10 risposte

  1. ANNA MARIA
    1 Maggio 2017

    le parolacce fanno emergere qualcosa di radicale. i miei figli mi hanno fatto notare che, quando mi arrabbio, “mi viene fuori” l’accento abruzzese. da quando mi è stata fatta questa osservazione, se mi scappano parolacce (che non uso “a freddo” o come intercalare), sempre più facilmente mi viene da pronunciarle in dialetto (che, fra l’altro, conosco poco e male)
    è come se l’osservazione avesse svelato qualcosa che, da quel momento, non devo più tenere sotto controllo.
    eppure, normalmente, 35 anni di vita milanese e una grande attenzione, anche durante l’infanzia e la giovinezza, a evitare inflessioni e accenti, fanno di me una parlante corretta, mediamente forbita e dalla pronuncia abbastanza neutra

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    • vito tartamella
      3 Maggio 2017

      Testimonianza molto interessante. Anche perché quelli che chiamiamo impropriamente “dialetti” sono in realtà lingue… E hanno un valore in più: essendo lingue popolari per eccellenza, riescono a esprimere con più espressività il linguaggio volgare (*da volgo, popolo), come raccontavo in questo post. Grazie del suo racconto!

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  2. roland
    4 Maggio 2017

    non credo sia vero, che si impreca sempre nella lingua madre. Bisogna fare alcune distinzioni.
    Sono tedesco e parlo italiano, ma anche in Italia conto in tedesco.
    La lingua dei sogni dipende dal contesto : a seconda di dove mi trovo sogno in tedesco, italiano ed inglese. Tra l’altro mi sono sempre chiesto, se gli italiani del mio sogno parlino correttamente l’italiano o come me un po’ meno …
    Quando parlo l’italiano impreco molto di più in italiano, “ca**o” è quasi un intercalare …
    quindi: se mi cade a terra la tazza vuota, dico: “cazzo”. Ma se era piena dico “SCHEISSE” 🙂

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    • vito tartamella
      5 Maggio 2017

      Interessante! In realtà la sua precisazione conferma quanto ho scritto: nei momenti di rabbia più intensa (quando cade la tazza piena) si impreca nella lingua madre! Tra l’altro, il fatto che lei continui a contare e far di conto in tedesco mi fa capire un altro aspetto importante della questione.
      Numeri e calcoli sono forme di automatismo mnemonico: le tabelline si imparano nella propria lingua madre e restano memorizzate come stringhe automatiche, non pensiamo più neanche al loro significato. Ebbene, in questo somigliano alle imprecazioni: una volta imparate, le memorizziamo nell’emisfero destro del cervello e le diciamo in modo automatico (vedi il mio articolo sull’anatomia del turpiloquio), senza più pensare al loro significato originario. Dunque, credo sia questo il motivo principale per cui si continua a imprecare nella lingua madre: non solo perché è più carica di emozioni, ma anche perché abbiamo memorizzato le sue espressioni come formule automatiche, che diciamo senza pensarci come fossero un riflesso neurologico.

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  3. Vitalina Maria Frosi
    7 Maggio 2017

    Si impreca nella língua materna, sia essa un dialetto, sia essa una língua ‘standard’. Così hanno dimostrato i risultati di una ricerca condotta in Brasile con persone bilingui dialetto italiano/portoghese.
    Parlavano normalmente in portoghese, però al momento di dire una parolaccia lo facevano nella loro língua materna, cioè, nel dialetto italiano (veneto). Curiosamente, ho osservato che anche i tedeschi dell’area limítrofe con quella degli italiani, che non parlavano in dialetto italiano, quando si arrabbiavano, bestemmiavano in dialetto. Fantastico, no?!

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    • vito tartamella
      7 Maggio 2017

      Bellissimo! Il fatto che i tedeschi imprecassero in italiano, penso dipenda dal fatto che la loro lingua è povera di parolacce: ho visto molti amici tedeschi, trapiantati in Italia, che hanno fatto proprie le nostre espressioni scurrili, di cui loro sono quasi privi, come molte lingue nordiche. Grazie della testimonianza d’oltreoceano!

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  4. Ena
    17 Maggio 2017

    Interessante… io sono straniera in Italia con buona padronanza della lingua italiana, però le parolacce in italiano per me non hanno nessuna carica emotiva. Forse perché sono di madrelingua serbo croata nota per le parolacce che suonano più pesanti, la lingua di per sé è meno colta rispetto all’ italiano.

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    • vito tartamella
      17 Maggio 2017

      Non so se il serbo-croato sia un linguaggio meno colto. Credo invece che molto dipenda dall’età in cui si impara la seconda lingua: lei quanti anni ha oggi, e a quale età ha imparato l’italiano? Da quanto racconta, immagino che l’abbia imparato quando era già grandicella o sbaglio? Grazie della sua testimonianza.

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  5. Palma
    17 Maggio 2017

    Ho imparato l’inglese a 5 anni e ho fatto tutti gli studi universitari in America . Impreco con uguale soddisfazione nelle due lingue , tant’è la mia figlia più grande , che cresce bilingue , è attratta dalle parolacce in inglese . Credo molto dipenda dall’età in cui si impara una lingua. Ho letto che se si impara da piccoli le parole tutte hanno una carica emotiva maggiore rispetto a chi la lingua la studia . Immergersi in un’altra cultura da piccoli richiede un adattamento diverso per garantire l’accettazione e quindi la sopravvivenza del piccolo … credo che essere riconosciuti come parte del branco sia più importante a quell’eta’ . Questo fa sì che insieme all’apprendimento della lingua vi sia anche una forte assimilazione culturale, indipensabile per cogliere quelle sfumature che solo studiando la semantica di possono capire (e non cogliere) . Mi permetto di dire che dovreste togliere lo specchietto delle parolacce in inglese : alcune traduzioni sono inesatte o palesemente errate e ci sono anche errori di spelling (break non breack)

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    • vito tartamella
      19 Maggio 2017

      La sua testimonianza conferma ciò che dicono gli studi: quanto prima si impara una lingua, e nei contesti naturali (non solo lezioni scolastiche), quanto meglio si assorbono i colori emotivi delle parolacce.
      Per quanto riguarda lo specchietto… ha ragione, me ne rendo conto, ma non ho trovato di meglio: chi ha immagini migliori si faccia avanti!

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