Matteo Salvini | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Tue, 04 Jan 2022 18:30:41 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png Matteo Salvini | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Parolacce, la “top ten” del 2021 https://www.parolacce.org/2022/01/01/parolacce-la-top-ten-del-2021/ https://www.parolacce.org/2022/01/01/parolacce-la-top-ten-del-2021/#respond Sat, 01 Jan 2022 10:00:57 +0000 https://www.parolacce.org/?p=18988 Quali sono state le parolacce più notevoli del 2021, in Italia e nel mondo? Anche quest’anno ho fatto la classifica dei 10 insulti più emblematici dell’anno. Con una storia eccezionale: quella di un’associazione che ha ricevuto la massima onorificenza cittadina… Continue Reading

The post Parolacce, la “top ten” del 2021 first appeared on Parolacce.]]>
Quali sono state le parolacce più notevoli del 2021, in Italia e nel mondo? Anche quest’anno ho fatto la classifica dei 10 insulti più emblematici dell’anno. Con una storia eccezionale: quella di un’associazione che ha ricevuto la massima onorificenza cittadina dal Comune di Rimini. Dopo 20 anni di battaglie ecologiste, questa associazione è riuscita a mobilitare le istituzioni per dotare di depuratori la riviera romagnola con un investimento di 154 milioni di euro. Una battaglia vinta grazie alla tenacia dei suoi volontari, e al nome che hanno scelto per la loro associazione: “Basta merda in mare“. Letteralmente. Più chiari di così.
E’ una storia unica al mondo, la racconto qui sotto, ed è la vincitrice della classifica: non capita spesso che una parolaccia svolga una funzione tanto costruttiva.   

La classifica 2021

Ecco la mia “Top ten” con i 10 episodi volgari più emblematici e divertenti riportati dalle cronache nazionali e internazionali. Per sorridere e per riflettere. Come per le precedenti edizioni, ho selezionato gli episodi con 3 criteri: il loro valore simbolico, le loro conseguenze e la loro carica di originalitàBuona lettura. E buon anno! 

1) PAROLACCIA PREMIATA

L’associazione “Basta Merda In Mare” riceve il Sigismondo d’oro, massima onorificenza di Rimini. 

Rimini, 20 dicembre 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

I fondatori di “Basta merda in mare” posano con il premio.

E’ l’unica associazione di volontariato con un nome scurrile. Grazie al quale è riuscita a vincere una battaglia ecologica importante: dotare la costiera romagnola di adeguati impianti di depurazione. Un obiettivo raggiunto ai massimi livelli: dal 2013, grazie a un investimento complessivo di 154 milioni di euro (compresi contributi statali) sono iniziati i lavori di costruzione di depuratori e infrastrutture all’avanguardia in Europa. Entro il 2024 sul litorale di Rimini non arriveranno più le acque nere. E ora, dopo 21 anni di battaglie,l’associazione riminese “Basta merda in mare” ha conquistato un risultato ancora più inaspettato: ha ricevuto il Sigismondo d’oro, la massima onorificenza cittadina. E il suo presidente Luca Randi ha persino citato me e il mio blog nel suo discorso durante la cerimonia.

Avevo raccontato la loro storia straordinaria su questo blog nel 2016: è l’unica associazione di volontariato con un nome scurrile. Che fu scelto a bella posta, proprio per  scuotere le coscienze. Il problema del mare inquinato era  noto a tutti, ma era  tabù:  si temeva che,  parlandone, Rimini avrebbe perso  turisti. Così il fondatore, Sergio Giordano, decise di prendere il toro per le corna: mescolando schiettezza romagnola e attivismo da ex radicale, la  chiamò “Basta merda in mare”.«Quando mi presentavo alle autorità, dicendo il nome dell’associazione, l’effetto era quello di un pugno nello stomaco». Ora invece quell’associazione del nome scomodo è diventata un modello da seguire, come ha detto il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad durante la cerimonia di consegna del premio: “Per avere posto d centro della propria ‘ragione sociale’ l’urgenza del tema ambientale e della salute del mare, recuperandolo dalla marginalizzazione cui era stato sin lì costretto e facendolo diventare protagonista del dibattito pubblico; Per avere avviato, in tempi pionieristici, un modello di partecipazione alimentato dalla coscienza civile e dall’amore per la Città(…); Per la scelta di continuare il proprio cammino, (…) diventando punto di riferimento per una decisiva questione ambientale che riguarda l’Italia intera”. Dopo aver raggiunto il suo o scopo, infatti, invece di sciogliersi l’associazione ha favorito la nascita di sue “filiali” a Falconara Marittima, Pescara e Salento.Insomma, pur con un nome così umile è riuscita a ottenere  risultati straordinari che la rendono un caso unico al mondo: come diceva De Andrè,”dal letame nascono i fior”. 

  

2) NUOVI INSULTI

Let’s go Brandon

(Forza, Brandon…. ovvero fanculo Biden)

Tale Jared al presidente Joe Biden

24 dicembre 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Il 2 ottobre, mentre il pilota di 28 anni Brandon Brown veniva intervistato sulla sua gara vincente al Talladega Superspeedway in Alabama, alcune persone sugli spalti cantavano, chissà perché, “Fuck Joe Biden!” (Fanculo Joe Biden). Ma la giornalista della NBC Sports Kelli Stavast ha sentito o voluto sentire uno slogan ben diverso: “Let’s go Brandon”. La frase è diventata virale sui social ed è stata adottata dai sostenitori di Donald Trump come equivalente in codice di “Fuck Joe Biden”.

Nessuno però si sarebbe aspettato che la frase sarebbe stata pronunciata al diretto interessato in tv. E’ accaduto la sera della vigilia di Natale, quando il presidente, dalla Casa Bianca, ha ricevuto in diretta alcune telefonate da famiglie americane. In una di queste ha parlato un certo Jared, padre di 4 figli. Biden gli fa gli auguri, Jared ricambia e infila a tradimento un “Lets’s go Brandon”. Biden incassa con il sorriso. “Let’s go Brandon, sono d’accordo”, mentre la moglie Jill fa una risata forzata. Ancora non è chiaro se Biden si sia reso conto della burla, in ogni caso cambia argomento chiedendo a Jared se fosse a casa, ma la linea cade.Probabilmente per evitare che dicesse frasi ben più pesanti.

3) ROCK CON E SENZA FILTRI

“La gente non sa di che cazzo parla…. Vi conviene toccarvi i coglioni”.

Maneskin, Sanremo, 3 marzo 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Da cantanti di strada a star internazionali. Il 2021 ha segnato il successo planetario del Maneskin, un quartetto di ragazzi romani che hanno vinto il festival di Sanremo con “Zitti e buoni”, un brano rock che conteneva le due parolacce citate sopra. Non una novità per il Festival, che  nella sua storia ha visto diversi testi a tinte forti (come ricordavo in questo articolo).

Ma per poter portare la canzone all’Eurovision Song Contest dovevano eliminare le volgarità, altrimenti sarebbero stati esclusi: così il verso “Vi conviene toccarvi i coglioni” è diventato “Vi conviene non fare più errori”, e “La gente non sa di che cazzo parla”, è stati sostituito da un più neutro “Non sa di che cosa parla”. C’è stato chi ha gridato allo scandalo, alla censura; ma loro hanno avuto un approccio più pragmatico: «Siamo ribelli, mica scemi – ha detto Damiano, il frontman del gruppo -. Non ci ha fatto piacere dover cambiare il testo, ma c’è un discorso di buon senso». Una scelta che si è rivelata azzeccata: il gruppo ha vinto l’Eurovision song contest, ha aperto il tour dei Rolling Stones e così via. La loro anima rock, insomma, è riuscita a esprimersi con e senza le parolacce. Che poi sono riapparse nei loro brani, anche quelli in inglese:  I Wanna Be Your Slave (“I’m a motherfucking monster….I’m too fucking jealous I wanna touch your body So fucking electric”: Sono un mostro bastardo, Sono troppo geloso, cazzo, Voglio toccare il tuo corpo così fottutamente geloso), “Mammamia” (“I’m on my knees, and I can’t wait to drink your rain…, I’ll burn all the place down, ‘cause I’m too fucking hot”: Sono in ginocchio e non vedo l’ora di bere la tua pioggia… Brucerò Brucerò tutto il posto, perché sono troppo fottutamente caldo) e Shit blvd (strada di merda).

Niente da dire: padroneggiano la musica, il look e anche i testi. Al netto del loro indiscutibile talento scenico e musicale, trovo difficile, però, riuscire a distinguere fra comunicazione spontanea e provocazioni studiate a tavolino. 

  

4) GAFFE

“Una massa di imbecilli e cerebrolesi…. cazzi loro”.

4 ottobre 2021, il Grande Fratello Vip, Mediaset  

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

I concorrenti del reality sono radunati in giardino. A un certo punto si sente nitidamente una voce fuori campo che dice “ “Una massa di imbecilli e cerebrolesi…. cazzi loro“. E’ una voce femminiledalla sala regia, dove qualcuno non si è accorto che il microfono fosse acceso. Il video è diventato virale: molti hanno pensato che la frase fosse un commento della regia sui concorrenti. Molti si sono indignati, come il campione paralimpico Giuseppe Campoccio: “Rimango letteralmente stupito, offeso, e indignato, su come possa passare questa frase senza che nessuno abbia preso una posizione contro la redazione del programma. Io sono un celebroleso che riesce a vince medaglie olimpioniche mentre voi che riuscite a fare? Voglio ricordare a coloro che non lo sanno che le celebrolesioni sono conseguenze patologiche di malattie o traumi che nulla hanno a che fare con la stupidità e l’ignoranza delle persone”.

In serata la produzione (Endemol Shine Italy) si è finalmente scusata, prendendo le distanze dall’accaduto, senza però spiegare chi e perché avesse detto quelle frasi: “La produzione Endemol Shine Italy si scusa per i contenuti diffusi erroneamente lunedì pomeriggio durante la diretta di GFVIP. Sono state pronunciate frasi inopportune che, benché non fossero rivolte ai concorrenti, sono ugualmente ingiustificabili”. Davvero in regia stavano parlando d’altro? Non lo sapremo mai. Ma il video è entrato nella storia come gaffe epocale.

 

5) SESSISMO

“Una figa di mediano”. 

Dagospia, 27 luglio 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Dagospia, il sito di Roberto D’Agostino, è un mix unico di notizie di gossip, politica e analisi sociale, spesso conditi da foto e video piccanti. Un giorno ha raccolto vari scatti – per lo più in bikini – di Agata Centasso, 31 anni. avvenente centrocampista del Venezia (serie C). E le ha intitolate: “Una figa di mediano”.

Il titolo è andato di traverso al Club, che ha invitato Dagospia «a modificare immediatamente il titolo dell’articolo. È una scelta editoriale becera – ha scritto – che denota una grave mancanza di rispetto nei confronti della nostra atleta e, naturalmente, della figura femminile».
Pronta risposta del sito di Roberto D’Agostino, che, non solo non ha modificato il titolo, ma ne ha aggiunto un altro, “Pallonate al moralismo” difendendo la propria scelta editoriale: «Il Venezia Calcio dal suo account twitter ci intima di modificare il nostro titolo sulla bombastica e misconosciuta giocatrice Agata Centasso, e si scatena uno sciame di offese da parte dei soliti social-inquisitori contro di noi. dare la stura all’odio social è molto peggio del nostro titolo. Il Venezia e la Centasso tacciono davanti al turpiloquio di questi sfigatelli…”.

Come dire: abbiamo regalato la fama a questa giocatrice, perché ve la prendete con noi? Difesa debole, come se la fama possa giustificare qualsiasi cosa, compreso un titolo obiettivamente infelice. La vera difesa, per Dagospia, sarebbe stata quella di ricordare che le foto provocanti della Centasso erano state prese dai profili social della giocatrice: è lei la prima che, consapevole della propria avvenenza, ne fa un vanto da sbandierare. In ogni caso, la pagina contestata è sparita dal sito di Dagospia.

 

 

6) SFIDE

La “maratona idiota a motore”.

Paul Taylor, Agosto 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Paul Taylor sullo scooter con cui ha viaggiato per il Regno Unito.

Paul Taylor, 55 anni, ha perso quest’anno un caro amico, Alexis Leventis. Per ricordarlo, e anche per esorcizzare il dolore, ha deciso di  cimentarsi in una sfida impegnativa: percorrere 2.900 km in motorino, viaggiando nel Regno Unito. Il viaggio avrebbe seguito una rotta originale: toccare  tutte le città inglesi che hanno un  nome    volgare, da  Shhittterton (shhit = merda) a Sandy Balls (balle di sabbia). Con l’occasione avrebbe raccolto offerte per l’Istituto di ricerca sul cancro: il suo obiettivo era  arrivare a 1.800 sterline, alla fine  ne ha raccolte quasi  24mila (28mila euro).

Chi volesse ripetere l’esperienza in italia, avrebbe  di che viaggiare: come ho scritto  in un articolo, ci sono 34 località con un nome scurrile, da Cazzago a Troia, fino a Chiappa e Pisciarelli. 

 

7) RISSA

“Hai i neuroni di un cercopiteco” “Pennivendolo”

Andrea Scanzi e Alberto Contri a Cartabianca, Rai3, 15 dicembre 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Alla trasmissione “Cartabianca” condotta da Bianca Berlinguer si è consumato il litigio più virulento della tv italiana sul tema Covid. Ospiti in studio, Andrea Scanzi, giornalista del Fatto Quotidiano, sostenitore dei vaccini, e Alberto Contri, docente di Comunicazione sociale allo Iulm ed esponente della cosiddetta “Commissione Dubbio e precauzione” sui vaccini. I due non si amano, ed è subito evidente. Scanzi esordisce dicendo: “Contri, già faccio fatica ad averla accanto perché trovo che lei sia l’emblema del cattivo maestro” e il professore inizia a innervosirsi: “Devo dire le schifezze che dici tu?”. 

Scanzi ribatte: “Stai tranquillo che ti metto in tasca quando vuoi”. Contri: “No sono io che ti metto sotto il tacco“. Scanzi: “Stai tranquillo, fenomeno, che non sai nemmeno di cosa parli, sei più inutile delle spalline negli anni Ottanta”. 

Poi varie frecciate: Scanzi “Tu non sai niente di scienza”; Contri: “Pennivendolo”, Scanzi “ ma vai a zappare”Scanzi: “Ma a che livello siamo?”. E il giornalista del Fatto replica: “Al tuo, quindi basso”. “Ma come ti permetti, nano. Chiacchiere e distintivo”. “Ma finiscila, fenomeno” dice Scanzi. “Ma che mascalzone” commenta Contri. “Bollito” conclude Scanzi.

Lo scontro degenera quando Contri si mette a paragonare le vittime del Covid con quelle del tabacco. Scanzi lo chiama fenomeno, Contri reagisce dicendogli “mascalzone” e rinfacciando al giornalista della Rai Antonio Caprarica, in collegamento, le sue note spese. La Berlinguer difende Caprarica e contesta il paragone di Contri con le vittime del fumo. Caprarica gli dà del “cialtrone”. “Per vedere l’emergenza basta guardare te, fenomeno”.Il clima degenera, la Berlinguer non riesce a riportare la calma. I morti di fumo non sono contagiosi, hai i neuroni di un cercopiteco”. “Basta, questo cretino, un giornalistucolo” e alla fine Contri se ne va. L’ennesima brutta pagina di una brutta tv (e di una brutta società).

   

8) PERIFRASI

“Salvini è ancora allo stadio evolutivo dei Neanderthal, prima di arrivare al Sapiens Sapiens ci vogliono altri 40mila anni”.

Vincenzo De Luca, governatore della Campania, 16 dicembre 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Vincenzo De Luca e Matteo Salvini. Uno napoletano, laureato in storia e filosofia, di sinistra, celebre per le sue polemiche sagaci; l’altro lombardo, leghista e diplomato. Due persone agli antipodi. Che si sono scontrate anche sulla politica vaccinale. 

Salvini si era detto molto cauto sui vaccini ai bambini (“non si toccano”). La reazione di De Luca è stata netta: “per la paura dei vaccini, la metà della colpa è del sistema informativo. Per mesi avete fatto parlare nelle televisioni e sui giornali la più grande quantità di imbecilli che si era concentrata in Italia. (…) Non è tollerabile che ci siano intere trasmissioni televisive nelle quali parlano parcheggiatori abusivi e primari di pediatria. Si è creato un clima di confusione che ovviamente ha creato incertezza nelle famiglie. Adesso dobbiamo recuperare, con molta pazienza ma soprattutto facendo una cosa civile: facciamo parlare i pediatri e i medici, non gente che non ha niente da fare dalla mattina alla sera”.
Poi la staffilata su Salvini: “Neanderthal” non è di per sè un insulto, ma De Luca ha trovato il modo di rendere questo termine scientifico un’offesa squalificante, come sinonimo di “primitivo, arretrato”. Un tassello in più nello scontro con il leghista, che andrà a rimpolpare le divertenti imitazioni di De Luca da parte di Maurizio Crozza.

Dopo la battuta, comunque, De Luca ha argomentato la sua posizione in modo più serio: “Ricordiamo a Salvini che sono stati già vaccinati centinaia di milioni di persone e milioni di bambini di questa fascia di età e non è successo assolutamente niente. Veramente è irresponsabile continuare ad alimentare un clima di paura, di preoccupazione”.

  

 

9) IN MEMORIA

“Buttana industriale, socialdemocratica, scarrafuciona”.

Lina Wertmuller, 1928-2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Il 9 dicembre è scomparsa a 93 anni la regista Lina Wertmüller. Premiata l’anno scorso con l’Oscar alla carriera, è ricordata come una regista rivoluzionaria. Innanzitutto perché è stata una delle prime registe donne. E perché ha portato sul grande schermo le contraddizioni dell’Italia, con uno sguardo sociale impegnato, descrivendo con arguzia e ironia la dialettica fra borghesia e proletariato, fra superiori e sottoposti, fra uomo e donna.
Nessuno, però, l’ha ricordata anche per un terzo elemento rivoluzionario: l’uso di parolacce anche pesanti nei suoi film. Una scelta motivata non dal desiderio di fare scandalo, ma da precise esigenze narrative. Il suo capolavoro, in tal senso è “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”, un film che mostra una padronanza assoluta nell’uso del turpiloquio: come raccontavo in un precedente articolo, la Wertmüller ha usato oltre 30 diverse espressioni, attingendo anche ai dialetti (napoletano e siciliano) e inventando espressioni che sono rimaste nella storia, come “buttana industriale”.

 Se si pensa che il film è del 1974, la Wertmüller ha anticipato i tempi, con notevole coraggio. Non era un’opera nata per fare scandalo: tutte le espressioni erano studiate per ottenere effetti comici al servizio della narrazione. Pochi, però, hanno notato che tanta inventiva linguistica senza filtri arrivava da una donna.
Ci mancherà.

  

 

10) CAMPAGNA COVID

“Get the fucking vaccine”, “Wear a fucking mask”

Fatti il cazzo di vaccino”, “Indossa una cazzo di mascherina” 

New York, 14 agosto 2021

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ] 

IL FATTO
 

Con l’avvento del Covid e dei vaccini, il mondo si è diviso in due: chi crede nella loro efficacia, e chi no. A questi ultimi si rivolge questa campagna dei Center for disease control and prevention, l’agenzia pubblica che promuove la salute. Senza giri di parole, invita i Newyorkesi a combattere la pandemia, usando le maschere protettive e facendo il vaccino. Un messaggio rivolto soprattutto ai giovani, usando il loro linguaggio. Molti hanno gradito l’approccio diretto, altri meno. Impossibile, comunque, capire se e quanto la campagna scurrile sia stata efficace. Secondo gli ultimi dati, nella metropoli americana ha completato il ciclo vaccinale il 71% delle persone.

 

 Se volete leggere le classifiche degli ultimi 13 anni, potete cliccare sui link qui di seguito: 2020, 2019,  2018, 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010,  2009 e 2008.

Ha parlato di questo articolo la AdnKronos, NewsRimini, Italia sera, SbirciaLaNotizia, Spettakolo.

The post Parolacce, la “top ten” del 2021 first appeared on Parolacce.]]>
https://www.parolacce.org/2022/01/01/parolacce-la-top-ten-del-2021/feed/ 0
Quanto pesa l’odio su Twitter https://www.parolacce.org/2020/08/18/hate-speech-su-twitter-italia/ https://www.parolacce.org/2020/08/18/hate-speech-su-twitter-italia/#respond Tue, 18 Aug 2020 18:48:55 +0000 https://www.parolacce.org/?p=17441 Facciamo una scommessa. Secondo voi, qual è la percentuale di tweet che contengono insulti in Italia? In altre parole: quanto è diffuso l’hate speech, l’odio,  sui social network nel nostro Paese? Vi do 4 possibilità: A)  28,7%.  B)  21,6%.  C)… Continue Reading

The post Quanto pesa l’odio su Twitter first appeared on Parolacce.]]>

Il logo del canale Twitter di parolacce.org.

Facciamo una scommessa. Secondo voi, qual è la percentuale di tweet che contengono insulti in Italia? In altre parole: quanto è diffuso l’hate speech, l’odio,  sui social network nel nostro Paese?
Vi do 4 possibilità:

A)  28,7%. 

B)  21,6%. 

C) 13,2%. 

D) 3,7%.

Quale risposta avete scelto? Se è una delle prime 3, beh: siete fuori strada. Perché la risposta corretta è l’ultima: i tweet a contenuto offensivo sono meno del 4% del totale. L’ha accertato una recente ricerca sull’hate speech fatta da DataMediaHub e KPI6: le due società hanno analizzato i tweet scritti fra il 25 aprile e il 17 giugno scorso. Su un totale stimato di  oltre 18 milioni di conversazioni, solo 679mila contenevano insulti. Il 3,7% per l’appunto. E hanno generato un coinvolgimento, un seguito trascurabile: il tasso di engagement (cioè le interazioni: like, retweet, etc) è solo dello 0,26%. 

Al netto di alcune imprecisioni linguistiche, di cui parlerò più avanti, la ricerca è preziosa perché smonta un pregiudizio diffuso: che l’hate speech sia un’emergenza, un fenomeno diffuso. In realtà, è e resta un’eccezione, per quanto inquietante. Come del resto ho scritto in più occasioni, ad esempio quando ho presentato la mia ricerca sulle parolacce più pronunciate in italiano: sono soltanto lo 0,21% di tutte le parole. Dunque, su Twitter (e sui social in generale) si dicono oltre 17 volte più insulti: ma è un dato del tutto atteso, visto che con il paravento di uno schermo ci si sente meno inibiti a offendere rispetto a quanto si fa di persona. La sindrome dei “leoni da tastiera” che tutti conosciamo.

Una sindrome che colpisce soprattutto i giovani maschi, e si manifesta con un sintomo inequivocabile: la mancanza di fantasia. Gli odiatori usano infatti per lo più solo 5 insulti generici (li dico più sotto), prova che non hanno valide argomentazioni per motivare la loro rabbia. O, quanto meno, non le esprimono. Alla fine, i leoni da tastiera si comportano come gli ultras da stadio: tifano in modo acritico per la propria squadra (sia essa un partito, un personaggio, una posizione politica) e insultano quelle avversarie.

L’impostazione della ricerca

I dati demografici del campione (clic per ingrandire)

IL CAMPIONE. I tweet esaminati, come detto, sono stati circa 18,3 milioni. Quelli offensivi risultano 679mila, pari al 3,7% del totale. Li hanno digitati 148mila utenti, pari all’1,4% degli iscritti su Twitter in Italia (10,5 milioni). Come era facile immaginare, gran parte degli “odiatori” sono uomini: il 68%, più di 2 su 3. E la gran parte, il 35,9% sono giovani adulti fra i 25 e i 34 anni d’età. Se si aggiungono anche gli utenti fra i 35 e i 44 anni, emerge che il 64,5% degli insultatori ha fra 25 e 44 anni d’età.

I TERMINI CENSITI. In questa parte linguistica si annidano le uniche imprecisioni dello studio. Gli insulti sono classificati in 7 categorie: generici, sessisti, omofobici, razzisti, antisemiti, di discriminazione territoriale, ideologici, per un totale di una novantina di termini.

Il vocabolario degli odiatori: insulti al posto delle argomentazioni.

L’elenco di quelli generici è però incompleto: mancano (solo per fare i principali esempi) carogna, cornuto, infame, rompicazzo, marchettaro, cazzone; e in questa categoria figura “rotto in culo” che invece, di per sè, sarebbe dovuto rientrare in quelli omofobici. Fra gli insulti sessisti mancano gli insulti rivolti ai maschi (puttaniere, mezzasega, sfigato), come avevo argomentato in questo articolo; e in quelli omofobi mancano quelli rivolti ai transgender (travestito).
Discorso a parte l’elenco di quelli
razzisti, che non comprende termini come crucco e muso giallo; e in questa categoria più generale sarebbe stato più corretto inserire anche quelli antisemiti (giudeo) e di discriminazione territoriale (terrone e polentone) che sono solo varianti sul tema.
D’altronde, va ricordato che gli autori della ricerca non sono linguisti e qualche errore era da mettere in conto (per evitarli bastava leggere il mio
libro , dove c’è l’elenco completo degli insulti e in generale delle parolacce in italiano). Ma l’indagine resta comunque valida perché dà un polso concreto, un ordine di grandezza definito della situazione.

I risultati dell’indagine

I TERMINI PIU’ USATI. Il rapporto sull’hate speech in Italia è interessante anche per un altro aspetto: mostra che la maggior parte degli insulti, il 62,2%, sono offese del tutto generiche (coglione, stronzo…). Seguono, a distanza, le offese politiche (fascista, comunista, etc) col 25,4%, mentre gli appellativi sessisti (troia, zoccola) si fermano al 7,7%. Marginali gli insulti razzisti (negro, terrone, ebreo) , che in tutto raggiungono il 2,77% e ancor meno quelli omofobi (culattone) all’1,9%.

La tipologia di insulti più usati su Twitter (clic per ingrandire).

Non si può dire che gli “odiatori” brillino per fantasia lessicale: i 5 termini più usati (presenti nel 70,38% dei tweet, più di 2 su 3) sono:
♦ coglione: 28,06% (è anche la 12° parolaccia più pronunciata in italiano)
♦ fascista: 16,4%
♦ comunista: 11,20%
♦ stronzo: 8,27%
(8° parolaccia più pronunciata in italiano)
♦ imbecille: 6,45% (26° più pronunciata).
Accorpando questi termini per aree semantiche, gli insulti generici pesano per circa il 42,78%, mentre quelli ideologici per il 27,6%. E anch’essi, in fin dei conti, sono etichette prive di contenuto specifico. Sono giudizi sommari, un modo di liquidare gli avversari gettando addosso secchiate di fango. Senza motivare il perché. E’ vero che il format di Twitter non aiuta: ogni tweet può contenere al massimo 280 caratteri, nei quali non si possono condensare ragionamenti complessi. Ma le ricerche su altri social network (Facebook, chat, etc) danno risultati simili. Quindi, in realtà, la responsabilità dell’hate speech non è del “medium”: è dell’uomo.

PICCHI STAGIONALI. Gli insulti, rileva la ricerca, hanno avuto due picchi in occasione del 25 aprile (festa della liberazione dal fascismo) e del 2 giugno (festa della Repubblica), due date in cui si scatenano le rivalità fra destra e sinistra. L’Italia, insomma, non ha ancora fatto i conti fino in fondo con il proprio passato.

ARGOMENTI SCOTTANTI. Quali sono gli argomenti che scatenano l’aggressività su Twitter? Sono 4, dice il report. 

    1. Gli insulti più usati verso i 3 politici più citati: Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Giuseppe Conte (clic per ingrandire).

      politica: è l’argomento del 26% dei tweet. I personaggi che hanno attirato la maggior parte dei commenti astiosi sono Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte. I primi due per le posizioni sull’immigrazione, il terzo in quanto premier (e quindi incolpabile in via di principio per tutte le decisioni politiche). Sia Salvini che Conte ricevono più spesso l’insulto generico “coglione”; la Meloni quello ideologico “fascista”. Dunque, gli scontri politici si giocano a suon di insulti privi di contenuto, usati per squalificare le persone nella loro interezza più che per criticare posizioni precise con argomentazioni razionali. 

    2. intrattenimento e Vip: il 21% dei tweet ha come argomento i commenti su personaggi pubblici come David Parenzo, Fabio Fazio, Bruno Vespa, Fiorella Mannoia, Enrico Mentana e Beppe Grillo. In realtà, a ben vedere, la colorazione politica emerge anche in questo caso visto che molti di loro hanno una collocazione ideologica netta
    3. news: le notizie di vario genere accendono il 19% dei commenti. Il report non precisa nel dettaglio quale tipo di notizie smuovano la “pancia” degli italiani, probabilmente quelle su economia, crisi del lavoro, immigrazione, lavoro, sesso.
    4. sport: i diverbi fra opposte tifoserie sono al centro del 13% dei tweet offensivi, in particolare Giorgio Chiellini (capitano della Juve e della Nazionale) perché all’epoca dello studio aveva pubblicato un libro autobiografico in cui aveva lanciato delle stoccate a vari colleghi fra cui Mario Balotelli (“una persona negativa, senza rispetto per il gruppo”).
The post Quanto pesa l’odio su Twitter first appeared on Parolacce.]]>
https://www.parolacce.org/2020/08/18/hate-speech-su-twitter-italia/feed/ 0
Parolacce: la “Top ten” del 2018 https://www.parolacce.org/2019/01/01/classifica-parolacce-2018/ https://www.parolacce.org/2019/01/01/classifica-parolacce-2018/#respond Tue, 01 Jan 2019 11:00:21 +0000 https://www.parolacce.org/?p=15051 Quali sono state le parolacce più notevoli del 2018, in Italia e nel mondo? In questo articolo trovate la “Top ten” dell’anno: i 10 insulti più emblematici e divertenti fra quelli riportati dalle cronache nazionali e internazionali.Come per le precedenti… Continue Reading

The post Parolacce: la “Top ten” del 2018 first appeared on Parolacce.]]>

La classifica delle parolacce dell’anno: siamo alla 11ma edizione (montaggio disegno Shutterstock).

Quali sono state le parolacce più notevoli del 2018, in Italia e nel mondo? In questo articolo trovate la “Top ten” dell’anno: i 10 insulti più emblematici e divertenti fra quelli riportati dalle cronache nazionali e internazionali.
Come per le precedenti edizioni, ho selezionato gli episodi con 3 criteri: il loro valore simbolico, le loro conseguenze e la loro carica di originalità. Sono episodi rivelatori: fanno sorridere ma anche riflettere.
Molti casi arrivano dalla politica, che è diventata un ring con insulti da stadio (e non solo in Italia). Diversi casi anche dallo sport, dall’economia e dallo spettacolo. E’ straordinario vedere come una parola scurrile possa stupire, ferire, generare reazioni a catena, e quasi sempre mettere in difficoltà chi la dice. Tornando indietro come un boomerang.
E quest’anno chi è il vincitore assoluto? Personalmente sono indeciso fra Trump, Dolce&Gabbana e la stagista della Nasa… E per voi qual è l’insulto più notevole del 2018?

DIPLOMAZIA ADDIO

«Perché facciamo venire qui tutte queste persone da Paesi di merda?».

DONALD TRUMP, presidente degli USA

Washington, Casa Bianca, 11 gennaio

[ per approfondire, apri la finestra cliccando sul + qui sotto ]

IL FATTO

La lettera di protesta dell’Unione Africana.

Il presidente Donald Trump incontra alcuni membri del Congresso nello Studio Ovale. A parlamentari e senatori che gli chiedono di non togliere lo status di protezione a migliaia di immigrati da Haiti, El Salvador e da alcuni Paesi africani, Trump ha risposto con la frase: “Perché stiamo facendo venire qui tutte queste persone da Paesi di merda?”. In inglese shithole è letteralmente il “buco per la merda”, ovvero la latrina.
Appena la notizia si è diffusa, sollevando un’ondata di indignazione, Trump si è affrettato a ridurne la portata:  ha ammesso di aver usato un linguaggio forte, ma non quelle parole. “Gli Stati Uniti – ha cercato di correggersi – sarebbero costretti a prendere un gran numero di persone ‘da paesi ad alta criminalità e messi male”.
Ma ormai la frittata era fatta, con conseguenze planetarie:  il governo del Botswana ha convocato l’ambasciatore americano per ricevere chiarimenti; El Salvador ha chiesto ufficialmente “rispetto” al presidente americano; l’ambasciatore americano a Panama, John Feeley è arrivato a dimettersi per la vergogna.
Ma non è tutto: l’Unione Africana (Ua), l’organizzazione che rappresenta i 55 Stati del continente, pretende delle scuse dal presidente Donald Trump per le sue parole offensive. “L’Unione Africana intende esprimere la sua rabbia, la sua delusione e indignazione per questo sfortunato commento”, ha dichiarato la rappresentanza dell’Unione Africana presso la Nazioni Unite, dopo una riunione d’emergenza sul caso. Gli ambasciatori africani hanno espresso “preoccupazione per la costante e crescente tendenza dell’amministrazione Usa a denigrare il continente africano e le persone di colore” e hanno condannato “le indegne, razziste e xenofobe affermazioni del presidente degli Stati Uniti” reclamando “che vengano ritrattate”.

Il Trump hotel con la scritta “Shithole”.

Sferzante il commento dell’ex presidente del Messico, Vicente Fox: “la tua bocca è il cesso più schifoso del mondo. Con quale autorità proclami chi è il benvenuto in America e chi no? La grandezza dell’America è costruita sulla diversità, o hai dimenticato il tuo passato di immigrato, Donald?”.
Ma c’è chi non si è limitato alle parole. Robin Bell, un artista, ha proiettato un messaggio luminoso sul Trump International Hotel di Washington. Nel messaggio si legge proprio “shithole”,” (“Non sei un cittadino di Washington? Hai bisogno di un posto dove stare? Prova il nostro cesso. Questo posto è un cesso”).

CHI LA FA, L'ASPETTI

Fa il dito medio agli autovelox: condannato a 8 mesi di carcere

Timothy Hill, manager

Grassington (UK), 24 aprile 2018  

 

 

[ per approfondire, clicca sul + ]

IL FATTO
Timothy Hill, 67 anni, è il manager di un’azienda britannica che vive a Grassington. Stufo di dover fare i conti con gli autovelox sparsi lungo le strade del North Yorkshire, ha montato sulla sua auto un dispositivo antilaser, capace di confondere i sensori dei rilevatori di velocità. Così, sicuro di farla franca, tutte le volte che passava davanti a una telecamera di un autovelox, gli esibiva il dito medio in un gesto di scherno. Non sapeva, però, che quegli apparecchi erano dotati anche di fotocamera. E la posa non è passata inosservata agli agenti della polizia locale, che dalla targa della sua Range Rover sono riusciti lo hanno identificato con facilità.E i giudici non hanno avuto scrupoli nel condannarlo: gli è stata inflitta una pena di 8 mesi di reclusione più la revoca della patente per un anno, per aver tentato di ostacolare il corso della giustizia. «Se vuoi attirare la nostra attenzione, gesticolare ripetutamente ai furgoni della polizia con il tuo dito medio mentre guidi un’auto dotata di un antilaser è un ottimo modo per farlo. Ed è anche un ottimo modo per finire in prigione», ha dichiarato alla stampa un agente della polizia stradale. Che, però, alla fine non è riuscita a rilevare la velocità dell’auto: magra consolazione.
 

LA PRIMA PAGINA PIÙ VOLGARE

Ma vaffancrucco

quotidiano “Il Tempo”

26 maggio 2018

 

 

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

 

IL FATTO
 Sono passati quasi 3 mesi dalle elezioni, e ancora l’asse Movimento 5 stelle-Lega non è ancora riuscito a formare il governo. Ma nel frattempo non risparmia stoccate verso l’Unione Europea.

L’articolo dello “Spiegel” sugli scrocconi.

In quei giorni, al culmine del braccio di ferro, il settimanale tedesco “Der Spiegel” pubblica online un articolo intitolato “Gli scrocconi di Roma”. Come si dovrebbe definire il comportamento di una nazione – si legge nel pezzo – che prima chiede qualcosa per lasciarsi finanziare il suo proverbiale “dolce far niente“, e poi minaccia coloro che dovrebbero pagare se questi insistono sul regolamento dei debiti? Chiedere l’elemosina sarebbe un concetto sbagliato. I mendicanti almeno dicono grazie, quando gli si dà qualcosa». E ancora: «In effetti si procede verso il ricatto, rispetto all’Italia la Grecia è una bazzecola».

La copertina di “Woche” sull’Italia.

E sulla copertina di “Woche” l’inserto del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, è apparso il titolo “Mamma mia!”, sul disegno di un’apecar con la bandiera italiana (e coi simboli di Lega e M5s) che precipita in un burrone, mentre il guidatore fa il gesto dell’ombrello. Sottotitolo: «Perché l’Italia è la grande bambina problematica dell’Europa”.
Di fronte a queste prese di posizione, il quotidiano “Il tempo” rilancia, sparando in copertina il titolo: “Ma vaffancrucco”. Un doppio insulto: una maledizione (il vaffa) con l’aggiunta di uno spregiativo etnico contro i tedeschi (crucco).
Un modo estremo, scrive il giornale, per reagire a un “disprezzo antropologico, prima ancora che un pregiudizio politico”. L’articolo si conclude con un colpo di clava: il giornale invita i tedeschi a rivedersi il film “La grande guerra”, dove nel finale due soldati italiani danno della “faccia di merda” a un tedesco che voleva costringerli a rivelare la strategia del nostro esercito.
Il titolo del “Tempo” entrerà nella classifica delle prime pagine più triviali, insieme alla “Patata bollente” dedicato alla sindaca di Roma Virginia Raggi (titolo peraltro condannato per sessismo dall’Ordine dei giornalisti).

 

COMUNICAZIONE BOOMERANG

«Cina Paese di merda, ignorante, sporco, puzzolente, mafia». Poi, scuse globali.

Stefano Gabbana su Instagram  

23 novembre 2018  

 

 

 

 

 

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

IL FATTO
La griffe di moda Dolce & Gabbana sta promuovendo una sfilata prevista a Shanghai, in Cina. e lo fa con 3 video pubblicitari che mostrano una ragazza cinese alle prese con alcuni piatti tipici della cucina italiana: pizza, spaghetti e cannolo. In tutti e tre i casi la ragazza usa in modo goffo le bacchette, con una voce maschile fuori campo che la guida. Malizioso il video del cannolo, in cui la voce le domanda «E’ troppo grande per te?».

Un fotogramma dello spot (cannolo) di D&G.

I video (potete vederli qui) vengono subito contestati sui social network cinesi, sia per il sessismo sia perché perpetuano l’immagine dei cinesi come persone ignoranti, che usano le bacchette per mangiare anche i cibi occidentali. Le critiche fioccano anche su Instagram dall’account @DietPrada (1 milione di followers) a cui lo stesso Gabbana replica che secondo lui i video erano belli e divertenti. Ma in breve la discussione degenera: Gabbana arriva a scrivere che «la Cina è un paese di merda (scritto con gli emoji), ignorante, sporco e puzzolente e mafia».
La conversazione diventa virale, con conseguenze devastanti per gli stilisti: la loro sfilata viene annullata, e diverse piattaforme di e-commerce cinesi rimuovono i prodotti del marchio.
A quel punto non si poteva più far finta di nulla: inizialmente Gabbana ha detto che il suo account Instagram era stato hackerato. Ma la giustificazione non ha retto: nei mesi precedenti lo stilista era stato protagonista di altri attacchi sguaiati, per esempio contro Selena Gomez ed Heather Parisi. E gli stilisti non potevano permettersi di perdere il mercato cinese dove hanno 25 punti vendita. Così hanno pubblicato su YouTube un video di scuse, registrato davanti alla parete di seta rossa del loro quartiere generale. Con le facce contrite i due stilisti dicono una frase ciascuno, in un discorso di 1 minuto e 25 secondi: «In questi giorni – dice Domenico Dolce – abbiamo ripensato tantissimo, con grande dispiacere a quello che è successo e che abbiamo causato nel vostro paese e ci scusiamo tantissimo. Le nostre famiglie ci hanno sempre insegnato a rispettare le varie culture di tutto il mondo e per questo vogliamo chiedervi scusa se abbiamo commesso degli errori nell’interpretare la vostra…. Siamo sempre stati molto innamorati della Cina, l’abbiamo visitata, amiamo la vostra cultura e certamente abbiamo ancora molto da imparare per questo ci scusiamo se abbiamo sbagliato nel nostro modo di esprimerci». E Gabbana non tira più in ballo gli hacker: «vogliamo anche chiedere scusa a tutti i cinesi nel mondo perché ce ne sono molti e prendiamo molto seriamente questa scusa e questo messaggio. Faremo tesoro di questa esperienza e sicuramente non succederà mai più, anzi proveremo a fare di meglio, rispetteremo la cultura cinese in tutto e per tutto. Dal profondo del nostro cuore vi chiediamo scusa».
Insomma, una pubblica umiliazione su scala globale: non si era mai visto un atto di contrizione di queste proporzioni. Una versione moderna del “pubblico ludibrio”, per motivi economici.
Qui sotto, il video delle scuse di Dolce & Gabbana:

 

 

BESTEMMIA PRESIDENZIALE

Chi è questo stupido dio? Quel figlio di puttana è stupido se è andata così».

 Felipe Duterte, presidente delle Filippine

22 giugno, Davao, technology summit  

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

IL FATTO
Il presidente delle Filippine, Felipe Duterte, non ha riguardi per nessuno. Dopo aver insultato il papa, l’Onu, Barack Obama e l’Unione Europea (vedi il mio articolo qui), ora è riuscito ad andare oltre, insultando perfino Dio.
Il fatto è avvenuto a Davao, durante un summit tecnologico. Ospite della manifestazione, ha iniziato, fra il serio e il faceto, a dire le sue opinioni sul racconto biblico del peccato originale. Dopo aver ricordato la storia di Adamo ed Eva e del serpente, Duterte ha detto: “Tu hai creato qualcosa di perfetto, e poi pensi di creare un evento per tentarlo e distruggere la qualità del tuo lavoro. Chi è questo stupido dio? Quel figlio di puttana è stupido se è andata così. Quella era l’azione di tua madre e tuo padre, non eri ancora nato, ma ora hai il peccato originale. Che tipo di religione è?  Questo non posso accettarlo, è un’affermazione molto stupida».
La sua sparata, detta in modo pacato, come una chiacchiera tra amici al bar, ha creato sconcerto in un Paese dove oltre il 92% della popolazione è di fede cristiana. Perfino diversi suoi alleati hanno preso le distanze.
Il vescovo di Sorsogon Arturo Bastes  ha attaccato il capo di Stato:  «La tirata di Duterte contro Dio e la Bibbia rivela che si tratta di uno psicopatico, una mente anormale che non avrebbe dovuto essere eletta come presidente della nostra nazione civile e cristiana»  e ha esortato i filippini a pregare per mettere fine alle sue «affermazioni blasfeme e le tendenze dittatoriali». «Come può essere un presidente per tutti i filippini se non rispetta i fedeli cattolici?», ha scritto su Facebook il vescovo Pablo Virgilio David.
Anche il Consiglio delle Chiese evangeliche delle Filippine ha definito “assolutamente inappropriato per il presidente della nostra nazione maledire in modo beffardo il Dio della fede cristiana che è profondamente venerato dalla maggioranza dei filippini”.
Il portavoce di Duterte, Harry Roque, ha difeso le esternazioni del presidente, sostenendo che abbia il diritto di esprimere le sue opinioni sulla religione. Non ha mai nascosto questo tipo di linguaggio quando correva per le presidenziali, accettate che è fatto così».
Duterte, comunque, ha un rapporto teso con la Chiesa cattolica, i cui leader lo hanno criticato per le esecuzioni sommarie che hanno caratterizzato la sua guerra alla droga.
Qui sotto, il video con le affermazioni di Duterte:

 

VAFFA PARLAMENTARE

«Per anni non ci avete cagato di striscio… Ma andatevene un pò affanculo!».

Matteo Dall’Osso, deputato M5s

Camera dei Deputati, Roma, 7 agosto

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

IL FATTO
E’ agosto, e in una delle ultime sedute prima della pausa estiva alla Camera si sta discutendo il decreto di riordino dei ministeri. Fra le ipotesi in discussione c’è l’introduzione di un nuovo dicastero, quello per la Famiglia e i disabili. L’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi (Pd) critica l’iniziativa, sostenendo che fosse un’ulteriore forma di discriminazione: “fa tornare indietro il Paese di 80 anni, significa cancellare in un sol colpo le battaglie per affermare il principio sacrosanto che i disabili sono come gli altri, solo con bisogni specifici, cui dare risposta. Non ha senso un ministero della segregazione, un ministero per differenziare le persone le une dalle altre”. Le ha risposto Matteo Dall’Osso, esponente bolognese del Movimento 5 stelle affetto da sclerosi multipla: “In uno Stato normale avrebbe anche ragione la Boschi e tutti gli interventi di prima. Ma siccome in uno Stato normale non siamo, dico che è assurdo. Come si fa a pensare… Un disabile deve essere tutelato! A noi non ci ha cagato di striscio nessuno e adesso vi ribellate perché abbiamo creato un ministero… Ma andatevene affanculo, va!”.
La frase ha suscitato vivaci proteste dal Pd e da Forza Italia. Alla fine, il ministero per la famiglia e le disabilità è nato, ma la polemica di Dall’Osso non è terminata: all’inizio di dicembre, infatti, Dall’Osso, sentendosi “solo, umiliato e tradito” dal suo partito, che aveva bocciato un emendamento che potenziava il fondo per i disabili, ha abbandonato il M5s per passare a Forza Italia.
Qui sotto, il filmato con l’intervento di Dall’Osso:

 

OFFESA ALLA BICI

«Cazzo di bici, cazzo di bici, cazzo di bici! Si è bloccato il cambio!».

Fabio Aru, ciclista UAE Team Emirates

12 settembre, 17a tappa della Vuelta, giro ciclistico di Spagna  

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

IL FATTO
Al Giro di Spagna, Fabio Aru, un ciclista sardo di 28 anni che corre per la UAE Team Emirates, cade rovinosamente a terra alla velocità di 70 km orari. E a meno di 7 km dal traguardo. Riporta vistosi strappi alla divisa, gli esce sangue dal fondoschiena.  Si rialza a fatica, e con le lacrime agli occhi inizia a urlare: “Cazzo di bici, cazzo di bici, cazzo di bici! Si è bloccato il cambio!”. L’ urlo, evidenziato con un gesto delle braccia, è ripetuto tre volte in faccia a Joxean Fernández Matxin, il team manager della UAE-Emirates, e a Giuseppe Archetti, capomeccanico del team e della Nazionale.
I due restano lì ammutoliti. Poi Aru, pantaloncino e maglietta squarciati tra lombi e glutei, qualche strisciata di sangue, riparte. Chiuderà la gara all’84° posto, a 14’14” dal vincitore, il canadese Michael Woods.
Ma lo sfogo rabbioso di Aru a bordo strada è andato in mondovisione. E non è andato giù a Ernesto Colnago, titolare dell’omonima azienda di biciclette usate da Aru: «Ci sono rimasto male» ha detto. «Ho servito migliaia e migliaia di corridori e un’offesa così, in televisione, non l’avevo mai subita. Però almeno Aru mi ha chiamato al telefono ed è stato un quarto d’ ora a scusarsi. Lo capisco, perché è una stagione che gli gira tutto male e quando è così anche le galline fanno fatica a fare le uova. Però gli ho spiegato che è un professionista, che la ruota gira. Poi, non ho capito, ma se si fosse bloccato il cambio mica sarebbe caduto. Si sarebbe fermato, non caduto. Che colpa ne ha la bici?». 
Infatti la bici non c’entrava, come ha poi chiarito Matxin, il team manager della Uae: «Gli si era incastrata la catena sull’ 11 e con la mano l’ha tirata per sbloccarla e metterla sul 12. Nel guardare sotto, a 70 km all’ ora è caduto. La sua  reazione non è stata bella. Ma è stata una reazione di pancia. E’ andato giù a quella velocità, con le pulsazioni a 200. S’ è spaventato, lo capisco. Cosa avrebbe detto qualsiasi altra persona o corridore? “Caspiterina“?».
Qui sotto, il video con lo sfogo di Aru:

 

 

LO STAGE PIÙ BREVE DELLA STORIA

«Chiudete tutti quella cazzo di bocca. Mi hanno preso per uno stage alla Nasa». Licenziata.

@NaomiH_official, su Twitter

22 agosto

 

 

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

IL FATTO

E’ estate, e una giovane americana, una non meglio identificata NaomiH, twitta un messaggio di giubilo: “Everyone shut the fuck up. I got accepted for a Nasa Internship”, ovvero “Chiudete tutti quella cazzo di bocca. Mi hanno preso per uno stage alla Nasa”.
Poco dopo, un tale Homer Hickam le risponde “Occhio al linguaggio”. Ma lei non arretra, anzi rilancia: “Succhiami l’uccello e le palle, lavoro alla Nasa” (Suck my dick and balls, I’m working at Nasa”).
Peccato che il signor Hickam non fosse un moralista qualunque: gli ha risposto infatti “E io sono nel Consiglio nazioanale dello spazio che sovrintende sulla Nasa”.
Risultato: Naomi è stata silurata dalla Nasa alla prima giornata di stage. La figuraccia su Twitter, grazie agli hastag, ha richiamato l’attenzione dell’Agenzia spaziale, che ha preferito rimuovere la stagista troppo focosa.
Da quel momento Naomi si è presa una pausa di riflessione da Twitter. Hickam ha detto che Naomi l’ha contattata, e dopo aver visto il suo curriculum ha detto che comunque merita un posto nell’industria aerospaziale. Insomma, la figuraccia dovrebbe aver avuto un lieto fine. Anche se ha fatto il giro del mondo, rilanciata da molti giornali come l’Independent.  

 

INSULTO ONORIFICO

«Tu non sei razzista: sei stronzo!». E Mattarella la premia

Maria Rosaria Coppola

Napoli, 3 novembre  

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

IL FATTO
Siamo sulla Circumvesuviana, una delle linee ferroviarie nell’area di Napoli. A un certo punto, un giovane passeggero aggredisce un cingalese, urlandogli «Negro di merda». Tra i passeggeri del treno, una donna di 62 anni ha il coraggio di affrontarlo: si chiama Maria Rosaria Coppola, e fa la sarta alla sede napoletana della Rai. La donna alza la voce, dicendo al ragazzo: «Sei un razzista, vergognati!» e gli intima di smetterla. Lui si inalbera, dicendo che gli immigrati «Se ne devono andare, l’Italia è nostra». La donna gli risponde: «Preferisco che sia loro l’Italia e non tua». Il battibecco continua: davanti al giovane che continua a minacciare lo straniero, la donna gli dice: «Se ti vedo alzare un pugno, prendo l’ombrello e te lo scasso in testa».

Il logo ispirato dall’episodio sulla Circumvesuviana.

Il ragazzo, però, continua fieramente a proclamarsi razzista, al che la signora gli risponde: «Tu non sì razzista, tu sì strunz», ovvero «Tu non sei razzista, sei stronzo» (per il significato di “strunz” in napoletano, vedi il mio articolo qui).
La scena, ripresa con il telefonino da un passeggero, in poco tempo diventa virale su Internet. Con conseguenze inattese: la signora Coppola, pochi giorni dopo l’episodio, ha ricevuto il premio “Cittadina coraggiosa” da Umberto De Gregorio, presidente dell’Eav (Ente Autonomo Volturno, che gestisce la linea ferroviaria Circumvesuviana).
E ha ispirato un mediatore culturale, Mr Sharif, a creare un logo: ombrello, guanto da pugile e la storica frase “Tu nun sì razzista, sì strunz”.
Ma non è finita qui: a fine anno, la signora Coppola è stata nominata Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Per il coraggio e lo spirito di iniziativa con cui ha pubblicamente difeso un giovane straniero vittima di una aggressione razzista». Credo che sia il primo caso al mondo di onorificenza guadagnata (anche) grazie a un insulto. Anche se, in realtà, più della reattività della donna colpisce l’inazione di tutti gli altri passeggeri. Infatti i premi vinti dalla signora Coppola nascondono una verità amara: indignarsi di fronte a un sopruso razzista è una reazione normale; diventa un atto di eroismo perché la nostra società è diventata indifferente ai soprusi. 
Va ricordato, comunque, la primogenitura di quella frase non è della signora Coppola, bensì di Gianfranco Micciché (Forza Italia), presidente dell’assemblea della Regione Sicilia, e risale allo scorso agosto, quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva bloccato a Catania la nave Diciotti della Guardia Costiera con a bordo 190 migranti per cavalcare mediaticamente il caso e strappare più aiuti sulla questione migranti dall’Unione Europea. 
Miccicchè, dopo aver visitato i migranti a bordo della nave, scrisse un intervento indignato su Facebook: «Salvini, non agisci così perché intollerante o razzista. Perché nel lasciare 190 persone per tre giorni in balìa di malattie e stenti su una nave non c’entra niente la razza o la diversità, c’entra l’essere disumani, sadici. E per cosa poi, per prendere 100 voti in più?  Salvini, fattene una ragione, non sei razzista: sei solo stronzo». A questo intervento è seguita la reazione sdegnata della Lega, indignata per «i toni violenti e il linguaggio indecoroso». E l’episodio ha ispirato un artista, Domenico Pellegrino, che ha creato una luminaria con la scritta “Stronzo” (potete vederla qui). 
Nel video qui sotto, il battibecco fra la signora Coppola e i giovane sul treno:

HATERS IN MUSICA

«Fate cagare, siete delle merde fake…»

I Masa, “La canzone degli haters”

YouTube, 21 novembre   

[ per approfondire, clicca sul + qui sotto ]

IL FATTO

I Masa sono un duo di giovani musicisti-cabarettisti di Fidenza (Parma). Si chiamano Alessandro Basini e Andrea Dalla Giovanna, e sono capaci di suonare più di 20 strumenti musicali differenti nelle loro esibizioni. Dopo aver collezionato commenti di ogni genere sui loro video pubblicati su YouTube e Facebook, hanno deciso di raccogliere quelli degli “haters” e trasformarli nei versi di una canzone,  “La canzone degli haters” per l’appunto. Fra le strofe: “Fate cagare, siete delle merde fake“, “Ridicoli“, “Coglioni“, “Imbecilli“…
Un esperimento originale, che ha superato le 275mila visualizzazioni su YouTube. Il brano, infatti riesce a far sorridere grazie all’ironia degli interpreti e alla melodia giocosa. Gli odiatori del Web si possono battere anche così. Col sorriso. Perché in fondo le parolacce sono solo parole.
Qui sotto il video della “Canzone degli haters”:

 

Di questo articolo hanno parlato AdnKronos, Yahoo notizie, Il Secolo d’Italia.

Se volete leggere le classifiche dei 10 anni precedenti, potete cliccare sui link di seguito: 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010,  2009 e 2008. Buon anno!

The post Parolacce: la “Top ten” del 2018 first appeared on Parolacce.]]>
https://www.parolacce.org/2019/01/01/classifica-parolacce-2018/feed/ 0
Parolacce: la “top ten” del 2014 https://www.parolacce.org/2015/01/02/parolacce-la-top-ten-del-2014/ https://www.parolacce.org/2015/01/02/parolacce-la-top-ten-del-2014/#comments Fri, 02 Jan 2015 14:41:22 +0000 https://www.parolacce.org/?p=6864 Quali sono state le parolacce più clamorose del 2014? Le più inaspettate, fuori dagli schemi, emblematiche (e con effetti notevoli)? Nell’anno appena concluso ho censito oltre 200 casi rilevanti di turpiloquio, nelle cronache italiane ed estere. Con una tendenza che salta all’occhio: la… Continue Reading

The post Parolacce: la “top ten” del 2014 first appeared on Parolacce.]]>
TopTenLogo3Quali sono state le parolacce più clamorose del 2014? Le più inaspettate, fuori dagli schemi, emblematiche (e con effetti notevoli)? Nell’anno appena concluso ho censito oltre 200 casi rilevanti di turpiloquio, nelle cronache italiane ed estere. Con una tendenza che salta all’occhio: la maggioranza erano casi di ordinario razzismo. Nella politica, nello sport, nella vita di tutti i giorni. Sono il segno di un problema irrisolto: l’immigrazione, la globalizzazione, la mescolanza di culture, e anche la ricerca di capri espiatori per la crisi economica che ci attanaglia. Riusciremo a trovare un equilibrio nel 2015?
Chissà. Nel frattempo, ripercorriamo, a distanza di tempo, i casi più rilevanti del 2014. Con una novità rispetto al passato: in questa settima edizione della “top ten” ho diviso le parolacce per categoria. Ciascuna è, a suo modo, la prima nel proprio campo. La vincitrice assoluta è l’ultima della lista. Buon divertimento.

ECONOMIA

 «Grazie d’aver ricomprato un inutile mucchio di merda». [Thanks for buying back a worthless pile of turd]

Nat Rotschild, 26 marzo 2014, su Twitter

Rotschild2Dopo 3 anni, divorziano due uomini d’affari: l’indonesiano Aga Bakrie (socio del presidente dell’Inter Erick Thohir) e Nat Rothschild (erede della storica dinastia bancaria britannica). Si erano uniti nella società Bumi per il business del carbone in Asia, ma gli affari erano andati male. Così Barkrie, per 500 milioni di dollari, ha comprato le quote della Bumi di Rotschild. A transazione finita, Rotschild ha subito twittato: «Grazie d’aver ricomprato un inutile mucchio di merda. Non vedo l’ora di vedere la Bumi a quota zero».
Bakrie ha replicato con più aplomb, scrivendo: «Abbiamo riportato in Indonesia le nostre miniere strappandole agli imperialisti». Ma Rotschild ha ribattuto: «mentre tuo padre è un genio, corre voce che tu sia un grosso stupido!». E Bakrie: «Ah ah… “Stupido” credo sia la parola che viene associata a te dalla maggior parte delle persone che ho incontrato».

Raramente si può assistere a uno scontro così crudo nel mondo degli affari: in questo caso l’economia ha svelato davanti a tutti il suo volto più spietato, fatto di sopraffazioni fatte e subìte, sberleffi, offese.

 

SPORT

«McLaren e Ferrari, auto di merda». [McLaren: el coche es una mierda. Ferrari: otro coche de mierda.]

Niki Lauda, 19 luglio 2014, intervista al quotidiano spagnolo El Paìs.

LaudaE’ la vigilia del Gran Premio di F1 a Hockenheim (Germania). Niki Lauda, ex pilota e oggi presidente non esecutivo della Mercedes, viene intervistato dal quotidiano spagnolo El Paìs. E conferma la sua fama di uno che parla senza peli sulla lingua. Commentando la stagione dice: «La McLaren ha il nostro stesso motore e l’auto è una merda. Dove sono? Da nessuna parte. Guarda la Ferrari: altra auto di merda. L’anno prossimo sarà diverso perché potranno cambiare metà motore».  

A 65 anni d’età, Lauda è rimasto uguale a se stesso: ha sempre detto ciò che pensa, senza guardare in faccia a nessuno. Aveva detto che “La Ferrari è un’auto di merda” già nel lontano 1974: non a un giornale, ma a Piero Ferrari, figlio del Drake, quando correva nella scuderia del cavallino rampante.
Dopo l’intervista al Paìs e il clamore che ha suscitato, Lauda si è scusato: «sono stato troppo pesante nel termine, perdonatemi. E’ come se fossi arrivato lungo in una frenata, può succedere».

 

SCIENZA

«Stronzo Bestiale: il coautore perfetto per una ricerca rifiutata».

William G. Hoover, 2 ottobre 2014, intervista a parolacce.org

stronzo3E’ il 1987. Sul “Journal of Statistical Physics” esce una ricerca firmata da Bill Moran, William G. Hoover e… Stronzo Bestiale, improbabile ricercatore dell’università di Palermo.
Per 27 anni questa ricerca è stata una leggenda tra i fisici: nessuno ne aveva scoperto la vera storia. Lo scorso autunno, quando l’ho saputa, ho deciso di indagare: ho chiesto spiegazioni al prof. Hoover, fisico statunitense oggi in pensione. E per la prima volta Hoover ha svelato il retroscena di quella storia.
Aveva sentito l’espressione «Stronzo bestiale» da due italiane incontrate in un viaggio aereo: «Quella frase mi era rimasta impressa. E ho deciso che Stronzo Bestiale sarebbe stato il coautore perfetto per una ricerca rifiutata». Così ha cambiato titolo alla ricerca, ha aggiunto come autore Stronzo Bestiale e… la ricerca è stata pubblicata.

Quando ho raccontato questa storia, il sito parolacce.org ha ricevuto 152 mila visitatori da tutto il mondo (Usa, Regno Unito, Russia, Germania, Spagna, Francia, Cina, Sud Africa….), e il caso è stato segnalato da giornali, siti e radio di tutto il mondo: fra gli altridal sito della rivista statunitense Science.
E’ una delle beffe più riuscite e più lunghe nella storia della scienza. E svela che anche gli scienziati possono avere forti passioni e senso dell’humor.

 

GAFFE

«Signora Loren, è sempre una topa meravigliosa lei, se lo lasci dire».

Paolo Ruffini presentando l’attrice ai David di Donatello, 10 giugno 2014.

 La conduzione di Paolo Ruffini alla cerimonia dei David – uno dei premi cinematografici più prestigiosi – ha sollevato diverse polemiche. Era stato reclutato per alleggerire l’atmosfera del premio, ma si è lasciato un po’ prendere la mano. Soprattutto quando, in apertura, ha consegnato a Sophia Loren un premio speciale. Accogliendo l’attrice, in splendida forma a 80 anni d’età, il 36enne Ruffini, toscano, le ha detto: «Signora Loren, è sempre una topa meravigliosa, se lo lasci dire».

Imbarazzo in sala, la Loren impassibile. Dopo qualche secondo, la celebre attrice gli ha detto: “E’ proprio una bischerata. Non so neanche cosa significa, lei parla un dialetto che io non conosco”. La frittata, comunque, era fatta: Ruffini è stato bersagliato sui social network e sui giornali (anche per il resto della serata, tanto che il suo concittadino Paolo Virzì l’ha invitato a usare toni più consoni). «Se la Loren si è offesa, mi scuso», ha replicato Ruffini, «ma solo per un fatto di forma, non per la sostanza: topa è un complimento che a Livorno è considerato colloquiale». Vero, ma solo in parte, dato che topa denota i genitali femminili: un’espressione inadatta per rivolgersi a una donna di 80 anni, e per di più una gloria del cinema mondiale.

 

SESSISMO

«La figa al potere: un disastro sociale».

Marco Zurru, 18 novembre 2014, post su sardegnablogger.it

FQvKuxaAlessandra Moretti, eurodeputata Pd e candidata alle primarie per le Regionali in un’intervista al Corriere della sera parla di stile “ladylike” (signorile), difendendo la bellezza in politica «che non è incompatibile con l’intelligenza». Dopo averla vista e ascoltata, Marco Zurru, professore associato di sociologia dei processi economici e del lavoro all’università di Cagliari, scrive un post politicamente scorretto su sardegnablogger.it. Il titolo è tutto un programma:  «Figa al potere, disastro sociale». Nell’articolo, definisce la Moretti una «starnazzante bonazza», poi dice: «cosa ci sia di rappresentativo nel modello del far politica al femminile proposto da questa signorina “bravissima e bonissima, proprio non lo capisco … che cazzo c’entra la figa con la buona politica?».

Quando ha pubblicato l’articolo è scoppiato il putiferio: il rettore dell’università di Cagliari ha avviato una procedura per la contestazione dello scritto. E Zurru alla fine si è scusato: «ho esagerato, nella forma, nel lessico e nelle citazioni volgari. E di questo mi scuso, prima di tutto con l’onorevole Moretti, e con tutte le donne».

 L’articolo è stato rimosso dal Web (è ancora visibile qui). Raro leggere un attacco al tempo stesso così intellettuale e così volgare da parte di un docente universitario. Sarebbe stata un’invettiva condivisibile, perché contestava il primato della civetteria sui programmi politici (considerazione che vale anche per gli uomini); ma si è ritorta come un boomerang contro lo stesso autore, per evidente incontinenza espressiva: Zurru è arrivato a scrivere «a questa signorina “bravissima” e bonissima – due colpi (anche quattro, a dire il vero) glieli darebbe chiunque».

 

LO SBROCCO ASSOLUTO

«Scassaminchia, merda secca, cretino mistico, scorreggia fritta, morto».

Vittorio Sgarbi, 17 novembre 2014, trasmissione “La zanzara” (Radio 24).

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi è ospite di Giuseppe Cruciani a “La zanzara” su Radio 24. Cruciani, provocatoriamente, lancia Sgarbi come candidato per la presidenza della Repubblica. Un ascoltatore, Paolo da Udine, chiama in trasmissione e dice di «aver le palle piene di ascoltare Sgarbi», dicendogli «sei finito». Sgarbi reagisce dicendo: «Tu sei una merda secca». Poi sbrocca senza freni, con una sequela quasi ininterrotta di 3 minuti e mezzo. Un’antologia da record. Ecco i contenuti: «Finito lo dici a tua madre. Io sono vivissimo. Tu sei finito. Inesistente. Morto. Imbecille. Cornuto. Sei uno scassaminchia. Non rompere il cazzo. Non sei niente. Tu sei morto prima di nascere. Tu non parli, scorreggi! Dalla bocca ti escono scorregge. Sei un cretino, cretino mistico. Ti copro di merda come meriti. Scorreggia fritta. Inutile. Povero cretino. Ladro. Imbecille. Non capisci un cazzo, ignorante, capra! Morto. Fuori dai coglioni. Imbecille».

Una sequela di insulti da antologia, che supera l’ormai mitico «Capra! Capra! Capra!» rivolto ad Aldo Busi in tv (Rai1, “Chiambretti c’è”) nel 2011. In questo caso, però, Sgarbi ha sfoderato una certa creatività linguistica, con un lessico vario e originale.

 

FRA STARLETTE

«Vecchia!». «Sfigata!».

9 marzo 2014, Milano, litigio fra le soubrette Belén Rodrìguez e Ana Laura Ribas durante la festa dello stilista Alessandro Martorana.

ribasMilano, in un hotel lo stilista Alessandro Martorana festeggia i 40 anni. Fra le invitate, le showgirl brasiliana Ana Laura Ribas (46 anni) e l’argentina Belén Rodrìguez (30).

Fra le due starlette non corre buon sangue: l’anno scorso la Ribas aveva detto che Belen aveva trasformato il suo matrimonio «in un circo». Così quando si sono incontrate alla festa, Belen ha attaccato la Ribas dicendole: «Sei vecchia Ribas, non lavori più, sei vecchia!». La Ribas ha reagito dicendole: «Se io sono vecchia tu sei una sfigata!».

La polemica, per la felicità dei giornali di gossip, si è trascinata su Twitter, sui siti Internet e le riviste. Un litigio da soubrette d’altri tempi, ambientato in un lussuoso albergo durante il party di uno stilista: mancavano solo le borsate in testa, le tirate di capelli e i flash dei paparazzi.

 

POLITICA

«Sei un fannullone in questo Parlamento, sei solo in tv e mai in aula, mai in riunione per lavorare, E’ una vergogna!».

Marc Tarabella a Matteo Salvini, 14 gennaio 2014, Strasburgo, Europarlamento.

Strasburgo, Europarlamento, Si discute della direttiva sugli appalti pubblici. Matteo Salvini definisce il provvedimento «tanta aria, l’ennesimo documento che giustifica lo stipendio di qualche centinaio di burocrati europei che vanno a complicare la vita a imprese, lavoratori e sindaci».

L’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella non ci vede più e replica: «Collega Salvini. E’ una vergogna sentirvi in aula, perché per un anno e mezzo abbiamo lavorato, e bene, con i colleghi… Sei l’unico che non abbiamo mai visto in riunione. E facile dire che abbiamo fatto aria. Come va a spiegare ai suoi elettori che è un fannullone in questo Parlamento, è solo in tv e mai in aula, mai in riunione per lavorare, E’ una vergogna».

E la risposta finale di Salvini, alla fine conferma le accuse: «Io non me la prendo. Ci sta, ci sta il dissenso. Non me la prendo. (…) So che il documento finale non porta a casa neanche un terzo di quello che io e il presidente avremmo voluto. Non me la prendo. Gli lascio le mie opinioni. Io alle piccole imprese lombarde e italiane gli porto in dote il nulla. Lo ringrazio per lo stimolo a essere più presente. L’avrei fatto molto volentieri se non avessi avuto la certezza fin da subito che non saremmo arrivati a niente, o quasi, in nome del mercato. Non mi offendo. E gli mando un abbraccio».

Il video è diventato un cult per la schiettezza indignata di Tarabella, che ha trattato Salvini come uno scolaretto indisciplinato (tanto che poi Salvini ha poi ricevuto il “Tapiro d’oro” di “Striscia la notizia”). Lì per lì Salvini ha incassato. Poi però ha voluto ribadire, su Facebook, di avere un’alta produttività in Parlamento. Ma non ha potuto smentire l’assenza che aveva ammesso in aula.

 

INCIDENTI INTERNAZIONALI

«Fa piacere mandare a fare… gli inglesi, boriosi e coglioni».

Maurizio Gasparri, 15 giugno 2014, su Twitter

Maurizio-Gasparri1Mondiali di Calcio: l’Italia batte il Regno Unito per 2 a 1. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato (Pdl), twitta: “Fa piacere mandare a fare… gli inglesi, boriosi e coglioni”.

Un attacco a gamba tesa: Gasparri, del resto, è noto per uno stile tutt’altro che sobrio su Twitter, dove non esita a insultare altri politici, personaggi dello spettacolo e comuni cittadini. Stavolta il suo Tweet, oltre a scatenare valanghe di commenti negativi in Rete, varca la Manica diventando un caso internazionale: ne ha parlato con dovizia di particolari perfino il quotidiano britannico Guardian, che ha definito Gasparri «uno dei politici italiani più abituali alle gaffe».

Ma Gasparri non se n’è dato per inteso: «è una tempesta in un bicchier d’acqua», ha commentato. «Mi diverte questa polemica un po’ ridicola che hanno montato su una cosa avvenuta nell’euforia per la vittoria. Il fatto è che l’Italia batte abitualmente l’Inghilterra nelle partite importanti. Noi siamo 4 volte Campioni del Mondo mentre loro hanno vinto la Coppa solo una volta nel ’66». Insomma, nessun pentimento: si attende il prossimo incidente internazionale.

 

 PRESIDENZIALE

«Dilma, Dilma, vaffanculo». [Ehi, Dilma, vai a tomar no cù]

12 giugno, 2014, Sao Paulo (Brasile), tifosi all’arena Corinthians

Partita inaugurale dei Mondiali (Brasile-Croazia, finita 3-1). Tra i 62 mila spettatori presenti all’arena Corinthians, in migliaia hanno intonato più volte in coro: «Ehi, Dilma, vai tomar no cú» («Ehi, Dilma, vaffanculo»). Un “vaffa” clamoroso, avvenuto davanti alle telecamere di tutto il mondo e ad altri 12 capi di Stato presenti in tribuna.

Mai, nella storia del Brasile, si era assistito a una contestazione così clamorosa verso un presidente, e per di più donna. Il motivo? Innanzitutto, il diffuso malcontento per i miliardi spesi per il Mondiale a fronte dei gravi problemi in cui versa il Paese, come raccontavo qui.

Il malcontento, nell’occasione, è stato cavalcato dalle opposizioni in vista delle elezioni presidenziali di ottobre, che però la “presidenta” ha vinto, ribaltando tutti i pronostici che la vedevano sfavorita. La Rousseff, ex guerrigliera, non ha smentito la propria fama di donna tenace: «Non sono criticata perché sono dura, ma perché sono donna». Per tutti questi motivi, il “vaffa” brasiliano è la parolaccia dell’anno 2014.

Volete leggere le top ten degli ultimi 6 anni? Ecco quelle del 2013, del 2012, del 2011, del 2010, del 2009 e del 2008.

 La “Top ten” delle parolacce 2014 è stata segnalata da: AdnKronos, “Il Mattino“, “Leggo“, “Il Tempo“, SardegnaOggi, Focus.it, Oggi.it,  NotizieTiscali,  The horsemoonpost, ArezzoWebGiornale dell’Umbria.

The post Parolacce: la “top ten” del 2014 first appeared on Parolacce.]]>
https://www.parolacce.org/2015/01/02/parolacce-la-top-ten-del-2014/feed/ 2