l’altro. E allora? Vaffanculo!». 
Ciaravolo conta di farne un business internazionale: «All’estero conoscono 3 parole in italiano: ciao, pizza, vaffanculo. Quindi c’è mercato». Ma se il “vaffa” è una parola così famosa ed espressiva, non è meglio che resti un patrimonio di tutti? Vedremo come andrà a finire.

Intanto, prima di presentarvi la lista dei loghi scurrili, uno sguardo al futuro: fra i marchi richiesti l’anno scorso, e in attesa di decisioni, ci sono la grappa trentina “Merda dell’orso”, la scritta “Merda” su quadrifoglio, la linea di abbigliamento (per donne ferite) “Il mio ex ragazzo è un bastardo” e la linea di oggettistica (rigorosamente in legno) “Figa di legno”. «Da intendersi in tono faceto e non offensivo» precisa il richiedente, un milanese.

Qui sotto, la lista dei 60 loghi volgari d’Italia: basta cliccare sul “+” per aprire la finestra e scoprire tutti i dettagli. Buon divertimento.

INSULTI

BASTARDO

Bastardo quiz”: gioco di una radio romagnola (1999)
Bastardo”: linea di vini frizzanti (2002). Ci sono anche: bianco, nerello, chiaro e rosso del bastardo
tvb ti voglio bastardo”: abbigliamento (2003)
bbb bastardo dentro”: vari prodotti (2004)
uomo bastardo“: abbigliamento, 2005
pure bastardo”: borse (2006)
Cane e. . . bastardo con preghiera di diffusione”: adesivo. Sotto la scritta, la sagoma di un uomo con un cane al guinzaglio ed un escremento (2007)
il bastardone”: vini (2007)
Bastardo di vacca burlina”: carni (2008)
Osteria del bastardo” (2009)
Spirito bastardo”: vini (2009)
Tb festival teatro bastardo”: Palermo (2015)
Bastardi”: occhiali, orologi, abbigliamento, scarpe (1997)
Bastardi & pignoli”: abbigliamento, scarpe, cappelleria (2003)
Bastardi e basta!”: abbigliamento, scarpe, giochi, adesivi (2009)
Piccoli bastardi”,con l’illustrazione di un teschio stilizzato con cresta stilizzata e ossa incrociate: abbigliamento, cartoleria (2011)
Vecchi bastardi”: show tv  (Endemol Italia, 2014)
Nonni bastardi”: film (in produzione per Filmauro con regia di Carlo Vanzina, 2016)

CORNUTO

Festa del cornuto”: corne fuoriuscenti da una torre sormontata da scritta stilizzata festa del cornuto alla base scritta Rocca Canterano (Roma, 1997)
Gran cornuto”: formaggio di capra da tavola (Roma, 2001)
Cornuto”: alimentari in genere (2006)


TERRONE

Terrone 100%“: T-shirt (Otranto, 2006)
Terrone”: bevande alcoliche (Barletta, 2008)
Dolce del terrone”: pasticceria e gelateria (Lecce, 2010)
Il terrone fuori sede”, con cartina del sud Italia (2014)
malarazza 100% terrone”: abbigliamento (Sicilia, 2015)
gnostro – 100% terrone”: abbigliamento, gioielli (Avellino, 2016)
grappa terrona Caffo” (Calabria, 2005)
Birra terrona” (Lecce 2013)
salsiccia terrona” (Lecce, 2014)


PORCO

Porco cane”: accessori per cani (1989)
porco cane”: onlus, amici del randagio Mariano Comense (CO), 2007
porco chi scrive porco chi legge” con un’immagine raffigurante un satiro con penna d’oca in mano che, seduto, scrive ed una giovane donna in piedi che legge quanto lo stesso satiro sta scrivendo: libri, premio letterario per racconti erotici (1992)
weekend col porco”: sagra (Padova, 1993)
porco mio”: mangimi per animali (2005)
porco mundi”, con immagine stilizzata di un maialino dai colori rosa nero rosso bianco e verde che sorregge con le mani un piatto di colore bianco bordato di nero sul quale si trova del cibo rosso nero e bianco ed un bicchiere a calice di colore nero celeste e rosa: ristorazione, 2009
porco mio di Calabria”: carne (2008)
porco brado”: carni (Toscana, 2012)
osteria del porco”, sottotitolo: “i piaceri della carne. Ristorazione ( Ischia, 2013)
porco pollo” braceria tipica salentina (2014)

 

OSCENITA'

MINCHIA

birra minchia” (Sicilia, 2015). Dal 2016 c’è anche una nuova, “futtitinni” (fottitene)

 

CAZZO

cazzetti”: pasta (Napoli, 2007): ne avevo parlato qui

 

CULO

Culo & camicia”:  insegna di un negozio di Roma, ma anche linea di  abbigliamento a Napoli (1995)
Faccia di culo”, con un disegno di regina ammiccante con corona: abbigliamento (2004)
coscia e culo”: abbigliamento (2007)

 

FIGA

Figa power”:  linea di abbigliamento del gruppo Tesmed (2014)
Birra della fighetta” (Bra, 2007)
mister Figo”: concorso di bellezza maschile (Caserta, 2001)
Figo”, abbigliamento (2004)
adotta un figo”: agenzie matrimoniali (2012)
figo”: gioielli (2012)

 

TETTE

Tette per un tetto”: abbigliamento (2009)
monsieur tette”: il marchio consiste nella figura composta da un cilindro che sovrasta due seni ed un paio di baffi (2015)

 

SCATOLOGIA (ESCREMENTI)

MERDA

dicitura ” merda ” di fantasia ove la lettera ” r ” appare rovesciata: abbigliamento (2010)
Tempo di merda”: linea di ombrelli (2009)
Surfisti di merda”: abbigliamento (Sardegna, 2009)
De merda Veste l’artista”: abbigliamento (2011)

 

MALEDIZIONI

VAFFANCULO

vaffa un goal”: concorsi pronostici ed elaborazione della relativa sistemistica (1999)
vaffa”: gioielli, cuoio, abbigliamento (depositario: la società: Vaffanculo SRrl, Napoli 2007)
fun cool”: abbigliamento (2006)


Di questo articolo hanno parlato AdnKronos, MeteoWebIl secolo d’Italia.

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