zoo | Parolacce https://www.parolacce.org L'unico blog italiano di studi sul turpiloquio, dal 2006 - The world famous blog on italian swearing, since 2006 - By Vito tartamella Wed, 01 Jun 2022 15:23:46 +0000 it-IT hourly 1 https://www.parolacce.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-logoParolacceLR-32x32.png zoo | Parolacce https://www.parolacce.org 32 32 Porco, vacca, capra… Perché gli animali sono diventati insulti https://www.parolacce.org/2019/10/15/insulti-zoologici/ https://www.parolacce.org/2019/10/15/insulti-zoologici/#comments Tue, 15 Oct 2019 09:40:11 +0000 https://www.parolacce.org/?p=16288 Il più celebre (ma inflazionato) è “Capra! capra! capra!”, l’insulto urlato da Vittorio Sgarbi per zittire i suoi avversari. Ma la capra non è l’unico animale nello zoo delle offese: ci sono la scimmia, l’asino, la vacca. L’oca, lo scorfano,… Continue Reading

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Campagna pubblicitaria per uno zoo safari (agenzia DDB Brasile)

Il più celebre (ma inflazionato) è “Capra! capra! capra!”, l’insulto urlato da Vittorio Sgarbi per zittire i suoi avversari. Ma la capra non è l’unico animale nello zoo delle offese: ci sono la scimmia, l’asino, la vacca. L’oca, lo scorfano, l’avvoltoio, il coniglio, la balena. La cozza. E molti, molti altri. Insomma: cani e porci. Ma perché gli animali sono diventati offese? Quali sono gli animali più disprezzati, e perché? Le domande si impongono, visto che oggi ci consideriamo rispettosi degli animali, tanto da aver promosso diverse leggi che ne stabiliscono i diritti.
Eppure, continuiamo a vituperarli, almeno nel vocabolario: in questo articolo ho raccolto 81 termini zoologici usati come insulti. Si riferiscono a 62 diversi animali. Insomma, non un fenomeno di poco conto. Perché? In generale, paragonare un uomo a un animale è il modo più immediato ed efficace per definirlo come un essere “diverso” e “inferiore”. E pertanto un essere indegno di essere accolto nella società. Basta ricordare l’orrore de “La metamorfosi“, il racconto di Franz Kafka in cui il protagonista, Gregor Samsa, si risveglia accorgendosi con orrore e vergogna di essere diventato uno scarafaggio. O le più antiche disavventure di Lucio, che diventa un asino nelle “Metamorfosi” di Apuleio (2° secolo d.C.). Insomma, ritrovarsi nel corpo di un animale è un incubo che affligge gli uomini di tutte le epoche: è considerata una regressione spaventosa.

Film del 2018 su 4 giovani rapinatori.

Tant’è vero che termini come “animale” e “bestia” sono usati come insulti generici per indicare una persona spregevole, brutale, senza un minimo di cultura ed educazione. Tant’è vero che gli animali che hanno connotazioni positive (per la forza o particolari abilità) sono una minoranza: leone, aquila, falco, lince, drago, volpe, mandrillo.
E’ un uso molto antico. Già Petrarca scriveva nel “Trionfo della fama” (1374): “superbi e miseri cristiani “non vi caglia (= ammutolisce) che ‘l sepolcro di Cristo è in man di cani”? “Ai tempi delle Crociate, “cani” era l’epiteto con cui i cristiani disprezzavano ebrei e musulmani. Che li ricambiavano con lo stesso insulto.
E già a quell’epoca, il Medioevo, il cane non era la sola metafora animale usata come spregiativo: in un’antologia della lingua parlata dai criminali di Lucca nel 1300 (di Salvatore Bongi) sono censite espressioni come “cane traditore”, “mulo bastardo”, “soça (sozza) asina, giumenta” e molte altre.

Bill Gates, un lama. Mark Zucerberg, una pecora. Donald Trump, un gufo. Sono gli animali in cui potrebbero reincarnarsi in un’altra vita (pubblicità della rivista Top Magazine, BBDO Brasile)

Ma in realtà l’uso di metafore animali per esprimere disprezzo è molto più antico: per i Greci, “cane” significava anche una persona impudente, cattiva, sfacciata, e “maiale” poteva significare anche “persona incolta, stolto”. Del resto, nel I secolo d.C. il Vangelo di Matteo (VII, 6) riportava la frase di Gesù “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”. Cani e porci, insomma, erano il simbolo della bestialità, della disumanità.

Eppure in molte culture antiche, gli animali erano adorati come divinità dotate di poteri magici: com’è che ora sono il simbolo di quanto di più infimo e degradato esiste? Le risposte sono tante, perché il nostro rapporto con gli animali è profondo e multiforme. Gli animali hanno diversi tipi di rapporto con noi, ma sostanzialmente li vediamo come cibo, oggetti o come schiavi al nostro servizio: di qui il nostro senso di superiorità. Ma è tutto da dimostrare che noi umani siamo il vertice assoluto, i migliori di tutti gli esseri viventi.

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UNA VOLTA AVEVANO L'ANIMA

Porta 3 amici e avrai un telefonino in omaggio: pubblicità di Tele 2 giocata sui 3 porcellini.

Gli animali sono simboli potentissimi: rappresentano, di volta in volta, la forza, l’astuzia, la crudeltà, l’agilità, e molte altre caratteristiche. Perché da millenni condividono la nostra vita in molti modi. Per l’uomo gli animali possono essere: 

  1. Cibo, preda, allevamento: gli animali allevati come fonte di nutrimento per l’uomo sono 70 miliardi. Quasi 10 per ogni essere umano
  2. Vittime sacrificali (“capro espiatorio”): si credeva che alcuni animali fossero un potente strumento di comunicazione con la sfera divina (il fumo della carne va verso l’alto) e come collanti sociali. Sacrificare un animale era un modo per condividere il pasto con gli dei e in un gruppo. Le sue interiora rivelavano il futuro e il volere degli dei. Le vittime erano sempre ovini, bovini, suini; i poveri usavano animali di piccola taglia (costavano meno)
  3. Caccia: è un passatempo e un esercizio. E anche un modo per eliminare predatori che potevano danneggiare il raccolto o aggredire altri animali
  4. Spettacolo: dalla corrida al circo e allo zoo, è un modo per osservare gli animali esorcizzando i nostri timori: tutte queste occasioni ribadiscono la superiorità dell’uomo sugli altri esseri 
  5. Da guerra e da lavoro: gli animali sono usati per assalire (elefanti, cani), come mezzi di trasporto (cavalli, muli), come armi biologiche (topi, api)
  6. Magia: gli animali sono oggetto di varie credenze superstiziose (zampa di coniglio come porta fortuna). In alcune culture sono usati anche come “bambole vudù” per incantesimi (lucertole, galli, gatti) o che abbiano particolari poteri (si pensava che le civette col loro fascino potessero attirare le prede)
  7. Medicine e cavie: da secoli si attribuiscono poteri terapeutici agli animali (per esempio, la carne lessa di coccodrillo per guarire dalla sciatica); oggi usiamo gli animali o come fonte di farmaci (l’insulina è ricavata dal maiale). Del resto, il termine “vaccino” deriva  da “vacca” (nel 1796 il medico britannico Edward Jenner, utilizzò il termine per indicare il materiale ottenuto dalle pustole di bovini ammalati di vaiolo bovino, che negli esseri umani causa solo una lieve infezione); 
  8. animali da compagnia: alcuni animali (cani, gatti, conigli, cavalli….) hanno il privilegio di vivere a stretto contatto con gli uomini. Hanno un nome, non sono  uccisi né mangiati, condividono la casa con gli uomini, vengono ricordati dopo la morte.

Vignette di Forattini: disegnava Lamberto Dini come un rospo (e Veltroni come un bruco, , Buttiglione come una scimmia, Mancino come un cinghiale, Carlo Azeglio Ciampi un cane).

Dunque, un rapporto molto ricco, che però, col tempo si è degradato. Per gli antichi, infatti, non c’era una vera contrapposizione fra uomo e bestie: entrambi erano considerati “animali”, ovvero “esseri viventi dotati di anima, intesa come soffio vitale, energia” ricorda Pietro Li Causi nel libro “Gli animali nel mondo antico” (Il Mulino). Tutti gli esseri viventi erano considerati dotati di anima (soffio vitale): le piante (che però non si muovono, si nutrono e basta), gli animali (si muovono e hanno sensazioni) e l’uomo, che ha in più la parola, la capacità di ragionamento. La vera contrapposizione era con le fiere, le bestie selvatiche (orso, cervo, leone) che non convivono con l’uomo e sono aggressivi, minacciosi o elusivi.
Tant’è vero che il termine “zoologia” (studio degli animali) è nato solo nel 1600.
Al tempo stesso gli animali erano utilizzati come modelli, come maschere allegoriche, positive o negative, per riflettere su vizi e virtù umani: dalle favole di Esopo (La volpe e l’uva, La cicala e la formica, Al lupo! Al lupo! , La gallina dalle uova d’oro)  in poi. Ma in tutte queste favole le bestie “non si staccano dalla loro natura animale: finiscono per diventare preda dei loro impulsi più bassi. Mentre gli uomini possono essere ora furbi, ora stupidi, ora prepotenti, nel mondo animale le volpi sono sempre furbe, i cinghiali sempre ottusi e le api sempre laboriose. Mentre l’anima umana è mutevole è varia, quella degli animali sembra condannata a un’immutabile e irrimediabile fissità psicologica. E’ vero che questo serve a riflettere sui limiti del comportamento umano, ma è anche l’effetto del fatto che si pensa che nelle loro anime ci sia qualcosa di fisso, difettoso, diverso, che li condanna per sempre a essere schiavi della loro natura” osserva Li Causi.

Film del 1954 di Fritz Lang.

Da queste premesse si è sviluppato l’antropocentrismo, ovvero la convinzione che l’uomo sia al centro e al vertice del creato.
Come sono nati gli insulti bestiali? Da una pseudo-scienza, la fisiognomica: nel 300 a.C. lo Pseudo Aristotele scrisse la “Physiognomonica”, uno studio in cui diversi animali (leone, pantera, cinghiale, cervo, lepre, pecore, volpe, scimmia, cane, etc) sono presi come modelli per spiegare le caratteristiche fisiche e psicologiche delle persone. Chi aveva tratti somatici che ricordavano la volpe era considerato furbo, chi somigliava al cinghiale era irruente, e così via. Questo testo divenne il modello di trattati pubblicati fino al 1800, nella ferma convinzione che esistesse un collegamento fra la forma del corpo e l’anima.
A questi studi si affiancò la simbologia popolare. In un interessante studio del 2012 (“
Gli insulti nella storia dell’italiano. Analisi di testi del tardo medioevo, in B. Weher et F. Nicolosi (eds.), Pragmatique historique et syntaxe,  Francoforte: Peter Lang, pp. 1-21)  Giovanna Alfonzetti, docente di linguistica italiana all’università di Catania fa risalire l’esplosione di questi termini al “simbolismo animale medievale”: “le metafore animalesche rappresentano concretamente la degradazione subumana dell’offeso. In molti casi si tratta di associazioni immediatamente percepibili nelle quali il comportamento o la forma dell’animale vengono accostate a caratteristiche umane: “asino”, “mulo” (che allude alla cocciutaggine o può essere anche ingiuria generica come sinonimo di bastardo), “cane” (insulto con molti significati). 

Brutto mammifero!!!

Quanti sono gli insulti zoologici? Per capirli meglio, li ho suddivisi in due liste. 

Nella prima li ho raggruppati per grandi famiglie tassonomiche. Dato che molti lemmi non sono scientifici, ho cercato di classificare gli animali con un certo livello di approssimazione: innanzitutto, per “animali” ho inteso gli esseri  eucarioti, ossia quelli dotati di nucleo cellulare. In questo dominio ho fatto rientrare anche il termine “microbo” che di per sè è ambiguo (può riferirsi a virus, batteri, funghi). In questo dominio ambiguo ho inserito anche l’ameba, un eucariota microscopico. Gli animali denominati con più sinonimi (bue, bisonte, vacca) li ho conteggiati come un unico animale.

Le statistiche sugli insulti zoologici (clic per ingrandire).

Mammiferi (24): asino/somaro, balena, bradipo, bue/bisonte/vacca, bufalo, cammello, cane, capra/caprone/becco, cavalla/ronzino, cinghiale, coniglio,elefante, ghiro, iena, montone, orango, orso, maiale/porco/scrofa/troia, pecora/montone, pipistrello, sciacallo, scimmia, tigre, topo/zoccola/pantegana

Uccelli (11): allocco, avvoltoio, civetta, gallina/pollo/gallo, gufo, merlo, oca/papera, pappagallo, pavone, tacchino, tordo

Insetti (11): calabrone, falena, insetto, lucciola, moscerino, moscone, pidocchio, pulce, zanzara, larva, parassita

Pesci (4): anguilla, baccalà/stoccafisso, pescecane/squalo, scorfano 

Rettili (4): coccodrillo/caimano, serpente/serpe, tartaruga, vipera

Molluschi (2): lumaca, mollusco/cozza

Anellidi (2): sanguisuga, verme

Microorganismi (2): microbo, ameba

Aracnidi (1): zecca

Anfibi (1): rospo

Come si può notare, prevalgono i mammiferi (39%, più di uno su 3), ovvero gli animali che ci somigliano di più e con i quali abbiamo maggior familiarità. Seguono, a pari merito, uccelli e insetti (18%, uno su 5). Tutti gli altri animali (pesci, rettili, molluschi, anellidi, aracnidi, anfibi e microorganismi) sono in coda alla classifica. Ovviamente, sono tutti animali che appartengono, chi più chi meno, al nostro habitat: non ci sono panda o armadilli, anche se nell’elenco figurano animali che non incontriamo tutti i giorni (squalo, tigre, coccodrillo, iena). Dunque, insultiamo gli animali che conosciamo (o crediamo di conoscere) meglio.  

I più vituperati? Cane, maiale, ratto, asino e scimmia. E gli insetti

Pubblicità di stick dentali per cani (“avrà l’alito più fresco del tuo”, agenzia BBDO Germania)

La lista più rivelatrice è la prossima, nella quale ho suddiviso gli insulti zoologici per significato insultante. Quali sono gli animali che incarnano gli insulti più pesanti? In teoria, ci si aspetterebbe di trovare quelli che, per l’uomo, sono i più pericolosi: lupo, cinghiale, orso, serpente, zanzara e ratto. E, in generale, insetti, aracnidi, anellidi, ovvero i nemici piccoli ma portatori di malattie.
E invece il ragionamento vale solo per tre di questi animali (serpente, zanzara e ratto). Le altre offese più pesanti sono incarnate dal cane (simbolo della persona incapace, indegna di stima, ma anche – con “cagna” – sessualmente sregolata), dal maiale (porco, troia: persona dedita agli eccessi del sesso, del cibo, della pigrizia, della sporcizia), dalla scimmia (l’animale più simile a noi, emblema dell’ignoranza selvaggia e spesso usato per denigrare gli africani) e dall’asino (somaro, ciuccio:stupido, ostinato, ignorante). Ovvero, insieme al ratto, i mammiferi più intelligenti. Com’è possibile? Sembra una contraddizione: gli animali più intelligenti dovrebbero godere della nostra stima, non essere additati come emblema di difetti.

Film del 1978: descrive i comportamenti bestiali nei college.

In realtà, è proprio la loro somiglianza a decretarne il successo come “cattivi esempi“. Abbiamo infatti l’esigenza di prendere le distanze da loro, evidenziando che in realtà, più che somigliarci, incarnano i nostri peggiori vizi. Fra gli insulti più pesanti, comunque, non mancano gli animali più distanti dalla nostra storia evolutiva: rettili (serpente, vipera) insetti (pidocchio, pulce, parassita) e aracnidi (zecca). Quasi sempre, comunque, si tratta di stereotipi: un animale diventa il simbolo di un vizio perché se ne coglie un aspetto superficiale, e lo si trasforma in un emblema. Dunque, questi insulti hanno sempre un fondo di verità ma non sono mai veritieri al 100%. Facciamo l’esempio del maiale (che ho approfondito qui): si rotola nel fango non perché ami lo sporco, ma perché col fango protegge la pelle dall’attacco dei parassiti. Molti stereotipi sugli animali derivano dal fatto che li giudichiamo con parametri umani, con la nostra etica invece di guardarli per quello che sono nella natura, con un approccio scientifico e di rispetto delle differenze biologiche.

L’elenco qui sotto, poi, mostra un altro elemento: il maschilismo. Mentre “gallo” designa la persona in gamba o anche il bulletto, “gallina” (e anche “oca” e “papera”) sono appellativi riservati alle donne stupide e superficiali; “cavallo” indica una persona forte e muscolosa, mentre “cavalla” è una donna sfrenata dedita al sesso. E, in generale, la sregolatezza sessuale (zoccola, troia, falena, lucciola) è imputata alle sole donne. A onor del vero, c’è anche un sessismo anti-maschile: “becco” (caprone) nel senso di “cornuto” è un’offesa rivolta ai soli uomini. 

INSULTI GENERICI
spregevole, inumano animale/animalesco, belva, bestia / bestiale / bestialità / bestione / imbestialirsi / imbestialire, muso 
DIFETTI INTELLETTUALI
ignorante, stupido, sciocco, illetterato, incapace allocco, asino / asinaggine / asinata / asineria / asinesco / asinescamente, baccalà, bue / bovino / buaggine, cane, capra, ciuccio, gallina, merlo, montone, oca, pappagallo, papera, pollo, scimmia, somaro /  somaraggine / somarata, tordo
DIFETTI DI COMPORTAMENTO
rozzo, privo di garbo o educazione bisonte, bufalo, caprone, cinghiale,montone, orango, orso 
sessualmente sregolato  alla pecorina (coito da dietro), cagna, cavalla,  falena, lucciola, maiale, porco / porcone / porcaggine / porcaio / porcata / porcheria / porcaccionetroia, vacca, zoccola
crudele, senza scrupoli, avido, feroce, crudele, malvagio avvoltoio, bufalo/ imbufalirsi (“infuriarsi violentemente”), caimano, cane / canaglia / cagnesco / accanirsi / accanimento / accanito, iena, pescecane / pescecanesco / pescecanismo, sanguisuga,  sciacallo / sciacallagine, serpente / serpe, squalo, tigre vipera/ viperino / inviperirsi
moralmente ripugnante, spregevole pantegana, parassita, scarafaggio, topo di fogna, verme/vermiciattolo, vaccata (azione brutta, disonesta), 
ingordo porco
pavido, vigliacco, sfuggente, servile anguillaconiglio pecora/pecorone 
ipocrita, falso  coccodrillo, serpente 
fastidioso calabrone, gallo / galletto / gallismo, moscone, pappagallo / pappagallismo, scimmia,  tacchino (corteggiatore insistente e importuno), zanzara, zecca (appellativo che a Roma è rivolto ai contestatori hippy di sinistra)
avaro, taccagno, gretto pidocchioso
approfittatore parassita
pigro, indolente ameba, larva, porco
dormiglione ghiro
viscido lumacone
persona tetra, negativa gufo /gufaggine/gufata, pipistrello 
ostinato, testardo mulo  
ladro topo
tradito, cornuto becco/beccaccione  
beone cammello
vanitoso, frivolo civetta/civettare/civettuolo, pavone 
DIFETTI FISICI
brutto, deforme, respingente, ripugnante, meschino, nullità, di scarso valore bufala (notizia falsa), cimice, cozza, insetto, microbo, moscerino, pidocchio, pulce, scarafaggio, scorfano, rospo    
troppo grasso balena, elefante
troppo magro/piccolo microbo, moscerino, pulce, scarafaggio, stoccafisso
debole  mollusco, ronzino 
lento lumaca, tartaruga
sporco porco
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Lo zoo più sboccato del mondo https://www.parolacce.org/2016/11/22/nomi-volgari-animali/ https://www.parolacce.org/2016/11/22/nomi-volgari-animali/#respond Tue, 22 Nov 2016 13:00:14 +0000 https://www.parolacce.org/?p=11236 Altro che “Animali fantastici“: il bestiario di cui sto per parlarvi supera la pur vivace fantasia del film di Joanne Rowling, che sta sbancando i botteghini al cinema. Qui vi racconto infatti le storie di 15 animali – realmente esistenti! – che hanno… Continue Reading

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Pubblicità di Flexi, guinzaglio per cani. I gatti si sentono al sicuro.

Altro che “Animali fantastici“: il bestiario di cui sto per parlarvi supera la pur vivace fantasia del film di Joanne Rowling, che sta sbancando i botteghini al cinema. Qui vi racconto infatti le storie di 15 animali – realmente esistenti! – che hanno nomi volgari. Quelli di cui nessun prof di scienze vi parlerà mai.
Attenzione: non mi riferisco a termini come troia, zoccola, uccello, passera, porco, somaro  o bastardo, solo per citare i più popolari. Ovvero ai nomi bestiali che sono affibbiati all’uomo (o ai genitali) in senso insultante. In questo articolo, invece, parlo del procedimento contrario: ovvero, degli animali denominati con un lessico scurrile. Avete presente il padulo, l’uccello che vola all’altezza del culo? O “l’orsetto ricchione”, protagonista di una canzone umoristica di Elio e le storie tese  (“Il vitello coi piedi di balsa”, 1992)?
Lo strano zoo che sto per presentarvi, però, non è fatto di animali inventati: sono tutti realmente esistenti, e hanno nomi scurrili. Sono termini dialettali o colloquiali, ma nell’elenco ci sono persino nomi scientifici ufficiali: alcuni sono assonanze con senso tutt’altro che becero, ma molti sono termini espressamente volgari.

Anche nella tassonomia scientifica, infatti, non mancano termini volutamente turpi, come è avvenuto per alcune molecole della chimica, di cui parlavo quiDal 1700, infatti, per iniziativa del naturalista Carlo Linneo, ogni specie è caratterizzata da un duplice nome latino: il primo, scritto maiuscolo, indica il genere di appartenenza; il secondo, scritto minuscolo, indica la specie (ad esempio il gatto domestico è Felis catus). Questi nomi sono stati scelti assegnati ispirandosi a scienziati, personaggi mitologici o letterari, giochi di parole, ma anche termini descrittivi, scherzosi o maliziosi. Perché anche agli scienziati piace scherzare.

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L’Urechis unicinctus, per gli amici “Penis fish”.

Come un fungo, il Phallus impudicus, così chiamato per l’evidente somiglianza con un membro maschile eretto. Esiste tutta una famiglia di funghi con queste caratteristiche, chiamata Phallaceae. Nel 1800, ai tempi di Linneo, la scelta aveva fatto scalpore soprattutto in ambiente ecclesiastico: si pensava che questi nomi turbassero “il pudore femminile”.
Ma i tempi non sono così diversi oggi: negli ultimi anni ha fatto furore sul Web una scandalosa novità gastronomica della cucina orientale: l’Urechis unicinctus, un anellide marino rosa e molliccio che per la sua forma fallica è stato ribattezzato Penis fish, pesce-pene. A loro somigliano anche i priapulidi, animali bentonici marini di forma fallica (il loro nome deriva da Priapo, divinità greca dal grande fallo).

Espressioni raffinate, se le paragoniamo ai 16 animali scurrili della nostra lingua: lo zoo più sboccato del mondo. Segno, anche questo, della confidenza e dell’affetto che nutriamo verso gli altri esseri viventi. Ecco la lista: ho indicato fra parentesi il loro nome scientifico ufficiale, tranne quando è il nome latino a essere volgare (tutte le foto sono di Wikipedia). Curiosità: la famiglia più numerosa di questi animali imbarazzanti è quella dei pesci, che assorbono oltre il 50% dei nomi scurrili, con 9 appellativi su 15.

UCCELLI

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PASSERA SCOPAIOLA (Prunella modularis): non è un volatile ninfomane, per quanto si accoppi con diversi maschi. Il suo nome osè deriva dal fatto che, questa specie, vive vicino agli arbusti di erica scoparia, la pianta usata per fabbricare scope. Secondo altre interpretazioni, invece, il nome deriva dal fatto che quando cammina sul terreno lo fa “scopando” la coda per terra.

oenanthe_oenanthe_01_iiCULBIANCO (Oenanthe oenanthe): è un uccellino passeriforme, diffuso in tutta Europa. E’ soprannominato con questo appellativo perché ha il groppone e i lati della coda bianchi.  

 

 

cuculus_canorus_vogelartinfo_chris_romeiks_chr0791_croppedCUCULO (Cuculus canorus): è un uccello diffuso in Europa, in Asia e in Africa. Nonostante l’assonanza, il suo nome non ha nulla a che vedere coi glutei: è un termine onomatopeico che deriva dal suono “cu cu” che emette cantando. In inglese, però, cuckold e in francese cocu sono sinonimi di cornuto, come raccontavo qui. La femmina del cuculo, infatti, va a deporre le sue uova nel nido di altri: così il cuculo maschio finisce per essere gabbato, accudendo i cuccioli di altri. Proprio come accade a certi uomini “cornuti”.

PESCI

coris_julis_24-05-07_maleCAZZO DI RE (Coris julis): è l’insolito il soprannome della donzella, un pesce della famiglia Labridae. Questo appellativo è diffuso in Friuli Venezia Giulia, Toscana, Puglia, Sardegna (cazzurrei) e Sicilia (minchia di ri). E’ chiamato così forse per la sua vaga forma fallica abbinata a colori raffinati.

 

pagellus_acarne_04-08-04PAGELLO BASTARDO (Pagellus acarne o Pagellus erithrinus): è un pesce della famiglia Sparidae. Detto anche fragolino bastardo, albaro bastardo, o scazzupolo. Il suo soprannome deriva forse dal fatto che, rispetto agli altri pagelli, ha un colore rosa meno intenso e dimensioni più piccole.

 

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SCAZZONE (Cottus gobio): è pesciolino di ruscello che vive riparato sotto i ciottoli del fondale. Il nome deriva da cazza, cazzuola (mestolo, cucchiaio) perché nel periodo riproduttivo il maschio scava una buca in cui accogliere le uova delle femmine, asportando dal fondo i sassolini usando la bocca.

 

stupidoSTUPIDOGOBIUS AURICH: è un pesce appartenente alla famiglia dei gobidi (ghiozzi), la più numerosa dei pesci ossei. Fu ribattezzato così perché il naturalista tedesco Richard Woltereck, che li studiò negli anni ‘30, nel lago Matano (Indonesia) notò che si facevano catturare agevolmente a mani nude. Più che stupidi, in realtà, sono privi di alcuni organi sensoriali: il che li rende facili prede.

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MINCHIA DI MARE (Holothuria tubulosa): detta anche cetriolo di mare o stronzo di mare, è un echinoderma (imparentato con stelle e ricci marini) diffuso sui fondali marini di tutto il mondo. Ha un corpo cilindrico allungato – di qui la somiglianza con il pene, l’ortaggio o l’escremento – con bocca e ano situati alle estremità opposte. Si alimenta ingerendo enormi quantità di sabbia e fango dalle quali trae il nutrimento.

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ZANCLO CORNUTO (Zanclus cornutus): le abitudini sessuali della sua compagna non c’entrano. Questo variopinto pesciolino, tipico delle barriere coralline del Pacifico, deve il suo nome a due piccole sporgenze sulla testa, simili a corna. Non è l’unico animale “cornuto”: ci sono anche altri pesci (come il Trachinus cornutus; Laomenes cornutus), uccelli (parrocchetto cornuto, Eunymphicus cornutus; Batrachostomus cornutus), ragni (Larinioides cornutus, Plancinus cornutus, Allococalodes cornutus, Mughiphantes cornutus), pipistrelli (Rhinolophus cornutus).

SONY DSCPASSERA DI MARE (Platichthys flesus): è un pesce di mare piatto, noto anche come passera pianuzza o passera nera. E’ un pesce piatto con corpo compresso ed ovoidale, bocca piccola e squame su tutto il corpo. La colorazione è marrone variabile sul lato munito di occhi, e biancastro sul lato cieco. Ha una lunghezza massima di 40 cm e un peso massimo di 2,5 kg. Vive in profondità su fondali sabbiosi e melmosi dove ha l’abitudine di nascondersi. Non è noto il motivo per il quale sia stato chiamato passera.

wn2012122106PESCE PORCO (Oxynotus centrina): è uno squalo dalla fisionomia bizzarra, con il muso che ricorda quello del maiale. Da questo aspetto deriva il suo poco onorevole soprannome.

BOCCALONE (Micropterus salmoides): è  il soprannome popolare del persico trota, un pesce d’acqua dolce. E’ chiamato in questo modo per un motivo anatomico: ha un’enorme bocca, tant’è vero che anche in altre lingue viene identificato allo stesso modo (Largemouth black bass in inglese, o Achigan à grande bouche in francese).

FICAMASCHIA (Micromesistius poutassou): è il soprannome toscano del melù o potassolo, pesce della famiglia dei Gadidae. Il soprannome deriva dal vernacolo toscano: il termine indica il maschio effeminato, come anche le donne mascoline, pertanto poco desiderabili. Proprio come le fichemaschie, che hanno carni insipide e molli rispetto ad altri pesci più appetibili come il nasello. Comunque vengono consumate largamente nel Lazio e sulle coste del monte Argentario dove, nel paese di Porto Ercole, c’è una sagra dedicata a lui.

INSETTI

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APHODIUS (ESYMUS O SCARABEUS) MERDARIUS: è una delle diverse specie di scarabei che si nutrono di sterco (da qui il nome) e lo usano anche per deporvi le uova. Gli scarabei riescono a modellare gli escrementi in forma sferica per trasportarli più facilmente facendoli rotolare. Altre specie di scarabei stercorari (per usare un termine più “nobile”) sono gli Onthophagus merdarius e i Margarinotus merdarius. L’aggettivo (s)qualificativo è condiviso anche da un acaro (Macrocheles merdarius, un aracnide) e da un imenottero (Enicospilus merdarius).

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CULÌCIDI: famiglia di insetti ditteri, che comprende le zanzare. Deriva dal latino culex, che significa zanzara: l’etimologia di questo nome è incerta, ma non deriva da culus (culo): in realtà è solo un’assonanza. Il termine culex ha un’etimologia incerta, Tanto più che non hanno un pungiglione sul deretano: succhiano il sangue attraverso l’apparato boccale, una sorta di proboscide sul muso.

Skydblakë - Palomena prasina

CULIFETULA (Palomena prasina): è l’insetto che conosciamo come cimice verde. Il soprannome è in dialetto calabrese e cilentano, e significa “che emana fetore dal culo”. Un riferimento al fatto che le cimici, se disturbate, emettono sostanze maleodoranti (ma non dal deretano, bensì da ghiandole poste sul torace). La cimice è chiamata anche puzzolana e piritara (nella Locride): il termine deriva dal dialettale “pirito”, peto. Insomma, un insetto petomane. 

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