omosessualità | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Tue, 22 Nov 2016 09:17:16 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png omosessualità | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Perché siamo tutti cornuti (parte 2) https://www.parolacce.org/2009/04/26/perch-siamo-tutti-cornuti-parte-2/ https://www.parolacce.org/2009/04/26/perch-siamo-tutti-cornuti-parte-2/#comments Sun, 26 Apr 2009 16:26:00 +0000 https://www.parolacce.org/?p=26 Paura di essere sessualmente inadeguato. E paura di essere tradito. Dietro la carica offensiva del termine “cornuto” si celano queste ansie, come raccontavo nella prima puntata. Ma non sono le uniche. Leggendo l’eccellente saggio “Adulteri e cornuti” di Maurice Daumas,… Continue Reading

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2002: Berlusconi fa le corna al ministro spagnolo Josep Pique, dopo un vertice Ue. Le corna che fanno ridere sono solo quelle degli altri.

2002: Berlusconi fa le corna al ministro spagnolo Josep Pique, dopo un vertice Ue. Le corna che fanno ridere sono solo quelle degli altri.

Paura di essere sessualmente inadeguato. E paura di essere tradito. Dietro la carica offensiva del termine “cornuto” si celano queste ansie, come raccontavo nella prima puntata. Ma non sono le uniche. Leggendo l’eccellente saggio “Adulteri e cornuti” di Maurice Daumas, docente di storia contemporanea all’università di Pau (Francia), ho scoperto un terzo, sorprendente risvolto culturale: la paura di scoprirsi omosessuali.
Ma come, direte voi???? Com’è possibile che dietro le storie di corna, che vedono protagonista un cornificatore, “gallo” e “macho” per eccellenza (al punto da riuscire a rubare la donna d’altri), si nascondano pulsioni gay?

Beh, intanto non bisogna sottovalutare un aspetto omosessuale, per quanto simbolico: rubare la donna d’altri significa “fottere” non solo lei, ma anche il suo uomo. Non bisogna dimenticare che, fra gli animali – soprattutto le scimmie – i rapporti di potere si giocano anche, gerarchicamente, con minacce di monta fra un maschio e l’altro: “se non ti sottometti, ti sodomizzo”, si potrebbe tradurre l’interazione.
Non a caso, nota Daumas, che ha esaminato 173 storie di corna nella letteratura medievale e rinascimentale, le storie di corna si giocano su 3 tipologie di copione ricorrente, pur tra molteplici varianti.
1) Innanzitutto, ci sono i “traditori”, i cornificatori seriali che sono ripagati dalla loro moglie con la loro stessa moneta: esprimono la paura degli infedeli di essere traditi a loro volta.
2) Poi ci sono i “troppo gelosi”, che con la loro paura di essere traditi finiscono per esserlo davvero. E’ il meccanismo della profezia che si autoavvera, ma anche un modo per esprimere l’impossibilità di controllare i rapporti umani. Su questo aspetto si gioca, in fondo, la tragedia di “Otello” di William Shakespeare e l’amara commedia “Il magnifico cornuto” (1964) di Antonio Pietrangeli, tratta dalla pochade “Le cocu magnifique” (1921) di Fernand Crommelynck.

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Ugo Tognazzi, protagonista del film “Il magnifico cornuto”.

3) La terza tipologia di cornuti sono i mariti che ricevono quanto meritano: mariti spesso ricchi ma quasi sempre vecchi, brutti, antipatici, distratti. Che, come tali, meritano che la loro moglie sia “fottuta” da altri, e quindi di essere, a loro volta, “fottuti”.

E qui scatta l’acuta analisi di Daumas: dietro la falsa ossessione per l’adulterio si agitano le difficoltà di identità sessuale maschile. E non è l’unico caso, come racconto in “Parolacce“….
“Le corna” scrive “sono anche un modo per esprimere un sogno inconfessabile: quello di una sessualità anarchicamente libera, in cui le donne sono pacificamente messe in comune (come avviene nel film “Butch Cassidy” in cui il protagonista divide la sua donna, l’insegnante Etta Place, con l’amico Sundance Kid, ndr) e gli uomini possono vivere anche storie omosessuali“.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nell’antichità non solo gli uomini tradivano regolarmente la partner, ma vivevano (almeno in gioventù) avventure omosessuali senza che questo scandalizzasse nessuno.

Il triangolo amoroso in "Butch Cassidy".

Il triangolo amoroso in “Butch Cassidy”.

Ma la sacralizzazione del matrimonio, enfatizzata dal cattolicesimo, ha depenalizzato la sessualità (coniugale) gettando infamia su ogni forma di erotizzazione dei legami maschili. E a quel punto l’identità maschile è andata in crisi: come conciliare le relazioni omosessuali a cui gli uomini sono sempre stati avvezzi con il nuovo modello di matrimonio che si impone in occidente? Come accontentarsi di un solo partner sessuale, per di più femminile?
Il mito delle corna offre una soluzione per conciliare matrimonio e compagnonaggio, ovvero la fratellanza fra uomini, con valenze omosessuali. “Attraverso il matrimonio, si fornisce all’uomo la donna, la possibilità di condividerla e di sperimentare un rapporto omosessuale… Sedurre la donna d’altri dà una doppia soddisfazione erotica: una reale (il godersi la donna), e una simbolica (il possedere l’uomo). Ecco perché il marito tradito, in molte opere letterarie, si sente “fottuto” dal rivale. Le corna consacrano l’amicizia omosessuale – consapevole o inconsapevole – fra uomini: la donna, attraverso la condivisione del suo corpo, appare come la mediatrice di una relazione di seduzione reciproca fra due uomini. Ci si affratella mescolando, al posto del sangue, il proprio seme nel vaso comune dell’utero femminile: mescolare lo sperma per sigillare un’amicizia indefettibile: ecco il vero senso della condivisione di una donna”.

L'Ordine dei cornuti davanti al trono di Sua Maestà, Infedeltà: vignetta francese, 1815.

L’Ordine dei cornuti davanti al trono di Sua Maestà, Infedeltà: vignetta francese, 1815.

Sorprendente, vero? Ed ecco perché l’appellativo cornuto è diffuso nei Paesi dell’area mediterranea (e nell’est europeo) ma non nelle culture protestanti, dove la sessualità non è legata all’idea di peccato. Ecco perché un insulto del genere è assente in danese, in svedese, in norvegese, nel tedesco moderno e in molti Paesi africani a sud del Maghreb.
E nella stessa cultura anglosassone, “cornuto” si esprime con “bastard” (che ha tutt’altro senso) o “cuckold“, derivato dal francese cocu. Anche se il termine, oggi, designa per lo più, nel gergo erotico, il marito che volontariamente e consapevolmente induce la propria partner a vivere esperienze sessuali con altri uomini. Una sorta di guardone.

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Ma dare del gay è un insulto? https://www.parolacce.org/2006/11/29/ma-dare-del-gay-un-insulto/ https://www.parolacce.org/2006/11/29/ma-dare-del-gay-un-insulto/#respond Wed, 29 Nov 2006 14:38:00 +0000 http://www.parolacce.org/?p=105 L’articolo di Focus sulle parolacce ha aperto un dibattito anche vivace. Felice di Bologna ha scritto questa lunga lettera, che abbiamo dovuto sintetizzare per motivi di spazio: Sono un assiduo lettore di Focus e aggiungo anche di essere un “frocio”.… Continue Reading

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I supereroi Batman e Robin in versione gay

I supereroi Batman e Robin in versione gay

L’articolo di Focus sulle parolacce ha aperto un dibattito anche vivace. Felice di Bologna ha scritto questa lunga lettera, che abbiamo dovuto sintetizzare per motivi di spazio:
Sono un assiduo lettore di Focus e aggiungo anche di essere un “frocio”. Perché mi preoccupo di informarvi sui miei gusti sessuali? Su Focus 169, nell’articolo dedicato alle parolacce, scrivete che gli insulti emarginanti possono prendere di mira i “vizi morali” (puttana, frocio, porco, rompicoglioni…). Non vi viene il dubbio di aver dato un giudizio morale alquanto retrogrado? Sembra, a mio parere, scritto da un giornalista di 60 anni fa. Come può un giornalista di oggi catalogare la parola “frocio” come “vizio morale”? Vorrebbe dire che nel 2006, mentre si conducono giornalmente lotte aspre al razzismo sessuale, c’è ancora chi classifica noi omosessuali come dei viziosi secondo la comune morale italiana?! Scrivendo quelle frasi si fomenta e giustifica l’odio verso chi non è gay! E vi permettete anche il lusso di definirci viziosi! Mettetevi nei panni di tutta quella gente che vorrebbe dichiararsi a parenti, amici, colleghi, ma non può perché ci sono ancora persone che la pensano come voi. Così si rafforzano le loro paure e molti di loro continueranno a vivere nell’ombra grazie a queste gravi affermazioni che il vostro giornale scrive.

Caro Felice,
ho deciso di rispondere pubblicamente alla tua lettera (celando il tuo cognome, ovviamente) in quanto autore del libro da cui è stato tratto l’articolo di Focus. E perché fa emergere un tema scottante, su cui sarebbe interessante aprire un dibattito con i nostri navigatori.
Innanzitutto una precisazione (che era impossibile inserire nell’articolo per ragioni di spazio): definendo l’omosessualità come “vizio morale”, non abbiamo espresso l’opinione di Focus ma quella del sentire comune (purtroppo). L’ingiusto disprezzo ed emarginazione che, da secoli, colpiscono i gay sono insiti nelle parole stesse con cui sono designati: non solo frocio, ma anche ricchione, rottinculo, culattone, checca, finocchio, invertito…
Perché condannare una scelta sessuale, che è una dimensione intima e delicata, se non lede nessuno?
Nel mio libro (pag. 45-46 e 269-272) do risalto a questa emarginazione, cercando di ricostruirne le origini. E mettendo a nudo la sua contraddittorietà: spesso si disprezza l’omosessualità per la paura di ammettere la propria natura bisessuale, oppure perché l’omosessualità rischia di far vacillare la propria identità sessuale. E quindi, probabilmente, prima ancora che disgusto, l’omosessualità suscita, in realtà, paura: perché in genere non la sappiamo spiegare.
E’ un dato di fatto che nella nostra civiltà gli insulti sull’identità sessuale (frocio per gli uomini, puttana per le donne) siano i più offensivi che si possano dire. Ma anche, per certi versi, i più insensati perché fanno riferimento a un’etica sessuale tagliata con l’accetta, che non si pone il problema di analizzare le differenze e le ragioni che la animano. Il punto non è giustificare le scelte sessuali, ma capirle nel profondo prima di tracciare rigidi confini fra ciò che è naturale e ciò che è “contro natura”, tra il lecito e l’illecito.
Purtroppo, la visione emarginante è adottata persino dalla magistratura: una sentenza del Tribunale di Roma (2004) sostiene che “l’attribuzione a un noto personaggio di una relazione omosessuale (…) ha contenuto meramente denigratorio”. In questo caso (e in molti altri) i giudici hanno avuto la pretesa di stabilire quale sia l’ortodossia sessuale, giustificando il razzismo e il disprezzo verso i gay.
Dietro ogni insulto si nasconde, in realtà, la paura del “diverso”: l’emarginazione verso i negri o i terroni, per esempio, nasconde il timore verso possibili rivali sul lavoro o in amore. E i navigatori di Focus che cosa pensano di tutto ciò?

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