Otello | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Thu, 18 Oct 2018 09:15:54 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png Otello | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Perché siamo tutti cornuti (parte 2) https://www.parolacce.org/2009/04/26/perch-siamo-tutti-cornuti-parte-2/ https://www.parolacce.org/2009/04/26/perch-siamo-tutti-cornuti-parte-2/#comments Sun, 26 Apr 2009 16:26:00 +0000 https://www.parolacce.org/?p=26 Paura di essere sessualmente inadeguato. E paura di essere tradito. Dietro la carica offensiva del termine “cornuto” si celano queste ansie, come raccontavo nella prima puntata. Ma non sono le uniche. Leggendo l’eccellente saggio “Adulteri e cornuti” di Maurice Daumas,… Continue Reading

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2002: Berlusconi fa le corna al ministro spagnolo Josep Pique, dopo un vertice Ue. Le corna che fanno ridere sono solo quelle degli altri.

2002: Berlusconi fa le corna al ministro spagnolo Josep Pique, dopo un vertice Ue. Le corna che fanno ridere sono solo quelle degli altri.

Paura di essere sessualmente inadeguato. E paura di essere tradito. Dietro la carica offensiva del termine “cornuto” si celano queste ansie, come raccontavo nella prima puntata. Ma non sono le uniche. Leggendo l’eccellente saggio “Adulteri e cornuti” di Maurice Daumas, docente di storia contemporanea all’università di Pau (Francia), ho scoperto un terzo, sorprendente risvolto culturale: la paura di scoprirsi omosessuali.
Ma come, direte voi???? Com’è possibile che dietro le storie di corna, che vedono protagonista un cornificatore, “gallo” e “macho” per eccellenza (al punto da riuscire a rubare la donna d’altri), si nascondano pulsioni gay?

Beh, intanto non bisogna sottovalutare un aspetto omosessuale, per quanto simbolico: rubare la donna d’altri significa “fottere” non solo lei, ma anche il suo uomo. Non bisogna dimenticare che, fra gli animali – soprattutto le scimmie – i rapporti di potere si giocano anche, gerarchicamente, con minacce di monta fra un maschio e l’altro: “se non ti sottometti, ti sodomizzo”, si potrebbe tradurre l’interazione.
Non a caso, nota Daumas, che ha esaminato 173 storie di corna nella letteratura medievale e rinascimentale, le storie di corna si giocano su 3 tipologie di copione ricorrente, pur tra molteplici varianti.
1) Innanzitutto, ci sono i “traditori”, i cornificatori seriali che sono ripagati dalla loro moglie con la loro stessa moneta: esprimono la paura degli infedeli di essere traditi a loro volta.
2) Poi ci sono i “troppo gelosi”, che con la loro paura di essere traditi finiscono per esserlo davvero. E’ il meccanismo della profezia che si autoavvera, ma anche un modo per esprimere l’impossibilità di controllare i rapporti umani. Su questo aspetto si gioca, in fondo, la tragedia di “Otello” di William Shakespeare e l’amara commedia “Il magnifico cornuto” (1964) di Antonio Pietrangeli, tratta dalla pochade “Le cocu magnifique” (1921) di Fernand Crommelynck.

original

Ugo Tognazzi, protagonista del film “Il magnifico cornuto”.

3) La terza tipologia di cornuti sono i mariti che ricevono quanto meritano: mariti spesso ricchi ma quasi sempre vecchi, brutti, antipatici, distratti. Che, come tali, meritano che la loro moglie sia “fottuta” da altri, e quindi di essere, a loro volta, “fottuti”.

E qui scatta l’acuta analisi di Daumas: dietro la falsa ossessione per l’adulterio si agitano le difficoltà di identità sessuale maschile. E non è l’unico caso, come racconto in “Parolacce“….
“Le corna” scrive “sono anche un modo per esprimere un sogno inconfessabile: quello di una sessualità anarchicamente libera, in cui le donne sono pacificamente messe in comune (come avviene nel film “Butch Cassidy” in cui il protagonista divide la sua donna, l’insegnante Etta Place, con l’amico Sundance Kid, ndr) e gli uomini possono vivere anche storie omosessuali“.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nell’antichità non solo gli uomini tradivano regolarmente la partner, ma vivevano (almeno in gioventù) avventure omosessuali senza che questo scandalizzasse nessuno.

Il triangolo amoroso in "Butch Cassidy".

Il triangolo amoroso in “Butch Cassidy”.

Ma la sacralizzazione del matrimonio, enfatizzata dal cattolicesimo, ha depenalizzato la sessualità (coniugale) gettando infamia su ogni forma di erotizzazione dei legami maschili. E a quel punto l’identità maschile è andata in crisi: come conciliare le relazioni omosessuali a cui gli uomini sono sempre stati avvezzi con il nuovo modello di matrimonio che si impone in occidente? Come accontentarsi di un solo partner sessuale, per di più femminile?
Il mito delle corna offre una soluzione per conciliare matrimonio e compagnonaggio, ovvero la fratellanza fra uomini, con valenze omosessuali. “Attraverso il matrimonio, si fornisce all’uomo la donna, la possibilità di condividerla e di sperimentare un rapporto omosessuale… Sedurre la donna d’altri dà una doppia soddisfazione erotica: una reale (il godersi la donna), e una simbolica (il possedere l’uomo). Ecco perché il marito tradito, in molte opere letterarie, si sente “fottuto” dal rivale. Le corna consacrano l’amicizia omosessuale – consapevole o inconsapevole – fra uomini: la donna, attraverso la condivisione del suo corpo, appare come la mediatrice di una relazione di seduzione reciproca fra due uomini. Ci si affratella mescolando, al posto del sangue, il proprio seme nel vaso comune dell’utero femminile: mescolare lo sperma per sigillare un’amicizia indefettibile: ecco il vero senso della condivisione di una donna”.

L'Ordine dei cornuti davanti al trono di Sua Maestà, Infedeltà: vignetta francese, 1815.

L’Ordine dei cornuti davanti al trono di Sua Maestà, Infedeltà: vignetta francese, 1815.

Sorprendente, vero? Ed ecco perché l’appellativo cornuto è diffuso nei Paesi dell’area mediterranea (e nell’est europeo) ma non nelle culture protestanti, dove la sessualità non è legata all’idea di peccato. Ecco perché un insulto del genere è assente in danese, in svedese, in norvegese, nel tedesco moderno e in molti Paesi africani a sud del Maghreb.
E nella stessa cultura anglosassone, “cornuto” si esprime con “bastard” (che ha tutt’altro senso) o “cuckold“, derivato dal francese cocu. Anche se il termine, oggi, designa per lo più, nel gergo erotico, il marito che volontariamente e consapevolmente induce la propria partner a vivere esperienze sessuali con altri uomini. Una sorta di guardone.

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Si fa presto a dire zoccola https://www.parolacce.org/2007/05/08/si-fa-presto-a-dire-zoccola/ https://www.parolacce.org/2007/05/08/si-fa-presto-a-dire-zoccola/#comments Tue, 08 May 2007 16:19:00 +0000 https://www.parolacce.org/?p=66 Dicendo quella parola alla moglie, Otello combinò una tragedia: «”Puttana!”, a me: non so nemmeno dirlo questo nome, e soltanto a pronunciarla questa brutta parola mi ripugna”», si sfogava Desdemona. Ma perché “puttana” ha una carica offensiva così forte? Perché… Continue Reading

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L’ambigua copertina di un disco degli Squallor.

Dicendo quella parola alla moglie, Otello combinò una tragedia: «”Puttana!”, a me: non so nemmeno dirlo questo nome, e soltanto a pronunciarla questa brutta parola mi ripugna”», si sfogava Desdemona.
Ma perché “puttana” ha una carica offensiva così forte? Perché fa orrore una persona che vende la cosa più sacra e intima: il sesso, l’amore. Eppure – e qui sta il primo problema – gli uomini che fanno la stessa cosa sono visti con più indulgenza: li si designa con un termine raffinato, “gigolò”, privo di disprezzo. E anche la parola che indica i clienti delle prostitute, “puttaniere”, è ben poca cosa rispetto alla valanga di spregiativi con cui si denominano le prostitute (troia, zoccola, mignotta, vacca….).
Le ragioni di questa disparità di trattamento (la “doppia morale“) stanno nella nostra cultura: si è portati a ritenere “naturali” le forti pulsioni sessuali dei maschi, capaci di separare sesso e amore. Mentre se una donna fa sesso senza coinvolgimento emotivo, addirittura per denaro, è considerata “contro natura”. E perciò fa paura.
Anche per un altro motivo, come ha notato Freud: l’uomo ha bisogno di trattare con disprezzo le prostitute, per prendere le distanze dai propri istinti più bassi. Disprezza le donne per non criticare anche se stesso.
Dunque, dietro la parola “puttana” c’è tutto un sistema di valori morali, di visioni filosofiche, di dinamiche psicologiche.

Ecco perché questa parola ha assunto nella storia una miriade di significati, anche sorprendenti. Proviamo a riassumerli?

  1. prostituta, donna che vende il proprio corpo, senza dignità, disapprovata socialmente, quindi da emarginare. In questo disprezzo, la donna è considerata mero corpo per appagare gli istinti: non più una persona, degna di rispetto, ma solo un oggetto da usare e gettare via.
  2. donna che si concede facilmente e con più uomini, ma non a pagamento. Qui c’è il disprezzo sociale verso le donne considerate traditrici della propria “natura” accogliente e sentimentale, e che si comportano – secondo la nostra cultura – da maschi.
  3. donna indegna, da disprezzare in generale come persona (a prescindere da qualsiasi aspetto sessuale): «Puttana!» detto a una donna che sbaglia manovra in auto per strada
  4. donna che gode del sesso senza problemi: il termine “puttana” (in questa accezione) può essere usato tra moglie e marito per eccitarsi («Sei la mia puttana»). Il linguista Usa Reinhold Aman, direttore di “Maledicta”, l’unica rivista scientifica mondiale sul turpiloquio, mi ha raccontato che, fra i  neri Usa, il termine “donnaccia” (“bitch“) è usato come sinonimo giocoso e affettuoso di “girlfriend”, ragazza, fidanzata. Un modo provocatorio e controcorrente di accettare il lato “animalesco” della libido anche nelle donne, manifestando la duplicità di sentimenti verso la propria partner: non solo “madre, sorella, santa” ma anche… “porcellina” come noi.
  5. persona fredda, calcolatrice, senza freni morali, opportunista e non solo nel sesso: il termine si può riferire anche agli uomini («Quel politico è proprio una puttana»). Il termine può essere usato anche in senso affettuoso («Ciao vecchia puttana!»), esprimendo con libertà e ironia la duplicità, l’ambivalenza di sentimenti (odio/amore, ammirazione/invidia), che caratterizza ogni relazione umana. Insomma, siamo tutti un po’ puttane.
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