Cosa c’entra questo libro con le parolacce? C’entra molto: l’ispirazione per scriverlo mi è venuta proprio grazie a questo sito. E precisamente dalla scoperta di uno degli scherzi più clamorosi della storia: lo studio, pubblicato su una rivista di fisica, il “Journal of statistical physics”, che aveva tra i firmatari un certo Stronzo Bestiale dell’Istituto per gli Studi avanzati di Palermo. Quando, per la prima volta svelai su questo sito il retroscena di questo scherzo, decine di scienziati di tutto il mondo mi scrissero per segnalare altri scherzi. Così ho iniziato a cercare le tracce di altri fra le biografie degli scienziati e fra le pubblicazioni specialistiche. Alla fine ne ho trovati più di 100 nella letteratura di tutto il mondo. Scoprirete che gli scienziati ne hanno combinati di tutti i colori: vi potrete divertire in questo originale viaggio nella storia della scienza.
La consegna del kit di evasione al ministro Fontana (a sinistra, con la cravatta rossa) da parte dei goliardi di Padova (museo Gaudeamus).
Ma c’è anche un altro legame fra le parolacce e il mio nuovo libro: la goliardia. Che non è solo una disposizione d’animo gaudente e scherzosa, ma un movimento intellettuale che ha segnato le università fin dalle origini. I primi goliardi furono infatti i “clerici vagantes”, gli studenti squattrinati che si mettevano al servizio dei ricchi, dei professori guadagnandosi da vivere come giocolieri, buffoni, intrattenitori. Le poesie e i canti goliardici sono caratterizzati da un mix di cultura e oscenità. Non aggiungo altro per non “spoilerare” il libro, nel quale racconto le sensazionali imprese dei goliardi delle università di Bologna e di Padova. Come quella volta in cui, quando l’allora ministro dell’Università Sandro Fontana visitò l’ateneo di Padova, i goliardi gli regalarono un kit per l’evasione: era l’anno 1992, in piena Tangentopoli, quando molti politici italiani finivano nel mirino delle inchieste giudiziarie ricevendo avvisi di garanzia.
La celebre foto di Einstein fra i coniugi Aydelotte (Arthur Sasse/Nate D. Sanders Auctions). E’ stata venduta all’asta a Los Angeles nel 2017 per 125mila dollari
E come si colloca, in questo ambito, lo scienziato per eccellenza, Albert Einstein? Partiamo dalla sua immagine più celebre, quella della linguaccia. Nonostante le apparenze, non la fece per scherzo, ma per stizza. La foto fu scattata il 14 marzo 1951 da Arthur Sasse, reporter della United Press, al termine della festa per celebrare i 72 anni del fisico all’Università di Princeton. Dopo aver posato per varie foto, quando salì in auto con Frank Aydelotte (direttore dell’Institute for Advanced Studies) e la moglie Marie Jeanette, Sasse gli chiese di posare per un ultimo scatto. Einstein, ormai stanco della serata, rispose facendo per dispetto la linguaccia. I giornali dell’epoca la pubblicarono, e lo stesso Einstein ne chiese 9 copie che usò come cartoline da spedire agli amici. In una scrisse sul retro: “Questo gesto ti piacerà, perché è rivolto a tutta l’umanità. Un civile può permettersi di fare ciò che nessun diplomatico oserebbe fare”.
Dunque, uno scienziato dotato di autoironia. E anche col gusto delle battutacce, come emerge dalla sua biografia più celebre “Einstein. La sua vita, il suo universo” di Walter Isaacson. Nel 1909, quando gli fu offerta la cattedra di fisica all’università di Zurigo, all’inizio rifiutò perché aveva uno stipendio inferiore rispetto a quello che riceveva all’Ufficio Brevetti; poi le autorità di Zurigo aumentarono l’offerta, e Einstein accettò. «Così ora anch’io sono ufficialmente membro della corporazione delle puttane» disse esultante a un collega.
Quando negli anni ‘30 venivano scoperte sempre nuove particelle subatomiche, lui andò in crisi perché non riusciva a trovare una teoria unificante. E scrisse al collega Max von Laue: «Mi sento come un bambino che non riesce a capire come funziona l’ABC, anche se, abbastanza stranamente, non abbandono la speranza. Dopotutto qui si ha a che fare con una sfinge, non con una disponibile puttana».
Per il suo 75° compleanno, nel marzo del 1954, Einstein ricevette da un centro medico, come inatteso regalo, Bibo, un pappagallo da compagnia che gli fu recapitato alla porta di casa in una scatola. Era stato un viaggio difficile, e il pappagallo sembrava traumatizzato. In quel periodo Einstein frequentava una donna di nome Johanna Fantova, che aveva conosciuto in Germania negli anni ’20 e lavorava all’Università di Princeton. «Il pappagallo è depresso dopo la sua traumatica consegna e Einstein sta cercando di tirarlo su di morale con i suoi scherzi, che l’uccello non sembra apprezzare» scrisse la Fantova nel diario che teneva dei loro incontri e delle loro conversazioni. Einstein era convinto che Bibo fosse depresso, e gli raccontava barzellette oscene. Nel suo diario, la Fantova riporta anche poesie e giochi di parole volgari, di cui Einstein era appassionato.
Se volete conoscere il lato scherzoso di altri celebri scienziati, non vi resta che leggere il libro. Lo trovate in tutte le librerie d’Italia, e sui portali di Ibs.it, Amazon, Mondadori, Feltrinelli , Libraccio, Hoepli, Libreria Universitaria, PDE, Unilibro, Librerie Rizzoli, Libro Co e Dedalo.
E se volete rimanere aggiornati sulle iniziative e gli approfondimenti legati a questo libro, andate sul mio sito personale.
In questi 3 anni, Elena ha ritratto oltre 90 blogger digitali per la prima volta in carne e ossa: foto che raccontano in uno scatto gli autori e il loro mondo. Immagini di uomini e donne fotografati con un collier d’insalata (Alessandro Gerbino, ovvero chezuppa), un cappello da Indiana Jones (Andrea Pompele, adventurelifeprojectafrica) o una schiera di mouse (Salvatore Aranzulla, ora aranzulla)… I loro ritratti sono stati esposti in mostra a Roma e a Milano.
E ora tocca anche a me, inserito nella versione 2.0 della mostra che sarà inaugurata questo sabato, il 21 maggio, a Rivarolo Canavese (To) presso la galleria Areacreativa42. Nella mostra saranno esposti, insieme a quelle degli altri blogger (l’elenco completo è qui: Facce da Blogger 2.0), 2 scatti: una foto in studio, e una in esterno.
Per non bruciare la sorpresa, non pubblico le foto che saranno esposte a Rivarolo. Ma come abbiamo illustrato l’impalpabile tema delle parolacce?
Ritrarmi mentre faccio un gestaccio sarebbe stata un’idea forse spiritosa ma scontata. E anche inadeguata: non avrei espresso la distanza che occorre per studiare un argomento così ricco e delicato… Ma già dalla prima chiacchierata, l’idea ci è venuta all’unisono: posare davanti a L.O.V.E., la celebre scultura di Maurizio Cattelan, come si vede nella foto qui sotto.
Un luogo-simbolo unico al mondo, per chi si occupa di parolacce: dove altro c’è un dito medio, alto 4 metri e 60, in marmo di Carrara, sormontato da un basamento che lo fa svettare a 11 metri d’altezza, come un palazzo di 4 piani? Un’opera irriverente di un artista provocatore e teatrale. E per di più posta davanti a un luogo altrettanto simbolico, conosciuto in tutto il mondo: la sede della Borsa di Milano, in piazza Affari.
Insomma, non potevo mancare a un appuntamento così denso di significati.
La giornata si è rivelata insolita (fotomodello a ore ) e divertente, come si può vedere nel filmatino qui sotto: cliccando, si vedono alcuni momenti del “backstage“, ambientato fra lo studio di Elena Datrino e piazza Affari, dove si è formato un crocicchio di curiosi durante gli scatti (“Ma lei chi è? Un allenatore di calcio?” “Sì, dell’Empoli”…).
Per chi è curioso di vedere com’è questa seconda sfornata di blogger, vi aspettiamo a Rivarolo (e spargete la voce)! La mostra rimane aperta fino al prossimo 26 giugno.
La mostra è stata citata da “D di Repubblica“.
The post La faccia delle parolacce first appeared on Parolacce.]]>L’articolo, firmato dal caporedattore Philip Yam, è intitolato “Quando il tuo co-autore è un idiota mostruoso”.
La rassegna stampa internazionale sulla storia di Stronzo Bestiale è qui.
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