Film dei fratelli Cohen (2007).
Sono sopravvissuti a molte tempeste, e dal loro bagaglio di esperienze (e di errori) avremmo tutti da imparare. Tanto che “vecchio” e “saggio” sono quasi sinonimi.
Eppure agli anziani non riserviamo solo rispetto. Nel nostro vocabolario ci sono 60 offese su di loro: mummia, fossile, carampana… e molte altre.
Perché attacchiamo gli over 65enni? Guardare da vicino queste offese ci permette di riflettere su quale posto e quale ruolo riserviamo oggi alla terza età. Un ruolo ambiguo, fatto non solo di ingiusta discriminazione, ma anche di angosce esistenziali, scontri generazionali, rancori sociali (non sempre infondati). In definitiva, gli anziani sono il simbolo della nostra epoca longeva che però non ha saputo ancora dare loro un ruolo sensato e costruttivo.
“Nessuno ha una data di scadenza”: pubblicità contro la discriminazione degli anziani.
A questo aspetto se ne aggiunge un altro tipico della nostra epoca. Viviamo in un’era di veloci trasformazioni, progresso, efficienza. E in un contesto del genere, la lentezza, la resistenza ai cambiamenti, l’inefficienza degli anziani è vista come un difetto e un ostacolo al progresso della società. Poche sono le nazioni capaci di valorizzare – sul lavoro, nel sociale – l’esperienza degli anziani: che in molti casi, pur avendo ottime capacità, si ritrovano parcheggiati ai margini della società senza poter dare un contributo che sarebbe prezioso. In inglese la discriminazione in base all’età si chiama “ageismo”.
Altra pubblicità progresso: il vecchio è “nonno”.
E’ proprio per scacciare l’angoscia per il decadimento fisico che la vecchiaia, accanto a termini insultanti, è designata anche con diversi eufemismi, cioè termini che cercano di addolcire la pillola di questo aspetto inquietante. Sono 15 espressioni che servono ad allontanare la paura e il pensiero della morte a cui, prima o poi, siamo tutti destinati.
anziano, attempato, canuto, maturo, navigato, nonno, pantera grigia, patriarca, pensionato, persona di una certa età, persona in là negli anni, stagionato, terza età, venerabile, vegliardo (uomo di età molto avanzata, augusto e venerando), veterano, vintage.
Discorso a parte il termine “umarell”, che designa il pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri urbani, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono. E’ un termine canzonatorio più affettuoso che denigrante.
Vecchio e sdentato sono quasi sinonimi.
Ed ecco la lista dei termini offensivi verso le persone attempate. Hanno vari livelli di intensità offensiva, dalla presa in giro ironica al disprezzo. Li ho riuniti per categorie semantiche, ovvero ho messo insieme i termini che hanno un significato affine, che vanno a colpire lo stesso aspetto.
Come si può vedere, il gruppo più nutrito di epiteti prende di mira l’aspetto fisico cadente, sintomo (come dicevo sopra) dalla nostra angoscia di morte ma anche del grande valore che la nostra epoca attribuisce. Spesso il termine “vecchio” (percepito come spregiativo perché più diretto rispetto ad “anziano”) è unito agli aggettivi “bavoso”, “rincoglionito”, “babbione”, “porco”.
lunga età (12) |
antico, antidiluviano, antiquato, bacucco (dal profeta biblico Abacuc, rappresentato nella tradizione popolare come un vecchio col volto coperto da un panno che in arabo si chiama bakok, da cui il più noto burqua), giurassico, matusa (da Matusalemme), preistorico, rinvecchignito, stagionato, stravecchio, vecchio/vecchiaccio, vetusto |
aspetto fisico cadente (39) |
ammuffito, appassito, arrugginito, avvizzito, bavoso, cadente, cariatide (persona tarda e retrograda), consumato, decrepito, fatiscente, frusto, fossile, grigio, imbalsamato, impolverato, incartapecorito, infeltrito, ingiallito, logoro, marcio, matusa, mummia, polveroso, raffermo, rancido, rifatto, rifritto, rimasticato, ritrito, rovinato, rugoso, scalcagnato, scalcinato, scassato, sdentato, sgangherato, stantio, stravecchio, tarlato |
mentalità inefficiente / non al passo coi tempi (7) |
demodè, fuori moda, obsolescente, primitivo, retrivo, sorpassato, superato |
Un “umarell” in azione.
Oltre al disprezzo e alle paure diffuse un po’ ovunque, nel mondo, verso gli anziani si aggiungono altri sentimenti che sono specifici della situazione sociale dell’Italia.
Siamo un Paese tradizionalista e gerontocratico. Il potere, cioè, è saldamente nelle mani delle persone anziane, e il ricambio generazionale è bloccato da decenni: il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%, anche perché l’accesso al lavoro è spesso bloccato da atteggiamenti familistici (ti assumo perché “figlio di” o “raccomandato da”) piuttosto che dal merito. E questa gerontocrazia si vede soprattutto nei luoghi di potere, governati da “grandi vecchi”: le grandi industrie, le università, la magistratura e la politica. Nei nostri governi, dal 1948 a oggi, l’età media dei ministri è stata 54,9 anni. Solo col governo Renzi (Il “rottamatore”, che ha governato dal 2014 al 2016) l’età media è scesa al livello più basso della nostra storia, 47,3 anni, mentre il governo Monti è stato quello con la media più alta, 62,7 anni, 2011-2012. Con Mario Draghi l’età media dei ministri è di 54,5 anni. D’altra parte, nelle caserme, i “nonni” sono i militari prossimi al congedo, che spesso esercitano atti di prepotenza e intimidazion (“nonnismo”) verso le reclute.
Insulto sessista: befana.
Ai termini della lista qui sopra, che valgono per tutti gli anziani a prescindere dal sesso, ce ne sono 4 in italiano che si usano solo per offendere le donne anziane. Sono quindi sessisti: attaccano le donne per il loro aspetto fisico cadente e sgradevole. Una sorta di contrappasso dantesco: in gioventù la bellezza dà alle donne un vantaggio sociale innegabile, ma con l’età sfiorisce e le priva di appeal, a volte anche a prescindere dal loro valore umano. Come diceva il filosofo Friedrich Nietzsche, “la vecchiaia è l’inferno delle donne”: è il rovescio della medaglia di una società maschilista. Il prezzo tardivo che paga chi ha basato il proprio successo e riconoscimento sociale solo sulla bellezza fisica. Ma anche un gratuito pregiudizio verso le donne, come se la gradevolezza estetica fosse il loro unico valore possibile.
befana (donna vecchia e brutta)
carampana (donna volgare, sguaiata, oppure brutta e vecchia: forse dal nome della Ca’ Rampani, palazzo nobiliare e poi rione assegnato dalla Repubblica di Venezia ad abitazione delle prostitute)
megera (donna di carattere aspro, litigioso e violento, per lo più brutta e vecchia, o fisicamente malmessa: dal nome di una delle Erinni della mitologia greca: era preposta all’invidia e alla gelosia e induceva a commettere delitti, come l’infedeltà matrimoniale),
strega (donna brutta e malvagia)