La T-shirt che contesta Salvini.
L’ultima T-shirt ha fatto infuriare i leghisti: ritrae Matteo Salvini mentre si scatta un selfie su un piedistallo. Indossa lo stesso diadema a 7 raggi della Statua della Libertà. Ma il titolo è ben diverso: “The statue of idiocy“, la statua dell’idiozia. Beffa nella beffa, il ricavato delle sue vendite è devoluto alla nave della Ong “Sea Watch”. Chi di felpe ferisce…
Le T-shirt, infatti, hanno aperto la strada a un insolito matrimonio: quello fra la moda e le parolacce. E non da oggi: negli ultimi 50 anni, infatti, le magliette sono state usate non solo per promuovere marchi, celebrare rockstar o veicolare slogan ideologici. Sono diventate una lavagna espressiva con cui esprimere la propria identità, sfogare emozioni forti, polemizzare, dire battute: così hanno diffuso il turpiloquio nel prêt-à-porter, rendendolo spiritoso, provocatorio, perfino blasfemo. Un fenomeno isolato, tipico dell’abbigliamento goliardico da strada?
Chiara Ferragni e la T-shirt di Vetements.
Tutt’altro. Da qualche tempo, le T-shirt scandalose sono entrate anche nella moda ufficiale: diverse firme hanno lanciato singoli capi o intere linee con scritte volgari. La prima stilista che le ha lanciate è stata l’anarchica Vivienne Westwood già negli anni ’70, ma era ancora una cultura underground. Ma negli ultimi anni ha contagiato anche gli stilisti più noti: la T-shirt griffata “Vetements” con la scritta “You fuckin’ asshole” (tu, stronzo del cazzo) ha sfilato a Parigi ed è venduta a quasi mille dollari. L’ha indossata anche la trend setter Chiara Ferragni. Altri marchi famosi, come “Supreme“, hanno lanciato modelli volgari.
Le parolacce, infatti, “spaccano”: attirano l’attenzione, fanno scandalo, rompono gli schemi, esprimono schiettezza, humor o ribellione. Nel mondo della moda, sempre affamato di originalità e visibilità, sono una scorciatoia efficace per finire sotto i riflettori e accreditarsi come ribelli schietti e fuori dal coro. Col rischio, però, di perdere quell’aura di raffinatezza che dovrebbe circondare i capi di moda.
Il fenomeno è planetario. In Italia esistono diversi brand dai nomi scurrili: da “Figa power” a “F**K“, fino a “Vaffanculo“. Su 60 marchi volgari registrati all’Ufficio marchi italiano, infatti, il 35% è usato proprio per denotare capi d’abbigliamento. E’ vera creatività o solo espedienti effimeri per far parlare di sè?
Qui sotto potete ammirare le 21 magliette scurrili che hanno segnato la moda e il costume negli ultimi 50 anni. Compreso l’ultimo, che ha appena sfilato – facendo scandalo – sulle passerelle della Settimana della moda a Londra. Se ne avessi dimenticata qualcuna di meritevole, segnalatela nei commenti.
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Una mano in primo piano che brandisce un enorme dito medio: non occorrono scritte esplicative per questa T-shirt che è diventata un classico. Soprattutto la versione a lato, in cui lo stile vintage attenua in parte il significato volgare del gesto. Che è stato riprodotto in infinite varianti e brandito da vari personaggi: da Johnny Cash ai Simpson, fino alla mano fotografata ai raggi X.
La scritta è lunghissima, quasi un romanzo: “Beat Me, Bite Me, Whip Me, Fuck Me Like The Dirty Pig That I Am, Cum All Over My Tits And Tell Me That You Love Me.Then Get The Fuck Out”. Significa: “Picchiami, mordimi, frusta, fottimi come lo sporco maiale che sono, sborrami sulle tette e dimmi che mi ami. Quindi vattene fuori dal cazzo”. La maglietta risale al 1977 ed è una creazione di Malcolm McLaren e della britannica Vivienne Westwood, la stilista del movimento punk sempre sopra le righe e provocatrice. In questa foto la T-shirt è indossata dalla cantante Joan Jett.
Questa maglietta riproduce la copertina dell’omonimo album pubblicato dai Sex Pistols nel 1977: “Never Mind The Bollocks, here’s the Sex Pistols”. Ovvero: sbattitene i coglioni, ecco i Sex Pistols. Un inno senza filtro alla ribellione anarchica incarnata dal celebre gruppo punk inglese.
Uno dei pionieri, in Italia, dell’abbigliamento scurrile è stato il marchio “vaffanculo”, lanciato nel 1997. L’idea è di uno psichiatra napoletano, Claudio Ciaravolo, che ha lanciato, sul sito vaffanculo.com, un’intera linea di vestiario (magliette, ma anche scarpe, cintura, borsa, cravatte, anelli, orecchini, ombrello, mutande, orologio e zaino) griffata “vaffa” in tutte le possibili varianti: dito medio, VFFNCL, vaffanculo, fuck off, VFK, da sole o abbinate al dito medio. «L’idea è nata per provocazione culturale» dice. «Le marche non sono altro che nomi vuoti che spesso coprono vestiti di scarso valore, ormai uno vale l’altro. E allora? Vaffanculo!».
Questa è più di una T-shirt: è una performance. Se chi la indossa si avvicina a un’altra persona, riesce a insultarla senza aprire bocca. Un effetto davvero comico, che ha decretato il successo planetario di questo capo d’abbigliamento.
Lo slogan “Keep Calm and Carry On” fu coniato dal governo britannico nel 1939 agli albori della seconda guerra mondiale: serviva a invogliare la popolazione a mantenere l’ottimismo e non farsi prendere dal panico in caso di invasione nemica. Ma rimase poco conosciuto fino a quando una copia del poster fu riscoperta nel 2000 da Barter Books , una libreria di Alnwick, nel Regno Unito. Da allora è stato utilizzato come tema decorativo per una gamma di prodotti, ma in Italia ha preso una piega decisamente goliardica, con decine di varianti.
Negli Stati Uniti è stata fondata un’associazione che affronta un tema delicatissimo senza andare per il sottile: “Fuck cancer”, ovvero: Fanculo al cancro (oppure: fotti il cancro). L’associazione è stata fondata nel 2005 da un malato che voleva aiutare altri malati di tumore ad affrontare la lotta contro questa durissima malattia con uno slogan diretto. Un approccio fuori dagli schemi e inaudito. Ma, come dice il sito, “Tu avrai pure un problema con la parola “fuck”, ma noi abbiamo un problema con la parola ‘cancro'”.
Particolare la storia di un marchio di abbigliamento da spiaggia italiano: si chiama F**K (fuck). In origine, la ditta – con sede ad Andria – si chiamava Giorgio Srl, perché l’aveva fondata nel 1985 l’imprenditore Franco Giorgio. Quando nel 2011 l’azienda andò in crisi, invece di chiudere decise di resistere, lanciando un nuovo marchio. Come chiamarlo? Una collaboratrice aveva sulla scrivania un disegno con quella scritta, che fu adottata “per esprimere la forza e lo spirito combattivo dell’azienda: non arrendersi mai”.
La frase (e la T-shirt) è ispirata al tragico naufragio della Costa Concordia avvenuto nel 2012. La frase era stata pronunciata dal comandante Gregorio De Falco della Capitaneria di porto, che al telefono aveva esortato il comandante Francesco Schettino a tornare sulla nave che aveva abbandonato. La frase, riportata dai giornali con tanto di audio, ha fatto il giro del mondo.
Come promuovere il turismo nella città di Troia (provincia di Foggia)? L’associazione A.c.t.! Monti Dauni, impegnata nella tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico, ambientale della città, nel 2013 lanciò una T-shirt che aveva il seguente slogan: “Figlio di Troja”, con l’ulteriore scritta “di patria ma non di madre”. Sul retro, invece, campeggiava il più pudico slogan “Figlio di Puglia”. Non si sa quanti abbiano avuto il coraggio di indossarla.
Una delle T-shirt che ha fatto il giro del mondo è ispirata da questo sito: reca le scritte “Stronzo Bestiale for president” e “I’m friends with Stronzo Bestiale” (sono amico di Stronzo Bestiale). L’appellativo era stato scelto da un fisico come firma beffarda in una serissima ricerca pubblicata da una rivista scientifica. Ho raccontato la sua storia nel 2014, e ha fatto il giro del mondo (potete leggerla qui).
Nel 2015 la ditta d’abbigliamento Tes.Med. di Barletta ha lanciato un nuovo brand chiamandolo con un nome che non passa inosservato: “Figa power”. Come spiega il suo sito, “uno strumento ironico di autocelebrazione ed emancipazione femminili”. Ma quante donne avrebbero il coraggio di indossare una maglietta con “FIGA” a caratteri cubitali?
Nel 2016 la Supreme, marchio hip hop giovanile, lancia la T-shirt “Fuck what you heard” (Fottitene di quello che ascolti). Messa “a panino” sul logo del produttore, la scritta diventa “Fuck what Supreme you heard” (fottitene di quello che di supremo hai sentito).
Nel 2016 il marchio Alyx (fondato dallo stilista americano Matthew Williams) lancia una T-shirt con una scritta incomprensibile. Che diventa intellegibile quando si piega in due la maglietta, rivelando la scritta “Fuck you” (vaffanculo). Un virtuosismo sartoriale all’insegna della goliardia.
Questa T-shirt è stata creata nel 2016 dallo stilista georgiano Demna Gvasalia, fondatore del marchio “Vetements”. Gvasalia è uno degli stilisti che attinge alla moda da strada e la trasforma in abiti di lusso: la t-shirt becera è venduta a 980 dollari. La maglietta ha sfilato a Parigi ed ha avuto un ulteriore momento di gloria quando è stata indossata dalla trend-setter Chiara Ferragni. Che un paio d’anni dopo ha messo in vendita sul suo sito una maglietta con la scritta “Italian as fuck”, italiano come fottere.
Sempre nel 2016 Nick Knight, titolare del sito di moda Showstudio, ha escogitato una maglietta volgare anti-paparazzi. All’apparenza sembra una comune T-shirt nera; ma quando viene illuminata dalla luce di un flash, appare la scritta “Fuck you cunt” (vaffanculo testa di cazzo) scritta in caratteri riflettenti. “L’idea mi è venuta quando ho visto la mia amica Kate Moss (super modella, nella foto) assediata da 20 paparazzi all’aeroporto di Los Angeles. E’ arrivata al punto di doversi nascondere sotto la sua valigia. Ora, con questa maglietta potrà difendersi. Ed esprimersi”.
E’ una delle numerose e creative T-shirt goliardiche che si possono trovare in vendita in varie località turistiche e non. La maglietta attenua il senso volgare della frase usando un rebus. Un escamotage usato anche da una maglietta che ritrae un’oca fra le lettere “ST” e “ZZO” per comporre la scritta “Sto cazzo”.
Vivienne Westwood colpisce ancora. Nel 2017, a 76 anni d’età, ha presentato alle sfilate della Settimana della moda di Londra un modello di T-shirt con la scritta “Mother fucker” (letteralmente: uno che si scopa la madre), ovvero “bastardo, figlio di puttana”. La stilista non si è limitata a disegnare la maglietta, ma l’ha indossata stando a cavalcioni su un modello che sfilava in passerella.
Questa T-shirt è un messaggio per chi la vede. E anche un modo spiritoso di valorizzare un modo di dire italiano, tanto che – sotto la scritta – campeggia un altrettanto ironico “italian style”. Sono numerose le magliette dedicate ai modi volgari di dire, anche dialettali: da “sti cazzi” a “suca”.
La maglietta ha fatto scalpore alla settimana della moda di Londra pochi giorni fa (2019). Era una T-shirt da baseball bianca e rossa, e recava la scritta, vergata con un pennarello: “My Other T-Shirts A Cum Rag”, ovvero: “Le mie altre magliette sono stracci per la sborra”. A completare il quadro, era indossata da un modello con le occhiaie enfatizzate dal trucco. L’ha realizzata un giovane stilista, Gareth Wrighton, ed è diventata virale sul Web: che poi abbia successo anche nei negozi (ammesso che sarà messa in commercio) è tutto da vedere.
E’ l’anno 2005 e la cantante Marcella Bella porta al festival di Sanremo un brano intitolato “Uomo bastardo”: la canzone racconta la storia di un amore masochistico per un uomo che una donna divide con un’altra donna. La cantante si presenta sul palco con un abito sul quale è ricamato il titolo del brano, sia di fronte che dietro.
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Le parolacce nell’arte moderna
Quando il logo straniero diventa indecente in italiano
In altre nazioni, queste sortite avrebbero sollevato un’ondata di indignazione; ma in Italia no, perché non abbiamo ancora fatto i conti con un razzismo strisciante e abbastanza diffuso. E’ uno degli effetti della crisi economica: com’è accaduto in altre epoche, è molto più semplice accusare gli stranieri di esserne i colpevoli, piuttosto che trovare una soluzione per uscire dalla crisi. In questo atteggiamento, peraltro, non siamo gli unici: in Francia, il ministro della Giustizia di colore, Christiane Taubiria, è stata paragonata a una scimmia dall’estrema destra.
Ecco perché ho scelto di non inserire questi episodi nella “top ten” qui sotto: non si possono archiviare come gaffe o polemiche politiche, perché rischiano di acuire la discriminazione etnica nel nostro Paese. L’augurio è che nel 2014 la politica riuscirà ad affrontare in modo costruttivo il difficile problema dell’immigrazione.
Ecco i 10 casi dell’anno appena concluso, dal decimo al primo: the winner is….
10 |
PARLAMENTO, ECCO I TROMBATI ECCELLENTI Il governo italiano |
Il tweet-gaffe di Palazzo Chigi.
IL FATTO. 26 febbraio. Alle 10.10, sull’account Twitter ufficiale di Palazzo Chigi, è apparso a sorpresa questo messaggio sui risultati delle elezioni politiche. Il link puntava a una fotogallery con le foto di Di Pietro, Fini, Ingroia e altri volti degli “esclusi eccellenti”. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. E’ decisamente inappropriato, per un’istituzione come la presidenza del Consiglio, usare un linguaggio volgare (trombati è sinonimo di fottuti), tanto più per qualificare rappresentanti del popolo , seppur dal popolo non abbastanza votati. Il tweet ha immediatamente suscitato polemiche in rete. E dopo pochi minuti, il tweet è stato cancellato in fretta e furia. Ed è stato rimpiazzato dalle scuse: «Un tweet partito erroneamente. Ci scusiamo con gli utenti». |
9 |
FOTTUTA MERDA!!!(FUCKING SHIT!!!)A.J. Clemente, giornalista televisivo
ME SO’ ROTTA ER CAZZO Laura Tangherlini, giornalista televisiva |
Il video di Aj Clemente:
http://www.youtube.com/watch?v=HF6OySsPpko
E il video della Tangherlini:
http://www.youtube.com/watch?v=ITDItsYxZCw
IL FATTO. 21 aprile, Bismarck (Usa). Al suo esordio in video su KFYR-TV (emittente del North Dakota) per il tg della sera, dopo un secondo dalla messa in onda, Clemente, visibilmente teso sta studiando i testi delle notizie che dovrà leggere. Ed esclama la parolaccia mentre la sua collega Van Tieu sta iniziando a parlare. Al termine del tg, Clemente è stato licenziato dall’emittente. “Ero nervoso e pensavo di non essere inquadrato in quel momento”, ha detto poi.Un episodio simile è accaduto l’11 dicembre in Italia a Rainews: alla conduttrice Laura Tangherlini è rimasto acceso il microfono per 7 secondi dopo la fine del collegamento del tg. E così credendo di non essere in onda, ha fatto una battuta in romanesco ai colleghi in studio: “Restateci voi, io me ne vado può esse eh? Me so’ rotta er cazzo”. | PERCHÉ SONO NELLA TOP TEN. Quella di AJ Clemente è stata la carriera più breve della storia della tv. La gaffe ha fatto il giro del mondo: AJ Clemente ha conquistato una ribalta internazionale sia per l’episodio, sia per l’ospitata al “Late show” di David Letterman. A lui va tutta la nostra solidarietà, e l’augurio che un’altra emittente gli offra una seconda chance.Solidarietà anche alla nostra Tangherlini: poteva accadere a chiunque uno sfogo a telecamere (apparentemente) spente… A lei, comunque, è andata meglio rispetto al collega statunitense: è stata sospesa per qualche giorno, ma ha mantenuto il posto di lavoro. |
8 |
“E ADESSO ANDIAMO A VEDERE IL NEGRETTO DELLA FAMIGLIA (Balotelli), LA TESTA MATTA…”Paolo Berlusconi, imprenditore |
Il video (dal minuto 4:55)
IL FATTO. 3 febbraio, Varedo (Monza): Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, partecipa all’inaugurazione della sede elettorale di Fabrizio Sala, candidato del Pdl alla Regione Lombardia alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Berlusconi, sul palco, alla fine del suo intervento invita il pubblico ad andare a vedere la partita del Milan contro l’Udinese: il match segnava l’esordio di Mario Balotelli, il calciatore di colore acquistato dal Milan alcuni giorni prima. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Alla ricerca di una battuta per conquistarsi la simpatia del pubblico, Berlusconi ha fatto una notevole gaffe, usando un epiteto razzista (negro), per nulla mitigato dal diminutivo-vezzeggiativo –etto.La notizia ha fatto il giro del mondo, finendo su Sun, Daily Mail, Times, Independent. E nessuno ha risparmiato bacchettate: l’episodio ha scritto il Times, “non ha polarizzato grande attenzione da parte dei media italiani, nonostante l’Italia abbia crescenti problemi comportamentali nei confronti della popolazione di immigrati in continua espansione”. “Se tutto ciò fosse accaduto negli Stati Uniti”, aggiunge il New York Times, “avrebbe suscitato una reazione infuocata in tutta la nazione”. |
7 |
GIUSTIZIA A PUTTANELibero, quotidiano milanese |
La prima pagina di “Libero”.
IL FATTO. 25 giugno, Milano. Dopo 3 anni fra indagini e processi, arriva la sentenza sul caso Ruby: Silvio Berlusconi è condannato a 7 anni per prostituzione minorile e concussione. La sentenza è il titolo d’apertura di tutti i quotidiani italiani ed esteri. Tra tutti, spicca la pagina di Libero, diretto da Maurizio Belpietro, con un gioco di parole: giustizia a puttane, ovvero giustizia in malora. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Mai una sentenza era stata raccontata e giudicata con termini tanto crudi e volgari. Come dire che non è stato Berlusconi ad “andare a puttane”, ma la giustizia stessa. Nemmeno il più aggrevviso dei tabloid britannici avrebbe scritto un titolo del genere. |
6 |
“SONO INORRIDITO CHE IN ITALIA ABBIANO VINTO DUE CLOWN”. [“BIS ZU EINEM GEWISSEN GRAD BIN ICH ENTSETZT, DASS ZWEI CLOWNS GEWONNEN HABEN”]Peer Steinbrück, candidato cancelliere del Partito socialdemocratico tedesco (Spd) |
Le prime pagine di Bild e dell’Economist.
IL FATTO. 28 febbraio. Dopo le elezioni politiche, che avevano consacrato il primato di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, Steinbrück – all’epoca possibile successore della Merkel – aveva espresso il suo giudizio nel suo consueto stile diretto durante una riunione di partito in Brandeburgo all’indomani del risultato elettorale italiano. La frase, nella sua interezza, era ancora più graffiante: Grillo «lo è di professione e non si offende se è definito tale», mentre Berlusconi «è definitivamente un clown con un alto livello di testosterone». | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. L’intervento ha suscitato un caso diplomatico internazionale: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita in Germania, ha annullato l’incontro con Steinbrück per le sue dichiarazioni “del tutto fuori luogo”. Steinbrück, comunque, non ha fatto retromarcia, e il settimanale britannico The Economist ha ripreso la metafora in copertina la settimana dopo, pubblicando la foto di Grillo e di Berlusconi sotto il titolo: “Entrino i clown” (Send in clown). |
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“CI SONO TROIE IN GIRO IN PARLAMENTO CHE FAREBBERO DI TUTTO, DOVREBBERO APRIRE UN CASINO”Franco Battiato, cantante e autore |
IL FATTO. 26 marzo, Bruxelles (Belgio). L’artista, nelle vesti di assessore alla Cultura della Regione Sicilia, era a Bruxelles per chiedere fondi al Parlamento europeo. Parlando a braccio durante una conferenza, ha ricordato sua zia sarta che aveva 15 collaboratrici ragazzine, che “quando passava un uomo era finito, vedevano tutti i difetti immediatamente… Uno si rallegra quando un essere non è così servo dei padroni, mentre farebbero qualunque cosa queste troie qui che si trovano in giro nel Parlamento. E’ inaccettabile. Dovrebbero aprire un casino e farlo pubblico”. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. La frase di Battiato, estrapolata dal contesto, ha causato un’alzata di scudi: la presidente della Camera, Laura Boldrini, quello del Senato, Pietro Grasso, hanno condannato la sortita, e la senatrice Pdl Alessandra Mussolini ha chiesto le dimissioni di Battiato. L’artista ha poi precisato che la sua frase si riferiva “a passate stagioni parlamentari che ogni italiano di buon senso vuole dimenticare. Stagioni caratterizzate dal malaffare politico, dal disprezzo per le donne e per il bene pubblico”. Ma è stato inutile: il giorno successivo il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, gli ha revocato il mandato. Un fatto insolito: esponenti di maggior peso (vedi Bossi) hanno fatto sparate ben peggiori contro le istituzioni, ma sono rimasti al loro posto. Probabilmente i politici non hanno digerito che un giudizio tanto tagliente venisse da un intellettuale autorevole. |
4 |
LA PUTTANA (Thathcer) E’ MORTA(THE BITCH IS DEAD)Folle di londinesi |
IL FATTO. 8 aprile, Regno Unito. A 88 anni muore Margaret Thatcher, primo ministro conservatore dal 1979 al 1990. Per la destra inglese, la “lady di ferro” che aveva salvato il Paese dalla crisi economica degli anni ’80; per la sinistra, una liberista sfrenata che aveva smantellato i diritti dei lavoratori e privatizzato molti servizi pubblici, rendendo ancora più netta la separazione tra ricchi e poveri. Così, alla notizia della sua morte, al lutto nazionale si è affiancata un’insolita festa di piazza: a Brixton, quartiere di Londra, la gente è scesa nelle strade con birra, musica e cartelli con la scritta: “La puttana è morta”, “La strega è morta”. Proprio a Brixton, nel 1981, la polizia aveva arrestato mille persone in 5 giorni facendo largo uso di una legge che permetteva agli officiali della polizia di fermare chiunque, anche per il semplice sospetto che fosse un criminale. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. E’ decisamente insolito che un leader di Stato sia contestato così duramente nelle piazze proprio nel giorno della sua morte: almeno in Italia, insultare un morto è un tabù, dato che – nell’ottica cattolica – dopo la morte chiunque acquisisce un’aura di santità e di intoccabilità, in nome del perdono. |
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EQUITALIA… TIÈ! (gesto dell’ombrello)Diego Armando Maradona, ex calciatore |
Il video:
IL FATTO. 20 ottobre, Milano. Maradona è ospite della trasmissione di Rai3 “Che tempo che fa”. Il conduttore Fabio Fazio gli fa una domanda riguardo le sue pendenze con Equitalia, che il giorno precedente gli aveva notificato un’ingiunzione di pagamento di 39 milioni di euro: una somma che il fisco italiano reclama accusandolo di aver evaso le tasse in passato. Maradona obietta di essere innocente. “Io non sono mai stato evasore, lo dico a Ecoitalia, EcoFrancia (…) Non sono andato a firmare i contratti….quelli che hanno firmato i contratti si chiamano Coppola e Ferlaino e tutti edue ora possono andare per l’Italia tranquillamente e a me mi tolgono gli orecchini, l’orologio, che vedi come sono…seee”. E fa il gesto dell’ombrello. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Il gesto dell’ombrello, forse riferito più al rischio di vedersi pignorati l’orologio e l’orecchino che a tutta la faccenda, solleva un putiferio: il viceministro dell’economia, Stefano Fassina, l’ha definito “un gesto da miserabile e credo che vada perseguito con grande determinazione”; Renato Brunetta (Pdl) ha definito l’episodio “indecente”, avendo elevato Maradona a testimonial dell’evasione fiscale in casa di chi paga il canone”. A distanza di 2 mesi, dal palco di “Domenica in” (Rai 1) il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni si è detto “personalmente offeso” dal gesto. “Quel gesto – si è poi difeso Maradona – non voleva essere offensivo ma solo satirico”. Ma il timore di una ribellione popolare a Equitalia, sull’esempio del Pibe de oro, ha avuto la meglio. |
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“IN EUROPA DICONO CHE HO LE PALLE D’ACCIAIO“.Enrico Letta, presidente del Consiglio |
IL FATTO. 7 novembre. Enrico Letta è intervistato dall’Irish Times prima di una visita a Dublino per un incontro con il primo ministro Enda Kenny. Parlando dello scontro con Silvio Berlusconi (che in ottobre aveva imposto le dimissioni dei ministri Pdl e il ritiro dell’appoggio al governo), e della fiducia alla camera, l’intervistatore gli chiede cosa pensino di lui i primi ministri degli altri Paesi europei: “Che ho le palle d’acciaio”. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. La battuta di Letta ha fatto scalpore in Italia: difficilmente si sente un premier parlare di sé in questi termini (per di più sessisti). E le repliche dei suoi avversari non sono state da meno: Grillo l’ha definito “un ballista d’acciaio”. Daniele Capezzone (Pdl) presidente della commissione Finanze della Camera ha detto che “Le palle stanno girando a tanti italiani”. E Renato Brunetta, capogruppo Pdl, ha twittato: “I lavoratori dell’Ilva, se potessero, gliele fonderebbero all’istante”. Di fronte a queste reazioni, e ai dubbi su un suo cambiamento di passo e di stile, Letta si è difeso dicendo che si trattava di “una traduzione errata di una frase idiomatica”. Ma l’autore dell’articolo ha fatto ascoltare la registrazione dell’intervista alla trasmissione “Un giorno da pecora“: nell’audio il premier afferma chiaramente che, secondo gli altri politici europei lui “c’ha le palle”; il giornalista irlandese, per rafforzare l’espressione, le ha rese… d’acciaio. Così, per effetto di quell’affermazione ora a Letta toccherà dimostrare di avere gli attributi fino alla fine del suo mandato: sfida non facile. |
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“FANCULO DITTATORE” (Putin) (FUCK, DICTATOR)Femen, gruppo femminista ucraino
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IL FATTO. 8 aprile, Hannover (Germania). Il presidente russo Vladimir Putin visita la Fiera di Hannover, la più grande fiera industriale al mondo, accompagnato dalla cancelliera Angela Merkel. A un certo punto, nei pressi dello stand della Volkswagen irrompono 4 attiviste di Femen a torso nudo, esibendo sul seno e sulla schiena la scritta (in inglese e in russo) “Fuck dictator” , disegnata con smalto nero. Le donne, che urlavano “Fucking dictator” (fottuto dittatore) e “Go to hell dictator” (vai all’inferno, dittatore) sono state subito bloccate e portate via dagli uomini della sicurezza. | PERCHÉ È NELLA TOP TEN. Probabilmente Putin non è mai stato contestato in modo così plateale, duro e deciso per “l’omofobia, la teocrazia della Chiesa ortodossa e la dittatura”, come urlavano le attiviste. Le Femen protestano col corpo nudo, vulnerabili nella loro cruda femminilità esposta agli sguardi e agli obiettivi, e non sono intimorite da alcuna autorità. La loro forza sta nella loro debolezza: diventano invincibili perché qualunque tentativo di fermarle diventa una violenza. Le foto dell’iniziativa, durata una ventina di secondi, sono finite sui giornali di tutto il mondo. Dopo il loro fermo, la Merkel ha chiesto a Putin di non denunciarle, in nome della libertà d’espressione. Un’iniziativa del genere in Russia avrebbe avuto probabilmente tutt’altro esito… |
Volete leggere le top ten degli ultimi 5 anni? Ecco quelle del 2012, del 2011, del 2010, del 2009 e del 2008.
E qui chi ha parlato della “top ten” del 2013: il lancio di AdnKronos, ripreso da “Il Giornale“, Huffington Post, Nonleggerlo, Horsemoon Post , il sito Femen, AgoraVox, il Trafiletto.