Paolo Fabbri | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Fri, 15 Mar 2024 11:34:16 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png Paolo Fabbri | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Gli insulti “saporosi” di Umberto Eco https://www.parolacce.org/2015/09/14/le-parolacce-di-umberto-eco/ https://www.parolacce.org/2015/09/14/le-parolacce-di-umberto-eco/#respond Mon, 14 Sep 2015 07:00:51 +0000 https://www.parolacce.org/?p=8487 Di solito, il mondo accademico italiano snobba le parolacce: le considera un tema pruriginoso e troppo “basso” per occuparsene. Per fortuna ci sono le eccezioni, e anche di spicco: Umberto Eco è una di queste. All’ultimo Festival della Comunicazione di Camogli,… Continue Reading

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Umberto Eco, attento osservatore della società (Shutterstock foto)

Di solito, il mondo accademico italiano snobba le parolacce: le considera un tema pruriginoso e troppo “basso” per occuparsene. Per fortuna ci sono le eccezioni, e anche di spicco: Umberto Eco è una di queste.
All’ultimo Festival della Comunicazione di Camogli, il semiologo italiano più celebre al mondo ha proposto – in contumacia, visto che l’incontro è stato annullato causa maltempo – una lectio magistralis intitolata ” Tu, Lei, la memoria e l’insulto”.
Il testo parla del “tu”, del “lei” e del “voi”, ovvero dei pronomi allocutivi di cortesia, puntando l’indice sul falso sentimento di intimità del “tu”, che sta soppiantando sempre più spesso il “lei”.
In questo contesto, il professore – che mi onoro di citare fra gli estimatori del mio libro – ha colto l’occasione per segnalare un’altra regressione linguistica: il fatto che le parolacce, di solito un elemento essenziale del gergo giovanile, oggi siano dette abbondantemente dagli adulti. Non solo dai politici, che danno il cattivo esempio, ma praticamente da tutti.
E allora, argomenta ironicamente Eco, “che tipo di parolacce può usare oggi un giovane, per sentirsi appunto in polemica coi suoi genitori, quando i suoi genitori e i suoi nonni non gli lasciano più alcuno spazio per una inventiva scurrilità?”. Se oggi le nonne dicono ‘cazzo invece di ‘perdirindindina‘, come potrà un giovane  insultare coetanei e anziani “senza sentirsi un bamboccione che ripete pedissequamente quello che gli hanno insegnato i propri maggiori?“.

Ecco la soluzione di Eco: un elenco di insulti “ormai desueti ma lessicalmente saporosi e, ormai, inediti”: alcuni erano già apparsi tempo fa in una bustina di Minerva dell’Espresso, ma altri sono nuovi. Ecco il prontuario proposto dal professore:

GLI INSULTI DI UMBERTO ECO
Pistola dell’ostrega, papaciugo, imbolsito, crapapelata, piffero, marocchino, pivellone, ciulandario, morlacco, badalucco, pischimpirola, tarabuso, balengu, piciu, cacasotto, malmostoso, lavativo, magnasapone, tonto, allocco, vaterclòs, caprone, magnavongole, zanzibar, bidone, ciocco, bartolomeo, mona, merlo, dibensò, spaccamerda, tapiro, belinone, tamarro, burino, lucco, lingera, bernardo, lasagnone, vincenzo, babbiassso e/o babbione, grand e gross ciula e baloss, saletabacchi, fregnone, lenza, scricchianespuli, cagone, giocondo, asinone, impiastro, ciarlatano, cecè, salame, testadirapa, farfallone, tanghero, cazzone, magnafregna, pulcinella, zozzone, scassapalle, mangiapaneatradimento, gonzo, bestione, buzzicone, cacacammisa, sfrappolato, puzzone, coatto, gandùla, pagnufli, cichinisio, brighella, tombino, pituano, pirla, pisquano, carampana, farlocco, flanellone, ambroeus, bigàtt, flippato, fricchettone, gabolista, gaglioffo, bietolone, gadano, fighetta, imbranato, balordo, piattola, impagliato, asparagio, babbuino, casinaro, bagolone, cucuzzaro, accattone, barabba, loffio, tappo, caporale, toni, macaco, baluba, pappone, pizipinturro, polentone, bonga, quaquaraquà, tarpàno, radeschi, peracottaro, ciculaté, mandruccone, paraculo, fanigottone, scamorza, scricio, mezzasega, rocchettée, pataccaro, pinguino, margniflone, mortodesonno, sbragone, mortadella, peracottaro, scorreggione, pappamolla, furfantello, scioccherello, stolto, sventato e biricchino.

Anche se alcuni non sono così inusuali (burino, cagone, cazzone, fighetta, mezzasega, paraculo, pirla), altri sono davvero divertenti: fanigottone (fannullone, dal milanese “fà nigott”, fare niente) e loffio (floscio, fiacco, insulso, scadente, o stupido, balordo) sono i miei preferiti.
Ma resta aperta una questione: che cosa hanno in comune, nel discorso di Eco, l’uso indiscriminato del “tu” e delle parolacce?
Penso abbiano in comune la stessa causa: la caduta degli dèi e l’avvento del consumismo. Oggi i princìpi morali si sono ridotti a prodotti sullo scaffale di un supermercato: uno vale l’altro, ognuno è libero di scegliere quello che gli conviene. E di cambiarlo un domani, perché viviamo in una società “liquida”, dove il panorama dei valori cambia velocemente, come le mode.
Non esistono “verità”, “religioni”, “ideali”, ma solo opinioni: ognuno ha la propria,e stanno tutte sullo stesso piano. Ecco perché non ci sono più distanze fra le persone: perché nessuno incarna un valore superiore che merita rispetto. Perciò ti do del “tu” e dico tutte le parolacce che mi pare…

Umberto Eco, in ogni caso, non è l’unico semiologo attento agli aspetti emotivi del linguaggio: anche un altro celebre linguista con cui ho avuto il piacere di condividere il palco allo Scriba Festival di Bologna, Paolo Fabbri (già allievo di Roland Barthes) tiene, all’università Luiss di Roma, corsi universitari sull’insulto nell’arte e in politica. C’è almeno di che consolarsi.

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Gli insulti che cambiano la vita https://www.parolacce.org/2013/11/01/gli-insulti-che-cambiano-la-vita/ https://www.parolacce.org/2013/11/01/gli-insulti-che-cambiano-la-vita/#respond Fri, 01 Nov 2013 10:56:36 +0000 http://www.parolacce.org/?p=1421 L’insulto che mi ha lasciato il segno risale a quando facevo la quarta o la quinta elementare. Stavo prendendo in giro una mia compagna di classe (si chiamava Stefania): per gioco, per fare due risate, come spesso accade fra maschi… Continue Reading

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Insulto politico contro la Merkel: una prima pagina che ha fatto discutere.

L’insulto che mi ha lasciato il segno risale a quando facevo la quarta o la quinta elementare. Stavo prendendo in giro una mia compagna di classe (si chiamava Stefania): per gioco, per fare due risate, come spesso accade fra maschi e femmine. A un certo punto devo aver detto una battuta più efficace (o forse più pesante) delle altre: lei, non sapendo come reagire diversamente, afferrò una voluminosa e pesante copia dell’Atlante geografico De Agostini e me la pestò sulla testa.
Voleva solo fare un gesto teatrale, ma mi fece vedere le stelle: quegli atlanti avevano un peso notevole.
Io, sopraffatto dalla rabbia e dal dolore, esplosi dicendole “Puttana!”.
Le bimbe della classe rimasero ammutolite per la parolaccia, gravissima, e per l’evidente sproporzione con quanto era accaduto.
Ma il più sorpreso, in quel momento, fui io: non avevo mai detto quella parola, chissà dove l’avevo ascoltata e assorbita, e rimasi avvilito. Un’atmosfera di scherzo e di gioco si era improvvisamente appesantita, e non sapevo come uscirne. In più, la testa mi faceva davvero male.
Sono rimasto sotto choc tutto il giorno: non riuscivo a capire come era potuto accadere. Capii solo che dovevo scusarmi con Stefania, anche se era stata lei a farmi male per prima, pur non volendolo. D’altronde, quale ferita era la più grave?

Il semiologo Paolo Fabbri.

Fu quell’episodio, probabilmente, a farmi capire la potenza delle parolacce. Ed è proprio di questo argomento che parlerò, questo venerdì 8 novembre, allo Scriba Festival, il festival di Carlo Lucarelli dedicato alle scritture di mestiere.
Insieme con un insigne semiologo, il professor Paolo Fabbri, parleremo di: INSULTO! I segreti delle parole che feriscono. Racconteremo la loro lunga e insospettabile storia, i casi più eclatanti, il loro funzionamento e gli effetti, come li percepiscono gli italiani, i più divertenti esempi letterari… Se volete partecipare, appuntamento venerdì 8 novembre ore 17 alla sala di Gima-Ima industries, via Kennedy 17, Zola Predosa – Bologna (per prenotazioni: 328-7928112).

In vista di questo incontro, lancio una piccola indagine fra i lettori di questo blog: qual è stato l’insulto che vi ha cambiato la vita? Quello che, dicendolo, vi ha causato più guai (o più successo), oppure quello che vi è rimasto impresso nell’anima…  Quando è avvenuto, perché, e quali effetti ha avuto? (Per chi lo desidera, garantisco l’anonimato). Racconteremo i casi più interessanti al Festival, e poi li scriverò sul blog: potete mandarmi i vostri racconti qui.

Ma non è tutto. Sempre al Festival, con il professor Fabbri farò parte della giuria di una gara singolare: “La pietra dell’insulto”. Gli organizzatori del Festival hanno lanciato, nei mesi scorsi, un contest di ingiurie: una gara  in cui i partecipanti erano chiamati a girare un video di 30” in cui insultavano qualcuno o qualcosa in modo creativo (senza scadere nella volgarità becera).  Venerdì sera, con la conduzione degli attori Angelo Colosimo e Alessandro Fullin, vedremo gli autori dei migliori video in azione “live”.  Per chi vuole assistere a questa finale, appuntamento sempre venerdì 8 novembre alle ore 21 alla Gazzetta (via Zamboni 26, Bologna). Ne sentiremo delle belle…

Il programma integrale del Festival è qui. Vi aspetto!

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