molesto | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Tue, 07 Jul 2020 15:29:15 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png molesto | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Anatomia dei rompiballe https://www.parolacce.org/2020/07/05/analisi-linguistica-rompiscatole/ https://www.parolacce.org/2020/07/05/analisi-linguistica-rompiscatole/#comments Sun, 05 Jul 2020 14:59:08 +0000 https://www.parolacce.org/?p=17397 Per sfuggirgli bisognerebbe vivere da soli. Perché ce n’è sempre uno nei paraggi: il vicino di casa, il capo, la collega, il cognato, la suocera. O, peggio, la moglie o il marito. I rompiballe sono ovunque e rendono la vita… Continue Reading

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Furio Zoccano, personaggio di Carlo Verdone: incarna il rompiscatole ossessivo.

Per sfuggirgli bisognerebbe vivere da soli. Perché ce n’è sempre uno nei paraggi: il vicino di casa, il capo, la collega, il cognato, la suocera. O, peggio, la moglie o il marito. I rompiballe sono ovunque e rendono la vita difficile, a volte impossibile. Sempre pronti a guastare la tranquillità. a farci saltare i nervi.
Ma chi sono concretamente i rompiscatole? Quali sono i loro comportamenti tipici, e quali effetti hanno? In questo articolo impareremo a riconoscerli in un modo originale: attraverso gli insulti con cui li etichettiamo. In italiano sono 65 e offrono un quadro completo ed eloquente di questi insopportabili persone.
Dedico questo studio a tutti i rompicoglioni che infestano la mia vita. Senza escludere (anzi, è probabile) che io stesso, a mia volta, sarò catalogato da altri in questa stessa categoria.

Un comportamento patologico (ma non solo)

Partiamo dalle cause. Che cosa spinge alcune persone a diventare insopportabili per gli altri? A volte questi comportamenti molesti possono essere il sintomo di una patologia mentale

♦ disturbo ossessivo-compulsivo di personalità: affligge chi ha abitudini e regole rigide, un’eccessiva preoccupazione per l’ordine, i dettagli, la perfezione, e ha la necessità di controllare gli altri (come Furio, il personaggio di Verdone)
♦ disturbo antisociale di personalità: chi è incapace di rispettare le norme sociali e manipola gli altri anche in modo violento
♦ disturbo istrionico di personalità: chi cerca in continuazione l’attenzione e approvazione altrui
♦ disturbo paranoico di personalità: chi è molto diffidente, sospettoso e rancoroso verso gli altri
♦ disturbo narcisistico della personalità: chi si sente molto importante e ha un eccessivo bisogno di ammirazione e una mancanza di empatia verso le altre persone
♦ disturbo sadico della personalità: chi prova piacere a infliggere dolore fisico o umiliazioni psicologiche ad altri 

Più spesso, però, i rompiscatole sono le persone occasionalmente stressate, infelici, frustrate che riversano sugli altri la propria insoddisfazione. O gli egoisti che antepongono il proprio benessere a quello altrui, costi quel che costi. Ma anche quelli che cercano di far valere le proprie opinioni andando contro corrente, assumendo posizioni scomode verso il pensiero dominante o i poteri forti: in questa categoria rientra Greta Thunberg, definita “rompiballe” dal quotidiano “Libero” (ma solo in senso squalificante, non certo riconoscendo il suo innegabile coraggio).

 I termini più usati (da 2 secoli)

Cartello eloquente: vietato rompere le palle

Quali sono, in italiano, i termini più usati per indicare le persone moleste? Sono 3, come ho accertato nella mia recente classifica delle parolacce più pronunciate dagli italiani: rompicazzo è al 24° posto, rompicoglioni al 25°, rompimaroni al 27°. L’espressione un po’ più leggera, rompiballe, è assente.Un ulteriore indizio del maschilismo della nostra cultura? Non solo, e non necessariamente: un colpo sotto la cintura fa più male a un uomo che a una donna. Non è questione di cultura ma di natura: i maschi, a differenza delle femmine, hanno le ghiandole sessuali esposte e vulnerabili.

Queste espressioni, popolari e colloquiali, sono antiche: una delle prime apparizioni nella nostra letteratura è un sonetto in romanesco di Gioachino Belli, composto nel 1832 che si intitola per l’appunto “Er rompicojjoni” (sonetto n° 398), dedicato a un tale sor Giorgio, che aveva l’abitudine di… rompere. 

Ma un giorno che pper tempo me n’accorgio
che cce le viè a scoccià ccome ch’è avvezzo,
me je fo avanti e ddico: «Eh soro sgorgio,
ce l’avete scuajjati per un pezzo». 

Ovvero: ma un giorno che me ne accorgo in tempo che ce le viene a scocciare [le palle] com’è abituato a fare, mi farò avanti e gli dirò: “Ehi signor Giorgio, ce li avete squagliati per un bel po’ di tempo”.

UN 'ROMPI' CHE FECE PERDERE LA POLTRONA A UN MINISTRO

Claudio Scajola

E a proposito di storia, bisogna ricordare che un nostro ministro perse il posto per aver pronunciato quell’espressione. Sto parlando di Claudio Scajola, che nel 2002 era ministro dell’Interno. Quell’anno a marzo era stato assassinato dalle nuove Brigate Rosse il professore universitario Marco Biagi, consulente del governo. Scajola era finito al centro di polemiche poiché il suo ministero, l’anno precedente, aveva tolto la scorta a Biagi nonostante questi avesse manifestato preoccupazione per la propria vita.  Dopo l’omicidio, di fronte alle polemiche sulla revoca della scorta, in un’intervista Scajola aveva replicato: «Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Roberto Maroni (allora ministro del Welfare, ndr) se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza.». Si sollevò un putiferio: insultare con quell’epiteto un defunto, per di più assassinato, fu un’offesa intollerabile per l’opinione pubblica. Tanto che solo dopo 4 giorni da quell’intervista, Scajola dovette dimettersi.

Ci addolorano (e non solo nell’animo)

Un film del 1973. regia di Giuliano Biagetti: incassò un miliardo di lire.

Ma guardiamo da vicino la lista di tutti gli epiteti che, nella nostra lingua, descrivono i rompiballe. Già la loro quantità, 65, è una sorpresa. Ma il dato più sorprendente è un altro: anche se il comportamento dei rompiscatole provoca un fastidio psicologico, le metafore che alludono a un disagio mentale sono solo 5. La stragrande maggioranza delle immagini (54,  l’83%) allude invece a un fastidio fisico: localizzato non solo ai genitali, ma anche al deretano, alla pelle, alla testa e in definitiva a tutto il corpo.  Il rompicoglioni, insomma, è una persona che, anche senza sfiorarci, ci procura un dolore acuto, paragonabile a un trauma fisico, a una malattia (peste, cancro, vesciche), a un cibo indigesto, a un peso che ci opprime, a un insetto pungente e insistente, a una corda che ci impedisce di muoverci, a una sostanza appiccicosa.
Insomma, gli scrotoclasti (espressione che trovo eccezionale) sono una vera piaga: anche se non procurano ferite evidenti, lasciano un dolore nell’animo. Sembra che abbiano un sesto senso nel colpirci là dove ci fa più male. Il che dovrebbe farci riflettere sull’importanza di lasciare in pace i nostri simili.
Ecco la lista degli epiteti che li designano (anche nei dialetti), suddivisi per aree semantiche simili: se me ne fossero sfuggiti altri, potete segnalarli nei commenti.
Cliccare sulle strisce blu per visualizzare le espressioni.

Sensazioni fisiche spiacevoli (14 termini)

♦ appiccicoso: persona che non si leva mai di torno (come la colla che resta attaccata)

♦ bostik: vedi sopra (dalla celebre marca di una colla)

♦ vinavil: vedi sopra (altra marca di una colla)

♦ pecetta: cerotto adesivo, ovvero persona appiccicosa

♦ attaccabottoni:  persona che ha l’abitudine di attaccare bottoni, (attività noiosa) che cioè chiacchiera molto e con i suoi lunghi discorsi fa perdere tempo agli altri

♦ cataplasma: cura appiccicosa, costituita da una pasta composta di sostanze vegetali mucillaginose, oleose o amilacee, che viene raccolta in garza o panno sottile e applicata per lo più calda sulla pelle, a scopo emolliente, sedativo 

♦ pittima: decotto di aromi nel vino (detto anche epitema e epittima), che in passato si applicava caldo sulla regione del cuore, o del fegato, o dello stomaco, a scopo terapeutico, come un impiastro

♦ uggioso: da uggia, umidità: sensazione appiccicosa

♦ lappola: pianta spinosa con uncini che resta appiccicata a chi ne viene a contatto

♦ seccante: persona che ha l’effetto simile a quello di essiccare un terreno

♦ molesto: da mole, peso: persona pesante

♦ insistente: colui che in-siste, cioè sta sopra col proprio peso, premendo

♦ pesante: vedi sopra

♦ impiccione: chi crea fastidi, intralci o anche chi si occupa dei fatti altrui (dal latino impedicare «prendere al laccio»)

Dolori al pene (6 termini)

♦ caga cazzo/minchia: oscura l’origine di questa metafora. L’unica spiegazione plausibile mi sembra un rapporto anale andato male (nel quale il pene viene cacato, cioè espulso)

♦ scassaminchia/cazzi: chi procura un dolore simile alla lesione dell’apparato genitale

♦ stracciacazzi: vedi sopra

♦ rompicazzo: vedi sopra

♦ tritacazzi: vedi sopra

♦ grattugiacazzi: vedi sopra (donna dal carattere scorbutico e dall’aspetto sgradevole)

 

Dolori ai testicoli (12 termini)

♦ scassa marroni/palle: chi procura un dolore simile alla lesione dell’apparato genitale

♦ spacca coglioni/marroni/palle: vedi sopra

♦ straccia palle/coglioni: vedi sopra

♦ rompi coglioni/marroni/palle: vedi sopra

♦ trifolapalle: trifolare significa cucinare una vivanda, tagliata a fettine sottili

♦ rompiglioni: abbreviazione di rompicoglioni

♦ scassauallera: espressione napoletana equivalente a scassapalle

♦ sfrantummauallera: espressione napoletana (frantuma palle)

♦ abboffauallera: espressione napoletana (gonfia palle)

♦ rompiscatole: scatole è un eufemismo per testicoli

♦ scocciascatole: rompere la coccia, cioè il guscio (e scatole sta per testicoli)

♦ scrotoclasta:  espressione dotta che significa rompi scroto

Dolori al deretano (3 termini)

♦ stracciaculo: colui che straccia, cioè fa a pezzi il culo

♦ rompiculo: chi rompe il culo

♦ essere un dito nel culo:  essere un fastidio in una zona sensibile

Dolori alla testa (2 termini)

♦ guastacapi: chi rompe la testa ad altri

♦ scocciatore: chi rompere la coccia, cioè la testa

Malattie (8 termini)
  

♦ pestifero: chi contagia la peste

♦ piaga: ferita, lesione, lacerazione

♦ canchero: cancro

♦ malanno: malattia

♦ vescicante:  che produce vesciche, cioè bolle sierose sulla cute

♦ strazio: da distrahĕre «squarciare, lacerare»

♦ crosta: coagulo di sangue in corrispondenza di una lesione

♦ camurrìa: espressione siciliana che sta per gonorrea, infezione sessuale

Cibi indigesti (2 termini)
 

♦ pizza: alimento difficile da digerire

♦ grass de rost: espressione milanese: essere viscido e sgradevole come il grasso dell’arrosto

Fastidi da insetti e altri animali (7 termini)
 

♦ bacherozzolo: persona sgradita, importuna o spregevole come uno scarafaggio

♦ calabrone: persona fastidiosa come un calabrone

♦ piattola: persona fastidiosa come una piattola

♦ tafano: persona fastidiosa come un tafano

♦ mignatta: persona fastidiosa come una sanguisuga

♦ zecca: persona fastidiosa come una zecca

♦ tacchino: corteggiatore insistente, cascamorto simile a un tacchino insistente

Sensazioni psicologiche (5 termini)
 

♦ fastidioso: composto da fastus, superbo e da tedium, noia: persona molesta

♦ petulante: dal latino petere, chiedere: chi chiede in modo insistente

♦ importuno: chi si comporta in modo non opportuno

♦ stressante: chi genera stress

♦ tumistufi:  persona dà arie, che crede di saper tutto, che parla in continuazione

Danni a oggetti (2 termini)
 

♦ scassambrella: chi rompe gli ombrelli, creando disagi

♦ rompi stivali/tasche:  chi rompe stivali e tasche, creando disagi

Situazioni sgradevoli (4 termini)
  

♦ guastafeste: chi turba l’allegria di una festa, capitandovi d’improvviso senza essere invitato, oppure facendo o dicendo cose inopportune; chi rovina l’attuazione d’un progetto, sconvolge un ordine prestabilito

♦ invadente: da invadere, entrare in territorio altrui

♦ piantagrane: la grana va intesa come granello di sostanza granulosa, ossia una particella indesiderata capace di far inceppare un ingranaggio: chi le pianta le dissemina 

♦ rompi, rompitore:  chi crea dolore e disagi

NELLE ALTRE LINGUE

Le metafore che abbiamo visto qui sopra le ritroviamo pari pari anche in altre lingue, con rare eccezioni creative.

Le immagini testicolari sono le più diffuse: in inglese (ball breaker rompiballe, ball buster distruggi coglioni e ball cutter, taglia balle), in francese (casse-couille, scassa coglioni), spagnolo (hinchapelotas, gonfiapalle, rompepelotas o rompebolas, rompiballe).

Piuttosto frequenti anche le metafore che alludono a un dolore al deretano: la persona molesta è indicata come dolore nel culo in inglese (pain in the arse), portoghese (dor na bunda), tedesco (Schmerz im Arsch), russo (боль в заднице ). 

Il francese, però, ha anche due espressione del tutto originali: casse pieds, cioè scassa piedi e soprattutto emmerdeur o emmerdant, letteralmente smerdatore o smerdante. In altre parole, uno che manda in merda le situazioni.

 

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Perché i genitali sono diventati insulti? https://www.parolacce.org/2016/02/17/offese-metafore-sessuali/ https://www.parolacce.org/2016/02/17/offese-metafore-sessuali/#respond Wed, 17 Feb 2016 14:07:43 +0000 https://www.parolacce.org/?p=9415 “Cazzone, cazzuto, incazzato“: non passa inosservato il sottotitolo di “Deadpool“, un film su un supereroe per adulti, stravagante, comico e politicamente scorretto. Il film, al cinema in questi giorni, è l’occasione per parlare dei genitali usati come insulti: perché i nomi che designano pene,… Continue Reading

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deadpoolCOLCazzone, cazzuto, incazzato“: non passa inosservato il sottotitolo di “Deadpool“, un film su un supereroe per adulti, stravagante, comico e politicamente scorretto. Il film, al cinema in questi giorni, è l’occasione per parlare dei genitali usati come insulti: perché i nomi che designano pene, vulva, glutei sono usati anche per offendere le persone (coglione, testa di cazzo, faccia da culo, rincoglionito)?
Non è strano che gli organi sessuali (nei quali ho inserito anche i glutei, in quanto richiami erotici) siano usati per descrivere le caratteristiche psicologiche o i modi di fare delle persone, e per di più in modo negativo?
La questione è intrigante. Indagando ho scoperto che queste metafore sessuali sembrano indicarci una rotta morale, additando i peggiori difetti umani, sia intellettivi che comportamentali. E lo fanno con una lucidità sorprendente: sembrano aver attinto da un trattato di psichiatria. I difetti che queste espressioni mettono alla berlina, infatti, sono così universali che caratterizzano molti celebri personaggi cinematografici: non solo Deadpool, ma tutte le macchiette rappresentate nei film di Carlo Verdone… e non solo.

Prima di svelare la mappa semantica degli insulti derivati dai genitali, affrontiamo subito la questione di fondo: cosa c’entrano gli organi sessuali con i difetti morali? Perché i nomi del sesso sono usati per esprimere offesa, disistima, disprezzo?
Innanzitutto perché i nomi osceni, evocando il sesso, sono emotivamente carichi, sono parole impregnate di passioni. Ma questa carica non è solo positiva (eros, piacere, seduzione, forza vitale, eccitazione, fecondità…). Il sesso ha anche un risvolto negativo: ci ricorda la nostra natura animalesca, da cui cerchiamo sempre di prendere le distanze. Ecco perché il sesso è usato per “abbassare” il valore di una persona: se dico a qualcuno che è una “testa di cazzo”, metto la sua intelligenza sullo stesso piano della pulsione sessuale, irrazionale e incontrollata. Quella persona, invece di ragionare col cervello, si lascia guidare dal pube. La “torre di controllo” si è spostata dall’alto al basso

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Iniziativa di un gruppo di creativi free lance: non vogliono essere sotto pagati, cioè trattati da coglioni.

Questa visione svilente della sessualità è stata rafforzata, nella cultura occidentale, dall’orfismo, un movimento religioso nato in Grecia nel VI secolo a.C.: gli orfici disprezzavano il corpo, mortale e limitato, perché lo consideravano inferiore all’anima, pura e immortale. Nei secoli successivi questo contrasto fra mente e corpo è stato rafforzato anche dal cristianesimo, per il quale la vita terrena vale solo in funzione di quella ultraterrena.

Ecco perché, in moltissime lingue, i nomi che designano i genitali sono usati come insulti, anche se con molte variazioni da un Paese all’altro: alcuni Paesi utilizzano più le metafore derivate da pene e testicoli, altri quelle dalla vulva, altri ancora quelle che rimandano ai glutei.
Per esempio, tornando al film  “Deadpool”,  la tripletta inglese che lo descrive, significa letteralmente: tosto, saccente, grandioso, ed è giocata sulle varianti di “ass”, culo. In Italia, anche se culo è una parola dai molti significati (ne avevo parlato qui), preferiamo usare come metafora i genitali maschili: il “lato A” invece del “lato B”. Ecco perché nella versione italiana i traduttori hanno puntato sugli aggettivi derivati dal pene: cazzone, cazzuto, incazzato. Infatti, cazzuto è la traduzione corretta di bad ass,; smart ass è reso con cazzone, mentre sarebbe stato più corretto definirlo cazzaro (fanfarone, spaccone). Per il terzo aggettivo, great ass, non esiste un corrispettivo derivato dai genitali maschili: sarebbe stato corretto tradurlo come figone. E infatti in italiano le metafore derivate dal sesso femminile esprimono per lo più concetti positivi: figa (bella donna), figo (bell’uomo, alla moda, attraente, elegante), figata (cosa bella, piacevole, ben riuscita)… L’unica eccezione è fighetto, inteso come elegante, vanesio, affettato. Ma d’altronde non bisogna dimenticare che fesso (= sciocco, scemo) deriva da fessa (fessura, vulva), e fregnone (= sciocco, stupido) da fregna (vulva).

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T-shirt: sono con un testa di…

Qualcuno ha ipotizzato che forse la nostra cultura è fissata alla fase fallica (la fase dello sviluppo infantile che concentra la libido sul pene) mentre quella anglosassone a quella anale, ma è una lettura troppo semplicista: anche in italiano abbiamo molti riferimenti al deretano (faccia da culo) e agli escrementi (faccia di merda) nei nostri insulti. Forse, il contrasto fra pene-spregiativo e vulva-elogiativa è uno dei tanti sintomi del maschilismo della nostra cultura: i maschi disprezzano il proprio sesso, apprezzando quello opposto. C’è del vero, ma come spiegare, allora, gli spregiativi derivati dal sesso femminile?
E’ più probabile che questa opposizione nasca da un altro aspetto: mentre la vulva è nascosta e misteriosa, il pene è un organo evidente, appeso e penzolante, quindi in balìa dei movimenti del corpo: come tale si presta a diventare il simbolo di un essere passivo e inanimato.
In ogni caso, è impossibile generalizzare: in francese, per esempio, il termine che designa la vulva, con, è usato come insulto: equivale al nostro coglione. Lo stesso avviene anche in inglese, dove il termine twat (vulva) è un’offesa pesante che significa coglione, stronzo, pezzo di merda. I nomi del sesso, insomma, sono veri jolly linguistici che possono esprimere tutto e il contrario di tutto, come già raccontavo in questo post.

Ed è proprio questa ricchezza espressiva a rendere difficile studiare questi appellativi, e tradurli da una lingua a un’altra: che cosa vogliamo dire quando affermiamo che una persona è “un coglione“? E’ questa la prima difficoltà con cui ci si scontra se si vuole fare una mappa semantica degli insulti tratti dal lessico sessuale, traducendo le parolacce in termini neutri o almeno non volgari. Così facendo, ho potuto distinguere gli insulti genitali in due grandi famiglie: quelli contro l’intelligenza e quelli contro il comportamento. E mentre compilavo questo elenco (nel quale ho inserito, in blu, alcuni corrispettivi in inglese) mi sono venuti in mente diversi personaggi cinematografici che incarnassero quei difetti. Tipi umani presenti a ogni epoca e latitudine.

insultiGenitali1Gli insulti contro l’intelligenza si possono dividere in 2 sottocategorie: quelli che condannano l’incapacità di intendere, ovvero il ritardo mentale in varie forme; e quelli che puntano l’indice contro l’ottusità, l’ostinazione, ovvero la demenza e i deficit di attenzione. Mentre i primi sono difetti permanenti, i secondi possono essere transitori: perché si è presa una botta in testa, perché si è invecchiati, perché si è stanchi. Questi insulti, insomma, evidenziano – per contrasto – l‘importanza dell’intelligenza, della prontezza di riflessi, della capacità di discernere e agire di conseguenza.
Chi è privo di queste doti, è emarginato e disprezzato. Ma al tempo stesso fa ridere: se guardate i personaggi che incarnano questi difetti, sono tutti personaggi comici: da Checco Zalone a Mr Bean, fino al tontolone Leo, portato in scena da Carlo Verdone in “Un sacco bello”.

insultiGenitali2Discorso altrettanto interessante si può fare per gli insulti che stigmatizzano determinati comportamenti. Mettendoli tutti insieme, mi sono accorto che coincidono in modo impressionante con i disturbi di personalità, cioè le malattie mentali che compromettono l’equilibrio psicologico e relazionale di una persona. Sono tutte forme di disadattamento: chi ne è affetto risponde in modo inadeguato ai problemi della vita, compromettendo i rapporti con gli altri. Sono persone aggressive, false, esibizioniste, moleste, vittimiste, incapaci di empatia con gli altri, insensibili, cattive. E proprio per questo sono il bersaglio di molti e pesanti insulti, come potete vedere dal grafico qui a lato. Nei loro confronti, è difficile usare una chiave comica: soprattutto verso i sociopatici, che non a caso hanno ispirato schiere di “cattivi” nei film.

Dunque, riunendo tutti gli insulti derivati dai genitali, emerge un quadro sorprendente: additano le peggiori caratteristiche di una persona, che diventa così meritevole di disprezzo e di dileggio. Ma queste parolacce non sono soltanto offese. Indirettamente indicano (per contrasto) i valori più importanti che ognuno di noi dovrebbe perseguire se vuole ottenere la stima e la benevolenza altrui: l’intelligenza, l’acume, la ragionevolezza, l’altruismo, l’empatia, la dolcezza, il rispetto… Insomma, a ben guardare, gli insulti genitali non sono cazzate.

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