pippa | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Mon, 03 Feb 2025 13:21:09 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png pippa | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Quei ridicoli nomi del piacere solitario https://www.parolacce.org/2020/10/27/modi-di-dire-masturbazione-sega/ https://www.parolacce.org/2020/10/27/modi-di-dire-masturbazione-sega/#comments Tue, 27 Oct 2020 10:24:10 +0000 https://www.parolacce.org/?p=17730 In questi tempi di “lock down” e di isolamento forzato, l’argomento è tornato d’attualità. Sembra infatti che, per colpa della pandemia, sia aumentato l’autoerotismo: lo fa il 35% degli uomini e il 17% delle donne costretti a casa in smart… Continue Reading

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Sega: il termine più diffuso per indicare l’autoerotismo.

In questi tempi di “lock down” e di isolamento forzato, l’argomento è tornato d’attualità. Sembra infatti che, per colpa della pandemia, sia aumentato l’autoerotismo: lo fa il 35% degli uomini e il 17% delle donne costretti a casa in smart working. L’ha riscontrato un sondaggio su mille lavoratori svolto fra Regno Unito, Usa, Canada e Australia. Anche se, in tempi normali, basta il matrimonio per far impennare il sesso solitario.
Ma al di là delle battute, l’argomento è interessante dal punto di vista linguistico. In italiano, infatti, l’autoerotismo ha una cinquantina di nomi: quelli davvero neutri sono la minoranza. La maggioranza, infatti, sono termini goliardici e divertenti, ma anche ricchi di sfumature moralistiche di condanna (e questo in tutte le lingue del mondo, come vedremo più sotto). L’autoerotismo ha questi due volti, che a ben guardare sono facce della stessa medaglia, ovvero l’imbarazzo.  Perché?

Si fa ma non si dice

La domanda si impone, visto che è un comportamento molto diffuso in natura fra i mammiferi: lo fanno le scimmie, i cani, i cavalli, gli asini, i gatti, i galli e persino i delfini. Tant’è vero che in una grotta tedesce, a Hohle Fels, è stato trovato un fallo di pietra levigata di 28mila anni fa: il primo “dildo” (giocattolo sessuale) della storia. 

Meme ironico sull’aumento di autoerotismo per il Covid.

E oggi? Secondo l’ultimo “Rapporto sulla sessualità degli italiani” (di Marzio Barbagli, Gianpiero Dalla Zuanna e Franco Garelli – Il Mulino, 2010), si masturba un italiano su 3. Ma con molte differenze: lo fanno più gli uomini (48%) che le donne (20%), Lo fanno più gli under 24 che gli over 60enni; lo si fa più al nord che al sud. Ma – ed è il dato più significativo – si è masturbato almeno una volta nella vita l’86% dei non credenti,e il 60% dei credenti. Anche se, come vedremo qui sotto, il tabù della masturbazione non è nato in campo religioso ma medico. Ed è recente: si è sviluppato solo negli ultimi 3 secoli.
Dunque, gli imbarazzi nascono da una scelta culturale. I nomi che usiamo, infatti, mettono a nudo i nostri giudizi e paure. Secondo una ricerca più recente (rapporto Eurispes “Sesso, erotismo e sentimenti”, 2018) oggi 8 giovani su 10, soprattutto quelli con più alto titolo di studio, considerano il sesso solitario un’attività “normale”. Ma i termini che lo designano, e i modi di dire che ispirano raccontano un’altra storiaPer capirla, occorre riavvolgere il nastro, con l’aiuto di un libro ben documentato di Jean Stengers e Anne Van Neck “Storia della masturbazione” (Odoya).

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Dagli Egizi a Gianna Nannini

Il dio egizio Atum.

Per molte religioni antiche l’universo cominciò con un atto autoerotico: Atum, dio egizio della creazione, generò i primi esseri facendo fuoriuscire il proprio sperma. E questo è uno dei motivi per cui la masturbazione è tabù: l’autosufficienza sessuale è una prerogativa divina. Nell’antichità classica la masturbazione era considerata una pratica naturale. Il filosofo Diogene il Cinico (IV secolo a. C.) si masturbava in pubblico: per lui era un bisogno corporale come un altro. Galeno di Pergamo, medico vissuto nel II secolo d. C., consigliava la masturbazione agli uomini per regolare la produzione dei liquidi corporei e alle donne per risolvere i disturbi nervosi.
La Bibbia, invece, non ne parla: l’onanismo (oggi sinonimo di masturbazione) deriva da Onan, personaggio della Genesi. Ma egli in realtà fu condannato da Dio non per autoerotismo, bensì per coitus interruptus: disperdeva il seme per non aver figli da Tamar, la vedova del fratello, che aveva sposato.  

Il cristianesimo, inizialmente, ha ignorato la masturbazione, limitandosi a inquadrarla come “rammollimento” dell’animo o disordine morale. Fu solo San Tommaso d’Aquino nel 1200, a citarla fra i peccati gravi contro natura (perché non rientra nei rapporti coniugali a scopo procreativo). Ma l’ammonimento non fece breccia: nel 1621, il medico inglese Robert Burton nel suo trattato “L’anatomia della malinconia”, la consigliava alle donne depresse.
La pessima nomea dell’autoerotismo risale infatti al 1700 e non per opera della Chiesa, bensì della medicina. Nel 1712 fu pubblicato in Inghilterra “Onania: ovvero l’odioso peccato dell’autopolluzione e tutte le spaventose conseguenze per entrambi i sessi”: l’autore era un medico, tale John Marten (il libello uscì anonimo), che elencava tutti i presunti danni dell’autoerotismo. Un terrorismo psicologico dettato da motivi d’affari: vendere i rimedi ricostituenti (tabacco da fiuto, erbe fortificanti) per chi se ne sentiva in colpa. Il trattato ebbe grande successo e la campagna contro l’autoerotismo prese avvio. Del resto, nell’Illuminismo la pratica era condannata perché dava sfogo agli istinti a scapito della ragione e favoriva la solitudine alla sana vita sociale. E nuoceva all’economia: toccarsi era uno spreco di forze.

Il mito dei danni fisici causati dalla masturbazione: illustrazioni tratte da “The Sexual System and Its Derangements” di Emery C. Abbey, 1877.

Così nel 1760 uscì “L’onanisme”, del medico svizzero Samuel Tissot, il primo trattato “scientifico” in cui si elencavano i danni causati dalla masturbazione. Il piacere solitario causava la cecità perché con l’eiaculazione si perdeva zinco, oligoelemento che proteggeva l’occhio dalla luce. L’autoerotismo rendeva deboli perché con il seme si disperdeva l’energia vitale. E dato che l’orgasmo è simile a una scarica epilettica, si credeva che la masturbazione causasse l’epilessia. Uno dei massimi oppositori della masturbazione fu l’americano John Harvey Kellogg, classe 1852, fratello del capostipite della dinastia dei cereali. Medico avventista, propugnò l’alimentazione a base di fibre per combattere l’autoerotismo, “crimine abominevole”. Una vera crociata anti masturbatoria, combattuta anche con l’ausilio di orribili cinture di castità e corsetti per impedire “atti impuri”.
All’inizio del 1900 Sigmund Freud pose le basi per una rivoluzione culturale, evidenziando che questo comportamento inizia fin dall’infanzia. E negli anni ‘50 il rapporto Kinsey, negli USa, rilevò che era un comportamento molto diffuso fra gli intervistati. Ma occorse aspettare fino agli anni ‘70, subito dopo la rivoluzione sessuale, per togliere la masturbazione dal banco degli imputati in medicina. Da malattia, è diventata cura con benefici effetti sull’umore, l’apparato sessuale, il sistema immunitario e chi più ne ha più ne metta.

“Il grande masturbatore” di Dalì.

Ma l’autoerotismo era già stato “sdoganato” molto prima dagli artisti.  Nel 1913 il pittore austriaco Gustav Klimt ritrasse diverse donne mentre si carezzavano. “Il grande masturbatore” è un dipinto di Salvador Dalí, eseguito nel 1929 e ha un significato più profondo: descrive l’artista come una persona sola, a contatto costante con la morte e il decadimento, e che si rifugia in un mondo sognante e immaginario che viene equiparato a un costante autoerotismo.

E più tardi è diventato perfino una performance dal vivo: nel 1972, l’artista italo americano Vito Acconci, nascosto sotto il un sottoscala di una galleria d’arte di New York, si masturbava raccontando al pubblico, attraverso un altoparlante, le sue fantasie erotiche. L’opera si intitolava “Il semenzaio”. Nel mondo della canzone italiana, il precursore è stato Lucio Dalla nel brano “Disperato erotico stomp” (1977): “mi son fermato a guardare una stella, sono molto preoccupato, il silenzio m’ingrossava la cappella. Ho fatto le mie scale tre alla volta, mi son steso sul divano, ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano”.

La copertina di “California”.

Poi è arrivata la copertina del primo disco di Gianna NanniniCalifornia” (1979) con la Statua della Libertà che impugnava un vibratore: la canzone principale, “America”, è un inno alla masturbazione, sia maschile che femminile (Per oggi sto con me, mi basto e nessuno mi vede / E allora accarezzo la mia solitudine, / (…) Fammi sognare lei si morde la bocca e si sente l’America/ Fammi volare lui allunga la mano e si tocca l’America. Il brano fece scandalo perché l’autrice era una donna e perché la copertina del disco rendeva il tema più evidente. Un’altra donna ha fatto scalpore più di recente, nel 2007: la cantante britannica Marianne Faithfull nei panni di  “Irina Palm”, film che racconta la storia di una donna che si guadagna da vivere facendo “lavori di mano” in un glory hole.
Ma ancor più eclatante il sito Beautiful agony, lanciato nel 2004: mostra i video di persone che riprendono il proprio volto durante un orgasmo, per lo più mentre si masturbano. Un modo, dicono i fondatori del sito, per concentrare l’attenzione dell’erotismo non tanto sui corpi nudi ma sui volti.

Quei 50 nomi pruriginosi

T-shirt ironica in un pastificio emiliano.

Prima di elencare tutti i nomi dell’autoerotismo, è il caso di spendere due parole sul termine apparentemente più neutro perché usato in ambito scientifico: “masturbare”. Già dal punto di vista sonoro crea disagio. Il termine, infatti significa letteralmente manu turbare”, agitare con la mano, anche se “turbare” evoca sconvolgere, alterare la serenità o l’equilibrio di qualcosa. In questo termine, infatti, si concentra tutta la concezione negativa, moralistica, che vede in questo atto un “turbamento”: innanzitutto del corpo, dato che (come abbiamo ricordato sopra), fu prima di tutto la medicina a mettere all’indice i giochi di mano. Ma poi queste credenze furono fatte proprie dalla mentalità puritana del calvinismo inglese, che vedeva il matrimonio e il sesso solo come finalizzati alla procreazione: in questo contesto l’autoerotismo, un atto solitario finalizzato solo al piacere, non poteva che essere giudicato in modo negativo.
E questa ottica rientra permea anche l’espressione “masturbazione mentale (o intellettuale)”, per designare i pensieri fini a se stessi, infruttuosi.
C’è poi l’altro aspetto, quello ridicolo: molte espressioni sono palesemente ironiche (raspa, sega, pugnetta, pippa, manichetto, smacchinare…) forse per compensare l’imbarazzo di riferirsi a un gesto di sfogo solitario, animalesco e meccanico. Eppure, da un altro punto di vista, potremmo considerare questo atto come un’espressione di  autosufficienza: un bastare a se stessi che soddisfa un impulso naturale. Certo, resta pur sempre un’autosufficienz
a illusoria, un surrogato, un ripiego, essendo il sesso un’attività sociale, uno scambio che arricchisce (se funziona).

E ora vediamo l’elenco dei 50 termini che designano il piacere solitario. La fonte principale è stato il “Dizionario storico del lessico erotico” (Walter Boggione, Giovanni Casalegno, Utet), integrato dal dizionario Treccani e da WIkipedia. Fra questi termini, quasi la metà (44%) sono descrittivi, spesso in modo ironico; e altrettanti (42%) sono allusivi; il 14% sono moralistici e solo il 2% è realmente neutro

Scritta sul muro con risposta ironica.

Da notare che solo 4 espressioni indicano specificamente l’autoerotismo femminile (ditalino, solleticarsi col dito, titillarsi, sgrillettarsi): gli altri sono “unisex” (solitario, accarezzarsi, lavorare di mano) ma la maggior parte descrive l’atto maschile (sega, raspa, pugnetta). Segno della mentalità maschilista che vede nel piacere l’espressione di un più forte istinto e appetito sessuale, anche se con notevole ambivalenza: molte espressioni, come vedremo sotto, connotano questo come un atto di debolezza. Se sei un vero uomo hai una donna per soddisfarti, se invece ti tocchi vuol dire che non ne hai (“sfigato” perché debole, brutto, incapace) o sei insoddisfatto.

Ecco la lista completa dei termini divisi per categorie:

termini allusivi: 21 ♦ 5 contro 1 (= riferimento alle 5 dita e al membro)

♦ aggiustarsi con le mani 

♦ avere il braccio per amico 

♦ bricolage

♦ essere della religione del Manicheo (= riferimento alla mano) 

♦ fare manna palmiera (= produrre manna con il palmo della mano)

♦ levare la berretta (riferimento al gesto del braccio, oppure giro di parole per scappellare, cioè scoprire il glande) 

♦ manichetto  (= riferimento alla mano) 

♦ manichino (= riferimento alla mano) 

♦ menarsi l’agresto (= uva acerba: perdere tempo con qualcosa che non è pronto) 

♦ seminare la mandragola nei boschi (= la sua radice ha forma fallica)

♦ Federica (…la mano amica: il termine personifica la mano con un gioco di parole in rima)

♦ gioco solitario

♦ piacere solitario 

♦ ipsazione (= attività su sè stessi) 

♦ self service 

♦ singolare 

♦ solo, assolo 

♦ solitario 

♦ Venere solitaria 

termini moralistici: 7 ♦ amore artifiziato 

♦ corrompersi 

♦ mastuprarsi 

♦ masturbarsi

♦ mollizia 

♦ onanismo 

♦ vizio (solitario)

termini neutri: 1 ♦ autoerotismo
termini descrittivi: 22 ♦ accarezzarsi

♦ ditalino

♦ fregare

♦ lavorare di mano 

♦ macchinetta 

♦ maneggiare 

♦ manipolarsi 

♦ menare 

♦ menatina 

♦ palmeggiare (maneggiare col palmo della mano)

♦ pippa (dalla forma fallica della pipa)

♦ pugnetta (da pugno)

♦ raspa, raspone (da raspa, lima) 

♦ sbattutina del manico 

♦ scazzellare (sollazzarsi) 

♦ sega (per il movimento ripetitivo)

♦ smacchinare 

♦ solimano 

♦ solleticarsi col dito 

♦ sgrillettare 

♦ titillarsi

♦ toccamento

I MODI DI DIRE: DALLA DEBOLEZZA ALLA MONOTONIA

Celebre titolo di un libro di Giacobbe.

I termini che designano l’autoerotismo possono però avere anche altri significati, tutti negativi:

♦ sega, mezza sega, pippa, segaiolo, pippaiolo: debole, inetto, stupido, di nessun valore, imbranato, incapace, nullità, schiappa, mezza calzetta. uomo poco virile, debole e impacciato, inibito con le donne. Chi si dedica al sesso solitario è oggetto di disprezzo: un disonore per i maschi, ritenuti incapaci di trovare una partner.

♦ sega mentale, pippone, menata, pugnetta: discorso lungo, monotono, ripetitivo, insopportabile, cervellotico, noioso, sterile, inconcludente, infruttuoso. E’ un’allusione alla ripetitività dell’atto sessuale.

♦ poche seghe: basta indugi

♦ fare una sega: essere inferiore (“Pino mi fa una sega”)

♦ una sega: niente (“non mi importa una sega”)

L’espressione “fare sega” nel senso di “bigiare, marinare la scuola” non si riferisce al sesso, bensì all’atto di recidere con un colpo netto la frequenza scolastica. 

Nelle altre lingue: da “strozzare il pollo” a “pettinare la giraffa”

L’attrice Cameron Diaz in posa allusiva col titolo: “Il piacere è tutto mio”.

La ricchezza linguistica di termini per descrivere l’autoerotismo non è un’esclusiva dell’italiano. In tutte le lingue, infatti, sono presenti modi di dire allusivi che sono un capolavoro di creatività molto divertente. Da “stringere la mano al presidente” al cruento “strozzare il pollo”, da “pettinare la giraffa” ad “accarezzare la scimmia”, da “frustare la bestia” a “spettinare il pagliaccio”… Fino a “suonare il fagotto di pelle”. Da notare le metafore poetiche create nelle lingue orientali, come “far volare un aquilone”.
La più universalmente diffusa sembra comunque l’espressione a sfondo matematico “5 contro 1”.
Ecco una lista parziale di espressioni in 18 lingue (chi volesse segnalarne altre nei commenti, è benvenuto).

 

inglese colpire il vescovo (bashing the bishop: riferimento alla sagoma dell’alfiere negli scacchi), sfogliare il fagiolo (flicking the bean), strozzare il pollo (choke the chicken), scuotere la carota (cuffing the carrot), mettere la salsa al taco (saucing the taco), fare eruttare il verme (burping the worm), lucidare il muffing (buffin the muffin), dipingere il sottaceto (painting the pickle), incantare il serpente (charming the cobra), far piangere il calvo (making the bald man cry), stringere la mano al presidente (shaking hands with the president), pulire il corno (to polish the horn), schiaffeggiare il sergente (slapping the sergeant), sbucciare un po’ di peperoncino (Peel some chili’s), staccare la prugna da soli (Pulling the Plum Off Yourself), andare da soli in città (Going to Town on Yourself), strappare la maniglia da soli (Tearing The Handle Off Yourself), nutrire l’asino (feeding the donkey). 

masturbazione femminile: pagaiare la canoa rosa (Paddling the pink canoe), visitare la cassetta di sicurezza (Visiting the safety deposit box) far uscire l’omino dalla barca (Flicking the Little Man Outta The Boat, riferimento al clitoride)

francese scuotersi (se branler), ménage à moi (rapporto a me), toccarsi le tagliatelle (se toucher la nouille), mungere la mucca (traire la vache), lucidarsi il manico (s’astiquer le manche), far piangere gli angeli (faire pleurer les anges), lucidarsi l’anello (s’astiquer le jonc), giocare con la bacchetta magica (jouer avec le baguette magique), battersi la coda (Se taper une queue), pettinare la giraffa (peigner la girafe), soffiare il ciclope (moucher le cyclope), fottersi (s’en foutre)

masturbazione femminile: digitarsi (se doigter), mescolare l’insalata (tourner la salade), manomettersi la pancetta (se trifouiller le lardon), far rotolare la palla (se rouler la bille

portoghese sbucciare la banana (descascar a banana), 5 contro 1 (5 contra 1), giocare a biliardo tascabile (Jogar bilhar de bolso), spettinare il pagliaccio (Descabelar o palhaço)
spagnolo   ballare con Manuela (bailar con Manuela, che sta per “manuale”), tirare il collo all’oca (Jalarle el cuello al ganso), cinque contro il calvo (cinc contra el calvo, in catalano), fare  il fieno (echar paja, Venezuela), svuotare la vena principale (drenar la vena principal, Messico)
tedesco 5 contro Willy (5 vs Willy), soffocare Giorgio (den Jürgen würgen), salutare uno dalla palma (einen von der Palme wedeln), strofinare la carota (die Möhre schrubben), cinque contro uno  (Fünf gegen einen)
svedese dare la cera al salame (Vaxa salamin), impastare la baguette (Knåda baguetten), lucidare la spada di maiale (Putsa fläsksvärdet), suonare il flauto di pelle (Spela på skinnflöjten), nutrire il castoro (Mata köttbävern), cavalcare l’ascensore di pelle (Åka skinnhis), far piangere Gesù bambino (Få jesusbarnet att gråta), giocare a ping pong tascabile (Spela fickpingis), frustare la bestia (Piska besten), trascinare Tarzan (Dra en Tarzan) 
danese battere i ciclopi (At tæve kyklopen)
norvegese  lanciare il salmone (nappe laksen)
finlandese disegnare a mano (vetää käteen), disegnare a secco (vetää kuivat), giocare a biliardo tascabile (pelata taskubiljardia), suonare il fagotto di pelle (soittaa nahkafagottia
rumeno stringere la mano al presidente (a da mana cu presedintele), colpire in testa il muto (ai da-n cap lu ‘mutu
polacco frustare il cavallo (walic konia), guidare col freno a mano (jechac na recznym), colpire un tedesco sull’elmetto (Bic niemca po kasku), giocare a biliardo tascabile (Grac w kieszonkowy bilard)
russo accarezzare la scimmia (Lysogo v kulake gonyat)
hindi la tua mano è Dio (apna haath, jagannath)
turco  tirar fuori il 31 (31 çekmek: la parola “el”, mano si traduce in numero 31)
thailandese far volare un aquilone (Chuck Wow, per i maschi); pescare (Tuk Bet, per le donne)
cinese manovrare l’aeroplano (打飞机), sparare un colpo di pistola (打手枪), piacere privato (私人乐趣), mangiare se stessi (吃你自己)
ebraico portare a mano (להביא ביד )
giapponese  10mila sfregamenti (Shiko Shiko Manzuri, per le donne), mille sfregamenti (Shiko Shiko senzuri, per gli uomini)

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PIRLA project, CACCA club e altre (vere) sigle divertenti https://www.parolacce.org/2018/02/27/acronimi-volgari/ https://www.parolacce.org/2018/02/27/acronimi-volgari/#comments Tue, 27 Feb 2018 09:00:30 +0000 https://www.parolacce.org/?p=13846 Da bambino, quando leggevo Topolino, mi divertivano gli acronimi delle ditte dietro cui i Bassotti mascheravano le loro attività criminose. Tipo la Federazione Unitaria Rigattieri Trovarobe Organizzati (FURTO). Mi faceva ridere il fatto che le iniziali dei nomi dessero vita… Continue Reading

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La pagina Web del club fotografico CACCA: guarda caso è a… Chicago

Da bambino, quando leggevo Topolino, mi divertivano gli acronimi delle ditte dietro cui i Bassotti mascheravano le loro attività criminose. Tipo la Federazione Unitaria Rigattieri Trovarobe Organizzati (FURTO). Mi faceva ridere il fatto che le iniziali dei nomi dessero vita a parole di senso compiuto, a differenza delle sigle del mondo reale (tipo Cgil, Cisl e Uil) che sono solo sequenze di lettere.
In questi giorni ho scoperto altri acronimi divertenti. Ma con 3 differenze rispetto a quelle dei Bassotti: sono sigle vere, e sono in inglese. E danno vita non a parole, ma a parolacce italiane.
Non sono, però, il frutto della fantasia goliardica di qualcuno, ma indicano enti governativi, invenzioni tecnologiche, associazioni, serissimi progetti di ricerca scientifici e anche una blasonata squadra di calcio. Tranne qualche eccezione, sono per lo più assonanze dovute al caso. La malizia, dunque, sta nell’occhio di chi le legge (e si diverte)...
Ecco la raccolta delle 22 sigle più pazze del mondo, che arrivano dagli Usa ma anche dalla Francia, da Haiti e, solo in un paio di casi, sono stati creati da italiani (fate clic sulle foto per ingrandirle).

PIRLA

In Lombardia è uno degli insulti (bonari) più usati. Per un ridicolo caso del destino, PIRLA designa anche un serio progetto scientifico: il Paleoecological Investigation of Recent Lake Acidification, per gli amici “PIRLA project”. E’ lo studio paleo-ecologico (cioè antico) della recente acidificazione dei laghi. Mica cose da PIRLA.

VAFFA

Non tutti gli acronimi volgari nascono per caso. A volte possono verificarsi un po’ per caso e un po’ per malizia, se gli autori sono italiani. Nel 2011, infatti, alcuni ricercatori dell’Infn e dell’Università di Torino avevano presentato un Prin (Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale) su un sistema di analisi virtuale per l’Lhc, l’acceleratore di particelle al Cern di Ginevra. L’acronimo del sistema era VAFFA: Virtual Analysis Facility For the Alice experiment. Con un “vaffa” le particelle vanno più veloci.


CACCA

L’acronimo sta per Chicago Area Camera Club Association: in pratica, è un club che riunisce gli appassionati di fotografia, organizzando corsi e concorsi. Con una sigla così, era inevitabile che il club Cacca avesse sede a…. Chicago.
Una sigla simile – CAC – designa il centro di informatica avanzata (Center for advanced computing) dell’università Cornell. E l’ignobile acronimo CACAR indica invece il Rapporto di valutazione dei contaminanti artici canadesi (Canadian Arctic Contaminants Assessment Report).

CULO

Il laboratorio di ornitologia della Cornell University (Cornell University Lab of Ornithology) dà origine a un acronimo ridicolo: CULO. Forse, dopo qualche tempo, devono essersi resi conto dell’assonanza imbarazzante, e usano più frequentemente il nome Cornell Lab of Ornithology (CLO). Peccato: sarebbe stato bello leggere uno studio sul cuculo fatto dal… CULO.

FICA e FIGA

Ad Haiti, c’è una squadra di calcio che si crede più brava delle altre. Tanto che, sulla propria casacca, ha cucito il logo FICA. Ma non è presunzione: è l’acronimo di Football Inter Club Association. Per un Paese dove si parlano francese e creolo, un nome inglese è stato una scelta un po’ snob. La FICA, fondata nel 1972, milita nella massima categoria e ha vinto 7 scudetti. Qui in Italia avrebbe molti tifosi pronti a fare un cambio di casacca per lei.

Ma se la squadra FICA è frutto di un’assonanza incidentale, non è il caso della stessa sigla, FICA, che designa invece un particolare tipo di antenna per telefoni cellulari: la Folded Inverted Conformal Antenna (Antenna conforme invertita piegata). Dietro questo malizioso acronimo, infatti, si cela lo zampino di due ingegneri italiani, Carlo Di Nallo e Antonio Faraone, che l’hanno inventata nel 2005, quando lavoravano nei laboratori di ricerca delle Motorola, negli Usa.

Ma non è tutto: FICA è anche la sigla di:

E non poteva mancare anche la variante con la “g”. L’acronimo FIGA designa:

MERDA

All’American Museum of Natural History di New York hanno inventato, per ricostruire i fossili incompleti, una Analisi dei dati di sostituzione delle voci mancanti. La sua sigla, in inglese, suona Missing Entry Replacement Data Analysis: MERDA. Questa procedura, illustrata nel 2003 sul Journal of Vertebrate Paleontology, non ha però un nome casuale, come ho potuto verificare intervistando uno degli autori, Ward C. Wheeler, della divisione di zoologia degli invertebrati al Museo.«Abbiamo scelto quella sigla di proposito, sappiamo cosa vuol dire quella parola in catalano (come in italiano, ndr). Era un acronimo divertente: l’abbiamo scelta per sottolineare la scarsa qualità dei gruppi incompleti di dati. La procedura è tuttora usata per l’analisi di campioni incompleti di fossili».

MONA & SEGA

Questa strana coppia designa due apparati di rilevazione alla Michigan State University: il Modular Neutron Array (MoNA), un rilevatore di neutroni, e il Segmented Germanium Array (SeGA) che invece individua il germanoAnche nel mondo atomico, quando c’è una (MONA) non c’è l’altra (SEGA)?  O forse sono usati in simultanea: ovvero, tecnicamente parlando, in accoppiamento (coupling).
Ma gli acronimi equivoci non riguardano solo il mondo della fisica delle particelle: in medicina, l’acronimo Mona sta per Morphine, Oxygen, Nitriglycerin, Aspirin, ovvero i trattamenti da somministrare in caso di sospetto attacco di cuore (ma i recenti progressi medici hanno corretto questo approccio: ossigeno e morfina rischiano di fare danni).
Va aggiunto, a corredo di questo caso, che SEGA indica anche il Serbia Economic Growth Activity, un ente di monitoraggio fiscale degli Usa in Serbia.

OSTIA

No: non è una sigla veneta blasfema. Ostia sta per “The Ocean’S role in miTIgating climAte change“, ovvero il ruolo dell’oceano nel mitigare il cambiamento climatico: è un progetto dell’Istituto di ricerca Geomar Helmholtz per la ricerca oceanica di Kiel (Germania). Gli scienziati si propongono di indagare che cosa succede nel lungo termine alle emissioni e al calore che l’oceano ha immagazzinato dall’inizio dell’industrializzazione. 

PIPPA

La poco nobile sigla PIPPA sta per Pressurized Pile Producing Power and Plutonium (cumulo pressurizzato che produce energia e plutonio): ovvero, in parole povere, una centrale nucleare britannica, quella di Calder Hall, chiusa nel 2003. L’esatto contrario di una PIPPA.

SCOPA

Il sesso, a dispetto delle apparenze, non c’entra. Lo Standing Committee on Public Accounts (SCOPA) ovvero il Comitato permanente sui conti pubblici è un austero organo di controllo delle spese parlamentari in Sud Africa.
Questo ente pubblico monitora, insomma, il buon uso dei fondi dello Stato: se qualcuno li spreca, se c’è un sospetto di corruzione, interviene la SCOPA. Per vedere se qualcuno si è… fottuto i soldi dei contribuenti. Il comitato è composto da 16 – ehm – membri.

PRONACUL

Sembra la marca di una supposta. Invece “Pronacul” è un acronimo che sta per PROmozione del patrimonio NAturale e CULturale: è un progetto, finanziato dall’Unione Europea, che ha come obiettivo la conservazione e la promozione del patrimonio naturale e culturale nell’area adriatico-ionica. Al progetto partecipano infatti, oltre all’Italia, anche  Slovenia, Croazia, Grecia, Bosnia Erzegovina e Serbia. 

Vi è piaciuta questa lista? Su questo sito trovate anche:

• le città del mondo con un nome volgare,

• le parole straniere che sono identiche a parolacce italiane,

• E in questa pagina trovate altri acronimi fra i prodotti stranieri che diventano imbarazzanti in italiano: dalla bevanda Frocho al software Inkulator.

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Perché i genitali sono diventati insulti? https://www.parolacce.org/2016/02/17/offese-metafore-sessuali/ https://www.parolacce.org/2016/02/17/offese-metafore-sessuali/#respond Wed, 17 Feb 2016 14:07:43 +0000 https://www.parolacce.org/?p=9415 “Cazzone, cazzuto, incazzato“: non passa inosservato il sottotitolo di “Deadpool“, un film su un supereroe per adulti, stravagante, comico e politicamente scorretto. Il film, al cinema in questi giorni, è l’occasione per parlare dei genitali usati come insulti: perché i nomi che designano pene,… Continue Reading

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deadpoolCOLCazzone, cazzuto, incazzato“: non passa inosservato il sottotitolo di “Deadpool“, un film su un supereroe per adulti, stravagante, comico e politicamente scorretto. Il film, al cinema in questi giorni, è l’occasione per parlare dei genitali usati come insulti: perché i nomi che designano pene, vulva, glutei sono usati anche per offendere le persone (coglione, testa di cazzo, faccia da culo, rincoglionito)?
Non è strano che gli organi sessuali (nei quali ho inserito anche i glutei, in quanto richiami erotici) siano usati per descrivere le caratteristiche psicologiche o i modi di fare delle persone, e per di più in modo negativo?
La questione è intrigante. Indagando ho scoperto che queste metafore sessuali sembrano indicarci una rotta morale, additando i peggiori difetti umani, sia intellettivi che comportamentali. E lo fanno con una lucidità sorprendente: sembrano aver attinto da un trattato di psichiatria. I difetti che queste espressioni mettono alla berlina, infatti, sono così universali che caratterizzano molti celebri personaggi cinematografici: non solo Deadpool, ma tutte le macchiette rappresentate nei film di Carlo Verdone… e non solo.

Prima di svelare la mappa semantica degli insulti derivati dai genitali, affrontiamo subito la questione di fondo: cosa c’entrano gli organi sessuali con i difetti morali? Perché i nomi del sesso sono usati per esprimere offesa, disistima, disprezzo?
Innanzitutto perché i nomi osceni, evocando il sesso, sono emotivamente carichi, sono parole impregnate di passioni. Ma questa carica non è solo positiva (eros, piacere, seduzione, forza vitale, eccitazione, fecondità…). Il sesso ha anche un risvolto negativo: ci ricorda la nostra natura animalesca, da cui cerchiamo sempre di prendere le distanze. Ecco perché il sesso è usato per “abbassare” il valore di una persona: se dico a qualcuno che è una “testa di cazzo”, metto la sua intelligenza sullo stesso piano della pulsione sessuale, irrazionale e incontrollata. Quella persona, invece di ragionare col cervello, si lascia guidare dal pube. La “torre di controllo” si è spostata dall’alto al basso

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Iniziativa di un gruppo di creativi free lance: non vogliono essere sotto pagati, cioè trattati da coglioni.

Questa visione svilente della sessualità è stata rafforzata, nella cultura occidentale, dall’orfismo, un movimento religioso nato in Grecia nel VI secolo a.C.: gli orfici disprezzavano il corpo, mortale e limitato, perché lo consideravano inferiore all’anima, pura e immortale. Nei secoli successivi questo contrasto fra mente e corpo è stato rafforzato anche dal cristianesimo, per il quale la vita terrena vale solo in funzione di quella ultraterrena.

Ecco perché, in moltissime lingue, i nomi che designano i genitali sono usati come insulti, anche se con molte variazioni da un Paese all’altro: alcuni Paesi utilizzano più le metafore derivate da pene e testicoli, altri quelle dalla vulva, altri ancora quelle che rimandano ai glutei.
Per esempio, tornando al film  “Deadpool”,  la tripletta inglese che lo descrive, significa letteralmente: tosto, saccente, grandioso, ed è giocata sulle varianti di “ass”, culo. In Italia, anche se culo è una parola dai molti significati (ne avevo parlato qui), preferiamo usare come metafora i genitali maschili: il “lato A” invece del “lato B”. Ecco perché nella versione italiana i traduttori hanno puntato sugli aggettivi derivati dal pene: cazzone, cazzuto, incazzato. Infatti, cazzuto è la traduzione corretta di bad ass,; smart ass è reso con cazzone, mentre sarebbe stato più corretto definirlo cazzaro (fanfarone, spaccone). Per il terzo aggettivo, great ass, non esiste un corrispettivo derivato dai genitali maschili: sarebbe stato corretto tradurlo come figone. E infatti in italiano le metafore derivate dal sesso femminile esprimono per lo più concetti positivi: figa (bella donna), figo (bell’uomo, alla moda, attraente, elegante), figata (cosa bella, piacevole, ben riuscita)… L’unica eccezione è fighetto, inteso come elegante, vanesio, affettato. Ma d’altronde non bisogna dimenticare che fesso (= sciocco, scemo) deriva da fessa (fessura, vulva), e fregnone (= sciocco, stupido) da fregna (vulva).

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T-shirt: sono con un testa di…

Qualcuno ha ipotizzato che forse la nostra cultura è fissata alla fase fallica (la fase dello sviluppo infantile che concentra la libido sul pene) mentre quella anglosassone a quella anale, ma è una lettura troppo semplicista: anche in italiano abbiamo molti riferimenti al deretano (faccia da culo) e agli escrementi (faccia di merda) nei nostri insulti. Forse, il contrasto fra pene-spregiativo e vulva-elogiativa è uno dei tanti sintomi del maschilismo della nostra cultura: i maschi disprezzano il proprio sesso, apprezzando quello opposto. C’è del vero, ma come spiegare, allora, gli spregiativi derivati dal sesso femminile?
E’ più probabile che questa opposizione nasca da un altro aspetto: mentre la vulva è nascosta e misteriosa, il pene è un organo evidente, appeso e penzolante, quindi in balìa dei movimenti del corpo: come tale si presta a diventare il simbolo di un essere passivo e inanimato.
In ogni caso, è impossibile generalizzare: in francese, per esempio, il termine che designa la vulva, con, è usato come insulto: equivale al nostro coglione. Lo stesso avviene anche in inglese, dove il termine twat (vulva) è un’offesa pesante che significa coglione, stronzo, pezzo di merda. I nomi del sesso, insomma, sono veri jolly linguistici che possono esprimere tutto e il contrario di tutto, come già raccontavo in questo post.

Ed è proprio questa ricchezza espressiva a rendere difficile studiare questi appellativi, e tradurli da una lingua a un’altra: che cosa vogliamo dire quando affermiamo che una persona è “un coglione“? E’ questa la prima difficoltà con cui ci si scontra se si vuole fare una mappa semantica degli insulti tratti dal lessico sessuale, traducendo le parolacce in termini neutri o almeno non volgari. Così facendo, ho potuto distinguere gli insulti genitali in due grandi famiglie: quelli contro l’intelligenza e quelli contro il comportamento. E mentre compilavo questo elenco (nel quale ho inserito, in blu, alcuni corrispettivi in inglese) mi sono venuti in mente diversi personaggi cinematografici che incarnassero quei difetti. Tipi umani presenti a ogni epoca e latitudine.

insultiGenitali1Gli insulti contro l’intelligenza si possono dividere in 2 sottocategorie: quelli che condannano l’incapacità di intendere, ovvero il ritardo mentale in varie forme; e quelli che puntano l’indice contro l’ottusità, l’ostinazione, ovvero la demenza e i deficit di attenzione. Mentre i primi sono difetti permanenti, i secondi possono essere transitori: perché si è presa una botta in testa, perché si è invecchiati, perché si è stanchi. Questi insulti, insomma, evidenziano – per contrasto – l‘importanza dell’intelligenza, della prontezza di riflessi, della capacità di discernere e agire di conseguenza.
Chi è privo di queste doti, è emarginato e disprezzato. Ma al tempo stesso fa ridere: se guardate i personaggi che incarnano questi difetti, sono tutti personaggi comici: da Checco Zalone a Mr Bean, fino al tontolone Leo, portato in scena da Carlo Verdone in “Un sacco bello”.

insultiGenitali2Discorso altrettanto interessante si può fare per gli insulti che stigmatizzano determinati comportamenti. Mettendoli tutti insieme, mi sono accorto che coincidono in modo impressionante con i disturbi di personalità, cioè le malattie mentali che compromettono l’equilibrio psicologico e relazionale di una persona. Sono tutte forme di disadattamento: chi ne è affetto risponde in modo inadeguato ai problemi della vita, compromettendo i rapporti con gli altri. Sono persone aggressive, false, esibizioniste, moleste, vittimiste, incapaci di empatia con gli altri, insensibili, cattive. E proprio per questo sono il bersaglio di molti e pesanti insulti, come potete vedere dal grafico qui a lato. Nei loro confronti, è difficile usare una chiave comica: soprattutto verso i sociopatici, che non a caso hanno ispirato schiere di “cattivi” nei film.

Dunque, riunendo tutti gli insulti derivati dai genitali, emerge un quadro sorprendente: additano le peggiori caratteristiche di una persona, che diventa così meritevole di disprezzo e di dileggio. Ma queste parolacce non sono soltanto offese. Indirettamente indicano (per contrasto) i valori più importanti che ognuno di noi dovrebbe perseguire se vuole ottenere la stima e la benevolenza altrui: l’intelligenza, l’acume, la ragionevolezza, l’altruismo, l’empatia, la dolcezza, il rispetto… Insomma, a ben guardare, gli insulti genitali non sono cazzate.

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